Nuova Repubblica - anno III - n. 17 - 3 luglio 1955

nuova•rep.µbblica,,, •: 5 1: SETTE GIOHN"i° NEL MONDO LACONFERENZA . . " . DIS.FRANCISCO G L'I~CONTRI fra minist,·i degli esteri delle quattro potenze avvenuti a San Francisco, in océasione delle cerimonie tenute in quella città per celebrare il de– cennale della fondazione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, hanno permesso di su·perare le ultime difficoltà pro– cechll'ali relative alla conferenza a quattro, che si terrà a Ginevra prossimamente. Ma hanno anche permesso di saggiare il «tono» dei rapporti fr>, Oriente e Occidente, il quale fa auspicare che per lo meno l'atmosfera della discussione, a dieci anni dall'ultimo incontro di Potsdàm, fra Truman, Stalin e Churchill (e poi Attlee), dal quale el'a ancora assente Ja Francia, sia favorevole. Ma il tono e l'atmosfera non sono tutto e pmtroppo tutto il resto, cioè la sostanza dell'incontro stesso, è ancora in alto mare. Molotov ha fatto senza dubbio un grande sforzo di cortesia: gli an1erica.ni non lo ayevano mai visto così sorridente nè così aperto come nella sua ultima con– lerenzà stampa; Mac Mili an e Pinay sono stati moderati; Foster Dulles, affabile a quàttro occhi e nei pranzi, ha ripetuto un certo nume1·0 di motivi di propaganda e di esigenze cui gli Stati Uniti e l'Occidente non possono ri– nunciare, ma non gli sarebbe costato. nulla di esprimerli con la modernzione dei suoi due altri colleghi occidentali. Di costruttivo, tuttavia, si è sentito poco o niente: perfino il discorso di Molotov, ch·e ha assunto. formalmente un aspetto costruttivo, con l'elencazioue di un programma d'azione in sette pnnti, non resiste ad un'analisi approfon– dita. Diremmo anzi che la mancanza di ogni accenno al– l'unità tedesca, di cui si comincia a ··parlare come di una cosa del lontano avvenire, con la complicità purtroppo degli esponenti francesi e di quelli inglesi, e col silen– zio degli americani, teride a svuotare la prossima confe– renza di Ginevra di un contenuto veramente concreto. E' vero che si p·~ne sempre. di più in primo piano· il problema del disarmo e che la tesi sovietica della possi– bilità di un patto generale di sìcurezza europea comincia a trovare chi l'ascolta con interesse anche in Occidente. I pericoli gravissimi cui a.ndrebbe incontro il mondo intero, nessuna nazione esclu'sa, in caso di guerra in genera.le e in caso di guerra atomica in particolare, cominciano a mettere veramente in allarme i dirigenti più responsabili sia del mondo occidentale che del mondo orientale. E' a.nche vero che può essern buona tattica diploma– tica, o meglio psicologica accantonare per il momento le questioni più controverse Ira i due mondi, per riprendere contatto su temi di meno difficile soluzione, qua.ntunque il problema del disarmo non 'sia di quelli pit1 facili da risolvere. Quello che preoccupa, tuttavia, è che, pur tenendo con"to di queste debite e giuste riserve, si _pensi di· potere veramente risolvere il problema dei mezzi con i quali i due· blocchi si possono offendere,. ossia• .quei lo della corsa agli armamenti, oppure quello delle fo.rme eon le quali si tenta giuridicamente di pre1nunirsi contro l'aggressione, ossia il problema della sicurezza generale, senza prima affrontare il problema di fondo, ossia quello delle cause cli attrito e delle questioni sostanziali che a dieci anni dalla fine della seconda guerra mondiale ]asciano ancora sussistere tanta incertezza e tanta tensione nel mondo. _·Pe,· non avere sufficientemente tenuto conto dell'esi– stenza di questioni rimaste senza soluzione e di nazioni che si ritenevano insoddisfatte, alla fine della prima guerra mondiale, la Società delle Nazioni fu impotente non ap– pena. le più gravi di qu·este questioni vennero poste sul t,ippeto e rion appena le pi,, importanti" fra queste nazioni si dettero la struttura interna atta a risolvere con la forza rivendicazioni che pensavano di non potere sottoporre alla pacifica mediazione degli organismi internazionali esistenti. Oggi, fortunatamente, nessuna. delle attuali grandi po– tenze-si -dichiara, territ,orialmente insoddisfatta dei risul– tati del.la seconda guexra mondiale; ma nessuno può con– tesfare che il popolo tedesco possa difficilmente essere soddisfatto della sua divisione in due Stati indipendenti e forse anche dei suoi confini orientali. : Lasciare per alti-i dieci anni 1)on risolta la questione tecl'~sca, come sembra da molte parti si voglia, da en– ti-ambi i lati- della cortina di ferro, significa lasciar sussi– stern cnuse d 'in.soclclisfàzio.ne 'éontro •J.e quali, grazie ·al sn~, riarmo, per lo _;meno la {,lermania océidéhtale ,sarà tra breve in grado di reitgi_te,. qf1ale' che sia-l'efficiénza dè1 si– ste1i1a. cli disarmo e cli sicurezza europea che saranno stati conçorclati'. J"a stessa intenzione attribuita al Cancelliere Adènauer çli-trattarn nuovamente la questione tedesca dopo la i 1 icQstituzj"one ·della potenza miljtaré germanica non at– tenila queste apprensioni. : Continuiamo quindi ad a·u~picare che al d/ là della pro;paganda e delle intese platoniche, i quattro si deci– dano ad affrontare, sia pure solamente in un esame pre– liminare, anch'< le questioni di fondo, la cui mancata so– luzione è generalmente all'origine delle cause d'insicurezza e cli 1·iarn10. PAOLO VITTORELLI UNA SEDUTA DELL'ONU ORIENTAMENTI SINDACALI .IN FltANCIA SPIRAGLI NELL'ORTODOS PARIGI, luglio I A FRANCIA è stata la pati-ia del sindacalismo, _j come di tante altre idee; anzi è stata la patria dei diversi sindacalismi che hanno assunto caratteri– stiche particolari, politiche o confessionali. Il sindacali– smo «puro», quello di J"ouhaux - del J"ouhaux ciel prin– cipio del secolo - è stato un po' alla volta sostituito da un sindacalismo sempre più intimamente legato a una ideologia politica. Del resto, può esistere un vero sinda– calismo apolitico, intendo dire un sindacalismo che non sia almeno tendenzialmente socialista, che non miri cioè a una tmsformazione radicale del sistema economico ca– pitalista? Gli americani dicono di sì, e può darsi ab– biano ragione nella congiuntura economica presente del loro paese. In Europa, no. I due recenti congressi di due delle tre grandi cen– trali sindacali francesi, la Confederazione Francese dei Lavoratori Cristiani (CFTC) e la Confederazione Gene– rale del Lavoro (CGT) hà.nno messo in evidenza questa impossibilità, ·.i~- prima cercando cli negarla, la seconda affermandola in maniera tanto recisa, eia arrivare a di.– chiarar. l 'impoten.za del sindacato. Il congresso della CFTC del mese scorso aveva di– mostrato una volta di più il fondo conservatore e lo spi– rito opportunistico della Chiesa. E' da venti secoli che la Chiesa riesce a _superare le situazioni più pericolose usando la stessa tattica. Essa difende fino a.ll' estremo il regime sociale vigente, ma quando lo vede definitiva– mente condannato, accetta il successore e riesce sempre a adattarvisi e ad adattarlo ai suoi fini. Essa ha fulmi- . nato la democrazia come un'invenzione del demonio, e ora i suoi partiti si vantano del nome e del titolo di de– mocratici. Essa si adatterà al comunismo, e saprà trarne profitto temporale, e fors'anco spi1·ituale, se il comuni– smo dovesse imporsi in tutti i paesi cattolici. Ma essa non molla che all'ultima estremità, e se rallenta le re– clini dei suoi fedeli quando a non rallentarle rischierebbe che si rompessero, appena vede il cavallo dar segno cli stanchezza dà una strappata e lo ferma. Se ha dovuto permettere un sindacalismo cattolico e concedergli lar– ghe sconibande nello stesso campo del marxismo, oggi tira le redini e rimette al passo i sindacalisti della CFTC. La Chiesa romana ha spezzato il tentativo dei preti ope– rai francesi, che avevano preso sul serio la loro n1issione di ricristianizzare le masse operaie. Che cosa importa alla Chiesa che -tornino cristiane, se debbono rimanere «comuniste» nel campo socia.le? E così il g1\1ppo « Re– constrnction », che mira a un socialismo non di- partito, ·come ha dic.hiarato uno dei suoi esponenti, Mathevet, ma cli concezione economica, pnr avendo riportato un suc– cesso cli minoranza, è stato eliminato da ogni caricà in . seno alla CFTC. Di nuovo· invece c'è stato qualcosa alla CGT. In realtà le promesse furono infinitamente piè, grandi dei ri– f;;ultati. -Tuttavia, per la prima volta, i dirigenti comu• nisti della. CG'L' hanno concesso a due tés_i di affrontarsi clemocratiqamente. Si tratta di una conseguenza della tlistensione generale della politica sovietica• che un po' a!la volta si e.stende in tutti i campi. Una distensione della tattica. cornuniHta, se dul'atura e sincera, avl'ebbe conse~ guenze incalcolabili su tutta la politica mondiale. T· dirigenti comunisti della CGT avevano la loro tesi ufficiale, è vero, annunciata da Benoit Frachon, il suo se– gretario genera.le : nna tesi astratta e di una presunzione scientifica u;, po· caricatura.le. Ma. essi hanno accettata la discussione, sui giornali federali e al congresso, di una tesi avversa, quella sostenuta da Lucien Rouzeaud e da Pierre Le Brun, segreta!'io della federazione dei funzionari il primo, membro della commissione amministrativa della CGT il seèòndo. E' ve,·o che al congresso la loro tesi fu schiacciata da ·5.334 mandati rappresentanti un milione e 479.919 voti contl'O 17 mandati rappresentanti 6.549 voti e 114 astensioni rappresentanti 57 .081 iscritti: ma per la pl'ima volta i sostenitori di una tesi avversa non sono stati tratta.ti come « vipere lubriche », nè denunciati come traditori, nè additati all'esecrazione generale. La tesi esposta da Benoit Frachon era una vecchia tesi marxista. Ìl torto che certi marxisti fanno a Ma,-~ è quello di continuar a volerne fare un profeta, anche quando certe sue profezie si sono mostrate sbagliate. Come se Marx non avesse .avuto abbastanza. idee origina.li da renderlo uno dei massimi riformatori sociali ! Benoit Fra– chon ha dunque tirato fuori la tesi del pa.uperismo. Ha affermato che le previsioni di Marx si sono a'-'verate - le statistiche provanÒ tutto quello che si vuole, bianco o nero, sì o no - che le ·condizioni economiche del proletariato francese sono peggiora.te (per amor di tesi un congressi– sta ha affermato che i tessili francesi del secolo XIII ~ vivevano meglio degli operai d'oggigiorno ... ). Da un certo punto cli vista è forse vero che un arresto nel. migliora– mento c'è stato dopo la guerra, ma affermare ·che tra breve la F1·ancia sarà un paese di proletari miserabili sfruttati da poche centinaia di capitalisti, è ·certamente eccessivo. Comunque, dalla sua. tesi Bénoit Frachon de– duce che ogni tentativo di miglioramento è inutile, e che il solo rimedio è nna totale tras_lormazione sociale, cioè Ia rivoluzione con1unista. Tutti gli sforzi dell'organizzazione sindacale devono . quinc\i ess·ere diretti ad appoggiarn l'azione politica del partito che di questa rivoluzione è la guida, l'esponente, l'organizzatpre: il partito cornunista. Q UESTA TESI dà una giustificazione teorica cli quella che è stata la tattica della GOT: un c·ompleto disinteresse delle condizioni della massa operaia francese, una totale subordinazione alla politica estera sovietica, in funzione del principio che, a sua volta, solo l'URSS potrà gl1iclare la liberazione ciel proletariato degli altri pa.esi, e che quindi tutto va sacrificato al successo pre– sente dell'URSS, che domani compenserà il sacrificio li– heranclo gli altri popoli dal giogo capitalista. Perciò solo la conqnista del potere conta, e tutti i tentativi per mi– gliorare le sòrti del proletariato, riforme, nazionalizza– zioni, aumenti salariali, sono illusioni da combattere. Men– dès-France è .un den1agogo da combattere cm.ne_ creatore appunto cli queste e altre illusioni. Per questi motivi la CGT si è disinteressata praticamente del grnnde sciopero spontaneo dell'agosto 1953, che aveva fini di -salati e d'orari di lavoro e cli n1igliorarnenti d'ordine n1orale senza con– seguenze « rivoluzionarie». IJ che è falsissin10, perchè n1ai agitaZione fu più profbndamente e spontanea1nente rivolu– zional'ia di quel n1ovimento, che fu del resto stroncato poi proprio d~lle altre due centrali sindacali. Tornando al nostro congresso della CGT, i « riformi– sti» sono stati sommersi, ed è Benoit Frachon che ha vinto. Ma il 1·isultato del voto ha un'importanza relativa. L'importanza. vera cli questo congresso sta. nel fatto che in seno alla CGT è stato possibile discutere, che i comu– nisti hanno accettato nel loro ·seno una discussione avversa alla loro tesi ufficiale senza accusare l'avversario. d'essere « venduto all'America». E' poco, ed ~ moltissimo. Tanto p1u che la CGT è l'imasta di gran lunga l'organizzazione più forte della classe lavoratrice francese. Malgrado i lun– ghi anni di lotte astratte e sterili, di colpevole disinte– resse. verso i bisogni dei lavoratori, il grosso delle forze operaie è rimasto con la GOT. Se questa oggi permette la discussione, se essa conti– nuerà domani la distensione, le altre centrali sindacali, e specialmente Force Ouvrière, avranno molte difficoltà ·a n1antenere una scissione nel can1po op~raio, e le [orze nu– meriche della CGT potranno riconquistare quell'energia n1ol'ale che avevano pel'dnta. Riavremo cioè in Francia una classe operaia attiva nel campo sociale,_ in attesa che torni attiva nel can1po politico; avren10 un n1ovin1ento sinda– cale che difenderà gli interessi immediati del lavoratore senza perdere di vista i suo~ fini più lontani. GIUSEPPE ANDRICH

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