Nuova Repubblica - anno IV - n. 2 - 8 gennaio 1956

2 quello che si tife1·isce alla Francia - del giudizlO espresso da Nenni sulle elezioni francesi, quando ha affermato che ]a soluzione della crisi francese « comporta un modus vi– vendi fra Fronte repubblicano e comunisti, per una poli– tica capace di risolvere i problemi africani e i problemi so– ciali della Francia, e una I"iclassificazione dei cattoEci del MRP che rigetti definitivamente a destra l'ala tradizional– mente clericale e reazionarfa, e classifichi definitivamente a sinistra l'ala democratica e progressiva di schietta- ispi- 1·azione cristiana». Quando Ouy Mollet ha affermato, nel corso della cam– pagna· elettorale, che i cornunisti non erano né a sinistra né a destra, ma a Oriente, la sua battuta poteva avere un certo sapore demagogico, ma rifletteva una, situazione reale. I comunisti possono essere a sinistra sul terreno so• ciale, possono· esserlo ancora sul terl'eno antifascista, ma non sono più né a sinfatra né a destra in politica estera, quando una democrazia è chiamata a scegliere fra i due blocchi; non sono più a sinistra ma a destra quando essa si sforz.~ non solo d.i ri,nanere antifascista, ma anche de– mocrazia senza aggettivi, o senza ce1·ti aggettivi che ne dis– simulino il carattere autorital'io. Perciò non si può oggi formare una maggioranza sta– bile di sinistra, degna di questo norne sul piano demo– cratico, libera nei suoi movimenti su] piano internazionale, attraverso la formazione di un Fronte popolare compren– dente permanentemente anche i comunisti; ma si può solo, caso mai, qual01·a sia necessario, raggiungere un semplice niodua vivendi. Il consiglio che Nenni dà ai democratici e ai socialisti francesi merita forse dì essere meditato anche in Italia, dai democratici, come dagli stessi socialisti del PSI. Il sogno di un Fronte popolare può infatti rìsern\re un amaro ris,·eglio fascista. ·PAOLO VITTORELLI Note romane e REDIBILE o no, i bilanci di fine 'd'anno dei giornali governativi sono stati tutti redatti in chiave lugu~ bre. Il loro tintintò ha faUo contrastante eco alle va• ghezze oratorie degli uomini politici della «coalizione,: questi hanno parlato ancora di success.i, di speranze e di foi·za; que11i, invece, di incertezza e di dissidi nella vita politica italiana. Ottimista - llon si sa poi perché - si è mostrato solo il qµotidiano dell'Azione cattolica. Tutti gli altri, pili o meno, si sono posti sulla scia della stampa confindustriale, rimpiangendo le doti equilibristiche del de– funto De Gasperi e ponendo in. forse, come 24 Ore, la capacità dello Stato - che è come dire delle classi che at– tualmente lo dirigono - di risolvere i problemi sociali che ci assillano. Con il 10- gennaio prossimo scadranno, come è noto, i pote-ri conreriti al governo con la delega per gli sta– tali. La commissione consultiva incaricata di affiancare il govèmo ne1l'attuaziolle della riforma burocratica {per una serie di circostanze di indubbio valore politico, ma troppo note per essere ridette) non avrà fatto in tempo ad esprimere il proprio parern sugli schemi di provvedi• menti che sono stati predisposti dal consiglio dei mini• stri; un parere, si badi bene, che per espressa volontà della legge-delega è condì;,,ione indispensabile perché i de· creti delegati del governo possano avere forza di logge de11o $tafo. GoneUa, appena la situazione si mette a fuoco, si rende conto della cosa e suggerisce di chiedere una pro- 1·oga al parlamento; i sindacalisti democristiani - sia pure perché sperano di saggiare la forza del ministero con un Voto di fiducia - si pongono sulla stessa linea. Segni, invece, no e si oppone alla proroga. Forse vuol lavarsi le mani della 1·iCormaburocratica, rimettendola a11a Camera; forse teme d'essere preso nella spirale di una crisi o, forse ancora, teme che si ripeta quanto già si verificò coi tri• bunali militari e coi bilanci, e quindi d'essere uJterior• mente trascinato a sinistra dai voti a favore dei pal"titi di opposizione. Le ragioni delle sue esitazioni, in ogni modo, contano relativamente. Il fatto è che egli si oppone alla proroga e che i Gava e gli Scelba rispolverano gli a1·go– menti coi quali sostennero ed imposero alle Camere l'ado– zione della legge-truffa, pretendendo che il gove1·no ap• provi i decreti previsti dalla delega, infischiandosene bel• lamenta del « parere > della commissione. Per una pura combinazione, l'annuncio di siifatti pro– positi maccartistici è stato dato dall'agenzia Italia (che si avvia a trasformarsi in agenzia nazionale in concorrenza, se non proprio in sostituzione, dell'Anaa dopo la fosione con l'americana. Internationol New Service) proprio la sera })rima che si conoscessero i resultati elettorali francesi il che ha risparmiato di richiarnarsi alle conseguenze eh~ i democristiani italiani dovettero subire per aver tentato di imporci una legge elettorale truffaldina. Del resto, il crescendo delle agitazioni sindacali dei di– pendenti pubblici costituisce per tutti qualche cosa di più che un ammonimento, cosi come i lavori del « parlamen– tino> di Palazzo Vidoni (quel palazzo, sede del dicastero })er la l'iforma buroci·atica, dove a detta dei giornali con– s~rvatori di Firenze, Bologna e Roma, spirerebbe in questi giorni, un « vento di follia>), per chi ne conosce l'esatto and_amento, d_icono chiaro, in fa.tto di evoluzio~e dei te1npi e di-maturaz10ne delle coscienze, che qualche cosa è radi- calmente mutato nel paese. · _Sette uomini politici in tutto, t.ra parlamentari e sinda– c~l~sti dei p~rtiti di sinistra - discutendosi lo statuto giu– ridico per gh.. statali - sono riusciti a modificare in senso 'democratico tutta l'impostazione del governo che era. di– fesa, complessivamente, da ben venti tra. ministri sotto– segretari, deputati e sindacalisti di uno schierame~to che va dai socialdemocratici ai missini. La loro non è stata f~rza mfracolosa di persuasione, ma capacità di organizza– zione: el'ano gli unici, in tanto consesso, che si Iosser·o (92) nuova repubblica ' I ITALIA POLITICA I POLEMICHE DICAPODA A BBIAMO letto senza sorpl'esa le polemiche d'opinione e di slampa succedute immediatamente al capo· danno. L'oggetto di esse, riconosciamolo, era. mo– desto. L'Unità .ha fatto una gaffe nello svalutare giornali– sticamente e politicamente il rnessaggio di Groncbi; è vero poi che i test.i di Togliatti e di Nenni erano troppo suffi– cienti, :in ultima analisi, per non destare dei dispiacel'i a11a dernocrazia cristiana, e per non offrire il destro, al gruppo sce1biano, di rivendicare la sua Primogenitura in antico– munismo. Ma questo fuoco di parole, condito dalla iirnnan• cabile citazione della circolare di Kruscev, ha certamente scarso valore in so stesso. La circolare di Kruscev proba– bilmente non esiste, tant'è vel'0 che i suoi scQpritori sono costretti a dire che l'hanno vista in mano di un antico dj un amico; Togliatti e Nenni hanno, con l'oratoria d'uso e di circostanza, appena esagerato qualche amara· verità pet· il pa1'lito di' maggioranza; e quanto alla gaffe del– l'Unità non è più grossa di quelle compiuto· da organj di opinione e diHusìone di qualificata origine governativa, solo qualche settimana o qualche mese fa. Sotto, c'è qualche altra cosa. Incominciamo con l'osser– Yttre che la polemica contro l'Unità è tutta di penna di Saragat. Non solo, cioè, la presa di posizione della Giu– stiz(a, ma probabilrnente anche l'affermaziorie degli am- presentati con le idee rese chiare da un massacrante la– voro di preparazione e da una precisa nozione di quali - fossero gli in.teressi reali degli impiegati de11o StatO. Cosl essi _sono riusciti a trascinaTe dalla loro prima ·i sindacalisti democristiani e socialdemocratici, poi quelli di destra e, quindi, lo stesso ministro Gonella. Gli unici che h~nno resistito, e non tutti né sempre, sono stati i dew putati democristiani perché legati, è stato spiegato, dal vincolo di partito, rompendo il quole avrebbero messo in , pei·icolo la loto anìrna e il loro seggio•.•Da qui, da questi successi delle sinistro; è nato l'allarme della stampa del1a destra democristiana e di quella economica, nonché 1a de• nuncia del « vento di follia>: nel successo delle sinistre sullo statuto giuridico per gli statali si è visto, non del tutto senza ragione, un probabile successo anche delle ·altre tesi di cui le sinistre sono sostenitrici. Ma, one'Stamento 1 Lcome Possono pretendere i dem~Cri– st.iani di dirigere il {tiése quando nelle loro fila prosperano gli Zotta, i Ciascu, i Ghezzi, i Cappugi, le Badaloni? Zotta, presidente della commissione, che, al momento del suo i,~. e..?iamento volle per forza almeno quattro segt·etari; che è 'I! l)8ce di trasferire quell'impiegato il quale non lo gra– tifichi del titolo di «eccellenza>; che - senza voler tener conto del comportamento in commissione - pl'eso dalla sua mania di grandezza, non appena ottenne come sede Palazzo Vidoni, sì preoccupò del mobilio del suo gabi– netto e, avendo visto nello studio di Gonella una comoda e imponente poltrona, fece il diavolo a quattro per cer• care di averla e, non essend0\7Ì riuscito, dicono che sì sia introdotto ne11o studio in parola per trafugarla. di per– sona e sistemarla dietro il proprio tavolo. Il senatore Cìa– sca, professore al1'Università di Roma di stol'Ìa moderna che, discutendosi l'articolo-< 'Ì 1 suJl'a.bbandono del lavor~ (l'articolo poi soppl'esso perché costituiva una minaccia alle libertà sindacali), ha proposto, tra lo sganasciamento generale, un emendamento nel quale si parlava di « abban– dono volontario per negligenza > del lavoro. Il deptltato Maria Badaloni la quale, dopo aver votato perché la com– mis.c;ione tenesse tre sedute al giorno por complessive do– dici ore di lavora, e questo in obbedienza alle sollecita– zioni del governo, sì è alzata ·una. sera per chiedere il rin• vio del dibattito al giorno dopo, dovendo andare a casa sua per assistere ad uno spettacolo della televisione. Pi-ima o poi si dovrà tutti convenirn che il partito de– mocris.tiano non esprime più nemmeno una pa.rte deJla classe dirigente dello Stato e del governo. Le ragioni? Sono rnolte e differenti, ma dato che ci sono le elezioni francesi di mezzo a fai" da testo, non si può non tener conto delle n!ferrnazioni di quei circoli cattolici secondo i quali la. DC esce sconquassata dalla « screditata e mmtale trappola cen. trista». « Era. un partito politico - ha scritto l'on. Mel– Joni su Dibattito Politico - e pare diventata ormai una opera pia, un istiit~to dì beneficenza». Dire un « cotto- 1engo > non pare anco1·a il caso. !Ifa non per questo si creda, come molti sono proclivi a faro, che in Italja debbano necessariamente l'Ìpetersi le esperienze francesi. Di là dalle Alpi non è riuscita l'orga• ni~zazìone di un partito cattolico con forza proporzionata a11'importanza che i cattolici hanno in quanto tali. La si– tuazione italiana, rnalgrado le coincidenze di tempi e di situazioni, è notevolmente dissimile. La DC può perdere terreno, ma. resterà ancora per molti anni un partito con larga base popolare. Il problema da risolvere, d'altra parte, è solo queJJo della trasformazione dei suoi indirizzi po1itici e in questo quadro - contrariamente a quanto hanno preteso di affermare taluni frettolosi commentatori politici - il messaggio natalizio del Pontefice schiude pro• spettive d'un certo interesso, quando condanna le armi nucl~ari come ba fatto. Su questa base, a giudizio degli ambienti cattolici più sensìbì1ì ed anche di autorevoli am• bienti democristiani, si può intravvedere la possìbi1ità di un pJ"imo incontro tra la Chiesa e i nuovi stati proletari per la ricerca, attraverso necessarie, ma. feconde, distin• zioni, di una soluzione del problema dei loro rapporti. bienti governativi snll'Ans(,, apparsa in un momento in ctli il presidente Segni era ancora in farniglia a Sassari. Leg– giamo dunque questi testi con l'occhio al prossìmo con• gresso del l') DI. In sostanza, Saragnt deve pur precisal'vi ht politica del partito al governo. Se concederà solo per un momento che i ti·atti più evolutivi di essa si siano av– vei-ati sotto la spinta delle sinistre, se non insisterà imme– diatamente, predeterminatamente, in una politica di di~ stacco da queste:, anche parlando contro Togliatti perché Nenni ascolti, non sarebbe poi facile contenere quelle in– sorgenze de1la base socialdemocratica, che esigpno una nuova chiarificazione col PSI. I~' già chiaro, dunque, come questa polemica saragatiana riéntr-i in un orientamento cu– cito a filo l'Osso: menare vanto, al congresso, per la leggo Tremelloni, ma riaffermare l'anticomunismo come suppo1to politico di un successo sociale; non dire una parola cpntl'O Segni, s'intende, ma far rimpiangere le posizioni di Scelba; accusare di « macleanismo > Pietro Nenni, con una el~va– zione intellettuale degna sen1pre di quello spirito cr.eativo che l'on. Saragat dimostra nei momenti difficili. Di pas .. sata, va aggiunto che questa trovata è fasu11a. Il caso Maclean, in Gran Bretagna, ha dato infatti occasione al.. l'impegno ufficiale del governo· di non istituire procedure inquisitorie e discriminatorie nell'ammjnistrazione degli Esteri, Jimitanclo quel «caso» alla sua portata stretta .. mente personale. Con la sua generalizzazione, Saragat di• mostra per lo. meno che non è idoneo a procedere con quel metodo empirico, che egli vorrebbe oggi associato ecletti~ carnente alla dialettica marxista, per sfuggire alle sue con• seguenze sul piano della lotta di classe ·e dell'instaurazione autoritaria del socialismo. Ma temiamo che dietro la polemica dì capodanno si debba scorgere la copertura di gravi, molto più gra'ìri pen• sieri di governo. Essi hanno titoli precisi, piallo Vanoni e legge elettorale. C'è poco da fare, il piano Vanoni resta Jet.. tera morta se non si possono destinarvi specifici investi• menti; e nessuno ha trovato modo, ancora, di far fronte a queste spese, se non con nuove entrate, dunque con nuove imposte. Una politica propulsiva ha un certo costo; o lo si affronta, o non se ne fa. nu11a. Esiste, evidentemente, anche un'altra risorsa, i tagli nelle spese improduttive; senza dubbio, non deve essere impossibile trovarne capito1i e sottocapitoli nel bilancio generale dello Stato. E' noto clToquesta è la proposta Andreotti, ed ogni buon ammini• stratore potrebbe condividerla. Ma. a parte il fatto che per attuaI"la occorre la. forza politica ed il prestigio che .An• dreottì probabilmente non possiede (e che possedeva, in• vece, per rendergli giustizia, un Einaudi), l'indirizzo del ministro deJle li"inanze ha un altro scopo, per così dire, pel– liano: di guardia alla stabilità della moneta, attraverso un'operazione intesa a ridurre, o almeno arrestare il de~ ficit del bilancio. Detto questo, è chiaro che gli attacchi alla sinistra, nel1a polemica di capodanno, mascherano la difficoltà della scelta di una politica economica, e cercano di spegnere quella pressione dell'« apertura a sinistra,, che ci s'industria a nega,·e a tutt'uomo _contro ogni evi– denza dei fatti. L'ALTRO falso scopo delJa polernica riguarda Je decisio. ni da prendere :in materia di legislazione elettora.le. Non sappiamo sino a quando Saragat resisterà nel suo an– iiri.pparentismo; ma gli riconosciamo volentieri che per lui la questione è difficile. La conconenza a Nenni Jo obbliga a questa posizione; ma lo rende perplesso l'alternativa la• sciata trapelare da Fanfani: che se i socialdemocratici sL intesteranno oggi per la. proporzionale, non si meraviglino domani delle alleanze, nelle amministl'azioni comunali, di democristiani e destra. I fedeli di oggi, come Malagocli ed altri, sarebbero gli amici dì domani. Accettare oggi questo ultimatum, piegarvisi, signif!cherebbe, per Saragat, 1·ie~ sporsi all'enorme discredito d_i cui gode la legge truffa in Italia., un discredito che egli ha cercato di scuotersi di dosso subito dopo il 7 giugno, accusando di fellonia la de• mocrazia cristiana; ma non piegatvisi, vuol dire nffron• tare l'imprevisto di que1le alleanze amministrative dì de.. stra clericale nei grandi comuni, che renderebbero poi a. lungo impossibile la collaborazione governativa: e un Sa– ragat Cuori del governo non ha oggi, probabilmente, più spazio. Eppure Saragat forse resisterà; .gli abbiamo conosciuto pilt di una volta certe reazioni morali non facili a spiegarsi,. e quelle rare occasioni eravamo indotti a rivedere il giu~ dizio -piuttosto allegro che ]a sua politica suole ispirarci. :Ma questo stesso fatto aggrava il dissenso del governo su1la legge elet~9rale: ~egni ò antiapparentista quanto Fanfan_ç per calcoh tattici, e vorrebbe permanere sulle vecchie po~ sizìoni; Malagodi accetta ]o stesso calcolo, e probabilmente con maggiore profondità politica: l'apparentamento con i democristiani gli gioverebbe dinanzi agli « uomini d'orcll– ne > dell'elettorato italiano, senza impedirgli una polemica interna al centro. • Al di ·là, tuttavia, dei calcoli pl'eventìvi, la caus.a an.. tiapparentista. rappresenta quell'indfrizzo di lealtà verso il paese che Segni condivide con Nenni; que11a apparentista, il residuo dello scelbismo e del deterioi:e degasperismo, che i fatti banno superato, e che i duri a morire non vogliono 1·assegna.rsì a seppellire .. Prevaf-ranno? In ultima analisi, osiamo non crederlo.~Là Francia è andata a.Jle elezioni con questa polen1ica in corpo, e non si può negare che la vit• ~o.ria, di grandi ripercussioni internazipnali, è stata dei co~ munjsti. Fanfani vor,rebbe davvero lavorare per Togliatti? ALADINO

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