Nuova Repubblica - anno III - n.28 - 18 settembre 1955

8 ( (>accial'Cli e i monarchici sono concordi nel considerare che solfrarre allo. compelen:rn dei. tribunali militari. i reali di (I/lo· ti·a.dimeHlo. di sabotto.oio mili/are e di spio11ag(Jio sarebbe estre– mamente vericoloso per la sicurezza del Paese). (Dis. di Di110 Boschi). ~I rè di Roma L'ESTATE DEIPOVERI di MARCELLA OLSCHKI L , ESTATE, nei quartieri dei p0veri, è tutta uguale: torrida, polverosa, densa e ribollente di desideri insoddisfatti, cli sogni impossibili, di abbandoni e bestemmie. Nel mio quartiere l'estate aniva con la morte dei grilli nelle gabbiette sospese agli ultimi piani dal gior– no dell'Ascensione, con l'uniforme tosatura a leoncino cli tt1tti i cani bastardi e le prime seggiole messe la sera sulla strada. Arriva improvvisa e crudele con le. veglie forzate e i ventaglini réclame, le vestaglie a fiori e il cono ge– lato eia trenta lire. Si abbatte sul quartiere, pesante e vit– toriosa e lo afferra in una morsa· insopportabile fatta cli polvere e ondate cli calore e tiene tutti sotto cli sè, bfinit.i e soffocati e disfatti. E il sudore appiccica i vestili snlla schiena e sotto le braccia, gocciola sulle macchine, rende scivolosi gli arnesi, intride Ìe magliette o i fazzoletti e i capelli delle ragazze: tutto il quartiere sa d'estate col suo oclòre denso di minestre di verdura, cli camere affol– late e corpi disfatti. C'è un silenzio impossibile, a volte, nel cuore della città, mentre il calo,;e avvampa da sotto e da sopm in ondate feroci. Tacciono anche le radio e le voci e i mo– tori. E poi il silenzio è spezzato eia un campanello cli bi– cicletta· o dalla voce aspra cli un ragazzo che canta per la strada, e tutto si risveglia in un brusìo confuso, sa– racinesche e parole, .passi e abbaiar di cani, cigolii di persiane pigr~, lo scroscio dell'acqua fresca sui gerani ri– secchiti, il brusìo ottuso e ovattato cli Santo Spirito in· estate. I bambini son fuori per primi sulle soglie degli scalini, seduti davanti alle porte aperte fra cartàcce e balocchi rotti, pallidi è grigi nelle magliette sporche e le mutandine con l'elastico· lente. Li passa a prendere una vecchia un po' zoppa per dieci lire l'uno, tutto il pome– riggio, finchè dura il mezzo servizio delle mamme. A Bo– boli li lascia sciamare intorno alle vasche che hanno oclo- 1·e di marcio, li lascia stuzzicare i pesci rossi con un ba– stoncino strappato all'alloro, e tirar sassi contro i gatti affamati e selvatici, portati lì a spe.rclersi. Poi si appi– sola sulla panchina cli pietra, accanto alla donnina col fagotto cli lische per i gatti, quotidiano regalo della sguat– tera della trattoria, lì accanto all'ingresso del giardino. Il pomeriggio si va anche sul ·greto del\' Arno coi seggiolini e il lavoro cli cucito, ira gli spruzzi clell'acqulé\ fangosa e infida e si trnva il pensionato col canino a guin– zaglio e le mani tremolanti, e la vecchietta vestita cli nero che chi sa cosa mangia. Ragazzi lustri e bruni smuo– vòho l'aria ferma con risate, richiami e scoppi cli vita fr.& le case morte, abbandonate sùl fiume. E le ragazze si abbandonano sugli ascingamani ad occhi chiusi, il viso verso il sole, le spalline del reggipetto che si vedono nello scollo, il seno gonfio e teso: pensano a Viareggio, n quella bella spiaggia piena cli ombrelloni colorati e cli gio– vanotti che somigliano tutti a Montgomery Clift, e le cor– teggiano e se le mangiano con gli occhi e le portano a ballare sotto i pini, la sera, e le baciano nel buio, ap– passionatarriente ... Le labbra delle ragazze sul greto del– l'Arno si contraggono e si distendono, e poi arriva un'al– tra ragazza che si sdraia sull'asciugamano e pensa a Via– reggio con tut.ti i suoi ombrelloni colorati e i giovanotti che somigliano a Marlon Brando, e le danze, e i baci rubati nel buio. Finché una domenica si va davvero al ma.re, ci si alza alle cinque per preparare la merenda e i bambini piagnucolano perché non hanno mai dormito per l'eccitazione, ci si pigia tutti nel treno in cui non c'è più un posto e si !etica, si ride, ci si picchia, si sbuffa., si grida, ci si ama e ci si oclìa. E infine ci si getta in mare, in qnel mare agognato che è sporco e caldo, opaco e 111eraviglioso. E allora ci si spl'uzza e ci si tocca e si · beve, e si ride tanto, si ride di niente, per niente, e si è felici, si è dei gran signori, ci si sente liberi e leg– geri fra un cumulo di membra umane che ingombra.no la spiaggia, fra bottiglie cli bina cattiva e bucce di salarne. Il ragazzo dell'officina non somiglia a Montgomery Clift ma è bello lo stesso, ritto s111 patino bianco contro il cielo, senza paura. E poi si ricomincia, l'indomani, dopo una notte in– sonne per le scottatm·e, nelle case afose, nelle officine afo– se, nei negozi afosi. E torna la sera con le seggiole al– lineate per le strade sui marciapiedi e il chiacchiericcio fitto fitto e lo sventolìo dei ventaglini con la réclame delle macchine per lavare. Piazza Santo Spirito si anima tutta di ragazzi e cli cani e la radio canta forte, e nel cuore. delle ragazze scende una tristezza infinita e non sanno perché. E' un gioppo duro e doloroso, che non si scio– glie e pesa e preme, chi sa perché. Tacciono le ragazze sedute sulla scalinata della chiesa, e ascoltano dentro di sé il silenzio cli quella tristezza. Dal cinema all'aperto, lì vicino, una voce calda e dolce dice: « Come sei bella ... ti amo più della mia vita stessa ... », e allora le ragaz,,e abbassano la testa· sulle ginocchia e i sogni si fanno con– fosi, tornano e sfuggono, cambiano, si sfaldano: resta solo un immenso desiderio, malinconico e struggente: un desiderio di chi sa che. (?6) nuova repubblica PRAN-ZO A QUATTR(> N E « LA GIUSTIZIA» del 27 - 28 luglio scorso leggo, in merito all'intervista del nuovo ministro della P. 1.· on. Paolo Rossi, quanto segue: « Il ministro Rossi ha quindi accennato a due problemi specifici: incremento dell'istruzione tecnica e cli mestiere, severa azione di tutela ciel patrimonio artistico e storico della nazione».'· «· L'increh,ento dell'istn1zione di n1estiere » è lo slogan cli più parti_: ministeri del Lavoro, della Pubbi~a Istltt– zione, ·c1e1J'lnclustriii e delle organizzazioni sindacali.: T1·oppi 1nedici per un solo an11nalato, con un grande rischio: la sua morte. La proYa sta nel fatto che fra tanto interessamento la situazione non nccenna a n,igliorare 1na, purtroppo, peggiora. La stam12a italiana:- è stata hnga cli notizie su un pranzo avveri11to in una .trattoria clell'A(Ìpia Antica tra gli onn. Fanfani, Rumo,·, Saragat e Matteotti, nel corso del quale sono state eliminate le cliffìcolti, che ostacolavano la partecipazione dei socialdemocratici al governo Segni. Se veramente a tavola. si impostano decisamente i pro– blemi 'io vorrei consigliare un· secondo pranzo fra gli onn. Vigorelli e Rossi, assistiti rispettivamente dai direttori ge– nerali Dn. Altarelli e Pantaleo per clisculere e, eventual– mente, deliberare su: Conflitto cli competenz,i in materia cli. « istruzione cli mestiere» tra il ministero del La,·oro e quello della Pubblica Istruzione. Avviene infatti che tutti e due questi dicasteri promuo– vano iniziative per Ja forn1azione delle n1aestranze, inizia• tive che, avviate su due binari diversi; dovrebbero dare ri– sultato uguale. In pratica accade il contrario. Io, nel corso del prunzo consigliato, farei questo ragionamento semplice semplice: « Senti - caro Ross.i - tu sai che molti, anzi troppi ita– liani, non hanno la possibilità cli frequentare le cinque classi elementari. Altri ancora non frequentano le scuole cli avviamento professionale o post-elementari. D'altra pat·– te con i corsi cli acldesti-amento e cli qualilìcazione finan– ziati dal mio ministero sono costt-etto a perdere molti mesi per dare a.i giovani non una fortnazione professionale spe– cifica, m.a una formazione generale perché moltissimi, la stragrande maggioranza delle giovani leve del lavoro (ge– neneralmente dal!' I I.o al 14.o anno di età), hanno di– menticato quanto avevano appreso alle scuole ele1;nentari. Vediamo un po' cli metterci d'accorcio: tu dai a tutti gli italiani la scuola elementare e la possibilità concreta cli frequenza fino al 14.o anno cli età; per la formazione pro– fessionale provvedo io. In una parola, tu dai ai gioi•ani le fondamenta, io continuo, su terreno sicuro, la costru– zione cli maestranze qualificate». Un discorso semplice, per l'uomo della strada; diffi– cile per coloro che hanno posizioni eia difendere, special– niente poi se queste po~izioni sono pagate con i denari ciel contribuente e non con trattenute s,igli stipendi. Potremmo così,. finalmente, porre fine al regime com– missariale dei Consorzi Provinciali per l'istruzione tecnica, eliminare i comitati provinciali cli coordinamento per la istruzione professionale istituiti presso le Camere di Com– mercio, adeguare i compiti delle Con11niss-ioni ProvinciaJi per il Collocamentò. Finirà così la prassi del « cli tutto un po' » al ministero della Pubblica Istmzione: un po' di scuola elementare (do– ve cinque ~lassi, altrove quattro classi, altrove ancora sol– tanto il primo triennio) ; un po' cli scnola di avviamento professionale, tJIT po' cli scuole tecniche, ecc. Il contribuente italiano vedrà finalmente i suoi quat– tl'ini spesi razionalmente tra i due n1inisteri con iniziative distinte ma complete. , E mÒralmente, finirà quella deprecabile situazione relativa alle relazioni di funzionr"1 i cli un n1inistero con~ trarie, per principio, alle iniziati,:e pron1osse ·dal n1inistero concorrente. Avremo in sede di .Commis&iono Provinciale per il col– locame11to i 1·appresentanti della Pubblica Istruzione e non saranno assenti, n-elle cpn1n1issioni pron1osse dal 111inistero della P.I., i rappresentanti del ministero del· Lavoro pre– senti, attuah'nente, magari a solo ti_tolo personale. Non leggeremo più le circolari ciel ministero della P,rb– blica Istruzione con le quali si vieta l'uso cli au!e scola– stiche per l'organizzazione dei corsi professionali promossi ciel ministero ciel Lavoro e della Previdenza Sociale. Lascia.re al ministero del Lavoro i compiti relativi al1a « formazione cli mestiere» non sarà t~nto.agevole da parte ciel ministerò della Pubblica Istruzione perché, disgrazia– tamente, lo spirito che anima certi esponenti della pubblica amministrazione è ben lontano dal propngnare l'interesse clallè collettività confra1·io a quello cli particolari c~tegorie. Faccian10 dunque questo pl'anzo a quattro? Voglian10 decidere, nell'interesse della collettiviti,, a chi deve essern demandata la formazione professionale dei lavoratori? La risposta rappresenta la premessa inaispensabile per un'azione adeguata e coerente. SILVIO PIETRA

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