Nuova Repubblica - anno III - n.23-24 - 14 agosto 1955

llU()Vll NR,31.12.55 S 1 ~. PIER! ANNA Via Campane 4 r Comitato dirett., TRISTANO. CODIGNOLA . ( dirett, resp. ), PIERO CALEFFI,PAOLO VITTORELLI. Segret. di red.: GIUSEPPE FAVATI. D.irezione e redaz.:, Fjrenze,· Piazza della libertà 15, tel. 50-998; Amministraz.: Firenze; Piazza .lf'!dipendenza 29; tel. 483-207/8. Autorlu. del Tribu~ale di Firenze, n. 678 del 30 dicembre 1952. Prini.d In ltalv. St. 1io. de c_la Nazione•, Firenze, Via Rjcasoll 8. 71/72 ANNO III .; ·N. · 25-24 E UNA N()TTE ·» AI SATELLITI artifìciali ai 'viaggi inteTplanetal'i, dai miracoli atomici ai trattenimenti festosi di Bulganin e della élite sovietica: questa estate del 1955 ha tutta l'aria d'lln'estate da mille e una notte, di un misterioso -sortilegio di ·sapienza L1mana e di pace, dopo · un ti·oppo lungo inverno di tel'l 'o.ri e di timori. Forse gli uomini non riescono a cogliere ancora il nesso di que– ste cose, il perchè della mutazione, che sembra· sfoggfre alla loro volontà come alla lorn volontà sfuggiva, ancora pochi mesi or sono, l'incubo ricorrente della distruzione totale. 111ase queste promesse si riveleranno non soltanto promesse, se veramente sta per dischiL1dersi, con un'era di pace, anche una. nuova fase cli svilllppo delle cognizioni e delle ricerche, e dunqlle anche possibilità sconosciute di prosperità per tutti, ci sentiamo preparati ai problemi che questo dischiudersi, inatteso por i più, di un nuovo modo di vita, pone e propone a tutti noi? Nessuno potrà pensare che un inizio di rapporti effet– tivamente nuovi fra USA ed URSS,. fondati su accordi' di disarmo, di pianificazione atomica a fini pacifici, di aper– tura di traffici, possa verificarsi così, come d'incanto, in questa atmosfera trasognata e fiabesca che stiamo vivendo da qualche settimana. E a nessuno sfuggirà che pur entro questa atmosfera si muovono ed operano interessi pre– cisi, forze e tendenze, che di essa cercheranno valersi ai fini specifici e propri. Ma si tratta cli prendere coscienza in tempo di tutto ciò, e non 'farsi trasportare con troppo !acile ottimismo sull'onda dell'euforia. Una distensione internazionale che non sia una burla non può, p,:ima o poi; non porre sul tappeto il problema dei rapporti organici tra i partiti comunisti del mondo in– tero e la guida sovietica di essi; ed anche quello dei rap– porti fra questi partiti e le sfere in cui operano, vale a dire il problema della loro funzione politica. Non è detto che ciò faccia oggetto· d'un futuro accordo specifico delle potenze: sarebbe anzi desiderabile che ciò non fosse. Ma il problema sarà posto dalla forza delle cose: e se la Russia ritiene giunto il momento di parlare con l'Occidente su un piano che presuppone il riconoscimento non provvisorio - da parte di essa - della validità delle tradizioni occi– déntali, ciò non ptlò non significare, per i partiti comunisti, una crisi generale del sistema ideofogicÒ-pÒlitico entro il qt1ale banno operato finora. · · La «coesistenza» (se questa pal'Ola non ba un sem– plice significato allusivo e diplomatico, ma vuole assumere una forza d'indicazione permanente) è precisamente la ne– gazione di quello che il comunismo ha rapprésentato finora, almeno nella esperienza occidentale: è il · 1·iconoscimento cli una dialettica fra socialismo e democrazia politica che, fino a ieri, era considerata concettualmente impossibile, - non essendo la democrazia politica che una 1 copertur·a, in qualche forma, del nemico permanente del socialismo. E se la forza psicologiéa· fondamentale del ·comunismo, almeno sulle grandi masse diseredate, consistevà appunto nella pa– lingenesi finale che stava a compimento della parabola da esso disegnata, come puèi il ·comunismo, rinunciando· a que• sta palingenesi, porsi sul terreno della « riforma democra– tica», assumere ·esso il ruolo coperto dalla tradizione occi– dentale del socialismo? E' doveroso che questi interrogativi si comincino· a porre, dal momento che l'interpretazione· corrente ohe della « distensione » sarà data metterà al ftioco solo un punto, ·. centrale: l'indebolimento del comnnismci come forza di organizzazione delle masse e come mezzo di rovesciarrien-– to violento della società esistente; quindi, il··rafforzamento delle strutture esistenti, per ciò stesso degli interessi e dello spirito della conservazione. Che cosa accadrà delle • forze immense, delle energie, delle· tradizioni di lotta che, almeno nel nostro paese, il comunismo ba raccolto e orga-, nizzafo dirigendole cverso fini politici ohe sembrano pros– simi a svanire? Da molti ·anni ormai, i militanti hanno fermamente creduto · çh·e le possibilità stesse della ·1otta rivoluzionaria fossero legate alla stretta adesione dei . CO· munismi alla politica sovietica;··da molti anni esse banno imparato a considerare· nemico il mondo nel quale operano, in attesa della rigenerazione che altri ·ne avrebbe com– piuto. Essi banno così perduto il senso dell' autonomia, Un numero L. 40 .. Es.tero L. 50. Un numero .arretrato L. 50. ·Abbonamenti: annuo per ·11alia e Francia L. 1500, sem. L. 800, ·lrim. L: 450. Esrerò: 'L. 2000·, 1100, '600, Sostenitore L. 10.000. ,C/C posL 5/6261, c~a Nuova Italia>, Firenze. Gli.abbonamenti de– ;eorrono dall'inizio del tnese, Per pubblicità rivolgersi all'Ammi• ni;trazione: Tariffa: L. 15.000 Per inserzioni di mm. 70 per colonna. ESCE ,LA ·noMÈNICA S I E N A « Nuova Repubblica> è settimanale politico _e di cultura. E' anche giornale murale, registrato presso Trib. di Firenze con decreto n. 1027 del 21 luglio 1955. Manoscritti, fotografie, disegni an– che se non pubblicati, non si restituiscono. Diritti riservati per tutti i Paesi. Il periodico viene inviato gratuitamente in saggio a chiunque ne faccia richiesta. Spediz. in abboncim. postale Gr. Il. 14 AGOSTO 1955 - L. 40 , 11 ~ ,i . -1t\ v~ :,· :~r:·} i " - j > .... , - ~ ... ,' ~ Il disgelo (Dis. di Dino Dosclii). delle ragioni intrinseche della loro lotta: hanno accettato di essere soltanto fedeli sol.dati cli un esercito, la cui guida restava impenetrabile e lontana. Quale sarà la reazione di q\lesti soldati, quando gli ufficiali dovranno dir loro: il ne– mico di ieri non è più il nemico; d'ora in poi sarete voi, e voi soli, a identificare il vostro nemico, i mezzi per com- batterlo e per abbatterlo? · I borghesi possono permettersi cli ralleg,·arsi soltanto della svolta storica che - mentre dà una legittimazione definitiva al comunismo orientale .,..- pone implicitamente in crisi il comunismo occidentale. Ma i socialisti non pos– sono fermarsi a questa soddisfazione, debbono andare più in là: chi organizzerà, come le organizzerà, con quali me– todi, <:on quali obiettivi, le forze di rinnovamento che la c1;isi comunista in occidente libererà? Intanto, una cosa sembra certa: che le stesse formule ideologiche attraverso le _quali il socialismo è giunto fino alla suà fase attuale non saranno più sufficienti ad affronta.re la n1.1ova realtà.– E sarebbe nn errore fatale dei socialisti il credere di poter ripetere essi, su piano nazionale, le formule fl i motivi del comunismo internazionale, e con ciò riassumerne anche la forza politica. Se veramente quest'ultimo si avvia al tra– mo'nto come forza rivoluzionaria di· rottura, la ricerca di un nuovo piano ideologico e politico su cui raggruppare le forze del progresso contro quelle della conservazione (so– prattutto nei paesi socialmente arretrati come· il nostro) irµpegnerù molto pili in profondo di quanto. non si pensi oggi, quando con• un certo infantilismo si sia indotti a riproporre i temi di una alternativa socialista, senza avere . p~im_aristudiato e riscoperto ginstificazioni ideologiche nuo- vamente valide. , , ,Come chi ha puntato sempre sulla pace, noi non pos: si,amo che seguire con soddisfazione e con ansiosa attesa gli sviluppi del nuovo corso. Ma avvertiJ1mo dietro di esso, n~l nostl'O ambito nazionale, un pericòlo·: ~be in mancanza - d'.un rinnovato pensierq socialista esso possa giocare per un certo tempo a favore della stasi sociale e della conser– vazione bruta. E' bene cl,le quanti ne sono coscienti si sve– glino per tempo: sostitµire il comunismo con il postcomu– nismo, con una azione di riforma che emerga democratica– lX\ente da grandi forze organizzate intorno ad un pensiero pòlitico moderno, è problema né piccolo né di facile so– luzione: ma è -probabilmente il problema di domani. ' TRISTANO CODIGNOLA Note romane A . DIFFERENZA che negli anni passati, il pdmo pe– riodo delle ferie parlamentari - quello, per inten– . dersi, che va fino al Ferragosto - non ha fatto re– gistrare a Montecitorio il vuoto completo. Nel Transatlan– tico ed alla buvette, oltre ai giornalisti parlamentui, si sono• visti molto spesso numerosi deputati e senatori. Co– munisti e socialisti, •~tratti dalla deliziosa frescura del– l'aria condizionata - una specie cli oasi• nell'imperver– sante canicola romana - vi hanno tenuto riunioni e con– vegni politici. I democristiani ne hanno approfittato pè,· agitarsi e sbracciarsi, senza sudare, discutendo dellè loro questioni interne di partito. Il governo, invece, ba preferito il Viminale e Villa Madama. Anche a costo, com'è accaduto in occasione della riunione di gabinetto della fine di luglio, di dover sospen– dere, dopo appena sei ore di lavoro, la discussione sul trasferimento in Italia delle truppe americane che saranno ritirate dall'Austria, perché l'atmosfera dell'aula dove sie– deva il Consiglio si era «surriscaldata>. I portavoce del Viminale misero in guardia dagli equivoci. « Surriscaldata - dissel'O - perché il luogo era piccolo e le persone nu- . merose ». Non era quindi il caso di pensare a contrasti ed a discussioni· piuttosto ac·cesé tra -r inin:istri. Tanto è vero che la succ~ssiva. riunione. d<;_l .,tre .~gosto, che si tenne a Villa Madama e che dm-ò cinque· ore, non dovette essere sospesa. La presidenza del Consiglio si preoccupò · però di smentire· le voci secondo le quali alcuni ministri, tra· i quali Gonella e T.ambroni, si erano dichiarati con– trari al trasferimento in Italia delle truppe americane. Non soltanto la politica estera ba dato adito a di– scussioni. Anche -la politica interna ba •offerto spunti ai . commenti dei circoli politici e parlamentari romani. Vi è, ad esempio, la storia della polemica tra La Pira e An– dreotti sulla questione dei beni demaniali. E' stata molto discussa la pretesa del giovane ministro delle finanze di trattare con sufficienza un uomo come il sindaco di Fi– renze. Ma è stato molto discusso anche quest'ultimo. Non perché non fosse giusta e sacrosanta l'ultima crociata del

RkJQdWJsaXNoZXIy