Nuova Repubblica - anno III - n. 26 - 4 settembre 1955

(74) nuova repubblica 5 SETTE GIORNI NEL MONDO I GINEVRA UNO EDUE L E RECENTI DJCI-IIARAZIO~I del presidente Eisen– hower, del ·vice presidente Nixon e del segretario cli Stato J'ohn Foster Dulles sulle condizioni che la URSS dovrà _soddisfare per il raggiungimento di un accordo sui problemj cli fondo, alla prossima conferenza fra i quat– ti-o ministri degli esteri decisa nell'incontro fra i quattro «grandi» a Gioevra, potrebbero far pensare ad' un nuovo irrigidimento della politica americana, laddove si tratta forse anche in notevole parte d'indecisione e d'imprepar,a– zione a propone una tesi davvero soddisfacente per l'Occi– dente e accettabile per l'Unione Sovietica. Senza dubbio, due almeno delle tre condizioni fonda– mentali poste dal presidente Eisenhower sono state cli nuovo espresse per placare i timori della corrente più con– servatrice del partito repubblicano, che non si rassegna poi con tanta facilità a lasciar sostitufre alla politica dura nei ,·apporti internazionali e alla « caccia alle streghe» sul piano interno una politica distensiva- e tollerante. Ma si tratta pure di una specie di cortina fumogena demagogica che se,·ve a mascherare l'assenza cli una concreta linea cli politica estera dell'attuale Dipartimento di Stato. Accantoniamo per ora l'esigenza dell'unità tedesca, sulla quale non si può non essere concordi, sebbene non basti rivendicarla solo a parolti, · e soffermiamoci invece sulla duplice richiesta della restituzione della libertà interna alle democrazie popolari e della smobilitazione ciel Comin– form. La pl'irna cli queste due richieste era già contenuta nella piattaforma elettorale repubblicana del 1952. Che cosa significava nel 1952, in piena guerra fredda, la politica cli « liberazione » dei popoli sottoposti ad un regime comunista dopo la seconda guerra mondiale? Signi– ficava a.ndare incontro ai -rischi e al sacrifici di una terza guerra mondiale, che ,;essun am~ricano, che nessun o~ci– clentale, era disposto ad accettare a titolo preventivo. N es– suno studioso serio dei problemi dell'Europa orientale e della Cina era infatti disposto ad ammettere che il comu– nismo fosse stato semplicemente «imposto» a quei paesi e non fosse anche in considerevole parte il prodotto della carenza delle classi politiche democratiche locali e della situazione economica arretrata cli quelle zone. Unica eccè– zione a questa regola, la democrazia cecoslovacca, il cui soffocamento destò perciò l'unanin:ie riprovazione dei_demo– cratici e dei socialisti occidentali. Che cosa significa oggi, qui, questa medesima richie– sta, formulata come condizione pregiudiziale a un accordo durevole sui ptoblemi di fondo? Significa chiedere alla Rus. sia d'intervenire nuovamente in modo arbitrario negli affari interni delle clernocrazie popolari (e basta pensare ·un mo– mento alla Cina per rendersi conto come tale richiesta, a questo punto, diventi assurda), per ricostituire artificial– mente condizioni cli vita libera, come pure tradizioni o ceti clil'igenti clemoc,:atici, la cui assenza (tranne che in Ceco– slovacchia) sta precisamente all'origine dei colpi di stato comunisti contro partiti· e ceti sociali più o meno com– promessi con i precedenti regimi feudali e fascisti. Ba,-ta pensare alla sostanza di questa richiesta per rendersi conto che, più che espressione cli una politica positiva, è l'indica– zione della mancanza cli una politica negli altri problemi pendenti fra Stati Uniti e URSS. Ben più positiva era invece l'altra richiesta, avanzata a Ginevra, cli abbat– tel'e la cortina cli ferro e cli aprire le democrazie popolari a liberi scambi e rapporti con l'Occidente. In quanto alla richiesta cli scioglimento ciel Cornin– form, essa attl'ibuisce a quest'organismo, dormiente eia di– versi anni, un'irnportanza ·che verainente non ha. La Russia ha preparato. e operato la sua espansione in Eut'Opa orientale proprio negli anni in cui non c'era più il Comintern e in cui non c'era· ancora il Cominform, fra il 1943 e il 1947; Bisognerebbe, caso mai, chiedere ai russi il contrario: non già rendere ancora più segl'eto e arbitra- 1·io il loro apparato internazionale cli funzionari, non _già rinunciare in sede diplomatica a quel poco d'internaziona– lismo proletal'io, ancora contenuto nell'internazionalismo comunista, ma portarlo alla luce ciel sole, renderlo assoluta– mente pubblico, ricostituire, cioè in forme più democra– tiche, l'Internazionale comunista ciel 1920, dove i nuovi rappodi di'forza fra.'i paesi e i partiti comunisti ciel mondo intero potrebbero contrib4ire a creare una dialettica interna nel mondo comunista, e il cui pallido ritorno, dopo la morte cli ·Stalin, ai soli vertici della gerarchia comunista sovietica, ha già dato ~isultati notevoli sul piano della distensione internazionale in generale è della relativa democratizza• zìone, che sta facendo nuovamente capolino aÌl'interno del mondo comunista dopo la ripresa ·cli rapporti normali Ira l'URSS e .la J ugosla ·Via. Chi .è :veramente ispirato da una religione della libertà, intende bene che anche il mondo orientale sarà. libero- solo quando abbia conquistato da. sè la sua libertà, senza impo– sfaioni esterne e senza concessioni clall'a.Jto. IUllUh.,l.,c:l \..:Jll 1 a P. V. MAROCCO - Parità delle razze.·. ( /Jiseono di Gag) L'ESEMPIO DEIBIANCH LETTERA DA PARIGl M ILLE· MORTI in una giornata tra Algeria e Marocco, secondo i comunicati ufficiali al momento in cui scri– viamo: 150 francesi e 850 indigeni, in cifra tonda, Per quello che riguarda gli indigeni, per quanto bisognerà moltiplica.re le "fre ufficiali? Sette od otto anni fa, in un affare del genere al Madagascar, s'è parl~to cli 70 mila e più. La legione strnniera è scatena:ta. per « ristabilire l'ordi– ne>. Pare l'abbia già ristabilito· a Kenifra, per esempio, e , anche a Uecl Zem. L'ordine regna a Kenifra, come già a Va.rsaYia, Cioi _çioé, che cos'erano le modeste rivolte e le modestissime 'repressioni ciel placido secolo XIX? E' bene ricorda.re che i carri blindati, le mitragliatrici automatiche e il napalm scaraventato-dagli aeroplani sono dei· progressi colossali nei confronti dei veccbi fucili che pesavano dieci chili e delle vecchie forche, lente a erigersi, « secondo gli · usi locali», come si diceva da noi, in Italia, quando a quel– l'uomo, fino allora serio, cli Giolitti, venne il capriccio cli farsi conquistatore cli colonie. Il più triste in quanto avviene nell'Africa ciel Nord è che si tratta di avvenimenti che si svolgono con una logica implacabile. Si direbbe che sono stati voluti- e preparati con estrema pazienza e con ogni cura. · Pel' anni e anni, per decenni, talvolta per secoli, la 1·azza bianca - non dicia1.no i francesi, che ne sono solo una piccola parte - occupa le terre dei gialli, dei negri, delle razze di tinta più o meno scura, pochi bianchi si ren– dono padroni delle terre rnigliori, le fanno fruttare con unà manodopera che nutrono quel minimo che basta perché possa produrre un lavoro, servendosi magari come interme– diario cli qualche signore indigeno ben lieto cli partecipare alla cuccagna dell'occuf/ante. Si costruiscono, è vero, strade e ferrovie, _per la comodità e i bisogni dell'occupante, e si apre qualche seno la, parsimoniosamente, per insegnare a leg– gere e a scrivere, 1na non troppo, a qualche ragazzo indi– geno, e servirsene poi con1e ausiliario. EJ quando si ha bi~ sogno di loro per difendere « l,i libertà e la democrazia» minacciate eia altri bianchi cattivi, si vestono da soldati, si armano, e si scagliano contro i bianchi cattivi, conceclenclo loro l'« onore» ·cli compiere le imprese più difficili e san– guinose. « Per la libedà e la democrazia », bene inteso. « Per la libertà e la democrazia» si inviano perfino in In– docina, dove debbono difenderle contro dei cattivi gialli inquinati di co1nurÌis1110. Ma eia.Ili e clalli, un bel giorno coloro che tornano eia queste imprese senza una gamba o anche con tutte due le gambe, e ritrovano Ìa miseria atroce ciel lavoro retribuito in misura il'l'isoria, e la prepotenza clèl padrone bianco, e la superbia altezzosa e sprezzante, allora questi reduci si dicono:. libertà e democrazia? Sta be_ne,.ma anche' per noi! A Parigi c'è chi comprende, se non i loro diritti, il pe– ricolo che costituiscono; ma i « signori »· bianchi che sono laggiù, e vivono con1e razza privilegiata sulla razza « inie~ riore » mantenuta rnisera e jgnorante per meglio n1aneg– giarla, insorgono, 1ninacciano di fare loro ]a l'ivolta contro Pacigi, se si vuol mettere solo in discussione la loro supe– riorità cli bianchi, i loro diritti di bianchi, cli signori, di despoti. In fondo, agli indigeni i « bianchi » hanno insegnato soprattutto a combattere, a far la guerra .. In questo li hanno resi anche feroci, sanguina.ri: ottime qualità da ad,fperarsi contro il nemico secolare, _tedesco o altro, ma non s'era pensato che fossero poi così « feroci » da adoperarle con– tro cli -loro•. E cosl Ja riv~lta 'è atroce, inumana, ·selvaggia. i\faroc– chini e 'algerini hanno commesso delitti spaventosi, ha.nn <i massacrato, secondo la vecchia. formula, Yecchi, donne e bambini. Hanno scannato anche dei bianchi ciel tutto· inno– centi nei loro confronti, perfìno dei medici che curava'.no le loro piaghe e dei maestri che insegnavano loro a legge– re; pei'fino degli uomini che avevano p1·eso le loro difese contro i loro connazionali bianchi. - Ma questa- ge;,te è sel"aggia ! - mlano adesso i su– perstiti e i loro amici. Ma chi li ha mantenuti volontaria– mente a uno stadio cli civiltà inferiore? Chi ha insegnato la lezione? La pat"Ola è per il momento ai «prodi» della Legione, tra cui non mancano certo i competenti_ nel 111assacroe nel saccheggio, la parola è ai Senegalesi, cli colore più nero (ma attenti, attenti! Già anche i negi·i più neri si stanno domandando: e la libertà e la democrazia per noi, allora?),, La razza bianca, o più esattamente gli emope-i, stanno pa– gando il fio degli «abusi» che la supel'ioèità tecnica, ma non morale, ha permesso loro di compiel'e nei secoli tra- scorsj_ · E ogni giorno più è eia ammirarsi la stupefacente de– cisione del vecchio governo del modesto AttJee che ha evi– tato lo scatenamento cli 350 milioni cli Indiani contro la razza bianca. D'altra parte nessuna legione straniera e nessun reggi– mento cli Senegalesi potrà mai sottomettere altro che in via pl'ovvisoria venti milioni di nord africani. Ed é quasi cero tamente troppo tardi per una Repubblica norcl-african·a in un «Commonwealth» francese. GIUSEPPE ANDRICH IL CRICKET E' NOSTRO. - In risposta ad una nota del giornale di Mosca Sport Sovietico che parla di un pros– simo invito delle organizzazioni sportive sovietiche alle orga– nizzazioni sportive britanniche, affinchè organizzino a Mo– sca una dimostrazione dello sport inglese del « cricket» fi– nora sconosciuto in Russia, il giornale conservatore Daily Mail seri ve: « Noi non vÒgliamo opporci alla distensione internazio– nale né prendere posizione contro un riavvicinamento an– glo-sovietico, ma ciò non toglie che respingiamo energica– mente l'offerta sovietica. Noi inglesi abbiamo dato molti sport e giochi al mondo. ma il cricket è nostro e deve re– sta're nostro, I Russi hanno già gli scacchi... « E poi i Russi ci si metteranno seriamente. Pianifiche– ranno, alleneranno i loro giocatori sistematicamente e finì .. ranno per ballerei. Ora, se noi consentiamo ad essere bat– tuti al foot-ball, che fu tuttavia un nostro sport nazionale, non potremmo accettarlo al cricket, almeno da parte di· qualcuno che non è della famiglia. come lj\frica del Sud. « Se questo avvenisse, il riavvicinamento anglo-sovietico sarebbe at!ora realmente in pericolo». EQUIVOCI NEL TEXAS. - Un incidente sgradevole ha caratterizzato il passaggio a Houston (Texas) dell'amba– sciatore dell'India negli Stati Uniti, Gaganvihari Lallubhai Mahta, che si recava nel Messico col suo segretario. L'ambasciatore dell'India si sentì pregare dal gerente del ristorante dell'aeroporto '<lì abbandonare la sala comune e di consumare il suo pranzo in una saletta particolare. Secondo i numerosi testimoni, il gerente • aveva preso l'ambasciatore per un negro »..

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