Nuova Repubblica - anno III - n.23-24 - 14 agosto 1955

2 numero due del " dossettismo >, ma perché -alla fine il suo entusiasmo, quel suo partire « lancia in resta> senza tanto nè quanto, quel suo modo di porre le questioni e di aprir polemiche rischia di apparire più connaturato alla sua personalità ed al suo carattere che non ai suoi con– vincimenti politici. Ciò non toglje, tuttavia, cJ1e il clamore che il sindaco di Firenze solleva periodicamente sulla. stampa italiana non abbia un bel definitivo obiettivo politico: quello di dimo– strare - così almeno è stato interpretato a· Montecitorio - che a « certì » 1·esultati si può giungern anche senza i co– munisti. Ma qual~, ahimè, sarebbe la sorte degli scritti di La Pira, delle sue lettere e delle sue dichiarazioni, se in Italia non vi fosse una stampa comunista ed una stampa socialista a riprod~rli testualmente? In sede di consuntivi, è stato notato, quest'anno, che non si è avuto ancora un rendiconto ufficiale dell'attività della Camera dei deputati. Forse la lacuna dipende dal fatto che non conviene far sapere quanto poco abbiano lavorat-0 i deputati a causa delle ripetute vacanze im– poste dal precedente governo quadripartito. La presidenza del senato, con una cert' aria polemica, ha fatto sapere, invece; che a Palazzo Madama, dal gennaio, sono state tenute 72 sedute pubbliche per complessive 27 l ore di di– scussione, con una media oraria per seduta ru 3 ore e 40 minuti. I disegni e le proposte di legge pre~entati sono stati 256; quelli approvati, in tutto, sono stati 212, ma di questi 168 sono passati in commissione. Le i.iterrogazioni dei senatori sono state 406, di cui solo 33 hanno avuto 1·isposta orale. Avvenimenti, per così dire, curiosi non sono stati re• gistrati in gran numero nei primi giorni d'agosto. Alcuni piccoli fatti, però, hanno contribuito a distendere gli animi. In primo luogo, con licenza parlando, vi è stata la ri– presa dell'attività politica dell'ex-presidente del consiglio, on. Scelba. A parte che egli sia andato a Caltagirone per parlare in pubblico, quello che hà fatto epoca è stato il modo in cui l'11genzia ANSA ha dato notizia della sua attività: ad un certo punto, il solerte cronista governa– tivo, si è preoccupato di soddisfare l'attesa della pubblica opinione, facendo sapere che Scelba si « è poi recato a far visita alla vecchia madre che, con gli altri congiunti, l'attendeva nella sua abitazione>. Curioso - l'on. Terra– cini ne ha fatto oggetto di una sua interrogazione - è stato poi il comportamento delle autorità siciliane che si sono fatte un dovere di scortare dovunque l'ex-presidente del consiglio quasi che fosse ancora in carica. Per concludere, due parole sulla spiegazione che l'au– torevole Corriere della Sem ha dato circa la recente visita della signora Luce al presidente della Repubblica. L'auto– revole giornale milanese, che non pubblica un rigo se quel 1·igo non ha importanza politica internazionale, afferma che la visita dell'ambasciatoro americano a Gronchi è giunta improvvisa: « pare - si spiega - che essa sia avve– nuta per un equivoco dell'autista che interpretò l'ordine di "and11.re del presidente", portando l'ambasciatore dal Pre– sidente d ella Repubblica (che non si attendeva la visita) anziché dal presidente del Consiglio che invece l'attendeva per un colloquio fissato già da qualche giorno >. Questa spiegazione è stata data dopoché si seppe dal Quirinale che il presidenté Gronchi non aveva intenzione di accet– tare l'eventuale invito americano a recarsi negli Stati Uniti. * Edizioni Einaudi P. A. Quarantotti Gambini Amor militare « I cora/11 » pp. 197 L 1 000 Un gruppo di soldati e un bambino sono al centro di questo romanzo, che dalla quiete incantata della cam– pagna triestina muove insensibilmente verso la violenza e la tragedia, Theodore Drelaer Il finanziere [ral~one di Franca ViolaniCancognl « Supercoralll » pp, 538 La formldablle figura di F. A. Cowpervood, che I lettori del «Titano» già conoscono, e la sua turbinosa carriera, sono ii simbolo degli anni cruciali della rivoluzione indu• striale americana, In occasione del ferragosto « Nuova Repubblica » so– spende la sua pubblicazione per una settimana. Il pros– simo numero, quindi, por• terà la data di domenica, 28 Agosto. B1b .iotecaGino Bianco ... nuova. repubblica ITALIA POLITICA. CONCORRENZA A SI IS C ERCHIAMO DA QUALCHE TEMPO di imposta;e una prospettiva, dalla quale possa venire sensata– . mente esaminato il rapporto, indubbiamente in via di ·evoluzione, del c.omunisino coi partiti borghesi, dopo la conferenza di Ginevra. Ma questa volta è 'interessante no• tare come i comunisti stessi, a loro volta, vedano la que• stione, attraverso i due testi più recenti e accreditati, quello della commissione culturale, sull'ideologia dei monopoli, e quello che costituisce la relazione conclusiva dell'µltimo comitato centrale del PCI. Vediamo di soffermarci un po' su di essi. A scorrere questi documenti si ha anzitutto un'impres– sione, che anche una rilettura più attenta non riesce a can– cellare:• che i comunisti si accorgano finalmente che c'è una politica interna, e che c'è, per loro, un complesso di pro• blemi tipicamente italiani, da troppo tempo trascurati per altre finalità, eminentemente di sostegno alla politica estera sovietica. Oggi, essi sann.o che tutte le possibilità sono aperte, .né possono fare utili previsioni: « è una situazione difficile, dura, ma aperta a nuovi sviluppi »; abbastanza fluida, comunque, da non consentire neppur cli sapere come si comporterà il Com.inform. In fondo, l'!ltto più im– portanté compiuto da quest'organo è stato. forse quello di condannare Tito e di perseguitarne i presunti complici d'oltrecortina, sulla base delle «menzogne> e delle « fal– sificazioni> di Beria, Abakumov, e e di altri». Ora risulta che, lungo il 1954, il Cominform ha davvero lavorato a riesaminare la causa di Tito, e a riabilitarlo da una serie di accuse. Il circolo dell'atti._;ità del Cominform potrebbe forse chiudersi in questo punto, anche se è più probabile che se ne venga a sapere qualche cosa solo in occasione del prossimo congresso del partito comunista sovietico, che si terrà a febbraio del '56. Il fatto è, comunque, che, facendo valere, una p~ima volta a Belgrado, una seconda a Ginevra, il principio dei rapporti tra stati sovrani e non interferenti, l'URSS ha in parte sgravato i .partiti cornunis~i della loro funzione di avanguardie strategiche in terra capitalista. E' chiaro che non per questo si attenua .la lotta anticapitalistica dei par– titi comunisti, ma essa non può più d'altra part.e giovarsi di temi generalissimi, com'e ·quello della condizione di sog– gezione colonialistica della borghesia europea rispetto ai monopoli amecicani, a loi.o volta elevati a funzione pe– renne di « fautori di guerra >. Anche se questa tesi non verrà deposta, i comunisti debbono ora finalmente dedi– carsi. a sviscerare i caratteri effettivi del capitalismo ita– liano,· if modo preciso dell'influenza americana ove questa sia riscontrabile, i metodi adeguati ad una lotta che si svolge non a Detroit ma alla Fiat. I due documenti comu• nisti che abbiamo sott'occhio raggiungono, dopo lungo tem-' po, questo livello nazionale; per la prima volta, diremmo, si astengono dal dedurre la descrizione del capitalismo italiano dal concetto generale di capitalismo, la situazione italiana dallo schema già prestabilito dell'Occidente. in guerra fredda. Se questo fosse anche solo . il primo passo della consnpevolezza comunista dei motivi che· hanno recato le recenti iatture alla CGIL, le due risoluzioni, della sezione culturale e del comitato centrale del PCI, indicherebbero di già_ uno sforzo di riscossa dei comunisti, sia nei l'i– gua'rdi dello sviluppo capitalistico italiano, dal quale si sono lasciati negli ultimi ·anni prima sorprendere poi so– praffare, sia dalla nuova tattica inaugurata àall'on. Fan– fani per la DC, che consiste abbastanza evidentemente nel cercar di non ripetere l'etemo errore di un anticomunismo puramente propagandistico (anche se, come è ovvio, l'eterno errore si riaffacci, in più circostanze, con una certa diabolica pervicacia). } L TESTO DELLA SEZIONE culturale del PCI indi– . vidua attentamente l'orizzonte capitalistico italiano _contemporaneo. Non si tratta solo, dicono i comunisti, di innova– zioni tecniche dei grandi complessi monopolistici, dinanzi alle quali i comunisti, come movimento di classe, si tro• vano a un dipresso nella condizione di tutti gli altri mo– vimenti operai dell'Occidente, e cioè in quella di saperne sinora troppo· poco per poter stabilire quali pri;itiche di lotta siano meglio adeguate (il TUC, in Gran Bretagna, si pone la stessa prospettiva, di un approfondimento delle nuove procedure tecnologiche. dell'automation). Si tratta anche, per i comunisti, di affrontare l'attuale fase del ca– pitalismo come lVay o/ Li/e, come ideologia generale della tecnicizzazione della società contemporanea, in cui all'ope• raio verrebbe concesso maggior agio di « relazioni umane >, ma non per questo maggior « potere >: semplicemente una più lunga tollerabilità di alienazione. I metodi analitici di questo dc;,cumento sono una applicazione non più che decorosa dei passi gramsciani concernenti americanismo e fordismo, salvo che in quelle pagine il Gramsci teneva presenti taluni fondamentali criteri di discriminazione tra la struttura demografica americana e quella italiana, di ·cui qui non ci si dà pensiero. Quello che tuttavia importa, è che i comunisti si siano accorti della diffusione e forse già della profondità acquisita dalla concezione produtti– vistica capitalistica, e comE>questa mil'i nel complesso ad una sua tendenziale, sottaciuta pianificazione, rispetto alla quàle esistono due atteggiamenti possibili. Il primo, quello seguito anche in Francia dalla CGT, consiste nell'assumere che da questa organizzazione del– l'ecqnomia non può derivare, ·tra lusinghe e dislivelli cli un sapiente « divide et impera», che la sostanziale paupe– rizzazione del proletariato nazionale; per. cui la sola cosa da fare è quella di attivare al massimo la lotta rivendi– cativa, da un lato, puntando sui grandi organismi azien– dali che cli quella pia~cazione sottaciuta sono i gangli vitali (e dove i sindacati comunisti sono ora in declino); dall'altro, sulla più estesa unità d'azione, agli_ stessi fini, con gli strati più consapevoli del sindacalismo democ1-i– stiano. Il secondo atteggiamento possibile, consiste, come ha il"ostennto Riccardo Lombardi contro Giorgio Amendola. e come ha perorato alla CGT la minoranza sindacale fran• cese di sinistra, nel non partire dalla pregiudiziale che ogni piano capitalista sia necessariamente un piatto di lenticchie, e inserirsi nella sua logica per obbligare le grandi imprese a non ba m re al gioco, e ad accrescere realmente il controllo operaio sui profitti, la programma• zione, le misurazioni di rendimento, e così via. Svelate le soprastrutture ideologiche del monopolismo e anai.izzate le strutture della sua riprnsa; nell'ultimo quinquennio,· sem• bra che i comnnisti italiani, come quelli" della CGT fran– cese, intendano seguire la prima via, e mantenersi ligi al frontismo non · più su una base retorica di generali in– teressi nazionali, ma su una più sp~cifica base classista. Tutto il scMndo documento, quando viene al sodo, esprime infatti eminentei:nente una priorità delle lotte sindacali sulle grandi campagne propagandistiche del tipo « parti– giani della.. pace>,. della cui unilaterale e chiassosamente limitata ellìcacia è inutile m questa sede far di nuovo cenno. L 'EFFETTO DI GINEVRA è dunque già chiaro, pres– so i comunisti. Ferma restando la nozione, divenuta perentoria con la seconda guerra mondiale, della letterale interdipendenza delle politiche estere e delle politiche in– terne, interdipendenza che peraltro i comunisti, gavazzan• do nella guerra fredda, si erano negli anni scorsi lasciata sfuggire, essi afferrano ora l'opportunità di ripassare rapi– .darnente ad una prevalenza di lotta sul piano internò, e su quel terreno operaistico sul quale si sono più disastro– samente lasciati distanziare non già dalle confederazioni concorrenti, ma dal vero loro avversario, il fronte capita– lista. Così che se ora si domandasse: la coesistenza sul piano interno porterà i comunisti ad una maggiore aggres• sività o remissività di lotta?, ci sarebbe da credere piut• tosto alla prima alternativa che alla seconda. Un secondo aspetto importante delle decisioni del co• nùtato centrale del PCI sta nella diversità di concezione tattica dell'apertura a sinistra rispetto ai socialisti. Più volte, al congresso di Torino, l'on. Nenni ha tenuto a dare assicurazioni (poi ripetute in parlamento replicando al– l'on. Cui) che il suo proposito non è di insinuarsi nel gioco interno della DC per favorirne il disfacimento, ma di portare, spingendolo a tergo, questo intero partito ad attuare il programma del suo congresso di Napoli. Ora il punto di vista comunista ci a.ppare assai diverso. Esso consiste, bensì, come per i socialisti, nello sfidare i de– mocristiani a scegliersi alleanze conformi, anziché contrad– ·c1.:ttorie, alle loro prospettive riformiste, ma sembra mi– rare soprattutto a distaccarne talune frangie, quelle clas– siste, indubbiamente esistenti, anche se· più ardenti a· pa• role che temerarie nei fatti. Questa discriminazione di tattiche tra i due partiti della sinistra italiana, non sarà l'inizio di una concor– renza? Noi crediamo di poter ipotizzare che i comunisti si siano ben resi conto di questo: che il disarmo della guerra fredda toglie dal loro capo l'ipoteca che li condannava ad essere eternamente un partito d'opposizione, e che vale la pena che essi incomincino a risalire, su piattaforma sin– dacale e rivendicativa anzitutto, con in più la copertura cli certo loro pathos umanistico, la china lungo la quale erano calati, per tornare ad ingrossare le loro file, e ten• tare una aperta concorrenza a.i partiti borghesi, la demo– c1·azia cristiana soprattutto. In questo modo, in un primo tempo, essi possono ottenere l'effetto di invitare il PSI a una scelta: o con noi, per una maggioranza anticlemocristia. na, o in concorrenza con noi. Quanto più « civili >, anziché « teologici > divengono i termini cli questa concorrenza ai partiti borghesi, tanto più i comunisti possono aver ra• gione di tentarla con la massima vivacità. Ma a questo punto diremmo che i comunisti hanno preceduto i socia• listi su quella via dell'autentica alternativa (nella quale, si capisce, si può perdere come guadagnare, ma in cui è il più sincero risclùo della politica) anziché del blandi– mento, verso la democrazia cristiana. E ancora una volta ci viene fatto di pensare che ai socialisti si. impone viep– più la scelta: o ·con i comunisti, in uno stato di crescente satellizzazione ; o discrinùnandosi dai comunisti, nella leaderhip di uno schieramento democratico che vada sino ai, liberali di sinistra, e a -loro volta ponendo l'assillo della scelta a una parte dell'elettorato comunista. I documenti comunisti interessano pertanto eminen– temente due tipi di ·persone, in Italia: gli operatori eco– nomici, i managers dell'industria, e l'on. Fanfani, da un lato; i socialisti dall'altro. :Non c'è° dubbio che i primi avranno orecchio attento, e qualche spirito di previsione. Siamo purtroppo ·un po' meno sicuri che le stesse qualità abbiano a. palesarsi presso i socialisti del PSI. ALADINO.,

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