Nuova Repubblica - anno III - n.28 - 18 settembre 1955

nuova NR. 31. 12. 5 5 St et. PIER! ANNA Via Campane 4 r Comitato dirett.: TRISTANO COD!GNOLA (dirett. resp.), PIERO CALEFFI,PAOLO VITTORELU. Segret. di red.: GIUSEPPE FAVATI. Direzione e redaz.: Firenze, Piazza della Libertà 15, tel. 50-998. Amministraz.: Firenze, Piazza lndiµendenza 29, tel. 483-207/8. Autorizz. del Tribunale di Firenze, n. 678 del 30 dicembre 1952. Printed in ltalv. St. Tlo. de cla Nazione». Firenze., Vh!1 Ricasoli 8. 76 · ANNO III • N. 28 IL«NEW LOOK» SOVIETICO ] . • ANDAMENTO DE r,i; [XCO~TRO russo - tedesco j, sembra confermare l'opinione di quegli stndiosi del mondo sovietico, mnggiore fra tutli Isaac Deut– scher, i quali sostengono che, sotto la « diplomazia del sor- 1·iso,, il nuovo corso della politica e!>tera sovietica rappre– senta un ·sostanziale irrigidimento rispett.o all'indirizzo di– stensivo della breve « era l\Ialenkov ». Può appal'ire strano, a prima vista, che si parli cli irrigidimento proprio ora che la distensione si sta realmente attuando, per merito in buo– na parte dell'Unione SoYietica; ma da un'analisi sia pme sommaria risulta chiaramente che frrigiclimento e disten– sione, anziché escludersi, costituiscono le due armoniche componenti del new look internazionale sovietico. La spiegazione più semplicé del vistoso mutamento operato da Mosca è che esso dipende da uno stato .di debolezza dell'Unione Sovietica; spiegazione avanzata in forma estrema da Foster Dulles, secondo le cui dichiara– zioni al Congresso il sistema sovietico è addirittura « sul– l'orlo del collasso». Basta questa enunciazione, benclié fatta prima di Ginevra, per intendere come si tratti di una in– terpretazione non semplice, ,na reruplicistica, che dà un peso eccessivo ad alcuni elementi di una sitbazione ben altrimenti complessa. I principali motivi della presunta arl'endevolezza sovietica sarebbero cli ordine interno, alla' Russia e al mondo comunista: la lotta per la successione di Stalin, tuttora in corso, le difficoltà economiche, specie nel settore agricolo, lo scontento serpeggiante nelle demo– crazie popolari, appunto in conseguenza delle elette diffi– coltà, la necessità di provvedere al gigantesco compito del– l'industrializzazione della Cina; e di ordine internazionale: l'entrata in vigore dei patti cli Parigi, il mancato verifi– carsi dell'attesa crisi· economica nei regimi capitalistici. In poche parole, l'Unione Sovietica abbisognerebbe di un periodo di respiro, per ragioni interne al mondo comu– nista, e si sarebbe al contempo convinta dell'effettiva con– sistenza della posizione cli forza, politica ed economica, del– l'Occidente. Ora, è indubbio che un fondamento di vero esiste in questa interpretazione; ma sarebbe una stoltezza est;.emamente pericolosa adagiarsi in essa, come se fosse tutta e sola la verità. Vi sono infatti motivi altrettanto e ancora validi per controbatterla e dare ragione alle paro– le di Kruscev, il 4 luglio: « Kon siamo mai stati in una si– tuazione più solida dell'attuale». Senza ripercorrere punto per punto la precedente disamina, si può fondatamente ri– ténere che le rivalìtà interne al Cremlino non inficiano l'ef– ficienza della « direzione colletti va > oggi i11 atto; che le difficoltà economiche, pur notevoli, sono ben lontane dalla gravit,, loro attribuita; che le democrazie popolari sono salcl,unente inquadrate nell'orbita sovietica. Tutto sommato, dunque, l'Unione Sovietica appare· oggi, sul piano interno, molto cli più in una posizione cli forza che non in una cli debolezza. Basti considerare, del resto, le condizioni disastrose in cui essa è uscita dalla guerra ed il livello della ripresa consegu\ta in questo de– cennio. Vi è, infine, un altro aspetto ancora poco apprez– zato in tutta la sua portata: la chiusura definitiva dell'era staliniana. Da un canto, i popoli sovietici sono per sempre usciti dalla minorità cui li aveva ridotti, mercé il terrori– smo, il defunto dittatore; d'altro canto, i nuovi dirigenti :rappresentano Ja nuova generazione post - rivoluzionaria, giunta a maturità negli anni tremendi della guerra. Costoro sentono solo relativamente l'ideale rivoluzionario dei prede– cessòr.i, mentre invece sono consci del costo spaventoso di una guerra .. Se poi è vero che i marescialli hanno ultimamente ac– quistato peso politico, essi sono certo i meno inclini a cor- 1·ere temerarie avventure per l'espansione della rivoluzione comunista. Ma sono anche i più fermamente intenzionati a mantenere e consolidare l'ottima posiziòne strategica deri– vante all'Unione Sovietica dalla vittoria: La conclusione è che i dirigenti ·sovietici (pnrlito ed esercito, tra i quali è vano vole,· cercare rivalità o contrasti) ritengono essere oggi l'Unione Sovietica in una posizione di forza e di sicu– rezza, completata dal possesso \lelle armi termonucleari. Da qliesto convincimento, quindi, e non già dalla debolezza, deriva il new look della politica estera sovietica. E' eYiclente, pertanto, il giuoco dei due fattori, in·igi- Un numero L. 40. Estero l. 50. Un numero arretrato L. 50. Abbonamenti, annuo per Italia e Franc,a L. 1500, sem. l. 800, trirn. L. 450. Estero•: L: 2000, 1100, 600, Sostenitore L. 10.000. CIC post. 5/6261, «La Nuova Italia,, Firenze. Gli abbonamenti de– corrono dall'inizio del mese. Per pubbtiC:ità rivolgersi all'Ammi– nistrazione. Tariffa: L. 15.000 per inserzìoni di mm. 70 per colonna. - ESCE LA DOMENICA {ltaJy·s 11ews vhotos) <e Arma per conciliare rorganizzazione interna con la fe– deltà delle par.,rocchie, via necessaria per contemperare le esigenze cons~'l-vàtrici cOi ceti popolari n. (Giov. Sµadoli11i) dimento e distensione. Poggiando appunto sulla propria posizione, Mosca non reputa né oppol'tuno né necessario· fare concessioni che possano sostanzialmente indebolirla; il che, però, non significa affatto che essa non cerchi cli svilnppare al massimo l'indirizzo distensivo. Al contrario, anzi, la Russia appare sinceramente impegnata nella poli– tica della « coesistenza pacifica», intesa questa nel signifi– cato letterale del termine. Bene o male che sia a lunga scadenza, per ora la « coesistenza pacifica » 1·appresenta la liquidazione meno peggiore della guerra che non si è com– battuta, la « guerra fredda»; e tale liquidazione può avve– nire sulla base dell' .i.ti possidetis, una volta riconosciuta l'impossibilit,, di modificare, altl'imcnti che con la forza, le posizioni acquisite di fatto dai due blocchi. Alla conferenza di Ginevra i Quattro Grandi hanno dato pubblica e conco,rde éonferma della situazione di stasi raggiunta dalla congiuntura internazionale; hanno cioé constatato che, se « non c'è alternativa alla pace» ('per dfrla con Eisenhower), lo stattts quo .rimane l'unica solu– zione possibile. Ma lo status qi,o può essere una condizione di convivenza ben diversa, secondo che lo si collochi nel– l'ambito della « guerra fredda» o in quello della « coesi– stenza pacifica»; ed è questa seconda la direttiva prescelta sia dagli occidentali sia dai sovietici. La politica di Mosca, dunque, tende a stabilire i migliori rapporti col mondo oc– cidentale, nel che consiste il suo aspetto distensivo; ma sempre mantenendo sostanzialmente inalterato lo status quo, nel che si ritrova invece l'aspetto dell'irrigidimento. Per fav01·ire la distensione Mosca può anche fare delle concessioni, come nel caso cieli'Austria; si tratta però cli mosse tattiche di aggiustamento, con le quali viene abban– donata una posizione avanzata e ormai inutile, proprio p3r meglio assestarsi sulla linea da tenere definitivamente. Quando poi si arriva al problema capitale, quello della Germania, allora· si vede chiaramente come l'Unione So– vietica non intenda affatto la distensione fino al punto di cedere le proprie posizioni, senza ottenere in cambio la contropartita che essa reputa necessaria. Né 1 facendo uno sforzo di obiettività, le si può dare torto. Il new lool, sovietico consente qllindi un margine assai ampio alle iniziative volte a trasformare la « coesistenza pacifica» in « coesistenza attiva»; ma è destinato a delu– dere quanti avessero creduto in risultati sensazionali. Non si vuol dire con qllesto che la colpa sia di Mosca, perché essa non ha fatto che rispondere con una sua politicn rea– listica al « realismo > di ,v ashington. Sul piano immediato il beneficio è indubbiamente grande, per il mondo assetato di pace; a lunga scadenza, però, i pericoli, propri cli ogni Rea/politi!.:, sono altrettanto grandi. Provideant consules, e con essi chiunque abbia responsabiliti, in qualsiasi paese. ERASMO S I E N Al t·t{;f.L·. e Nuova Repubblica » è seltimanale politico e.di cultura. E' anche giornale murale, registrato presso Trib. di Firenze con decreto n. 1027· del 2,. luglio 1955. Manoscritti, fotografie, d·i,egni an– che· se ·non pubblicati, non ~i ,restituiscono: Diritti' riserv·ati per tutti i PaesJ. Il period,ico viene inviato gratuitamente in saggio a chiunque ne fac;:cia richiesta .. Spediz. in abbonam. postale Gr. Il. 18 SETTEMBRE 1955 - L. 40 roma.ne D, ELL'O~. GAETANO. MARTINO, i\1inistro degli esteri ciel governo Segni, se ne dicono di cotte e di c, ude, . sia in 1t'alia · che· fuori. I .'funzionari di càrriera di Palazzo Chigi gli rimproverano il sempÌicismo politico ,li cui è vittinu\ e reccessiV'a sl).lania di ~ro.ettersi in vista. Una delle più recenti foto pubblic~te dai rotoéalcbi, quella che lo' rit,·ae mentre si allacc'ia· la· ~car·pa destra. poggiando il piede ~ul mÒganÒ del tavolo del suo ufficio rrinisleriale, ha fatto quasi accapponare la pelle. A Parigi e pii, ancora a Londra condannano la sua· pressoché totale mancanza di fantasi,1 e citano a riprova h, sua passione per ;' films wester,i. Un uomp che si' di,·erto solo 'alla vista dei i:ow– boys non può essere giudicato altrimenti. Pqrtuttavia, Mar– tino non riesce ancora ad occupare l'ultimo posto nella eia. sifica che . i continua a fare a Montecitorio degli uomini pò)itici italiani. Lo batte sempre un socialdemocratico. ln queste ultime settimane, tanto per dire, il posLo è stato occupato dal ministro della Pubblica Islnrzionc, J'aolo Rossi. Questi, che vanta origini operaie e che, come tutti i seguaci cli Saragat, si professa marxista, n~n ha saputo sfruttare l'occasione d'oro che gli era stata offe1·ta dal Congresso di scienze storiche cli cui ha inaugnrato i . lavori. Chissà, !orse convinto cli dir·e qualche cosa che lo avrebbe mes~o in vista come uno studioso di primo piano, di fronte all'allibita assemblea, lui, marxista, ha spiegalo cli ritenere « tendenziosa» la storiografia giacobina e quella del risorgimento. « L'ho appreso dal Croce», ha anche aggiunto. Ancora lln piccolo slor·zo e poteva dire addirit– tura di .averlo appreso da Don Bosco. Ma, francamente, non 0 1 era bisogno di quest'an1n1issione per spiegare in virtù di quali titoli la DC ha consentito che assumesse lo reclini del ministero di cui i cattolici sono più gelosi. Jl problema dèlla revisione del codice militare - un grosso prob.lema, senza dubbio - ha così vivamente attratto l'attenzione dell'opinione pubblica che molti avvenimenti, di qucst'ulti1na settimana, piccoli sì, n,a assai indicativi, sono passati inosservati. Due, in particolare, 1ne1-itayaT\o la ma~sima considera,ione. Il primo è la riunione elci quadri. romani della DC che si è svolta qualche giorno addietro nella sezione democristiana cli via l\fonterone. Si è trattato d, una delle più cul'iose assemblee che ir partilo cli mag– gioranza abbia tenuto negli ultimi mesi. L'ordine elci giorno consisteva nella discussione delle risultan,e del Con– siglio nas,ionale della Mendola e su questa linea si man– tenne cli fatto la 1·elazione, in verità piuttosto conformi– stica, del commissario straordinario che regge le sorti della federazione cl.e. di Roma, relazione che fu accolta eia un nutrito e generale applauso. I dirigenti federali della DC, a questo punto, tirarono un sospiro di sollievo. L'applauso li confor·tava e, ad un tempo, smentiva le voci secondo le quali alcuni « quaclr-i » avrebbero manifestato la loro oppo– sizione. Il primo intervento, infatti, pareva eiettato cl11 Piazza del Gcsi,, e così il secondo. li terzo, che non fu afferrato bene perché l'oratore era piuttosto timido, fu invece di aperta critica e così quelli che seguirono ad opera degH esponenti delle .sezioni periferiche. Alla fìne, fu una mezza rivoluzione, tanto· che alcuni giornali, regi– strando la notizia_ ed avendo saputo delle numerose criti– che che eracno state rivolte alla Seg,:eteria di Piaz,a del ·Ges,,, parlarono tranquillamente di riunione dei « nota.– bili» democristiani, i quali, como si sa, sono all'opposi- zione cli Fanfani. _ L'altra notizia che metteva conto di render maggior– mente nota· è stata l'incauta pubblicazione da parte del «Popolo» di una bella teleiotÒ da !\fosca (riportata anche da altri quotidiani) dove si vedeva il Cancelliere Aclenauer tutto,. assorto nella preghiera in una chiesa cattolica della capitale sovietica. Per somma iattura del giornale demo– cristiano, oltre ad Adenauer si scorgevano sul fondo paci– fici popolani moscoviti. Ma allora, cos'è questa storia della Chiesa del Silenzio? - ci si è domandati. Al quesito cercarono cli dare una 1·isposta i giornalisti parlamentari che quella ·mattina - lunedì mattina - si erano hasferiti in massa al \'irninale per seguire da Yicino lo svolgimento.

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