Nuova Repubblica - anno III - n. 42 - 25 dicembre 1955

2 dogmatico Christus her-i, hodie et in saecula, pongono i cattolici come gli eredi del socialismo, sia che questo « deb– ba prorompere ruinoso » - come scriveva il maestro della sociologia cattolica - e sia che « pervada insensibilmente le fibre cli questa senile società per tramutarne. per gradi l'intima compagine». Il miilistro Anclreotti pqbblicherà quanto prima nelle edizioni Mon_claclori un~ biografia dell'on. De Gasperi per presentarcelo, a quel che si dice, come padre ciel partito e della patria. Non sarà facile, quindi, che la· 11uova imma– gine ciel «principe» cli un partito allo stato feudale del suo sviluppo possa essere facilmente accettata negli am– bienti DC. Oltretutto si respinge come offensivo l'apprezza– mento «feudale». Si può scommettere, però, che ben pochi saranno coloro che non si troveranno d'accorcio sulle in– tenzioni e sulle ca.ratteristiche personali attribuite a Fan– fani. An'c11e•perchè, come è convinzione cli molti, non do– vrebbe anelar molto tempo ancora che « il primo orfano di De Gasperi » non sia più tale. Le mezze parole che erano circolate qua e là nei diversi ambienti politjci romani circa nn avvicendamento alla direzione di piazza del Gesù che sarebbe già stato disposto dalle gerarchie ecclesiasti.cne e che dovrnbbe cadere subito (]opo le «amministrative», parrebbero attendibili. Una rivista cattolica, che sino ad oggi non ha mai avuto una smentita - si tratta di Dibat– tilo Politico - indica anzi il successore dell'attuale segre– tario della DC nella' persona dell'ex deputato Giuseppe Dos– setti, al quale, negli ambienti vaticani, si guarderebbe come all'unica carta buona da giuoca.re per galvanizzare le masse cattoliche ed impedire che la DC sia avviata ad autentica dlsgi-egazione. Un Dossetti ..'._precisa la rivista - più in– tegralista che mai e là cui scelta, anche se suggerita dalla preoccupazione di riportare su posizioni di solidità il par– tito democristiano, non tiene evidentemente conto che il fl\lli'\lento di Fanfani, oltre çhe ai suoi, errori, si deve attri– buire proprio alle intrinseche e ineliminabili insufficienze dell'avventura integralista. All'inizio dell'anno in corso, l'attuale segretario politico della DC pronunziò un discorso ad Aosta per porre ai cat– t<;>Jici l'obiettivo della riconquista elettorale del paese: Su questa base doveva ricomporsi, a suo giudizio, l'unità in– terna della DC. Cinque mesi dopo, con l'elezione di Gron– chi alla presidenza della Repubblica, si vide la gravità della sua ill'usione; otto'· mesi dopò, alla Mendola, i suoi avver– sari politici gli chiesero un congresso straordinario e, in at– tesa, una consulta composta dagli anziani del partito. In rn_eno cli un anno, attraverso la, fase « concentrazionista » si è ritornati alle « correnti »: ciò significa che la potenza di' Fanfani, quella che gli proviene dall'aver in mano la maggioranza delle leve di comando della DC e l'altra che egli mutua dall'investitma delle gerarchie ecclesiastiche sono profondamente intaccate. Solo un miracolo potrebb~ conservare a Fanfani la forza ed il prestigio conquistati a Napoli; ma in politica i miracoli non fanno t~sto. Le correnti democristiane, tutto. sommato, sono ancora in fase di formazione, ma già si possono individuare in embrione. Pella, sospinto da precise forze monopolistiche del nord (quelle che si compiacciono anche di definirsi mo– derniste. e. che come primo obiettivo pongono l'eliminazione del poterà della burocrazia) ha costituito la corrente di « rinnovamento sociale e democratico:.. Vi aderiscono i par– lam~ntari _piemontesi della vecchia «concentrazione» (Bo– vettI, ,Savio) e sono lì li per entrarvi ufficialmente i più quotati scelbiani (Manzini, Scalfaro). Non vi hanno ade– rito gli esponenti della.« destra meridionale» (Aldisio Ru– biriacci) i quali, insieme a molti altri vecchi popola'ri;• in– tenderebbero raggrupparsi attorno a Piccioni in un'« inte– sa » che non si sa ancora bene se e quando si trasformerà in couente pqlitica. '· Scelba - che resta ·sempre l'avversario più pericoloso del· governo Segni per i notevoli quanto misteriosi appoggi di tutti i tipi di cui gode - fino a questo momento non ha organizzato alcuna corrente. Vuol porsi al di sopra della mischia per potersi avvantaggiare delle forze di tutti. Mi~a al gov~rno e mira al Pi!rtito ed incombe, pertanto, un po' su tutti come una costante minaccia. Qualcuno sostiene an- che come un ricatto permanente. ' ! Senza testa è la corrente dei ci·istiano-sociali che rag– ~Ì'uppa uomini come Gonella, Rapelli ed Alessi. Per que– s~a. sua car_a~teristica si pensa che essa tragga la sua ispi– r~z10ne politica dalla figura del capo dello Stato. D'altron– cle, il disciolto gruppo dei « gronchiani », sia pure non aper– t,rmente, gra_vita n_ell'or?i_ta ideale dei cristiano-sociali. Ac– cpnto ad essi non, e difficile vedere autorevoli esponenti del gp:verno attuale. La ~~rrente, fatto nuovo ed interessante, sr,luppa la sua athv1ta e prende rapidamente piede all'in- 11.rno d~ll'~rg~nizzazione del partito. Le sue principali ma– rofesta.z1om s1 svolgono nelle sezioni ed i suoi .più fervidi spst~nitori v~nno ricercati nei cosiddetti « quadri inter– f1!ed1 », quelli che fanno da legamento tra la base ed il v'.ertice, sia sul piano provinciale che su quello nazionale. ~erca le sue alleanze - e questo è un fatto nuovo che mette cpnto d'essere valutato - nei settori cattolici antifascisti. I}e~pinge l'int?grali~mo clericale come dottrina di stato ?Ps'. ?ome respmge 11puro e semplice anticomunismo come 1~dmzzo programmatico di pa1·tito. i Ai cristiano-soéiali, sino a questo momento, non fa 111ancare la propria simpatia la corrente milanese « la ~ase » che. tr?va n?ll'on. Vanoni la sua eminenza grigia ei fino a 1er,, netl·on. Mattei, il sostenitore finanziario ~ol_to significativo è che uomini come Gallone, consiglier~ naz'.onale_ ?ella DC (il quale, se non l'avesse avuta per a!tri mer,t,, avrebbe trovato la propria qualificazion,e poli– tica per essere avversato dalla destra più reazionaria dell.a DC che, tan~o i:ier citare, trova i suoi esponenti nei tipi com~ B~rberis d1 Bologna), si dichiarino apertamente con– senz,?nti col programma dei cristiano-sociali ed offrano a questi la propria piattaforma programmatica del « piano » .V,anoni. · Bibiote a ino Biancu (90) nuova r,cpubhfir,a ----=--=----I_T_A JJ_I A Po L 1 'r I e A I BILANCIO DI ·FINE· D'AN . - . . !. V ORREMMO poter ritornare su questo tema, per un bilancio più specifico degli eventi italiani del ll}55; nJa già si potrebbe oggi pl'endere in considerazione la questione del generale indirizzo della nostra politica, in relazione al «corso» internazionale dei mesi che ci la– sciamo dietro le spalle. Quale è stato, prescindendo da molti ·anche importan– tissimi aspetti pa,·ticolari del 1!)55, il fatto che ha carat– terizzato in modo decisivo il 1955? Inutile cercare Ìontano: la svolta impressa dall'Unione Soviet-ica alla guerra fredda, e la cautela con la quale anche la politica di Eisenhower si è avviata in più 1nomenti per un nuovo itjnerario. Si può, quanto si voglia, n,egare ogni conseguenza alla prima ed alla seconda conferenza di Ginevra; un fatto resta: l'impegno solenne di non aggressione è uscito dall'una e dall'altra pai-te come un ban.do , di fatto, alle armi ·termo– nucleari. E' ovvio che, finché questo bando non si 'tra– duca in patti diplomaticamente rigorosi, si continui dal- 1',una e dall'a.ltra parte a mettere sul tappeto nuovi espe– rimenti, e ad aggiornare le necessarie ricerche (questa è stata esattamente la risposta di Eisenhower, come' si ricor– derà, a chi gli segnalava, dopo Ginevra, un nuovo esperi– mento atomico dell'URSS); ma la prima Ginevra resta, in tutta là sua importanza, come il limite assoluto, oltre il quale la nostra generazione s'impegna di non spingere la guerra fredda; ne segna, quindi, il declino. Certo, dire di no alla guerra termonucleare, non significa punto aver risolto i contrasti fra Oriente e Occidente; ma proprio in questo punto diviene essenziale rendersi conto che !'.URSS, raggiunta sostanziai mente la parità in alcuni settori cli forza con l'Occidente, così come è stato constatato dall'ul– timo Consiglio Atlantico, ritorna deliberatamente, quasi sfrontatamente, al suo vecchio metodo, la penetrazione po– litico-economica, e, per dirla con Le Monde, aggira osten– tatamente l'ostilità occidentale, con queste armi pacifiche, dal lato afro-asiatico. La sfida torna dunque al terreno favorito dai sovietici: chi più di loro, infatti, ha operato approfondite ricerche, schematiche quanto si. voglia, intorno ai concetti di « na– zionale:> e «popolare», e chi è più adatto a comprendere (e a farsi comprendere) la realtà di popolazioni che difen– dono lt>,loro l;!Utonomia nazionale attraverso la coscienza di strati -sociali da cui sarebbe svolto uno ;viluppo bor: ghese? La svolta. del mezzo secolo, con i suoi aspetti bru– tali quanto il linguaggio impertinente di un Kruscev sulle piazze-~ Sudasia, è nella « concorrenza pacifica» lan– ciata dall'URSS, nella persuasione che i suoi capi non hanno ma/ taciuto, che il loro «sistema:. conquisterà pa– cificamente il mondo, più facilmente che non possano farlo i popoli e i sistemi del liberismo economico e del capit·a– lismo. E. aggiungiamo: l'averlo proclamato in tutte lettere in queste ultime settimane, non esime dal dover consta– tare che a questo orientamento politico l'URSS si era volta già dal principio dell'anno; ad esso aveva sacrificatò Malenlrnv; e chi rilegga la nota sulla questione tedesca, del 15 gennaio, vi troverà, sì, la richiesta della neutraliz– zazione della Germania in cambio di libere elezioni pan– tedesche; ma vi troverà già conte1Juta l'alternativa op– posta, dello statu quo in Europa, cioè la piattaforma sti– mata utile per lancia.re in Asia e in Africa la parola. della « coesistenz_a competitiva». · j L PUNTO che c'interessa, è questo: lo sviluppo degli av- venimenti politici italiani del '55 è stato già, e in quale misura, l'effetto di questa svolta del m'èzzo secolo? Si può, credo, rispondere che, per qualche aspetto, è già stato proprio così. Il momento critico, di questo inconsapevole (ma ~oU: del tutto) riflesso della nuova situazione internazionale, si è avuto con l'elezione di Gronchi e la liquidazione del governo Scelba. L'uno evento e l'altro hanno costituito la prova decisiva della fine del centrismo, quale baluardo im– mobile dinanzi agli assalti, sempre più guardinghi, del co– munismo. Come l'elezione di Gronchi avveniva sotto il se– gno di una ideologia radicale, che il presidente rappre– senta, radicale nel senso dell'urgenza di una politica in– terna riformisti_ca e, tendenzialmente egualitaria, quale il medio ceto italiano doveva ormai permettersi senza temere · di scuotersi da uno stato d'animo di contratta paura di– nanzi al profitto che potrebbe trarne il comunismo, così 'questo indidz.zo anche l'avanzan:lento che s1 e 'incon,in– ~iat? .a notare, nel Jieve progresso dei c,onsum-i, nel Sud, ·per contro alcuni altri fattori hanno ,·itarclato e conti– nua·no a ritardare tale adeguazione. Il p1·imo dr essi è co– stit11ito dalla impossibilità del ministero Segni cli proce– dere innanzi con la sicure.tza ohe conferisce ad un governo una consona maggio,·anza. Le ultime dichiarazioni cli F&n– fani intorno alla fedeltà perentoria aì dettami del San C8i·lò~ sono, pet· l'azione democristiana in Italia, con'for– tartti; e tuttavia non bastano a· risolvere l'equivoco della nostra situazione, ·per la quale, nel suo totale complesso; la DQ non può volere una economia ed una consegoente socialit~ di Sviluppo, e il socio.lcon1t1nisn10 non può J'inun– ziare. alla tattica, per la quale si maschera di addome~ti– c,ato neutralismo una fondamentale volontà filosovietica. E per uscire dal. generico: si osserverà anzitutto che la de– mocrazia cristiana, par.tito di massime re;ponsabilità, non solo ha rinunziato, dopo De Gasperi, a' promuovere essa stess~ la nostra politica estera, riservandosene ·solo gli attributi militari con il 'Ji'aviani; ma·· non replica alJe esu– beranze· o alle inconcludenze del ministro liberale che ha dispensato prima ·scelba, indi Segni, dal ·riflettere con la propria testa a queste difficili cose .. Così abbiamo dovuto sentire dal m.inistro Martino, solo in. brevissimi recenti gio1·ni,. valutare in modo arbitrario e scarsamente ponde– ra.to , gli avvenimenti concernenti il nostro ingresso al– l'ONU; indi vantare, del Consiglio Atlantico, gli sviluppi che vi avrebbero .assunto quegli orientamenti di unità eco- ··'.:nomica e sociale impliciti nell'art, 2 del patto, quando, 'nella realtà obiettiva dei fatti, su questo. punto non si è giunti a conclusioni che sorpassino la pura e semplice for– mulazione dell'a1·ticolo stesso, e per ragioni molto sem– plici: che Gran Bretagna e Francia non potrebbero impe– gnarsi economicamente verso la NATO più di quanto n,on facciano, la Germania ha il peso di un nuovo budget di riarmo, e negli USA il Pentagono ha prevalso prop1·io in questi giorni sul pensiero dei parlamentari democratici. E' ben _vero che, sebbene sembri. paradossale, proprio la politica estera è più lenta ad adeguarsi alle mutate condi– zioni esterne, perché essa è il riflesso di un adattamento generale, che tocca prima la politica interna; ma rest:i co– mun_que che la nostra classe dirige.nj :e, se si lascia....spin– ,gere da motivi elettoralistici, ed anche da p~ù nobili ra- gioni, ad un primo passo riformistico, lo fa ancora al prezzo di dispensarsi 'dal pensare qualche cosa in tema cli vita .internazionale. Ad essere schietti, dovremmo aggiungere che uno ana– loga. evoluzione non si è neppure tentata <la parie dell'op– posizione (e consideriamo qui solo quella di sinistra: a de– stra non possiamo trovare che atlantismo militaresco). Una critica costruttiva della situazione da parte dell'opinione di sinistra avrebbe dovuto rendere giustizia agli atti di– stensivi dello stesso governo americano (si pensi allo svele– nalnento della questione di Formosa, e alla presenza ma– gnanima di Eisenhower a GineHa), come avi·ebbe potuto tranquillamente giudicare quanto di grossolano esce dalla propaganda sovietica in Asia. L'analisi di sinistra della si– tuazione del· Medio Oriente non è mai giùnta a proposte costruttive per un'iniziativa italiana, limitandosi questa parte ,politica al puro rilievo negativo circa l'immobilismo o il grottesco della nostra politica estera. In breve, ·men– tre più di una volta, per tranquillizzàrci, la sinistra ci ha predetto che, comunque, da noi, una democrazià popo– lare sarebbe stata « un'altra cosa>, neanche per un mo– ment<> essi'- si è proposta il quesito di come condmre in– nanzi una politica estera, già partendo dal punto di vista di questa « altra cosa». Si ripete qui quel dif~tto d'inizia– tiva che noi: ebbimo a rimproverare a Nenni, nella stessa sua concezione dell'apertura a sinistra, come metodo uni– camente inteso a far fare alla democrazia cristiana quello che e~sa si propone di fare. Segni, e oggi Fanfani, lavo– rano m questo senso, in politica interna, sforzandosi in– dubbiamente, né si può prevedere se vi riusciranno a sfa– tare l'interpretazione che vi siano spinti a tergo 'dai so– cialisti; in politica estera, invece, .non fanno nulla; ma su questo terreno un'autentica spinta a tergo del socia– lismo e· del comunismo non esiste, perché queste forze si sono limitate in complesso ad un oltranzismo antiatlan– tico, che è la pura contropartit~ dello scelbismo, del mar– t1111smo,del tavianismo. la caduta di Scelba segnava l'altro aspetto di questo mo– mento storico: la chiara conclusione, che i mezzi polizie– schi e discriminatori nei riguardi del POI non servivano più a demolirne il potere. A questi fatti altri se ne po– trebbero aggiungere, e noi metteremmo innanzi a tutti que– sti segni minori la crisi liberale, e la sempre più pronun– ziata vocazione democratica del socialismo. Un'analisi più ampia ci permetterebbe di mostrare, che questo fenomeno ~ non si è verificato solo in Italia, ma, in forme diverse, in Germ!lnia, e nella stessa Francia, dove da parte liberale si nuova ALADINO repubblica è, da un lato, operato sul terreno dell'ideologia con mag– giore intensità di risultati che presso il socialismo ufficiale (alludo agli oi·ientamenti culturali che affiancano il men– desismo), ma dall'altro, il socialismo ha costituito durante tutto il governo di Faure, l'unico efficiente contr~llo libe– rale di cui abbia goduto la Francia. Ma se per certi segni l'avvicendamento della classe di– ~igente italiana si è spontaneamente adeguato alla svolta della situazione internazionale, e se dovremo collocare in ABBONAMENTI : Annuo . Semestrale Trimestrale . L. 1500 " 800 ,, 450

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