Nuova Repubblica - anno III - n. 17 - 3 luglio 1955

Bi 6 fì .. '.~f.. /:... . 1 ._ - nuova 'repubblica PAGINE DI DI A·R I O ,3 UN ·RITRATTO DI· PARRl di uuu; RIVOLUZIONI - La scelta in Italia non è fra rivolwdone ed evoluzione. :àfa fra rivoluzione e rivo– luzione. Per avere intuito questa verità gli indipendenti di si11istl'a sono ~li unici che si oppongano, che si siano opposti finora, al ·comunismo. Pe,· non aver saputo di– stinguere chiaramente la loro rivoluzione dalla rivolu– zione dei comunisti, la loro Resistenza dalla Resistenza dei conn1nisti, hanno rischjato di meritare, e rischiano di rnerit~1·e, la denorninazioné che si è detta. * Non era facile distingne1·e. L'aff~rmazione essenziale della Resistenza, quell'opporsi al fascismo come se il fa– scismo fosse tutta la cultura ed il pensie1·0 italiani, e tutta l'Italia, come se il fascismo cioè fosse la ·punta cstrem·n della cultura, del pensiern e della sto,·ia d'Italia, era stata accettata dai comunisti. Accettata ed esaltata sinceran1ente, affrontando ogni specie. cli persecuzioni, di lncomprensioni e il n1artirio. * E,·a anzi impossibile distinguete. Finchè non si arri- rava. a pensa.1·e, e non solo a sentire, non solo ad intuire oscul'arnente, che quell'a[ferma:,;ione era inaccordabile con le affetma,.ioni del primo e del secondo antifascismo. * lL DIABOLICO ERRORE - Ciaccbè l'errore dei comunisti è stato proprio quello di sentirla e di pensarla, come accordabile con tali affermazioni. Ma combattendo il fascismo, come se il fascismo fosse tutta l'Italia o la punta estrema del pensiero della cultura e é:lella storia d'Italia, secondo l'oscura affermazione rivoluzionaria della Resistenza, era p<>rticolarmente e diabolicamente assurdo ridefinirlo e combatterlo, secondo le affermazioni del primo e del secondo antifascismo, come un colosso dalla testa di argilla, come un movimento assolutamente, o relati– vamente, vuoto di cultura, di pensiero e d; storia. Ciò si– gnifì9nva aggravare l'errore dei primi. e dei secondi anti– fascisti: sentirsi estrane; alla cultura, al pens;ero ed alla storia d'Italia, come essi si erano sentiti estranei al fa– scismo: non sentirsi corresponsabili degli errori e dei de~ litti dell'Italia, come essi non si erano sentiti correspon– sabili degli errori e dei delitti del fascismo italiano: lot– tare in Italia, come in una terra di nessuno: lottare contro l'Italia, non con1e · contro se stessi, e per rinnovarne e continuarne le tradizioni, ma per sovvertirle e per distrug– gerle, e per inventarsi una Italia astrattamente nuova, o radicata se mai nelle tradizioni recenti di altre rivolu– z.ioni e di altri paesi. Il comunismo diventava così l'antagonista della Re– sistenza: l'intimo nemico. Tutti gli altri partiti tradizionali pensarono ed agi- UNITA' POPOLARE E LACRISI La Direzione cli Unità Popolare, esaminate le condizioni politiche generali nelle quali si è a1)erta la crisi di governo, considera la caduta del ministel'O Scelba, espressione di una formula da terppo immobilizzata dalle sue insuperabili contraddizioni interne ed inadeguata alle urgenti n;cessità del Paese, come la conclusione naturale di un pl'Ocesso di deterioramento già denunciato da Unità Poz;olare e giudicato dal paese il _7 glngno; 1·itiene indispensabile che il nuovo gove'!·no affronti con decisione i più urgenti pl'oblemi e~onornici, socia.li , costi– tuzionnli e politici_ che interessano le grandi masse del paese. Poicbè l'indirizzo politico impresso al Partito Liberale dall'attuale segreteria è tale da renderne impossibile una efficiente collaborazione con Lm governo che intende ve1·a– mente impegnarsi ad un'azione riformatrice e di attuazione costituzionale, afferma la necessità che il nuovo ministero escluda tale partito dalla sua compagine e si presenti con un programma sociale e politico che faciliti al Partito Socialista Italiano· una più responsabile presenza nella democrazia italiana. Ricorda al PSDI e al PRI che, avendo essi ormai com– promessa la propria funzione di alternativa laica, spetta tuttavia a loro - in qnesta fase che potrebbe vedere la Democrazia Cristiana impegnata in una polit.ica di ape1·– tura sociale - il compito di garantire le istanze di libertà cli fronte ai pericoli impliciti nella forza e nella struttura della DC, sia sul piano dell'attuazione costituzionale e del ripristino dello stato di diritto, sia sul piano della scuola, della giustizia, dell'assistenza, e della correttezza ammini– strativa .. ROMA, 26 giugno 1955. GIACOMO NOVENTA rono all'esterno della Resistenza: ebbero i ·)oro filosofi, i loro eroi e i loro martiri nella lotta contro il fascismo, e li allinearono accanto agli eroi e ai mal'tiri della Resi– stenza: ma ispirarono semprn la propria lotta ai }Jrincìpi del primo .e del secondo antifascismo. Vollero anch'essi chiamarsi partiti della Resistenza, e p0ssono essere rim– proverati dell'uso di una parola di cui ignorano il signifi– cato credendo cli conoscel'lo, non di aver appartenuto e di appartenere alla Resistenza e di averla stravolta ai propri fin,. Questa esterioriti, o estraneitù dei parfiti tradizionali (il comunista eccettuato) e delle loro ideologie alla Resi– stenza non deve essere intesa con1e un'esteriorità o estra– neità del primo e del secondo antifascismo agli uomini della Resistenza. Tutti o quasi tutti gli uomÌni della, Re– sistenza furono nello stesso tempo antifascisti della· prima o della seconda maniera (o di entrambe). Essi si distin– guono dai primi e dai secondi antifascisti non per non aver Cl'eduto nelle stesse cose, ma z;er aver creduto in q,wlche cosa in cui i puri antifascisti non credevano. La loro intuizione della •verità fu quasi semb,e sove"rchiata, come non bisogna stancarsi di ripetere, e sempre con– traddetta dall'antico enore. Ma l'aver tenuto fede 'a quell'um;le verità soverchiata e contraddetta, l'aver ce– duto spessp all'errore ma non avergli mai ceduto l'osctua · convinzione che fosse un errore, non aver· 1nai accettato di conciliarlo o di confonderlo con quell'umile verità, caratterizza gli uomini della Resistenza anche in confronto ai comunisti. Essi non furono mai gli uomini interi, gli uomini tutti di un pezzo, i trionfanti eroi machiavellici del De Sanctis e dell'idealismo filosofico italiano. Questi tipi di eroi bisogna cercarli fra gli antifascisti della prima e della seconda maniera (e fra i fascisti), o fra i comu– _nisti. Più naturali fra i primi, più costruiti fra i secondi. Ma non bisogna cercarli fra gli uomini della Resistenza. Non fra gli uomini del Partito d'Azione. Non fra. gli uo– mini come Ferruccio Parri e come Norberto Bobbio. * Carlo Levi li ha invece cercati anche in mezzo a loro. Questa è alw.,no la prima impressione che si ritrae dalla l!ttma. del suo Orologio e della sua. apologi& di Parri. ·.Ml>.- biso;:;na riflettere a lungo sulle parole dello scrittore iorine-P.o. * UN RITRATTO DI PARRI « In mezzo, inqua- drato tra i due visi teologali e cardinalizi dei due illustri capi della destra e della sinistra e il brillare simmetrico dei loro occhiali, in piedi, parlava il Presidente. Sembrava davvero, come lo aveva chiamato Casorin, 1·ipetendo un epiteto usato, in quei giorni, come 'offesa, da un giornale umoristico, un crisantemo; a questo strano fiore dai petali sottili, dalle foglie grigie, autunna.le e funebre, di– verso da ogni altro, esotico e coraggioso nei primi geli e nelle nebbie del nord, dal profumo quasi insensibile, la cui polvere uccide tutta.via le zanzare, privo di sensua• lità, e int,·iso di fedeli lacrime di brina. Era diverso, come straniero: nessuno avrebbe potuto contemplare e adorare in lui, messi alla ribalta, i propri vizi e le proprie virtù: t1·a gente esuberante, era schivo: in un paese amante della retorica e delle f,rasi, era scarno e ritroso; dove si ammira l'affe1-mazione di sè, sceglieva la parte più oscura, la sedia più modesta; accanto a un popolo sanguigno, egli era pallido; in una terra accesa dal sole, coi tetti rossi, gli alberi verdi e il cielo azzurro egli aveva il colore del– l'ardesia, di una lavagna. di scuola, cope1-ta, col gessetto, di calcoli al'itmetici. Aveva il viso sofferente, come se un dolore continuo, il dolore· degli altri che non può aver .fine, gli volgesse in basso gli angoli della bocca, gli spe– gnesse lo sguardo, e gli avesse, fin da fanciullo imbian– cato i lunghi capelli. Lo guardavo, diritto in mez~o ai due compagni di destra e di sinistra, dai visi fin troppo uma– ni, ~ccorti, · abili, attenti, astuti, avidi di cose presenti, e rnt pareva che egli fosse invece impastato della materia impalpabile del ricOl'do, costrnito col pallido colore dei rno,·ti, con la spettrale sostanza dei morti, con la dolente immagine dei giovani morti, dei fucilati, degli impiccati, dei torturati ... ~- « Se l'identificarsi con i dolori del mondo, il soffrirli in se stesso, l'assumerli come proprii, è santità, egli era fatto della incorporea materia dei santi. Dei santi aveva anche l'ingannevole aspetto: la umiltà, così totale da pa– rere simulazione, o una specie di retorica a rovescio. A ve– derlo, con dei baffetti radi sul labbro, gli occhiali & stan– ghetta di fono, rialzati sulla fronte stJ·etta, il vestito gri– gio scuro cli contabfle di banca, i pantaloni bene stirati, la cmvatta di seta dello stesso colore del vestito, col nodo accuratamente annodato (forse' dalla mano attenta di una moglie, p,·ima di uscire di casa), il colletto duro, i mo– desti bottoni d'oro antiquati ai polsini, si poteva supporre che questa appareuza impiegatizia non fosse che una fin– zione, una maschera, un atteggiamento voluto forse per antitesi polemic_a ai falsi eroismi e alla magniloquenza di tanti grandi uomini del passato: e · invece non era che la spontane&, semplice e stranissima• verità, la propria forma esterna di quella santiti,. Forse è vero quello che aveYa detto in una sna poesia d'an1ore un n1io amico ... Ve;·o xè forse che in tuti i santi Gh'è un fià de l'anima del servidor, Ma forse p1·oprio per questo i santi. No se pardona nel mondo amor ... ... C'era . la santità, e c'era l'umile servitù, e c'era l'amore non perdonato, non consentito a se stesso, na– scosto in quei panni burocratici, e in quella sua voce che sen1brava la grigia voce di uno spettro. Non aveva ti1nbro nè tono: l'isuonava sen1pre uguale, opaca, senza inflessioni, chiara tuttavia, e fredda come una lacrima. Quella voce, la YOCedella santitit, non si perdonava l'amo– re, nè Ja dolcezza, e neppurn l'enfasi dei sentimenti; di– ceYa cose apparente111ente piane, sen1plici, elementari, a1n111inistrative, senza accompagnarle con gesti. Esponeva. quello che s'era fatto in quei mesi, come un cancelliere acc,u·ato che legga il verbale di una seduta precedente: ma quel lo che diceva, sotto la veste convenzionale, non sta va alle regole. Era una. specie di atto cli accusa, mite e senza perdono, contro coloro che avevano cercato di capovolgere gli avvenimenti, di rompere a proprio van– taggio quell'unità del cui dolente valore egli si sentiva il custode ... ». * Il ritratto cli Parri, come quasi tutti i ritratti dovuti alla penna o al pennello cli Carlo Levi, è somigliantissimo. Ma come è ottenuta questa somiglianza? Fra gli appunti per un mio lungo discorso su Levi e sulla situazione spirituale italiana, letto nel 1950 a Ivrea e quidche tempo dopo a Torino, trovo un'osserva– zione che non mi sembra, e spero non sembri al mio vec– chio amico, impertinente, o t~asclll'abile. « Quanta eloquen– za» scrivevo allora « per un uomo così poco eloquente come il Parri ! E ·come l'autore· è straordinariamente Sll– pe;bo dell'umiltà ciel suo modello! ». * Quell'osservazione si è poi cristallizzata e indurita in me, e sono stato costretto a darle un valore sempre piìt grande, per una specie di nemesi letteraria. Non mi nù è stato più possibile incontrare il Pani se non attra– verso il suo pittore. Se non attraverso pitto1·i, scrittori, uomini, e anche gruppi e folle cli uomini, stra.ordinaria– mente superbi della sua umiltà. * Non mi sembra, oggi, impertinente o trascurabile, neppure un'altra osse1·vazione: che lo scrittore torinese abbia voluto riconere ad alcuni rniei versi per finir di descrivere il Parri: e éhe abbia voluto, con ciò, tra– sferirlo dal regno della politica a quello della religione. In occasione del 150.o anniversario della nascita di Giuseppe Mazzini, « La Nuova Italia » Editrice offre un pacco di dieci volumi, al prezzo di lire 5.500: questa agevolazione è valida per tutto l'anno 1955. BROCCARDI e altri, Goffredo lUameli e i suoi tempi. BOURGIN, La formazione dell'unità italiana. CREMONA COZZOLINO, Maria Mazzini e il suo ul- timo carteggio. MAMELI, La vita e gli scritti (2 volumi). MAZZINI, I doveri ·dell'uomo (a c:ira di A. Codigno1la). MAZZINI, Pensiero e azione (a cura di F. Momi- gliano). MOMIGLIANO, Scintille del roveto di Staglieno. MOMIGLIANO, Vita ed eroi dello spirito. SALVATORELLI, Prima e dopo il '48. Il pacco mazziniano può essere richiesto a tutte le librerie o direttamente a LA NUOVA ITALIA EDI– TRICE . Piazza Indipendenza, 29 - FIRENZE. L'ECO DELLA STAMPA UFFICIO DI RITAGLI DA GIORNALI E RIVISTE Direttore: Umberto Frugiuele Milano, Via G. Compagnoni 28 Corrisp. Casella Postale 3549 Telegr, Ecostampa LIBIU E RIVISTE NOTIZIARIO BIBLIOGRAFICO MENSILE Sotto gli auspici dei servizi Spettacolo Informazioni e Proprietd Intellettuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri Direzione: Roma Casella Postale 247

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