Nuova Repubblica - anno III - n. 32 - 16 ottobre 1955

B1 2 vocazione del congl'esso, sono ·stati occasione suffici~nte a che pet·sone già dimissionarie assumessero illegalmente la direzione della Commissione, ponendo sotto processo la po– litica goliardica realizzata nelle univel'sità dal congresso di MilaDo in poi. Di g_uila reazione del Consiglio della Go– liardia, cui seguirà certamente quella dei .consiglieri na– zionali univel'sitari adel'enti all'UGL L'appello dù·etto alla base è ormai l'unica soluzione possibile. Particolal'e edificante il ritorno alla ribalta nella Com– missione Lameati dell'avv, Gian Piero Orsello, vicesegre– ta,·io malagodiano del PLT, già da tempo dimissionario per « .oJ!)era di pertmbazione nell'al'ea democratica compiuta da esponenti dell'UGI ». Evidentemente esistono precisi in– teressi dello stesso PLI, nonché ciel servo sciocco PSDI, CtLi,gu.arcla caso, appal'tiene tra gli altri il pl'esiclente di– missionario Raimondo, a che ogni « perturbazione » sia accora amente evitata. Questa volta l'Unione Goliardica si trova ad alfron– tare, in modo decisivo, il problema delle relazioni con le forze politiche più o meno «democratiche», che eia tempo le stanno attorno e cel 'ca.no Ol'a di lusingarla come « 'Jc– nemerita dell'azione democratica-», e intanto ne utilizzano senza alcun ritegno l'etichetta per i loro fini particolari, ora cli tagliarle le gamb'e senza complimenti come « agente di perturbazione nell'area democratica ». 'E' tempo che le Associazioni Goliardiche rialfermino energicamente, coi latti prima ancora che con le parole, l'originalità e l'indipendenza della loro politica, libel'anclosi dalle infiltrazioni speculatrici e dalle tutele interessate di cui le « forze democratiche » troppo sovente le hanno ono– rate. L'ol'iginalità della politica goliardica non può non es– sere ravvisata nella concezione della democrazia come con– dizione cli rinnovamento e nella dialettica di termini so– stanzialmente liberali e socialisti, realizzati in modo ade– rente alle esigenze ambientali dell'università, e cioè del me– dio ceto intellettuale. Il problema dell'organizzazione auto– noma del medio ceto e cli una sua alleanza. con la. cla~se lavol'atrice che non sia. provvisoria né subalterna sta in fondo a questa ricerca. La 1·iaflerma.zione dell'autonomia, intesa innanzi tutto come metodo politico, libererà la direzione goliardica stu– dentesca dalle ipoteche cli « unità 'l. continuità» organiz– zative pl'oposte eia alcuni laureati. Sarebbe però un gravis– simo etT01·e se questo dovesse porta.re alla chiusura uni– versitaria. ciel movimento goliardico. Questa., potrebbe sem– brare la conclusione più logica e più facile della crisi: in tal caso pe~ò andrebbero perdute tutte le prospettive di fondo che l'esperienza universitaria clell'UGI ha aperto nei confronti dell'organizzazione politica ciel medio ceto. Re– sterebbe una gep.erica. disponibilità cli individui nei con– fronti delle !orze cli sinistra democratica, socialiste o radi– cali, oggi o domani presenti nel paese, ma verrebbe meno la possibilità cli intraprendere una azione politica che, col– legando in modo organico il mondo delle professioni, del fnnzionariato e dell'iDsegnamento con l'apertura universi– taria cbe ne sta all'origine, !orse riuscirebbe a riscattare il medio ceto intellettuale dall' attua.le condizione di subalter– nanza., conformistica e qualunquistica, e ad offrire una più solida base alle sinistre democratiche nel paese. - GIU_LIO CHIARUGI La crisi qui vigoi·osamente denunciata dall'amico Chia– rugi giunge non inattesa. All' o,·iginalità d'impostazione d·i una politica goliardica, tendente a rip,-oporre temi di am– pia ape·rtura e di moderno socialismo all'inte,·no dell'espe– rienza wiiversita,-ia, si è sovmpposto da tempo un costu– me che con quella impostazione ha vaco o nulla a vede,·e, Conformismo, carr·ierismo, voliticantismo della peg_gio,·e specie, disinvolto trasformismo avevano da tempo compro– messo parte dei g_ruppi dirigenti clell'UGI: sotto la pre- - sunta « originalità ~ era fin troppo facile vede,-e che que– sti giovani avevano imparato, dell'azione politica, provrio gli aspetti più dete,·iori, vei·dendo ve,· strada l'ispfrazione che avrebbe gius.tific<,to l'originalità dell'esperimento, . Noi abbiamo più volte affermato, ed ora ripetiamo, che tutta l'impostazione mentale da cui è uscita la Commis– si_oneLaureati ,·isentiva di questa crisi profonda, e .:.on po– teva non degenerare rapidamente. Che cosa infatti signifi– ca continuare fuori delle università, in forme associative svurie (il fatto di esse,-e « law·eati » non determina una categor·ia sociale riconoscibile di pe,· sé), l'esperienza or– g':'nizzaiiva dell'UGI? Significa, ad evidenza, non voler ,-i– nunciare ad un « potere », di cui un gruppo si è imp~dro– nito (sia pure per certe sue qualità) nell'ambito dell'o,·– ganizzazione universitaria. Significa implicitamente ,ma r·i– pulsa di quel ricambio naturale ed o,·ganico delle forze e dei capi, in cwi appunto risiede la democrazia. Porta,-e fuori dell'università quanto di originale può esservi in ,ma esperienza goliardica, significa anzitutto aver individuato esattamente (e non attraverso astruse fumoserie) in che cosa precisamente questa originalità consista; e poi po,-tare con sé i frutti di questa esperienza nella vita averla che segue all'università. ' Se si tratta, come dice giustamente Chia,·ugi, di t?-o– vare un terreno stabile in cui la borghesia di pfovenienza universitaria possa incontrarsi col proleta,iato che social– mente avanza, questa espe,ienza la .;i porta nei partiti po– litici, nelle forme associate, nelle battaglie politiche· in cui il paese-si divide e si rit,-ova; non già pi·esumendo di chiu– dere questi fennenti, queste volontà, queste aspirazioni in una artificiosa associazione laureati, che fatalmente si pi·e– sta. a manovre c01·porative. Il discorso è troppo importante per non esse,-e ,-ipreso e alla,·gato p,·ossimamente: ma ci premeva inizia,·lo fin da orn: perché un chia,-imento va finalmente rnggiunto con uomini come Ghiarugi, la cui opem essenziale nell'ambito della battaglia politica (che abbisogna di forze nuove, ,,·e– sche,. ape,·te), viene invece paralizzata enfro un circolo c!iiuso di ambizioni e di lame cli potere, a cui egli e molti 11ll,l'i come lui sono d{ gran luna.a superio,·i. T. C. (80)· nuo11a \, rèpubblica ITALIA POLITICA I LAGUARDIA EL UENTR I L DISCORSO clell'on, Tambl'oni ha avuto la sorte di spiacere francamente ai conservatori italiani. L'as– serzione del ministro, che non esiste una immecliata 1nina.ccia da parte del con1.unisn10, è sen1brata enorrne1nente imprudente al Co1·riere della sera, Gli ambienti, o per me– glio di re gli strati medi'll e grande borghese che il gior– nale, rappresenta, hanno tacitamente suggerito a l'anfilo Gentile e a Mario· Missirnli la f>pportunità di prendere la parola pet· due giorni consecutivi, sul tema: la distensione non c'è; se anche ci fosse, noi non ce ne siamo accorti, e se anche ce ne fossimo aècorti, i con1unisti restano sem– pre i comusti. Tradotto in una formula meno audacemente evocante le temerità ciel. sofista Gorgia, il discorso della stampa conservatrice è: non vogliamo la distensione al- . l'interno; quanto a quella. esterna, dobbiamo comunque di– chiarare che non esiste, altrimenti i comunisti se ne ap– profittano. Tutto questo non è colpa ciel ministro, al quale ricono– sciamo un certo tratto cli buona volontà. In fin dei conti, ,l'on. Tambroni ha rinunziato a leggere la parte più espo– sta e ingiustilicata del suo discorso, quella contenente le solite « scelbiate ~ a cru·ico del PCI; ed ha chiesto, per un regolare gioco cli governo e opposizione, il fair play della sinistra. La sinistra italiana può p,·endere in buona parte questo atteggiamento ciel ministro dell'Interno; e stare attenta, ·d'altro can'to, a registrare tutti quei ca.si in cui, eia parte sua, è il governo che -non gioca clil'itto. Ma di per sé il punto di vista del governo non è cénsu– rabile, o lo è comunque molto meno cli quello ciel go– verno che lo· ba preceduto. Quanto all'opinione conservatrice, essa merita invece maggiore attenzione, pel'ché il suo atteggiamento si ba.sa su un equivoco, nel quale non deve però incappare una considerazione spregiudicata ciel comunismo, da parte di non comunisti. L'argomento principe dei consel'vatori, è: nu Ha è cambiato; lo stesso Kruscev ha dichiarato che la -gara resta aperta tra mondo socialista e mondo capitali– sta, e quindi non dobbiamo continuare a sospettare e a rintuzzare i cornunisti, anche se recano in mano, anzi, pér– ché recano in mano, il ramoscello d'ulivo. molto più conveniente ché, pnr tenendosi lontano eia que– sta invereconda posizione, l'on. Malagodi, smesso ogni pl'e– concetto, si portasse decisamente in altro luogo, là dove sì decideranno le sorti ciel paese, e' cioè a.I punto d'incon– tro o cli accmdo o di concordato disaccordo ·cli ·.governo cattolico e di posizione socialista, e incominciasse a met– tere giù in ispiccioli le ragioni della. sua preoccupazione, Che cosa, propriamente, paventa l'on. Malagocli?, Ha pa.r– làto cli un regime intermedio -tra Franco e Stalin. Che vuol dire, con precisione? Una linea mediana tra le due con– cezioni non si è sinora verificata;. in Ispagna non c'è nes– suna statizzazione, in URSS nessuna vena di corporativi– smo: ponti di passaggio tra le due formule, se se ne vo– gliono tentare, sono solo quelli nazionalsocialisti, ma per l'appunto l'elemento nazionalistico manca sia ai cattolici che ai socialisti. Quando dunque l'on. Malagocli dice di te– mere la fine del libel'alismo nell'ibrido cattolico-socialista., sal'ebbe meglio dicesse subito che paventa 1a nazionalizza– zione dell'energia e della chimica, da un lato, e che pre~ vede, dall'altro, che le funzioni tipiche ciel liberalismo ven· gano cli fatto a.cl essere assunte dal socialismo. Che vuol !arei, eecellenza? Se l'on. Malagodi rinunzia a sostenerle lui, qtLeste funzioni, è fatale che altri le raccolga;· e sic– come esse non possono essel'e riprese eia alcun'altra fra– zione ciel nostro mondo politico, sarà eia essere grnti al PSI se ne avrì, la capacità e l'orgoglio. Ma all'on. Mala– godi è da domandare poi se crede che la sua argomenta– zione possa far colpo anche sull'elettorato. Conviene, ai liberali, attaccare su tutti i fronti, ed aizzarsi quindi con– tl'o tutti i fronti? Pazienza se egli attaccasse fascisti eia un lato, comunisti dall'altro: larebbe ciel consueto, centri– smo l :non si potl'ebbe rimpl'overargli, tuttavia, cli soffrire anche lui ciel morbo cli Saragat, Ol'mai cronico presso al– cune figme ciel parlamento italiano, e in sostanza sempre più innocuo; ma l'attacco generale a cattolici e socialisti, in gran parte d'Italia, rischia cli far poltiglia dei liberali, che si portano eia soli nella condizione cli dover affrontare da.ppertutto dei contraddittori elettorali durante i quali si vedranno costretti a ritorcere contro i cattolici gli argo– menti dei socialisti, contro i socialisti gli argomenti dei cattolici, e ad apparire, perciò, persone poco serie, Q UESTA visione della coesistenza merita di essere appro- Se ora si vuole, infine, trarre una conclusione dal di– fonclita e._ disarticolata, percJié non finiscano per ade- scorso settimanale dei conse1;vatori, si potrà tratteggiarn rirvi anche persone di puona fede. Il principio della coe- in questo modo la loro linea di pensiero. In !atto di al– sistenza non abolisce n~1µno dei pl'esupposti per i quali -leanze politiche,. persistenza di quelle centriste, assumendo i sovietici restano socialisti, e gli americani liberisti. Esso il centro come guardia diurna e notturna dell'immobilismo signi~a solo che tra le due forze e le due concezioni eco- In !atto cli problemi economico-socia.li , eia.re tempo inclefi– nom\èo-politiche .si instaura un costume di raffronto, che nito all'erba privatistica, perché cresca il cavallo clell'occu– esclude i mezzi violenti, e attende dal verdetto del rispet- pazione, Viene citato in proposito l'esempio delle economie tivo successo (in benessere, in acquisizione di libertà., e occidentali a base liberistica, dimenticando del tutto che cli redistribuzione del prodotto sociale) l'espansione di po- nei casi invocati esiste, al più, una disoccupazione d'at– tere politico. Se cosi non fosse, è evidente che non si trito ciel 4 per cento, quando non si dia il ca.so che per avrel:ibe già la coesistenza, ma l'esistenza cli uno solo dei' ogni disoccupato,. come in Inghilterra, siano disponibili due sistemi, avendo l'altro rinunziato al proprio, per a.clot- due posti cli lavoro. In !atto, infine, di custodia della lai– tare quello ciel concorrente. Coloro che dicono doversi con- cità, si richiede che la DC non abbia mai ad essel'e con– tinuare a paventare l'orso sovietico, tradiscono, con il loro dizionata da una effettiva forza ciel paese, come quella timore, l'animo maccartbysta ciel ·,-oll-back; e si direbbe che può offrire il socialismo, ma continui ad essere epicler– che, più cli Kruscev, dovrebbero detestare Eisenhower, che micamente molestata dai collaboratori del tre e ciel qua.t- a questa politica azzardata ed assurda ba, una bella volta, tro per cento dell'elettorato. Come programma è, questo, rinunziato. Ma i c.omunisti non sono eia temere per il !atto così grottesco, eia domandarsi se possa, anche ai fini uti- che siano comunisti, bensi per la· minaccia, spesse volte litari del sufrra.gio, essere stato pensato da politici di sem- suffragata dai fatti, ciel metodo autoritario e di forza con plica buon senso. cui in passato e in gran parte d'Europa, si sono imposti; dal momento che a questo metodo essi visibilmente ri- nimziano, saranno da aHl'ontare con libera discnssione; e chi non osi questa avventura, si è già postò in una condi– zione cl'inleriorità, che, alla fine, la nuova forza dei co– munisti stessi, Questo valga sul teneno internazionale e su quello interno. La distensione consiste nel prendere in parola i progl'ammi comunisti, nel criticarli cl& un punto di vista liberale o radicale o cattolico che si voglia, nel contestare presso l'elettorato, ai comunisti, le ragioni delle soluzioni che propongono, Si può, con il ministro, preten– dere il loro lealismo, e perseguirne, come -cli ogni altro cittadino, gli illegalismi: ma è tutto. Il sofisma dei conser– vatori, che i comunisti non me1·itino cli entrare nella dia– lettica democratica perché sospetti cli secondi fini, quando il secondo fine sia poi la loro dichiarata dottrina, cessa di avere senso dal momento che i comunisti stessi, per la distensione internazionale, smettono cli esercitare diretta– mente in Italia la rappresentanza della interferenza so– vietica. Ma l'argomentazione conservatrice ha tenuto questa sèttima.na anche altra via, per opera clell'on. Malagodi: che ha tenuto i-apporti precongressuali agli elettori piemontesi. Secondo l'on. Malagodi il pericolo del tempo nostro è una lega éattolico-socialista, che sopprimerebbe per sempre il liberalismo in Italia. Non saremo almeno noi, ha perorato Mala.godi, a fare la funzione cli foglia cli fico a questa cli- sonol'ata operazione: si accomodino, se vogliono, i liberali cli sinistra. L'on. Mala.godi forse non tiene pienamente conto del corso d'opinione ciel paese. Nel quale bisogna mettere al– meno in conto, non fosse che a titolo d'ipotesi, che sin dalle amministrative sia prevedibile un quaranta per cento alla DC, un venti al PSI, e altri due quinti tra minori, destra, e comunisti. A qu_esti patti, e su questa base 1956 per le politiche ciel '57 o ciel '58, base che è tra le più pro- babili, che importa se poi il tre per cento degli italiani, liberalconservatori, ricusi cli fai-si foglia di fico? Sarebbe Olivetti Lettera· 22 In auto e in treno in aereo e in albergo sulle ginocchia, sul tavolo d'un bar, esatta e leggera scriverà la vostra corrispondenza gli appunti di viaggio i ricordi delle vacanze. L'ECO DELLA STAMPA ALADINO UFFICIO DI RITAGLI DA GIORNALI E RIVISTE Direttore: Umberto Frugiuele Milano, Via G. Compagnoni 28 Corrisp. Casella Postale 3549 Telegr. .Ecostampa •

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