Nuova Repubblica - anno IV - n. 6 - 5 febbraio 1956

2 ITALIA POLITICA I UN PARTITO RANQUILLO ] . A PRIMA giornata del cong.resso socialdemocratico, ~ a Milano, e soprattutto il lungo, troppo lungo in-· ~ tervento di Matteo Matteotti, sono bastati a carat– terizzare l'andamento di questo congresso, e a da1·e uno specchio fedele del partito, o almeno della sua maggio– ranza. Ed è un partito tranquillo, forse per la prima vol– t.a; ed è una maggioranza sicura di sè, sicura che non esiste altra via oltre quella intrapresa: la partecipazione al governo Segni, visto da un lato come un governo di movimento, come effettivamente in .lm certo senso non si può negare che sia - grazie, come tutti sanno, all'ap– pog'.gio parlamentare delle sinistre; visto, d'altro lato, co– me un governo d'ordine, nel senso che, non volendo la DC sposta1'Si ph~t a sinistra d.i quella formula., il PSDI vi scor– ge· un baluardo invalicabile contro la necessità di una più serrata chiarificazione col PST. Il discorso di Matteotti è stato un discorso scialbo e lento; ha ottenuto, al termjne, quella ovazione che i con– gressi riserbano sem13re a.Ila relazione politica dei segretari, quando non vi sia mate1·ia di scandalo o di irritazione profonda; e scarsi e parchi consensi lungo_ la lettura., che appariva in certi mOmenti tanto prolissa, da stancare lo stesso oratoi-e. Matteotti, sia detto senza alcuna cattiveria, è sembrato quasi rifugia1·si dietro un par1are grigio e irrilevante, come · volesse in ciò esprimere una responsabiljtà obbiettiva, e la– sciare ad altri, in funzione particolare di leaders, il piacere dell'esibizione. Nulla di male, naturalmente, in questa mo– dCstia. II fatto penoso era però che nel suo discorso risuo– navano ·tutti, nessuno· escluso, i luoghi comuni di dieci anni di guel'ra fredda 1 quasi che nulla fosse mutato negli ultimi tempi; o se qualche cosa era pur da riconoscere mutato, la replica restava quella antica e domestica: alla coesistenza competitiva, ad es., la risposta resta quella dell'europeismo, sul quale, come è noto, proprio il PSDI non ha mai avuto nulla di preciso da dire. Un solo dato interessante e preciso: Ja proposta di por te:rmine ai pluralismo delle condiscendenze sindacali social– d~moCratiche. La UIL dovrà, a dire di Matteotti, as!?Jume– re ia funzione di sindacato t~nico dei socialdemocratici; la .CÒIL n~n si addice loro· 1~1· la sua ~aniera autorital'Ìa, la CISL, pe1· quella furbesca, di un sindacato che si pro– fessa neutro per attl'arre gl'ingcnui, e funziona poi da stru– mento parlamentare e elettorale della deniocra.zi~ cristia– na. Riconosciamo volentieri che Matteotti è stato sempre cOntra.rio al sindacato senza caratteristiche ideologiche, ·e })roba-bilrnente la sua fermezza di oggi nell'esigere un chfa– _rl~:nelltopuò derivare da. una certa maturazione di questa esjgenza all'interno del partito. Ciò che invece ci ha me1·avigliato nel discorso di Mat– teotti, è il semplicismo con cui egli ha respinto la proposta clella sinistra, di un tripartito con il PRI al posto del .PLI, e un appoggio negoziato ed impegnativo del PSI. Rifiu– tandolo nettamente, Matteotti non si accorgeva di legare Je 'sorti della sua tattica di partito a Malagodi. Non è là prima volta, come sappiamo, che i S(?CialdemOcratici fìr;iis_conoper fare 1 anche non volendo, il giuocO del PLI; ma alla maniera di Matteotti, ~i riesce a vincolarsi pe.1·il futuro, in base· ad un voto di congresso. L'aftra ingenuità di Matteotti consiste nell'andar di– cendo e scrivendo che le ali estreme dello schie!'amento elet– torale italiano sono in declino, che vanno a pezzi, mentre i partiti democratici guadagnano ·terreno; Solo un aspetto 'di questa affei.-mazione è vero, e cioè ch0 lo spirito demo– cratiCo viene a poco a poco guadagnando le masse ita– liane i ma non ·è vero affatto che ne crescano i partiti di 'democrazia laica o catt"olica; dei primi, in assoluto; della seconda, relativamente alle possibilità di un partito, che da dieci anni ha il privi!egio delle responsabilità governative. ·iVi deve dunque· essern una ragione seria., per la quale l'elettorato « non r•isponde »; ma la socialdemocrazia non le analizza, se non quando lamenta che il PSI non abbia nuova repubblica ABBONAMENTI: Annuo . . L. 1500 Semestrale . . " 800 T1·imestrale " 450 fatto il dover suo. Frattanto il PSI effettivamente :guada– gna voti, i « minori» invece, progressivari1ente ne perdono. Matteotti ripete il contrario, per quel diritto sulle, lettere' dell'alfabeto che Croco diceva doversi riconoscere ad ogni individuo parlante. Qhe in questa guisa faccia avanzare il partito, è un altro discorso. L'impressione del X congresso del PSDI, soprattutto dalla presentaziotie ufficiale del suo segreta.rio, è dunque quella di uno squallore soddisfatto: squallore di idee e di problemi, di articolazioni, di relazioni con gli altri pa1·titi e con l'opinione pubblica: Soddisfazione, tuttavia, per alcune recenti conquiste legislative, che non contestere– mo. E la loro riuscita, ohe giova ad una piattaforrna mi– nisteriale per le elezioni, disarma di fatto la sinistra. Essa può bene ripetere, a sua volta, che tanto, senza i voti delle sinistre, quella piattaforma non potrebbe mai costituirsi. Ma che vale questo argomento? La maggioran– za non è punto tormentata dal fatto, che daUa sinistra le piova 1a benedizione di qualche appoggio parlamentare; l'importante è non paga.rio. Resta Yipotes.i, che queste cose, alla fine, si paghino sempre: davanti all'elettorato. ALADINO Note romane U NA VOLTA - si era ancora all'epoca della Costi– tuen~e _- giornalisti e parlamentari fur?no testi– moni di uno strano alterco a11a buvette d.1J\lonteci– torio. L'oni Lussu ed un noto giornalista di sinistra, che già da qualche 1nig.uto sta.vano parlando tra loro, inco– minciarono improvvisamente a riscaldarsi: prima ad alta voce, poi addirittura gridando presero quasi ad offende1·– si e più d'uno temette il peggio. Quando si calmarono si potè appurare, e non" senza una certa meraviglia, che ciascuno Qei due era perfetta.mente d'accordo con l'altro e che quel Vivacissimo scambio verbaJe null'alt.l'O scopo aveva avuto se non ,quello, appunto, di stabili.i-e la loro perfetta identità di vedute. Il fatto, in un certo qual senso, si è .ripetuto in queSti giorni tra i giornali democristiani e que'Qi::;:_disinistra a proposito dell'« operazione Gava » e della presentazione dei nuovi bilanci dello Stato. Pnr ilTI– piegandosi espressioni Qifferenti si è affermata la medesima cosa: gli uni, infatti, hanno sostenuto che le dimissioni di Gava e l'impostazione aei nu,ovi bilanci non modificano iri nulla gli orientamenti del governo; gli altri h~nno detto che, per conto loro, il carattere reazionario dei bilanci dello Stato è 1·imasto intatto nonostante le dimissioni del ministro d~l tesoro. Come si vede, si tratta di punti di vista, ma la sostanza non diffe1·isce. Che così. fosse, d'altra parte, era pacifico ed in effetti, anche oggi, guardando la c;ori1posizione del governo è fa– cile che torni alla mente l'antica credenza di talune popola– zioni primitive, come quella - ad esempio - degli « uomini miti », uomini ed animali insieme, che assumono indifferen– temente l'una o l'altra sembianza, ma che nell'una e nel– l'altra serbano intatta la loro « natura mista». I Tavia– ni, i Moro, i Mattarella, i Saragat ed i De Caro, che furono tuttj ministri e sostenitori del governo Scelba, non hanno modificato in nulJa la loro natura. Restano quello che erano, né, per il solo fatto che oggi hanno Votato l'esclu– sione dal gabinetto del loro collega ed amico Gava, gli si può concedere il privilegio cristiano della redenzione. Per Segni, Braschi, Angelini, Gonella e, forse anche Tambroni e pochissimi altri, il discorso è probabilmente differente: anche se viene in I uce un poco alla Volta e con lentezza ineguagliabile, il loro comportamento di uomini politici lascia adito a qualche speranza e nonostante tutte le loro contraddizioni resta, almeno, la possibilità di pen– sare che il loro atteggiamento dipenda dalla preoccupa– zione di «·non tirare troppo per non spezzare la corda» ed arrestare, così, il processo evolutivo in atto. Analoghe osservazioni, sia pur diversamente calibrate, valgono per la sostanza politica dei bilanci. C'è un prece– dente che vale mille disc01·si: Nel '51 si scatenò in seno alla democrazia cristiana ed aJla coalizione q~adripartita .di allora un'aperta battaglia sugli indirizzi della politica · economico-finanziaria del governo. IL settore dei « padt·o- ni » sosteneva la necessità di insistere 1·igidamente nella « politica del pal'eggio » i la sinistra democristiana, preoc– cupata. di arginare il malcontento generale, suggeriva., in– vece, di « largheggiare nelle spese e negli investimenti». Il ministro del tesoro dell'epoca., l'on. Pe_lla, si regolò così come oggi si è regolato l'on. Gava e si presentò all'opinio– J1e pubblica come la punta avanzata, la « testa d'a.riete », della manovra capitalistica. Quando fu battuto si dimise e fu sostituito dall'on. Vanoni. Ma, neppure a dirlo, la poli– tica ecohomico-finanziaria del governo continuò a muoversi nella medesima direzione di pl'ima. · Ogni opinione che, a questo punto, fosse espressa Sulla situazione politica italiana, partendo dalle premesse rife- 1-ite, non potrebbe non essere che tra le più pessimistiche; e tale, tutto sommato, sarebbe quella che si ricava dai commenti della stampa se non soccorresse un'ossel·vazione che sino a questo momento si è intesa fa.re i~ _sirp, ma non ,~ (96) nuova repubblica si è letta. sui giornali. A Prima vista parr0.bbe una fortuita coincidenza, ma ripensandoci bene non potrà certo giudi– carsi soltanto un casO che~ prop.rio nel bel mezzo della crisi Gava, sia intervenuto il discorso pronunziato a Bel– luno dal Capo dello Stato. La totale e intransigente riaf~ formazione dei concetti basilari del « messaggio presiden– ziale» che esso conteneva colorano in modo del tutto speciale gli avvenimenti di questi giorni e, poichè n~n può pei:tsa,t"~ia Gronchi chè-1)al'li tanto per ,parlare, l'im– pressione che egli abbia voluto farsi garante contro ogni tentativo di involuzione capitalistica ed anticostituzionale Rcqi.1ista una sua pai'licolare validitù. Non resta, dunque, che attendere per vedere se le speranze di oggi saranno conformate dagli avvQnin1enti politici cli domani ;..ma, in ogni modo, si può af-Termal'e, sin d'ora) che l'uscita di Gava dal governo indebolisce la rnpp1·esentanza ministeriale dei ~padroni». Sul piano dei. partiti il vero, grnnde sconfitto è il -« p.i·i– mo orfano» di De Gasveri: l'on. Fanfani. Sollecitato pro– Oabilmente dal cardinale Lercaro (che, a quanto si dice, non perdonerebbe a Vanoni le sue origini social-riformiste), il segretario democristiano si è adopera.to in tutto e per tutto per ostacolare la concessione deffinterùn del tesoro al ministro del bilancio. Ecco_ la storia: in un primo tem– po Fanfani intervenne direttamente su Vanoni per dirg1i che il partito gli sarebbe stato grato se non avesse accet– tato l'incarico al Tesoro; successivamente parlò con Segni e, quando si rese conto che questi faceva orecchie da mer– cante, mosse la pedina clell'on. Cecchi, presidente del grup– po deruocdstiano del Sonato. Quest.i, così disciplinato, dicono, che voterebbe anche la sua espulsione dal partito solo che Fanfani la proponesse, si recò tutto d'un pezzo al Viminale per sostenere jl punto di vista di piazza del Gesù, ma ottenne da Segni un rifiuto categorico. L'on. l?anfani, tuttavia, non si arrese e tentò di aggirare la po– sizione, facendo intervenire l'A.(,ione Cattolica. Ma Segni fu irremovibile: disse ancora «no» al ministro Colom– bo - che dell'Azione Cattolica, con Ma.ttarella, è uno dei pi,\ autorevoli rappresentanti nel governo -, e lo ripeté a Gedda in persona quando, sabato mattina, si recò nella sua casa di via Sallustiana per pl'opone l'elevazione del– l'on. Ferrari-Aggi·adi dal rango di sottosegreta1-io a quello di ministro del tesoro. Chiunque conosca appena il carattere del presidente <lei consiglio, pur riconoscendogli indubbie doti dì fer– mezza e decisione, non potrà non meravigliarsi del suo gesto d'indipendenza da Fanfani e da Gedda-. L'unica spie– gazione che può dai·si è che anche egli abbia inteso nel senso sopra indicato il discorso del Capo delJo Stato, a pro- 12osito del quale discorso si de,·e rilevare che ha avuto una eco di gran lunga inferiore e alla sua importanza intrin~ seca e a. quella dell'uomo che lo ha pronunziato. Gronchi, saggiamente, ha parlato a Belluno di « co1laborazione ». J>e.1·altro fa po1·tata politièa del suo invito è stata mini– mizzata e mimetizzata dalla maggior parte della stampa portavoce dell'attuale classe di1·igente del paese. Secondo alcune voci i1 Presidente se ne sarebbe lamentato. Sia detto con franchezza: le sue doglianze, e con esse anche le diffic9ltà attuali della situazfone politica, dureranno an– cora un bel pezzo se si continuerà a consentire che i.diversi Scelba, pur allontanati dal governo, esercitino ancora il potere in ogni settore del cosiddetto «sottogoverno», e de– gli organismi statali e parastatali, dalla polizia alla RAI. ~ ~apiccola macchina per l'uf– li.cw e per lo .studio privato. Fornisce un lavoro di qualità elevata e costante. Unisce le caratteristiche di stabilità e di robusta struttura dei moàèlli mqggiori alla mobilità ed ele• gan.za .delta portatile. Olivetti Studio 44 *

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