Nuova Repubblica - anno III - n. 26 - 4 settembre 1955

(74)-nuora repNbbHca INTERROGATIVI PER L' I T .AL I A LASAGRA DELL'ATOMO- Preparare i nostri tecnici con l'ausilio delle nazioni più progredite è indispensa– bile, ma soprallulto in vista delle realizzazioni di ampio interesse collettivo, evitan– do che l'elevato ammont ...re di capitale richiesto per la costruzione degli impian• ti atomici si risolva in un u!teriore approfondimento del ~oleo fra le classi sociali di FRANCO S ABATO 27 AGOSTO ha tel'minato i lavori a Ginevra anche la « piccola conferenza aton1ica >, strascico in1- previsto a quella « con[el'enza sull'utilizzazione della energia nucleare a ~copi pacifici ~ che si era aperta 1'8 ago– sto al Palazzo delle Nazionj, col concol'so di 73 Stali, sotto gli auspici dell'ONU. . Non ci interessa in questa sede riassumere i l'isul– tati della piccola e della grande conferenza, i cui comu– nicati ufficiali sono fra l'altro . piuttosto scarni, quanto fare il punto della situazione dell'Italia nei confronti del problema dell'utilizzazione dell'enel'gia nucleare a scopi di pace. Del resto, a distoglierci dall'esaminare i tisul– tati di Ginevra stanno anche altre considerazioni: va- 1·ata quasi all'insegna della rivalntazione dell'ONU, il cni ptcstigio appare eia tempo (dobbiamo dire eia Tehe– ran!) alquanto scosso, la conferenza non ha condotto nemmeno alla pratica costituzione di quella agenzia in– tel'nazionale dell'energia atomica che era nei voti e che j! presidente Eisenhower propose 1'8 ilicembre 1953 al– l'assemblea generale delle Nazioni Unite; preoccupati di questo insuccesso, gli americani, in vista anche della convocazione del comitato dell' ONU per il disarmo, pre– vista per il. 29 agosto a New York, tentarono di appro– dare a qualche risultato pratico convocando la piccola con~renza tra Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Unione Sovietica, oltre a Canada e Cecoslovacchia quali maggiori produttori di « combustibili atomici». Non si sa quanto fossero costruttive le intenzioni degli ameri• cani, né quali difficoltà si siano incontrate nel corso della piccola conferenza, fatto si è che una volta ili più, per trattare questioni che riguardano in modo angoscio– so tutta l'umanità, si è adottato il solito sistema di ri– dursi all'ambito delle grandi potenze. Oltre però ai vantaggi innegabili cbe sempre deii– vano, al ili. là delle barriere ideologiche, dai colloqui in– ternazionali, la conferenza di Ginevra ha costituito una occasione senza precedenti percbè i dirigenti italiani si affacciassero alla ribalta, di questa corsa all'atomo nella quale indubbiamente non ci possiamo presentare che co– me « outsiders >, ( illustri, se vogliamo, ma, dal punto di vista industl'iale, « outsiders »).: ·si era detto, prima dell'apertlll'a della grande con– ferenza, che sarebbero stati di gran lunga più impor– tanti i « contatti informativi :,, · individuali tra scienziati e industriali. Infatti, secondo quanto riferisce il corri• spondente romano di Le Monde Jean D'Hospital in un servizio del i 9 agosto, a Roma si prevede che l'Italia sarà in possesso, nel 1958, di quattro reattori: due de– stinati a scopo di ricerche e due impiegati per la pro– duzione di energia elettrica. Dei quattro, uno sarà co– struito in Italia e gli aftri tre giungeranno dagli Stati Uniti; la Fiat sarà il primo complesso industriale_ ita– liano a mettere in azione una centrale atomica, con un reattore di fabbricazione statunitense, per l'erogazione di una potenza di 10.000 kW. La Montecatini seguirà a un dipresso, con la costruzione di una centrale nei dintorni di Milano, pare nella zona di Turbigo, facendo analoga• mente uso di un reattore americano che verrà montato in luogo. Il corrispondente commenta: « L'Italia prende così il via, con grave ritardo su aÌt1·e· nazioni europee, nella preparazione atomica. Essa è disposta a compiere grandi sforzi per ricuperare il tempo perduto. E' in pre• parazione una legge per l'apertura di crediti per le ri– cerche nucleari e sarà sottoposta prossimamente all' ap– provazione delle Camere. Si tratta di costruire un fondo iniziale di più di 10· miliardi di lire all'anno. Tale som– ma permetterebbe di intraprendere un vasto programma, che sarebbe sufficiènte, si pensa a Roma, percbè l'Italia possa 'dare un contributo· rilevante alla prossima confe- 1·enza atomica che si terrà nel 1958 :). O RA, LA NOTIZIA, del fondo ili 10 miliardi annui per le ricerche nucleari, non può che riempire di soddisfa– zione, dato lo stato di incuria e di abbandono in cui ver• sano in Italia tali studi (e di questo diremo .poi) ; ma non preoccupandoci gran che di ben figurare in campo internazionale (si dice che la delegazione italiana, gui– data dal prof. Giordani, non abbia fatto una gran figura, a Ginevra, per ovvie ragioni), quanto di preilisporre or• ganicamente le forniture di energia che sono necessarie al· nostro paese, vediamo di renderci conto della co~ve• nienza attuale di una centrale ·atomica paragonandola ad una centrale termica comune, a carbone, a nafta o a me– tano che sia. _ Da una conferenza tenuta recentemente alla Fede– razione profe~sionale dei produttori e distributori di ener• gi_a;elettrica pi Bruxelles da M. Louis De Heem, direttore MORGANTI generale del centro ili studi per le applicazioni dell'ener– gia nucleare del Belgio e riportata nel « L'Elettrotecni– ca> del luglio 1955, trascriviamo qui il risultato di un calcolo cli confronto fra il costo di costl'uzione di una cen– trale termica a carbone, di tipo tradizionale e quello di una centrale atomica che. realizzi il massimo rapporto di conversione oggi possibile, vale a dire quello in còi 100 kg. di uranio metallico, così come si ricava dalle minic,·e, equivalgano ene;·geticamente a ben 300.000 ton– nellate di carbone, con una spesa in « combuslibile ato– mico> che si può quindi ritenere tl'ascurabile. Con que– sta ipotesi, e trascorando parimenti le spese cli mano d'o– pe,·a d'esel'cizio e di manutenzione oltre agli oneri finan– ziari che vengono evitati sostituendo agli impianti tra– dizionali il reattore, perchè la centrale atomica risulti conveniente almeno quanto quella a carbone sarebbe ne– cessario che il costo del reattore non supel'asse 17.750 franchi belgi per kW di potenza installata, cioè, per un reattore da J0.000 kW quale è quello che la Fiat ha in animo di acquistare, circa due miliardi e mezzo di lire. Tutti i reattori che sono stati t°ostruiti finora a scopo spe1·imentale sono costati molto Cli più; per quello che la Fiat intende acquistare si parla ad c. empio di quat– tro miliardi, ivi comprese Je fornitme d'acqua pesante, alquanto dispeniliose. Si calcola qui,ndi che una centrai~ nucleare venga a costare approssimativamente due volte e mezzo il costo di una centrale a carbone. Ovviamente in seguito al progresso tecnico, alla mi– gliore conoscenza degli elementi costruttivi e all'aumento della produzione, il costo dei reatto1-i andrà diminuendo, per di più nel momento in cui il costo del carbone e degli altri combustibili classici andl'à aumentando per il progressivo impoverimento delle 1·iso1·se dispon.ihili. In– fatti secondo i calcoli dell'ing. Palmer Putnam, incari– cato nel 19-1!'1:<l,lllacommissione atomica degli Sta.ti Uniti di determinare l'andamento del fabbisogno mondiale di energia nei prossimi anni, fra 100 anni circa saranno esaurite tutte le risen·e attualmente conosciute di com– bustibili fossili. Questo sign.ifica che fra 50 o 60 anni il prezzo del carbone sarà notevolmente maggiom delt' at– tuale e certamente fin da diversi anni prima si sarà 1·esa più conveniente l'utilizzazione di uranio e torio che offril'anno l'energia a prezzi di concorrenza. Facendo però dei calcoli ottimistici, gli impianti ato– mici, in base alle previsioni dell'ing. Putnàm, non do– vrebbero risuftare convenienti che fra 20 anni. circa. V ENENDO PIU' SPECIFICATAMENTE alle nostre ne– cessità, dagli estratti della decima assemblea annuale della ANIDEL (Associ/!,Zione Nazionale Imprese Produt– trici e Distributrici di energia elettrica) tenutasi il 22 lu– glio scorso a Palazzo Barberini, possiamo trarre interes– santi conclusioni. La produzione ili energia elettrica ha raggiunto nel 1954 in Italia i 35,5 miliardi circa di kWh: la commissione, ·nominata dall'allora ministro dell' indu– stria on. Villahruna nell'aprile 1954, valutò il fabbisogno italiano d'energia ciel 1960 in 50 miliardi di kWh, sup– ponendo che il consumo dal 1955 al 1960 abbia un in– cremento medio annuale del 5,6%. Anche lo « Schema ili sviluppo dell'occupazione e del reddito in Italia nel decennio 19jj5-1963°~. meglio e più brevemente conosciuto sotto il nome di « Piano Vanoni ~. stima necessaria per il 1964 la stessa disponibilità di 50 miliardi di kWh. Se tuttavia queste previsioni sono un po' restrittive, nel senso che dal 1950 ad oggi l'incremento annuale del con– sumo è stato del 9,5% e il margine di disponibilità non è molto confortevole, tuttavia ad esse ci si può· affidare con una certa sicurezza considerando giunta a buon pun– to, almeno dal punto di vista produttivo, la febbrile ri– còstruzione del dopoguerra. Pe,; far fronte ai fabbisogni previsti per il 1960 e tenendo conto degli impianti attualmente in costruzione, occorre impostare altri impianti per una capacità pro– duttiva media di 9 miliardi di kWh annui, in modo che possano entrare in funzione per il 1960. Ora l'ANIDEL, su invito del ministero dei lavori pubblici, ha a.ppron– tato un programma di nuove centrali idro e tèrmoelet• triche la cui attuazione aumenterebbe le disponibilità delle imprese elettrocommerciali di circa 8 miliardi di kWh annui: tenuto conto del presumibile apporto delle aziende · autoproduttrici e municipalizzate, questo pro– gramma consentirebbe di far fronte ai fabbisogni suespo- sti per il 1960: · · A questo punto ci siamo chiesti: come mai,. non es– sendo ancor del tutto esaurite le risorse idrauliche eco• nomicamente sfruttabili e tenendo conto del nuovo im– P);ll~o ,che !I\. s,c!)perta.. ~ei cçmpu.s~ibi],i. 1.111:z~o!Jali hl_l,d31to 7 alla costruzione di centrali termoelettriche, Fiat e Mon– tecatini si costruiscono le loro cent,,ali atomiche? l<'orse in previsione che nel 1960 tali impianti possano offrire l'energia a prezzi di concorrenza con gli impianti clas– sici? Abbiamo visto che è assolutamente impl'Obabilo. Forse prevedendo che le riserve energetiche si ·vadano nel frattempo esaurendo? Se la cosa è possibile per le risorse idriche sfruttabili in modo redditizio, è tuttavia hen improbabile per i combustibili liquidi e gassosi re– centemente scoperti. Alla nostra domanda non sapremmo 1·isp?ndere che con illazio_ni arbit,•atie, ma VOl'!'ammo che qualcuno più informato di noi ci rispondesse o qualcun altl'O chiedesse una risposta da fonte autorevole. La notizia delracquisto di reattori americani da parte cli industriali italiani, pare non sia stata accolta con trop– po favore nemmeno dal prof. Giordani, il quale sa bene quanto siano arretrati gli impianti e i laboratori italiani in questo settore di ricerche. Da otto anni circa, cioè t praticamente ,dalla costituzi,,ne del CISE (Centro Ita– liano Studi ed Esperienze), si ·parla della costruzione del reattore italiano, ma si è ancora ben lungi dalla fase di realizzazione. Vi sono studiosi preparati, soprattutto fisici usciti da poco dalle università italiane e degni di ogni stima, che prestano la loro opera negli istituti di ricerca· con stipendi irrisol'Ì e per di più senza alcuna sicurezza per il domani. Uh neo-laureato assunto eia un istituto la– vora per 35.000 lire mensili; con qualche integrazione e n1agal'i un incarico universitario giunge al massimo sul– le G0-70.000, dopo qualche anno di anzianità. Non molto più elevat.i sono gli stipendi <lei CJSE; ciò che sgomenta di più e distoglie molti dallo ricerche, è la mancanza as– soluta di conti-alto cli lavoro, nemmeno annuale. N AT'OR.t\.LMENTE anche gli studi lasciano alquanto a desiderare: non vi sono 1·eattol'i e non si sa se fra un paio d'anni potrà essere approntato il sincrotrone a Fra– scati, di cui si parla da g1·an tempo. E' come , ~e il campo delle ricerche [osse considerato alla stregua di una impresa fallimentare di cui annualmente bisogna coprire il deficit per misure « sociali :o.. Lo stanziamento gover– nativo annuo non giunge ai 2 miliardi cli lire, pare an~i di circa un n1iliardo e mezzo, n1entre in Jugoslavia, paese che industrialmente si affaccia solo ora sul mercato, si stanziano 15 miliardi. Jn queste conclizioni, menti-e le industrie cominciano a prepararsi studiosi e tecni('i, lo Stato perde sempre più elementi di valore nel campo delle ricerche. A precipi– tare questa situazione pa,·e giunga ora la mano degli in– dustriali, deside,·osi di avere la loro piccola centrale· ato– mica e solo essi in grado di salrnre le sorti di questa. povera Italietta in campo intcrna1,ionale. Cosa chiede– ranno in cambio? Aumenti nel sistema tariffario delle forniture di energin elettrica? Nuove ~egolamentazioni del regime dei prezzi fondamentali? liii su re contro gli scio– peri, le libertà nelle fabbriche? « Tranquillità sindaca– le,.? Oppure intendono di,·e una parola forte nei confronti dell' ENI, che si occupa ancora dj quelle superate fonti di energia che sono gli idrocarburi?. Quanta parte degli stanziamenti previsti per le ricerche andrà a loro e quan• ta ai laboratori degli istituti universitari? In questa rid– da di interrogativi riusciamo a malapena a raccapezzarci. Le possibilità di sfruttare l'energia nucleare a scopi cli pace, non si riducono, come tutti sanno, alla produ· zione di energia elettrica, ma investono campi vastissimi cli ricerca e di applicazione nei settori più disparati: me– dicina, biologia, tecnologia industriale, tecnica produtti– va, eccetera. Il prof. Gustavo Colonnetti, presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, ha esposto recentemente su La Stampa alcune delle nuove pi·ospettive aperte dall'inge• gneria nucleare nel settore della tecnologia e della me• tallurgia: irradiati COI}· neutronj, certi metalli acqtùstano caratteristiche analoghe a quelle che ora si ottengono solo trattando corti tipi d'acciaio con procedimenti ter– mici o meccanici laboriosi e talora incerti; se si pensa che proprio i materiali da utilizzare per la costruzione di reattori richiedono speciali proprietà, quali la resisten– za alle alte temperature e alla corrnsione, ci si può fa. cilmento immaginare quale importanza assumeranno fra non molto tali trattamenti, Se in Italia esistono studiosi qualificati nel campo della fisica nucleare, mancano tuttavia coloro che possa– no dare realizzazione pratica agli studi teorici, mancanq insomma gli ingegne,·i nucleari. Anche per questa ragione, vediamo necessaria l'attesa da parte dell'Italia di una agenzia int~mazionale e ancor più di un eventuale «poob dei materiali fissionabili, di organismi cioè che permet– tano il facile scambio di esperienze, l'aiuto ai pa,esi in• dustrialmente più arretrati per la preparazione di un per• sonale qualificato. Portare avanti gli studi è necessario, cominciare a preparare dei tecnici con l'ausilio delle na• zioni più evolute è indispensabile, ma tutto questo so– prattutto in vista delle realizzazioni tecniche di maggior interesse sociale, evitando che l'elevato ammontare di ca• pitale richiesto per la costruzione degli impianti atomici sia sottratto agli impieghi di maggior urgenza per la CO• munità nazionale e devoluto all'ottenimento di un pro• fitto che approfondisca ulteriormente il· solco fra le classi sociali. Per questo, nell'attuale situazione illustrata poco so• pra, guardiamo più favorevolmente alle realizzazioni nel campo della medicina e del · miglioramento delle condi• zioni di lavoro mediante più evolute tecniche prQduttive e più perfezionate tecnologie, piuttosto che alla costru• zione di impianti di produzione d'energia elettrica per via termonucleare. Pensiamo cioè che la rivoluzione indu• striale conseguente alle nuove scoperte debba portare un sensibile vantaggio alla collettività e non, come spesso si dice, un. v,a, ~t.ai ;gio « a!1<:J1ea!Ja, col,lettivi~~-~:.,

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