Nuova Repubblica - anno III - n. 38 - 27 novembre 1955

2 all'interno della DC: vuol recuperare un milione di voti « a dest1·a » con Peli a e Scelba; pensa di ottenere altret– tanto « a sinistra », a scapito degli stessi « alleati » social– democrat.ici e, se ci riesce, anche cli Nenni e per riuscire nell'intento ha tollerato, sinora - senza dire una sola pa- 1·ola cli biasimo - che quattro personalità cattoliche del catibro cli Gonella, Rapelli, Alessi e Ravajoli abbiano CO• stituito una corrente «cristiano-sociale>, cli ispirazione gronchiana, in aperto spregio alle decisioni che il Consi– glio na»ionale del loro partito prese alla Mendala. I! vicepresidente socialdemocrabco del consiglio dei mi– nistri, in altre parole, giudica di trov.arsi alle corde e già avve1·te ribollire nel suo partito malumori difficilmente con– tenibili. Si rende conto che, vuoi o non vuoi, gli sviluppi politici ciel 7 giugno Io sospingono verso quegli stessi lidi nenniani dai quali s'era allontanato. Allora, piuttosto che arrendersi,. convinto com'è che il tempo lavori a tutto suo danno, chiede l'anticipazione delle politiche. Fa cli più: opera in questa cli,·ezione. Il suo «no» al candidato mo– narchico per la Corte Costituzionale, dopoché Fanfani, per altri motivi pure elettoralistici, ebbe eletto «no» -al can– didato comunista, ha anche il fine di impedire la formazione della Corte Costituzionale per con~;ncere il capo dello Stato che questo parlamento non è in grado di realizzare il punto principale elci suo programma presidenziale, - la 1·ealizzazione della Costituzione - e che, pertanto, esso va sciolto. · Ma da quest'orecchio, il capo dello Stato pare che non sc11ta. Accedendo alla proposta Sara.gat, in questo mo– mento -- spiegava l'altro giorno alla Ca01era uno dei suoi « fedelissi!,u > - ·non si sa quale situazione politica si' po– trebbe determinare, In ogni caso essa non sa,·ebbe tale da agevolare il programma del Presidente che, come ben si • intende nel libro di Luigi Somma, De Gasperi o Gronchi, e nella prefazione di Orio Giacchi agli scritti di Màlvestiti, D~l Bo, Marazza, Migliori, Clerici e Meda sulla DC, è quello di svuotare il comunismo. Fanfani, come De Ga– spe1·i, vuol· penetral'C nelle roccaforti rosse per ridurre il peso déll'oppol;izione comunista a limiti controllabili: là pedina mossa con la candidatura « anti-Dozza » del « pro– fessorino » Dossetti parla da sola. Gronchi, invece, insiste nel suo vecchio programma convinto d'essere nel giusto anche quando tutti gli negano credito. Egli ritiene che « l'Halia sia ormai matura per un esperimento di Stato fonclat.o sull'avvento delle classi lavoratrici al governo at– traverso l'unione dei lavoratori cattolici e dei· lavoratori fiocialisli,. cùn lo scopo, non occulto - spiega Giacchi -, di attrarre in questo Stato buona parte delle masse pro– letarie ora chiuse nell'organizzazione comunista». Groncbi, quindi, si muoverebbe su due fronti: dimo– strare che Fanfani, come De Gasperi, gira a vuoto; por– tare Nenni su posizioni se non proprio di rottura almeno di concorrenza. coi comunisti. Non può camminare in fretta. Ha ,bisogno di tempo e pertanto non soltanto non accetta la proposta Saragat, ma dà a vedere eh!) il suo giuoco non ha bisogno della socialdemocrazia. D'altra parte, sembra elfo il PSDI non rientri neppure nel giuoco di Fanfani i coi calcoli -:-- se sono esatte le indiscrezioni trapelate da piazza ciel Gesù - sarebbero di portare avanti il governo tlell'on. Segni 6110 all'approvazione del ministero per le partecipazioni statali, per poi passare la mano a Pella, due o tre mesi prima delle «amministrative>. (Un Pella, ci si vuol dare a intendere, nuova edizione: aperto alle esigenze popolal'i quali si prospettano attraverso la legge di l'iforma tributaria dell'ex-ministro Tremelloni che oggi, dopo averle pubblicamente avversat_e, l'ex-presidente del consiglio dichiara di accettare; vicino alle tesi dei « cri– stiano-sociali >, ma con esse non apertamente compro– messo; favorevole alle intese internazionali, ma alla con– dizione che il prestigio nazionale ne guadagni; rigidissimo baluardo contro i conati inflazionistici che premono e più premeranno andando avanti col governo dell'on. Segni e, in fine, con la stessa etichetta « monocolore » tanto cara ai· parlamentari democristiani per le vaste possibilità cli piaz– zamento ministeriale che offre), Insomma - è giudiziò pressoché unanime - il leader socialdemocratico per volersi muovern, ad ogni costo, con– tro Nenni finisce per giuocare contro se stesso. Fra non molto si dirà che egli è un sentimentale. Si dirà di lui quello che giù'. fo detto per Guglielmo Giannini e cioè che anche lui è un « deamicisiano della politica»; un roman– tico, li «fondatore» dell'Uomo Qualunque non riuscl ad jndicare un antidoto al « professionismo politico»; l'in– ventore della socialdemocrazia criptoclericale non riesce ad esprimere un'alternativa qualsiasi. Come quello - il com– mediografo - anche Saragat lascerà la borghesia del « ven– tisette» e della « cessione del quinto> con la bocca amara, ma a differenza di quello non ci rallegrerà con le sue com– medie, Un maligno - invano 1·icercato dai commessi di Montecitorio - qualche tempo acldietro ha appeso un car– tello, sotto il quadro di Saragat che figura nella « galle– ria dei ritratti», proprio accanto a quello di Tcrracini, in cui si leggevano le seguenti perfide parole: « Gli amanti platonici ingannano le donne solo due volte: la prima, quando si presentano come grandi amatori; la seconda, quando ci riprovano, La tefza volta trovano l'uscio serrato». LlBRI E RIVISTE NOTIZIARIO BIBLIOGRAFICO ME SILE Sotto oli auspici dei servizi Spettacolo Informazioni e Proprieta Intellettuale della Presidenza del Consioliq dei Ministri Bibliote a Gino Direzione: Roma Casella Postale 247 .. anc LE·TTERE AL L'UOVO DI PASQUA DEL CARD.· LERCARO Pubblichiamo la seguente lettera, che ci perviene da un giovane cattolico di Bo(ogna: BOLOGNA, ,iovembre Egregio diretto,·e, nuo,·e speranze e nuove attese ha suscitato nel mondo cattolico la notizia ormai certa· del rientro 'nell'attività politica dell'on. Dossetti, nella veste di candidato a sin– daco di Bologna., E queste speranze e queste attese non risorgono a casp, tanto è viva e diffusa in vasti strati dell'opinione cattolica la c,·itica nei confronti della poli– tica fanlaniana. Essa si svolge all'insegna di un continuo e deteriore compromesso su ogni problema, si attarda su vaghe fan– tasticherie sociali senza fare corrispondere ad esse riso– luzioni concrete, si sostiene sulla base di una rigida sopraf– faz.ione del dialogo interno che un tempo dava alla DC un carattere vivace e combattivo. Per questo ci meraviglia il rientro dell'on. Dossetti in un momento in cui le posizioni del mondo cattolico sono peggiorate rispetto a quelle di fronte alle quali trovò rngione e giustifieazione il suo ritiro anche se la situazione internazionale, dominata dai motivi della distensione e della pace; è notevolmente e favorevolmente mutata, e i rapporti tra i partiti di sinistra e di governo hanno perduto quella acredine e intransigenza che li contraddi– stingueva fino alla caduta del governo· Scelba, Ci si trova cli fronte· ad una svolta nuova, .da tutti ormai sentita e largamente auspicata, ma profondamente ignora:ta dalle attuali dirigenze politiche del moncfo ca.t– tolico, per cui il rientro dell'on, Dossetti ·fa insorgere nella parte più sensibile dei cattolici la fiducia in un nuovo assestamento, in una più reale adesione alle esigenze politiche della attuale situazione. Ma, ci chiediamo, questo improvyiso rientro dell'on. Dossetti' è tale dà rispondere alle attese della parte più · sensibile dei cattolici? o invece dovrà annovera,·si tra le amare delusioni che da un po' di tempo paiono ad esso riservate? Sta al centro di un nuovo moto progressivo, di nna apertura popolare nella politica italiana, o. viceversa fa parte di un giuoco reazionario! Noi riteniamo che illusorie siano, tutto sommato, le speranze che si stanno accendendo tra i cattolici per la ricomparsa dell'ex parlamentare emiliano. E' risaputo da tutti a Bologna che egli ha. ce,cluto alle reiterate insistenze e alle pressioni del Cardinale, sicchè la candidatura gli è stata praticamente imposta, pqr essendo egli intimamente convinto che sia una scelta sbagliata. La -~ fede religiosa, il suo ossequio alla Chiesa, lo hanno spinto ad accettare il desiderio del suo Vescovo, ed inserirsi in una operazione del tutto clericale, che corri– sponde esattamente alle intenzioni ciel Card. Lercaro sem– pre più impegnato nel voler controllare da vicino la vita pubblica bolognese, Inoltre, la borghesia ·bolognese-, come a suo tempo quella fiorentina, è convinta a giusta ragione di poter strappare ai socialcomunisti l'amministrazione del Comune soltanto contrapponendo ad essi uomini di grande rilievo e di particolare fascino su quella parte delle masse popo– lari che, per non essere vincolate ad alcun partito, costi– tuiscono una riserva con la quale si decide la vittoria. E' così che !'on. Dossetti, ex leader della intransigente sinistra democristiana, si appresta a diventare sindaco di· Bologna coi voti e il sostegno in sede di Consiglio della non certo illuminata borghesia agraria bolognese. A chi vedesse nel rientro dell'on. Dossetti l'inizio del tramonto di Fanfani, non possiamo non sottnlineare che tale interpretazione è contraddittoria coi fatti. Dossetti si ritirò dalla vita politica scoraggiato e deluso, mentre Fan– fani, che pure era della sua corrente, decise di continuare, e po,·tò alla esasperazione la già equivoca situazione nella quale il mondo cattolico si trovava allora. Ma l'elettorato cattolico che non sempre è in grado di distinguere, noterà soltanto .che se Dossetti rientra nella vita politica, è merito di Fanfani. che, col suo operato, tanto ha fatto da ripre– sentare le condizioni per quel rientro, La posizione subalterna a Fanfani che la candidatura cli Dossetti rappresenta, significa alfine il consolidamento di - Cjl1ella insensata politica che ha suscitato tante critiche e turbamenti all'interno del mondo cattolico, e per la quale con tanto entusiasmo oggi si accoglie il 1·itorno del figliuol prodigo della DC. Riapparendo Dossetti si assopfranno fatalmente le agi– tazioni, le inquietudini, i fermenti, tutto sommato positivi, che oggi si stanno sviluppando alla periferia del pa1tito democristiano, nei quadri cli base, negli uomìni più ac– corti e responsabili. Quel giorno il mondo cattolico, oggi così turbato, si riunirà nel blocco monolitico del 18 aprile, Fanfani imperante, borghesia consenziente, e nel contempo sarnnno aperte le porte ad una nuova delusione, nonché .alla pe,·icolosa illusione integralistica che dal primo Dos– setti agli iniziativisti più ciechi ha portato la democrazia italiana sul filo del rasoio, i cattolici sul piano inclinato delle tentazioni totalitarie. Altri, più smaliziati, riterranno finalmente chiarito l'equivoco. Alla buon'ora! Dossetti s'è rivelato e non ri– serva più strane sorprese, ed è così che l'uovo cli Pasqua bolognese allestito dalla borghesia locale rivelerà cli con– tenere solo un uomo curjoso ed intrigante, col mantello l'Osso dei cardinali. ·-- Mi creda, suo 'Giuseppe Martinell-i (86) nuova repubblica DIRETTOR'E UN PLEBISCITO VENEZIA, ottobre Caro diretto1·e, mi è difficile comprendere perché il 1·ifiuto dello « statuto europeo> da parte della popolazione della Saar debba es– sere consid<;rato una sconfitta dell'idea europea e, quanto meno, della causa dell'unificazione dell'Europa. Il plebiscito della Saar mi fa pensare a. quello che sa– rebbe stato, con ogni ragionevole probabilità, l'esito d'tm plebiscito per uno « statuto italiano » che si fosse fatto in una· qualsiasi zona conte~a del nostro territorio nel se– colo scorso, dopo il '49, dopo cioè che gli stati e i gÒverni italiani avevano dimostrato, di fronte agli appelli del Gio– berti, quale fosse la loro nota volontà e capacità <l'intese unificatrici. Ne sarebbe certo uscito un rifiuto, sebbene la causa dell'unità italiana fosse così poco sconfltta che circa dieci anni dopo trionfò proprio attraverso i plebisciti. Così in questi giorni, in Europa, dopo dieci anni cli pla– toniche dichiarazioni europeistiche senza che gli stati e i governi europei dimostrino volontà o capacità di far nulla che vi risponda, concretamente, si sarebbe voluto che una popolazione d'Europa, chiamata a un plebiscito « europei– stico » da quegli stessi governi, rispondesse affermativa– mente. E' naturale che in un'Europa ancora divisa in stati nazionali sovrani, incapaci di rinunciare sia pure a una parte della loro sovranità, quella popolazione preferisca rimanere nell'ambito politico dello stato nazionale col quale si sente meglio affiatata; ma non se ne può de– durre ch'essa risponderebbe allo stesso modo in una di– versa situazione che corrispondesse, per l'Europa, a quella italiana del '59-'G0. . Quella clell'uniti. politica, e del federalismo europeo, è una delle grandi idee ch'emersero, nel J 945, dalle rovine della guerra e dall'impeto delle varie resistenze; e come tutte quelle jdee, e forse più di altre, si trovò presto di– visa tra due tipi d'asse,·tori. Da una parte coloro che la sentivano nelle sue esigenze essenziali, disposti ad atten– dere il momento adatto, preparando intanto le coscien~e a saperlo cogliere; dall'altra gli uomini dei partiti e cleì governi e i loro seguaci ed interpreti, che, compreso il va- ' !ore esplosivo dell'idea, vollero fame un elemento d'attra– zione della loro politica immediata. La diversità dei due indirizzi è apparsa chiara special– mente in Italia a chi ha. seguito le vicende del nostro Mo– vimento federalista europeo, dov'era forse più precisa che altrove, in un primo tempo, la consapevolezza della ne– cessaria attesa e riusciva quindi più visibile, nel contra– sto, la superficialità delle impazienze (che erano, in certi casi, spirito d'arrivismo) che indussero a seguire la via più facile e più spettacolare degli appelli ai govern i e del– l'inserimento nella loro azione, anche a costo cli limita.re l'idea europea entro conflni convenzionali e inadeguati. Fu così che, tra le azioni che gli stati svolgevano a tutt'altro fine, se ne scelsero via via alcune che sembra– vano meno inadatte a ricevere un'impronta europeistica. Dapprima fu il piano Marshall: gli aiuti all'Europa e la conseguente necessità dei governi d'intendersi fra' loro per dividerli e farli fruttificare dovevano essere, per gli stati beneficiari, la grande spinta a unirsi in una stabile unione, alla quale l'America stessa pareva disposta a condizionarli, Ma gli aiuti vennero, furono divisi, diedero i loro frutti, e l'unità europea non Ieee nessun passo avanti. Dopo un perioclr, di tentativi incerti e non impegna– tivi, parve che la CED dovesse offrire la nuova grande oc– casione e un articolo ciel suo trattato - alquanto isolato veramente e contraddetto da altri articoli - divenne il cavai di battaglia degli europeisti. La CED venne predi– cata ai partiti e ai governi. Ma le furono favorevoli i par– titi e i governi che già di per sé, indipendentemente da motivi europeistici, l'approvavano; gli altri le furono con– trari. E se nel caso precedente s'era avuta l'impressione di un'incapacità. dei movimenti europeistici a. inserirsi in una azione già decisa, in questo s'ebbe l'impressione d'una loro incapacità a determinare una decisione. A parte la consi– derazione, forse ancor più grave, che se la CED fosse pa~– sata l'unione ch'essa avrebbe provocato fra gli stati ade– renti avrebbe avuto una funzione negati,7a rispetto ad altri stati europei, mentre l'idea europea può ammettere, senza dubbio, una sua attuazione parziale, ma a condizione cbe essa mantenga carattere positivo ed ape,to. · Dopo queste delusioni da part~ dei governi ci si ri– cordò dei popoli, prima impazientemente tràscurati, e si sperò di rifarsi con una risposta positiva in un plebiscito; nessuna sorpresa che la risposta positiva non sia venuta. La recente assemblea di Bruxelles della Società euro– pea di cultura, ha ripreso in esame l'intera questione, con– statando l'importanza primaria che ha ancora l'Emopa nella risoluzione del problema fondamentale di questo mo– mento politico: il problema della pace. L'u,uficazione dell'Europa resta obietti,·o di decisivo in– teresse politico è in quest'interesse essa può trovare il suo impulso, cosi come può trovare la sua occasione nelle avvi– saglie di rottura delle compagini statali dovute alle forze che, nel loro interno, tendono a superarne l'ambito. Ma l'elemento che può avere la parte decisiva nel volgere verso l'attuazione di un'unità europea la spinta data dagli albi due, è la già viva presenza d'un'unità di storia e cli cultura. Se questi diversi fattori agiranno veramente nel senso previsto, non sarà certo stato jnutile aver disposto le co– scienze ad approfittare ciel momento favorevole, quando e~so si presenterà, senza porre condizioni aprioristiche di determinati limiti e indirizzi politici. Cordialmente, tuo 'Agostino Zanon Dal Bo

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