Nuova Repubblica - anno III - n. 17 - 3 luglio 1955

2 ITALIA POLlTICA -, ITINERARIO. D'OBBLIGO S AREBBE lMPRUDENTE dare all'esperimento, dello on, Segni l'importanza di un tentativo di mendesi– smo italiano, L'on. Segni ha per i problemi agrari una passione di studioso e di riformatore, ed è uomo per– vicace ed onesto, Gli manca, occorre pur dil'lo, quello slan– cio ideologico che accompagna la energica ondata del newdealismo, quando questo giunge nel Jnomento giusto e tiene a sè sospese le volontà tutte di un paese, abbassa a concretezza i massimalismi, restituisce un significato rivo– luzionario al riformismo, Parliamo di ne\\'dealismo per non avanzare neppure un'ipotesi socialista, che non ha _nulla a vedere con la mentalità del parlamentare sardo, non che della democrazia cristiana, abbia questa i colori della « Con– centrazione» o quelli della «Iniziativa», Ciò si doveva premettei-e, per restringere alla sua vera portata il sondaggio (non sappiamo ancora se si possa pa1·lare di un espet·imento) che va sotto il nome dell'on, Segni, Ma ogni paese ha esperienze e condizioni sue pro– prie; in Italia non c'è posto per il mendesismo, che richiede una borghesia carica ancora di una missione ideale, e non c~è occasione ancqra per una apertura a sinistra che signi– fichi un autentico itinerario socialista, Bisogna che rinun– ziamo per il momento a inseguire idea!j e forme che sono adatti piuttosto ad alti-i paesi, Nel nostro, il conto più semplice è ancora quello di un eventuale progresso interno, appena. un piccolo passo, della democrazia_ cristiana, verso l'attuazione dei postulati di Napoli, Il fatto più saliente della settimana è che questo termine, questa occasione, siano venuti a scadenza assai prima cli quantò non pre– sumesse lo stesso on. Fanfani, sempre desideroso di poter coprire la funzione governativa in via temporanea, per · quanto gli basti cioè alla soddisfazione della sua aspira– zione prima, che è quella della organizzazione elettorale, J\tla sappiamo da un pezzo, ed è ono dei più utili risultati .dell'esperienza socialista, che politica e orgaruzzazione sono -tutt'uno, e cbe solo in una ampia strategia esse possono apparire ilisgiunte, alla condizione che, se lo sono su un sia possibile, per lui e pel' il PSDI, condurlo in modo da ricostruirn un. seguito elettorale alla socialdemocrazia; se, infine, prescindendò da interessi particolaristici di partito, egli sia disposto a contribuire per quanto sta in lui ad avviare il paese su una linea di costmttive riforme, Noi non ci permettiamo alcun ottimismo in questo senso, e, nel disperare dì questa soluzione, ce ne doliamo per la DC, alla quale sarebbe senza dubbio più facile « aprire a sini– stra» attraverso un 1·esiduo di centrismo, che ex abrupto. J\tla Saragat, uomo fatale, sfogli in questi giorni con scru– poloso amore la margherita del suo destino, Altro non possiamo consigliargli, dacchè le sue decisioni non sono più da un pezzo quelle ardue e virili del rischio, ma quelle gentili e _melense delle zitelle in un pallido giardino di eterna prin1avera. U N GIORNALE MILANESE del pomeriggio ha de– scritto, al congresso della gioventù comunista che si è tenuto a Milano dal 23 al 26 giugno, la scenetta di cin– quanta fanciulle lombarde, che deposero, l'una dopo l'altra, due baci, uno per guancia, sul volto austero del giovane Berlinguer. Questo avveruva la domenica mattina ventisei giugno, mentre alla tribuna si avvicendavano ·alcum valenti garzoni, fieri di esporre aj loro compagni le conclusioni a ctù essi erano pervenuti, come si usa nei convegni Iabo~ riosi e seri, in sede di commissione. Chi aveva precedentemente letto la relazione generale del dott. Berliaguer, non stupirà di sapere che tutte le sue proposte sono state accolte: quelle del rafforzamento orga– nfazativo; quelle per una riforma della scuola che unifichi la meclia all'avviamento al lavoro col sacrificio del latino; quella di corsi di addestramento professionale per cinque– centomila ragazzi, ili cui duecentomila per ragazze; quella della campagna per l'occupazione stabile ili altri trecento- 1-oila giovani. Sebbene tutto questo ci sappia parecchio dj bacchetta magica, l'interessante. non è qui: è nel fatto che il congresso, ripetendo al termine le stesse cose suggerite r ' nuova repubblica all'inizio dal Berlinguer, ha mostrato di non essere avan– zato di un .passo, o 'solo di tanti, quanti erano necesSàri per accettare, tra alcune resistenze, le proposte stesse, ·in taluni loro secondari' ma non piacevoli aspetti, E' così che il giovane Notarianni, ,·ispondendo per la commissione stu– denti, ha lasciato abbastanza intravedere le difficoltà che nel suo gruppo· di lavoro si sono dovute superare, per persuadere parecchi rappresentanti universitari dell'oppor– turutà del sacrificio .dei CUDI, sboccati nell'UGI, tra la insofferenza di centri dove il comunismo universitario tut– tavia resiste, quelli toscani soprattutto, Noi ci attendevamo tuttavia questo sommario con– formfamo, che persino !'on, Paietta ha onestamente regi– strato, quando ha incitato i giovinetti a farsi coraggio, e a prendere spregiudicatamente in considerazione taluni fatti nuovi del comunismo internazionale, ad esempio il « discorso dell'atterraggio» del compagno Krushev. Dru lavori del congresso è emerso appunto, che l'apparato orga– nizzativo dei giovani è veramente a buon punto; ma che serpeggia nelle loro schiere un duplice e contradditorio timore: quello di cadere nel vizio dell'orgaruzzazione per l'organizzazione, o, come qui si usa dire, del fanfa_nismo; è quello, d'altra pa,·te, di sentirsi, in uno slancio politico originale, distaccati all'improvviso dalle braccia della mamma, cioè dalla guida del partito, E' singolare che proprio da una commissione di giovani sia partita la richiesta, che adulti del partito vengano chia– mati ad assistedi con la loro pedagogia politica nei lavori dei circoli; è sintomatica l'insistenza che si è dimostrata a Milano, nel negare che esista la benchè minima diver– genza di generazioni in seno al comu'nismo, e che si ponga quindj l'esigenza di una autonomja del movimento giovanile, Queste asserzioni e richieste, messe al paragone, signi• ficano in parole povere: « fateci uscire dalla burocrazia e dal gerarchismo, apriteci le vie della politica; e se non vi fidate ili noi, veniteci diebo: ma fateci muovere».· Se non erriamo, questo è stato l'aspetto più sincero del congresso milanese dei giovani comunisti. Quanto a,! loro programma, esso er,;_ pregno del solito frontismo, Il tema è quello della unità d'azione dell'intera categoria dei giovani. Si tratta quindi, anche in questo settore, co~e in quello sindacale o della sèuola, di obbligare i movimenti meno radicali, ,a trarre le conseguenze pratiohe dalle loro premesse critiche, e portarli sulle med.asime proposte d'azione dei comunisti . ALADINO ;,piano determinato (ad es. quello del rapporto partito– governo), non lo siano poi entro un orizzonte più vasto, quello (per intenderci nel nostro caso) in cui si voglia un governe · che riesca poi a giovare, anzichè a contraddire, alle funzioni della organizzazione stessa. Questa è la logica autentica della condizione democristiana; ed è stata ven– tura per l'on, Fanfaru che si siano pronunziati senza equivoci, contro il rimpasto Scelba, i piccoli repubblicani, e gli ambigui concenfrazionisti, La P,·ovvidenza ha di que– st-0 risorse, e le offre ad Amintore Fanfani come al suo beniamino: meno male che egli ha saputo, in questo mo– mento prec.iso, non lascia,·sele sfuggire. Non vogliamo dire per questo che egli sia pronto davvero, nel caso di un· governò _Segni (alle sole condizioni' in cui questo ha senso, e· non sono quelle del\a coalizione Scelba), ad_ impegnare sin d'ora per sostenerlo le forze già organizzate della DC, e ·quelle in via. di organizzazione, Se vi riusciJ-à, se lo vorrà, ci accorgeremo finalmente che il fanfanismo è una poli– tica. Ma lo attendiamo, come è giusto, alla prova dei fatti. 1~~ TABU DEI FEDERALISTI Abbiamo detto che c'è una sola soluzione possibile per l'on, Segni; ed è quella della « preaperturn a sinistra», sotto una delle due formule: del t,·ipartito coi repubbli– cani e i socialdemocratici, leggi agra.rie· imponendo l'esclu– sione dei liberali; o del monocolore, non già pendolare, ma volto a sinistra. Ci troviamo infatti per una volta d'accordo con il Go,·1·-iere della Sem, quando spiega a Segru e ai democristiani che il monocolore volto ora a destra era a sinistra è destinato prima o poi ad essere bocciato dall'una e dall'altra parte, giacchè nessuna delle due è così sprovveduta da concedere alla DC di attuare ad es, una nuova fetta di riforma agraria con la. condizione ili una più sfrontata repressione delle commissioni interne, o il distacco dell'IRI dalla Confindustria al prezzo ili una ulteriore pet'secuzione dei professori di stato. La tesi nen– niana della priorità della politica è in questo caso perfetta e indiscutibile, La scelta del programma, cbe crediamo altrimenti seria presso Segni che presso Scelba, comporta dunque prima di tutto la scelta delle alleanze. Questa può anche includere repubblicani e socialdemocratici; ma mentre la coalizione con i primi conta qualche cosa dal punto di vista del senso dell'onore politico,' che questo par– tilo ha 1·ecenternente 1·iacquistato, ma quasi nulla per quel che riguarda il suo peso parlamentare, l'alleanza con i socialdemocratici avrebbe un certo peso, quale cbe sia il loro contribt1to aritmetico allo schieramento parlamentare italiano, in ragione del riaccostamento, che comporterebbe, delle forze socialiste italiane, Proprio per questa ragione, non osiamo farci grandi illusioni sulla riuscita di un tri– parti_to, a liberali esclusi. L'on. Saragat deve in ogni modo decidere se la gloria del suo partito richiéda o tolleri il sacrificio di riaprire un colloquio costl'uttivo coi socialisti,. Deve ben calcolare 11e F ORSE P.(i:RCHE' Altiero Spinelli ha militato da gio– vane nel partito comunista, la sua autocritica al Congresso federalista ili Ancona è riuscita così spie– tata, E con lui, in minore o maggior misura, hanno pa,rlato allo stesso modo gli altri « grandi » del movimento fede– ralista italiano, Attonita e frastornata la base, ad usata alle sottili manovre diplomatiche ed ai sapienti accordi cli governi e di partiti: attonita e frastornata al punto che _la seduta concltL~iva non ha veduto più di venticin– que delegati in aula, oltre a qualche osservatore, due uscieri e due guardie comunali. La tesi .era, come si dfrebbe, suggestiva. Eravamo stati proprio lì lì, sull'orlo dell'unità eùropea (ma chi se n'era ·mai accorto?), quando la CED, questa formula pregna di odio e d'amore, crollava. Gli antigovernativi italiani, e poi l'aruma satanica di Mendès-France, ne eran stati la causa. Caduta la CED, anche il sogno è sva– ruto: il sogno illuminista dell'Europa fatta per virtù dei governi, nell'indifferenza o contro i popoli europei. Chi sa poi perchè con la CED la federazione sarebbe stata com– piuta? Tutti sanno che la CED avrebbe soltanto costituito un aggravamento della tensione mondiale e, soprattutto, avrebbe aumentato il potere· di alcune caste nazionali. J\tla tant'è: i miti nascono così, senza un fondamento razio– nale: la CED, in virtù di quel famoso articolo del trattato istitutivo che consentiva aj governi la possibilità di met– tere a.Ilo stuilio l'ipotesi di una conferenza per l'esame di una eventua.lità di limitata federazione europea; resta e resterà il tabù. dei federalisti. CED crollata, tutto cambia, Come il PSDI dopo il 7 giugno. Ma come nel PSDI, sempre con le stesse persone. Mirabili avventure della democrazia moderna, Niente più accordi ili governo, niente più conferenze ad alto livello, niente più diplomazia raffinata e sottile: ma solo l'urto frontale, violento, volitivo dei popoli, delle masse, la pres– sione dal basso, la volontà rivoluzionaria, Ma con chi? per mezzo di chi? con quali forze? per quale unità? Un partito federalista: è la più ardita (e preoccu– pante) scoperta uscita dal congresso di Ancona! Un par– tito federalista che raccolga tutti gli spiriti europei, li li– beri dai vincoli di partito, ne faccia irresistibile catapulta ili attacco. Entriamo così nel regno delle favole. Si era detto, per tanto tempo, che proprio questo non si doveva fare, .che i federalisti dovevano opera.re ciascuno nel pro– prio settore politico, per aiutare a portare i vari gruppi ad un più serio impegno europeo; si era riconosciuto nel J\IIFE solo l'incentivo ad una azione federalista adeguata alle varie situazioni politiche: e ora si rovescia completa- mente la prospettiva anche su questo punto, e si vuol addirittura organizzare i federalisti in partito? Ma quali federalisti? Quelli che hanno giurato sulla CED, e sono avvezzi da anni al ministerialismo ed alla diplomazia, ai Vescovi e ai personaggi, ai Lombardo ed agli Scelba come ai più « rivoluzionari» dei loro capi? E quali altl'i fede– ralisti trovare, se avete seqJpre accuratamente respinto il problema di fondo, inserire la lotta per la coscienza eu– ropea nel vivo della lotta politica nazionale, trovare il punto d'incontro di larghe masse col federalismo? II° problema di un'Europa democratica e unita resta un grande problema, il grande problema, Ma la soluzione ili esso si fonda sulla coscienza, e sulla possibilità, di una politica europea: no, certo, di una politica sovietica; ma neppure, pl'Oprio no, di una politica americana, Per avere identificato l'azione federalista con la politica americana in Europa, il federalismo oggi non dice più nulla a nes– suno, Bisogna ricominciare da capo, J\tla bisogna avere il co,·aggio di vedere perchè si sia giunti a tanto. Con la CED o senza CED, il fallimento sa1:ebbe intervenuto egualmente, Quale posizione, quale politica permanente intendono affermare i federalisti per un'Europa unita, fra i due grandi blocchi in contrasto? Finchè l'idea di una Europa unita non s'identifichi, nella coscienza delle masse, con un'altra idea-forza che risponda alle esigenze, ai bi– sogni profoncli ili quelle masse, è inutile parlare di fede– ralismo come fenomeno popolare: dai complicati grovigli diplomatici si scenderà semplicemente nella solitru·ia utopia. * Abbonatevi · a . RU01'U ,: e p u b :b I i e -a.

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