Nuova Repubblica - anno III - n. 42 - 25 dicembre 1955

11UOVll • r Comitato direttivo i TRISTANO CODIGNOLA ( direttore resp.), PIERO CALEFFI, FERRUCCIO PARRI, PAOLO VITTORELLI. Segr. _di, redazione: GIUSEPPE FAY'ATI. Direz. e redaz.: Firenze, Piazza libertà 15, tel. 50-998. Amm.1 Firenze, Piazza Indipendenza 29, tel. -483-207/8. Autoriz. Trib. Firenze del 30 dicembre 1952. Printed in 1.taly. St. Tip. de «La Nazione», Firenze, Via ,Ricasoli 8. 90 . ANNO III • N. 42 UNA SCELTA G IA'FATTA e I-IIEDERE a Unità popolare di fare una scelta, di ripetere quella scelta da cui è nata, può sembrare un controsenso: eppure, questa era la domanda alla quale il nostro Comitat<> centrale è stato chiamato a ri– sponde-re nella sua riunione di domenica scorsa. La secessione dei liberali di sinistra dal PLI aveva in– fatti riproposto il probiema della funzione, dell'orienta– mento, della prospettiva della sinistra democratica in Ita– lia. li problema si proponeva, più propriamente, a coloro che, abbandonando uno dei partiti del quadripartito, si aflacciavano alla vita politica del paese con una forma-· zione nuova: ma, cot11'è fatale Che accada, la ]oro scelta non poteva non cointeressare gli altri, ed anche noi. Nel corso del dibattito, ·1e due prospettive (le uniche due prospetti ve) effet,ti vamente esistenti-, sono apparse in luce mer-idiana. La prima prospettiva è quella di rinvigorfre i. grnppi polit;ci che hanno finora condiviso il potere con la DC, de– terminando in essi una qualificazione a sinistra che co– stringa anche la DC ad analoga qualificazione. Questa prospettiva, fondata su un radicale pessimismo circa la possibilità cli una diretta azione democratica di partiti rappresentativi di Targhe masse proletarie, si giustifica come politica di a_rginamento, con le forze che esistono, dello strapotere clericale in atto: e postula un largo gràclo cli accordo fra i protagonisti «laici>, indipendentemente dalle loro finalità programmatiche. E' appena il caso di aggiungere che questa politica s'identifica con quella patrocinata non da oggi da Ugo La Malfa. La seconda prospettiva si fonda, al contrario, sulla per– suasione <;he le forze dei «minori>, anche strettamente collegate come non è stato mai, non siano in grado di con– cli,.ionare seriamente la politica democristiana, e che di conseguenza siano esse a venirne condizionate; che il cam– bio delle «dirigenze> non possa modificare questa situa– zione, poiché le ·forze del « centrismo > laico sono troppo deboli per costituire. una posizione di resistenza, e pur– troppo incapaci cli comprendere che, se il p°roblema della di[esft « liberale> dello Stato è ormai diventato· tutt'uno con la trasformazione delle sue strutture economico-sociali, le uniche forze veramente interessate a "questa trasforma– zione sono quelle che militano a sinistra. Non si tratta dunque di creare un argine di sabbia, ma una reale e forte alternativa politica di sinistra, alla quale devono con– correre insieme tutte le forze democrntiche e tutte le forze aodalisle che abbiano una visione non radicalmente in– compatibile della democrazia moderna, così sul piano in– terno come su quello internazionale. La politica che questo schieramento di forze propugnerebbe sarebbe certamente tale da cointeressare larghe masse catto.liche, al di fuori clell"equivoco confessionale: essa produrrebbe quindi di qonseguenza, quella qualificazione a sinistra della stessa DC, che è necessarja per detern,inare nn governo di sini– strfl democratica in Italia. L'alternativa (in senso proprio) non può dunque esser,, né quella socialcomunista (che determinerebbe al contrario un ·ondata reazionaria), né l'unità soc.ialista per se stessa (perché insufficiente come forze ed equivoca nel le sue ef– fettive finalità politiche), né l'unità democratica - ( o car– tello laico), per le ragioni suesposte. L'alternativa, .non alla democrazia cristiana ma alla situazione politica. in atto, è un grande schieramento di socialisti e democra– tic-i, che costringa alla svolta la stessa DC ed accolga - quando nec-essario - l'apporto politico delle masse orga– nizzate dal PCI, senza diventa:re Strumento o servo sciocco né della sua politica interna,.ionale né delle sue prospet– tive finalistiche. O.-:?:ni volta che daH'area qundr.ip: -utitica si staccano dei fran11•,onti (e il proc-ts.'lo dovrà •presum\bilrr.ente· conti• nuare a lungv) è inevit&bile che si riproponga, con più o meno ~ince:iith, con }:-iù ·o meno consape, ·olez.ha, ]a scelta fra q·,e,;te d-ie prospettive. Questa sc~lta si propone ora an0he al neonato partitò radicnle. Ed 'è illu$orio ch'esso cerclti di sottrarvisi scaricando la responsabilità della 1no Un nulllero L. 40. Estero L. 50. Un numero arretrato L. 50. Abbonamenti: annuo per Italia e F.rancia L. 1500,. sem. L. 800, trim. L. -450. Estero: L. 2000, 1100, 600, Sostenitore L.. 10.000. CIC post. 5/6261, «La Nuova Italia>., Firenze. Gli abbonamenti de- - corrOno dall'inizio ·del. mese. Per pubblicità -rivolgersi all'Ammi– nistrazione. Tariffa i L. 15.000 per inserzioni di mm. 70 per colon'na.' · ÉSCE LA DOMENICA lClt e Nuova Repubblica > è settimana!~ politico e di cultura. E' anch& giornale murale, registrato présso Trib. di Firenze con· decreto n. 1027° del 21 luglio 1955. Manoscritti, fotografie, disegni on• che se non pubblicati, non si restituiscono. Diritti riservati per tutti i Paesi. 11periodico viene inviato gratuitamente in saggio a chiuÒque ne faccia richiesta. Spediz. _in abbonam. postale Gr. Il• 25 DICEMBRE 1955 • L. 40 (Dis. di Dino Boschi) Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi scelta su di noi: ché, da parte nostra, l'abbiamo fatta da Ùn pezzo. E' invece abbastanza· chia·rÒ (né c'è da stupir– sene) che i liberali di sinistra non vi sono ancora prepa– rati, e si trovano appena al principio di quel processo di maturazione che dovranno percorrere. Non soltanto i di– scorsi programmatici che abbiamo ascoltato e la battaglia propagandistica di certi organi di stampa, ma due ele– inenti accessori e tuttavia significativi ci dànno la rnisura di questa situazione: alla vigilia_ del nostro Comitato cen– trale, !'on. Villabruna faceva diramare da un'agen·zia di stampa l'affermazione che nessun accordo era possibile con la sinistra di Unitit popolare; e, nello stesso giorno, J'Esptesso usciva con una vistosa n1ancl1ette, nella quale la « ferma personalità> dell'on. Saragat veniva invocata per un'azione comune. Questi due episodi non sono sfug– giti ai compagni del CC, che giustamente vi hanno iden– tificato un'ennesima offensiva quadripartitica verso le po– sizioni di radicale rinnovamento dello schieramento poli– tico che da tempo sono occupate da Unità popolare (nel su.o insienie, e non in 1.,na s-ua frazione). · La nostra risposta non poteva essere più unitaria e più coerente: l'azione dei, 1iberali di sinistra si rivelerà valida nei ]imiti in cui essa s'inserisca nella nuova pro– spettiva; resterà sterile, e comunque non c'interesserà, se si dimostrerà parte della prospettiva antica. Sia ben chiaro, a questo punto, che nessuna obiezione cli principio esiste da parte nostra né alla qualificazione di questo gruppo come «liberale», né alle persone che lo compongono, né alle azioni pratiche che si propongono: ma ad una sola condizione, che si voglja - nella sostanza - la medesima politica. A parte dtinque l'eventualità cli una fusione coi radi– cali, eventualità che non poteva esser posta poiché fuori deHe cose, anche quella di una stretta collaborazione non dipende da noi. li chiarimento spetta ai radicali, ed agli ·altri gruppi che operano su terreno affine. Se essi si orien– teranno per il « cartello laico» (che presuppone l'autosuf– ficienza delle· forze «laiche> nei riguardi' delle forze « cat– toliche>), sanno di non poterci trovare con loro; se si orienteranno per un'a11eanza socialista-democratica, l'unica capace di «laicizzare» una parte delle forze cattoliche, isolando le tendenze confessionali, sanno cli poter contare su di noi. * Note romane Q UALCHE GIORNO prima che le Camere prendessero le le, ie natal1z1e, incurante che gli sguardi di tutti .si rivolgessero a1 molti avvemmenti del momento, dal– l'ammissione all'ONU allo sciopero dei professori, un depu– tato democristiano che, snl serio, non è mai potuto entrare nel governo, neppure come sottosegretario, prima per aver pestato nn piede a De Gasperi e poi perchè madre naturti l'ha fatto alto quasi il doppio di Fanfani, calò eccitatis– simo n<'ll T;.ansatlantico cli Montecitorio per sparare bor• date a più non posso contro il segretario del suo partito. Una voce «bianca» nel coro della Sistin_a chè, franca– mente, quello di attaccar Fanfani è il leitmotiv di ogni di– scorso democristiano. Nory vi sarebbe stata, pertanto, ra– gione alcuna cli stupore se il nostro deputato non avesse tentato l'arditissimo parallelo tra la degenerazione della arte del combattimento nella Cina ante-Cristo e quella dell'arte politica del suo partito. Aveva letto sull'ultimo numero di Ulisse, dedicato a « l'energia atomica e il mondo cli domani», lo scritto del sociologo Roger Caillais (quello che si con clude con l'ammonimento che la guerra nell'epoca moderna è diventata uno scontro forsennato e totale) ed era rimasto colpito dall'affermazione secondo la quale • il disgregarsi del feudalesimo porta il disgregarsi dell'aristo– crazia e della cavalleria», per cui la guerra cambia aspetto e diventa « implacabile e brutale», ogni battaglia ha per scopo soltanto il «·trionfo>, le lotte terminano con « annes– sioni e massacri» e, infine, « la volontà di potere e la pas– sione nazionale sostituiscono le regole dell'onore e di sag• gezza che qualificano i gentil uomini ». E' facile intendere il riferiment~: disgregatosi il regi• me «feudale> di De Gasperi, la conseguenza sarèbbe stata la caduta dalla padella nella brace, dalle mani del « prin– cipe> in qvelle non qualificate dalle regole dell'onore e della saggezza. Con l'aggravante - spiegava il deputato, di cui si parla - che s'andavano disperdendo al vento del tatticismo e dell'infantilismo le preziose indicazioni di Giu– seppe Toniolo. Quelle, per intendersi, che poggiando. sul -

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