Nuova Repubblica - anno III - n. 17 - 3 luglio 1955

Volere è podere ( Di.,. di Dino /Juscbi) EtEZIONI ALLA MONTECA'f IN I ILBANCHETTO RIMANDATO di CARLO 111.\SSA llIARlTTJi\lA, aiuano A TREDICI l\IES! di distanza dalla sciagura di Ribolla, l'inchiesta giudiziaria sembra avviarsi alla conclusione. ln questi giorni sono stati infatti tratti in arresto l'ing. Padroni, direttore della miniera quando accadde il disastro, il capo-servizio Marcon, e l'al– lom direttore del distretto minerario di Grosseto ing. Se– guiti. Inoltro è stato emesso mandato di comparizione noi confl'Onti dell'ing. Carli e dell'ing. Rostan. Quest'ultimo è il di,·ettore generalo dello miniere della Montecatini. Decisamente lo cose non vanno bene per Rostan, in questi ultimi tempi. L'inchiesta sul disastro di Ribolla sombrn che porterà i dirigenti della Montecatini sul banco dogli accusati, mentre le elezioni delle Commissioni In– terne, svoltesi il 13 e 14 maggio, hanno dimostrato che la resistenza delle masse operaie non è stata ancora fiaccata. La sera del 14 maggio, a Massa Marittima, dov"è la sede del Gruppo Miniere l\Iaremma, era stato ordinato un grande banchetto. Rostan e i suoi collaboratori avevano infatti intenzione di !osteggiare degnamente la clamorosa vittoria. Ci si aspettava che nelle quattro miniem di Ri– bolla, Niccioleta, Gavorrano e Boccheggiano, la CGIL sa– rebbe crollata, come alla Fiat e alla Falck. Quando fu- 1·ono conosciuti i risultati, il banchetto fu disdetto. E' doveroso dire che le spe1·anza dell'ingegner Rostan non erano affatto utopistiche. Anche da parte della CGIL si vissero ore cli 11nsia. Non vi è dubbio che; sotto l'azione intimiclutrice e corl'llttl'ice a un tempo della Montecatini, una buona parte della massa operaia ba vacillato; ma gli attivisti della CGIL, con un lavoro fatto alla disperata, hanno saputo riprendere in pugno la situazione. Cosl la flessione è stata contenuta in termini minimi, come di– mostrn questo prospetto 1·iassunti,·o delle elezioni nelle quattro miniere: Elezioni del 1!)54: voli Yalidi 4583; CGIL voti 3572 (pari al 77,9 per cento); UIL voti 505 {pari ali' ll,l per cento); ClSL voti 407 {pari ali' 8,8 per cento); Indipen– denti (CISNAL) voti 99 (pari al 2,2 per cento). Elezioni del 1955: voli validi 4604; CGIL rnti 3400 (pari 'al 73,8 per cento); UIL voti 578 (pari al 12,G per cento); CISL voti 419 (pari al 9,1 per cento); Indipen– denti (Cl NAL) voti 207 (pari al 4,6 per cento). Una flessione del 4 per cento è davvero poca cosa, se si considera che le nuove assunzioni sono state fatte in u1odo discl'iminato, reclutando soprattutto elementi fa.– scisti, che naturalmente hanno votato CISNAL, CISL o UlL. Da parte della Montecatini nulla era stato lasciato d'intentato pur di capovolgere la situazione. Rostan era venuto in Ma,·emma una quindicina di giorni avanti per assumere il comando delle operazioni. Capi-servizio, sor– veglianti, guardie vennero riuniti ed ebbero il mortifi– cante ordine di mutarsi in agenti elettorali. Essi hanno svolto la loro opera in modo sistematico: livello per li– vello, cantiere per cantiere, operaio per operaio. Si è ri– nunciato ad avvicinare solo quei pochi operai conside– rali irriducibili. L'argomento propagandistico era brutale, ma persua- 1 sivo. « Se eleggerete ancora una volta nna Commissione Interna a maggioranza CGIL, nessuna delle vosti·e richie– ste sarà accolta, perchè la Società punte,·à i piedi. Se in– vece eleggerete una Commissione Interna a maggioranza CISL-UlL, la Società, per cominciare, concederà il pre– mio di bilancio>. Così, brutalmente, si ò parlato agli operai. . E' evidente che il premio di bilancio, cioè una somma superiore alle 20 mila lir.e, costituiva di per se stesso un allettamento di prim'o~dine. Ci~cun operaio poi si è visto fare delle promosse particolari: a chi è stata promessa la casa, a chi un prestito, a chi la promozione o il tra– s[erimento a un lavoro miglio.re, e cosl via. CISL e UIL, dal canto loro, hanno sfacciatamente CASSOLA. accettato la situazione cli privilegio in cui le metteva l'azio– ne padronale. Abbiamo passato coscienziosamente in· ras– segna il materiale propagandistico delle due organizza– zioni, volantini, manifesti, lctlem aperte agli operai. Eb– bene, non abbiamo avuto il piacere di trovarvi una sola pa,·ola contro la Montecatini. Vi abbiamo trovato solo on diluvio d'inguirie contro la CGIL. « Prova por un anno»; « Pi·ova a cambiarn »: questo l'argomento insidioso usato dalla CISL e dalla· UIL. Da parte della CISL si è anche tentato di far crede.re che il voto non avesse valore po– litico: « Continua a pensarla politicamente come meglio erodi, ma ... se ti interessa, come ti interessa, che nelle miniere e nei cantieri torni la tranquillità, dai a noi il tuo voto>. Che è quanto dii·e: continua ad essere comunista o socialista, ma se vuoi che il regime terrorristico instau– rato dalla l\Iontecatini abbia fine, dai a noi il tao voto. « Non si risolvono i vostri problemi con elementi fanatici di partito>, ammonisce dal canto suo la UIL. La Monte– catini, in' àltri termini, va presa per il ,·erso del· pelo. E la UIL tra le righe lascia capire che i suoi rapporti con la Montecatini sono eccellenti, il che, sia detto tra pa– rentesi, è vero, specialmente a Niccioleta. La OGIL, combattendo in condizioni di manifesta inferiorità, ha ottenuto dunque un'importante vittoria, che però non ha affatto un carattere decisivo. La situazione permane grave. Nulla vieta alla Montecatini di continuare e di intensificare la sua azione intimidatrice e patemali– stica. Le masse operaie, d'altra parte, anche se non banno ceduto, sono indubbiamente stanche: non ci si può illu– dere che abbiano lo stesso spi_rito combattivo che avevano nel '51 o nel '52. Il pericolo del cedimento, fortunata– mente evitato nel '55, si ripresenterà nel '5G. Ora noi non vorremmo che il successo delle elezioni del 13 - 14 maggio, noncbè la conclusione favorevole del– l'inchiesta sul disastro di Ribolla, l'isospingesse i dirigenti della CGIL Yerso quell'euforia ottimistica che fu in pas– sato la causa di tanti errori. Negli ultimi tempi, è vero, la CGIL ha dato prova d1 prudenza e di moderazione; ma occorre che l'autocritica sia spinta pi:_ a fondo. Occone in particolare che essi si convincano: a) che la situazione politica italiana, lungi dal ri– ~chiararsi, tenderà sempre a farsi più pesante e difficile; è necessaria pertanto ·una politica sindacale di raccogli– mento, -e non già di a,iventate sortite; la famosa agita– zione dei cinque mesi (marzo-lt1glio '51), oltre ad essere clifottosa come impostazione sindacale, partiva da una va– lutazione politica sbagliata; si impegnarono infatti le mas– se in una lotta dmissima in un momento politico par– ticolarmente sfavorevole; b) che lo sciopero parziale è ormai un'arma spun– tata; l'agitazione dei cinque mesi fallì ancbe perchè en– trarono in lotta solo una parte dei dipendenti della l\Ion– tecatini; c) che l'a:;ione sindacale è tanto pitì efficace quanto più è autonoma. Gli stessi sindocalisti comunisti debbono d·i/endere l'autonomia del sindacato dalla 7>esante inge– renza del POI. l\Ia è certo che una 1·eale autonomia· del sindacato potrà essere raggiunta solo con una effettiva democratizzazione del sindacato. Comunqt1e, con tnlti i suoi difetti, il Sindacato Mina– tori della CGIL rimane il solo strumento valido per di– fondere i lavoratori ·delle miniere in Maremma.. La UIL, sorta nel '50, si è rapidamente corrotta. Essa conta la sua maggior forza rrella miniera di Niccioleta, dove è preva– lente I' elemento l'ept1bblicano; e partito repubblicano, massoneria e Montecatini hanno in quella zona misteriosi, ma indiscutibili legami. Sappiamo che nella UIL vi è qualche socialdemocratico e qualche indipendente che lotta. contro questa trasformazione della UIL in sindacato pa– dl'Onale; ma, realisticamente, non crediamo che la loro lotta abbi& alcuna possibilità di successo, 3 FASCISMO PADA I L RECENTE SCIOPERO delle mondine ha posto in evidenza, a nostro avviso, tre aspetti cli uno stesso problema: la carenza delle organizzazioni sindacali in un settore qnanto mai , 7 itale per il paese e pe,· hi classe lavoratrice tutta (cioè la campag·1a); la cu,·enza degli o,.gani peri forici del Ministero del La vo.ro ; e la. netta, cli,·emo nfficialo, l'ip,·osa elci fascismo nelle "ampagno della Lombardia. Esiste eia diecine e diecine di anni, da pl"Ìma della guarra 1015-18, una legge che comunemente viene chia– matq « legge della risaia>. Essa stabilisce che nessuna mondina può anelare al la,·oro se non sia tutelala dal contratto di lavoro, o patto di monda che dir si voglia. Ebbene quest'anno moltissime mondine sono entrale nella sisaia senza flicun contratto, perchè qnello dello scorso anno era S<'adulo a tntli gli effetti e per di pit1 i datori di lavoro ne avevano denunciato uno degli articoli pl'in– cipali, contrassegnato dal numero 14. In esso si diceYa, e crediamo che a nessuno possa sfuggire la fondamentale importanza della conquista con– trattnalo, che l'adeguamento salariale delle mondine sa– rebbe stRto regolamentato ,mno peT anno, mediante un congegno che tenesse conto degli scatti di contingenza e degli aumenti della paga base che si fossero ,·erificati nelle quattro provincie interessate (Milano, Pavia, No– vara e Ve,·celli). nel settore dei lavoratori :;iornalieri. Ecco dunqt1e la ragione delle nostre critiche al lllini– stero del Lavol'O e alle organizzàzioni sindacali. Il primo non si 01·11preoccupato, tramite il suo ufficio periferico e specialmente attra,·erso l'apposito ufficio re– gionale monda, di prevedere la situazione c!1e si sarebbe venuta a creare con l'apertura della campagna di mondo; e di intel'\·enirc in conseguenza, perchè le lj\voratrici della risaia non si t,-o,·assero di fronte all'alternativa, posta loro dagli agrari, di accettare le forche caudine, oppure di « ripa_ssare > un'altra volta. A questo proposito, facciamo presente che le mondine sono lavoratrici saltuarie e che il contratto ha una dul'8tR, all"incirca, di c;nque, sei setti– mane all'anno. Le 01·g11nizzazioni sindacali non avevano posto suffi– cientemente l'accento sul problema in tempo utile, nè si ernno [)l'OOCcupate di «svegliare» i funzionari dell'ufficio 1·egionale del lavoro; esse l111nno quindi permesso che la questione 1·estasse aperta ed insoluta fino all'inizio della campagna di monda. 111a l'aspett.o più gra,·e del problema, quello per il quale soprattutto abbiamo scritto queste note, è il rJsve– glio del fascismo agrario (certo il peggiore) nelle (',,'.lDl• pagne della Bassa Lombardia. Recentemente, durante un convegno di alti esponenti r.!ell'agricollura pavese, alcuni giovani agral'i della zona e per tutti il ragionier Franchino e· il dottor Nobile, che sono la e longa manus > doi locali dirigenti del llISI, ban– no chiesto di promuovere un'azione sempre dura e decisa contro le organizzazioni sindacali. I < vecchi > dirigenti provinciali della Confederazione degli agricoltori hanno ac– cennato a un timido tentativo di opposizione, ma nel giro di poche settimane sono stati allontanati dai loro posti e ora gli agl'llri f11scisti la fanno nuovamente da pad,·oni sia a Pavia, sia in Lomellina. Ma ciò che è veramente grav,c, è che l'azione tendente ad allineare gli organi dirigenti della Con federazione degli agricoltori con le idee e con i programmi « socinli > del lllSI, si va sviluppando su la1·ga scala in molti altri centri della Lombardia. La lotta delle mondine, fortunatamente e fortunosa– mente vittoriosa, è il primo di una serie di episodi, che a nostro avviso suscilernnno, per contraccolpo, nel pros– si1no novon1bre, una Yera e propria azione concordata con• tro migliaia e migliaia di lavoratori della terra, quando si porrà il problema delle disdette agricole. Con la caduta del governo Seelba. è caduto anche nel nulla il nuovo progetto di legge sui patti ngrari, il quale, a p1·escinde1·e da ogni altra considerazione, poneva e sanciYa il concetto del ~ caso per caso> sia pure con indennizzi o palliativi cii nessun conto. l\Ia intanto, nel prossimo novembre, gli agricoltori si troveranno favorifi, e di molto, dal caos che eHiste in proposito dal punto· di vista legislativo e si riterranno, dunque, libçri di agire a p1-oprio piacimento. Écco perchè è necessario che le or– ganizzazioni sindacali poQgano fin d'ora all'ordino del giomo della loro attività questo serio problema, tenendo presente il pericolo di una rottura del fronte sindacale - che ha resistito durante la vertenza· per il patl-0 di monda - in vista di una più approfondita azione degli agra,:i nelle campagne contro le pur scarse leggi che tute– lano gli interessi economici e normativi dei braccianti e dei contacµni. L'episodio che ci fa sorgere tale timore è il seguente. Prima della rottura delle trattative per il contralto di lavoro delle mondine, gli agricoltori avevano chiesto a gran voce al go,'cmo la diminuzione dei contributi uni– ficati in agricoltura. l?ino qni nulla di eccezionale. Ciò cbe ha stupito è la cfrcostanza che i coltivatori diretti, cioè il democristiano Bonomi, hanno dato sostanzialmente ragione agli agricoltori, pur limitandosi ad auspicare il blocco, se non la diminuzione, dei. contributi. Ora, se è vero come è vero, che Bonomi e i suoi collaboratol'i sono creature dell'azione cattolica, è lecito dubitare della pos– sibilità di un'intesa tra CGIL e CISL di fronte alla pre• potenza padronale. Dell'UIL non ci sembra opportuno oc– cuparcene, perchò non ha quasi alcun peso nel eetwre della terra. ALBERTO CALABBlA

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