Nuova Repubblica - anno III - n. 16 - 26 giugno 1955

I' Comitato dirett.: TRISTANO SODIGNOLA (dirett.· resp.), PIERO CALEFFI, PAOLO VITTORELLI. _Segret. di red.: GIUSEPPE FAVATI. Direzione e redaz.: Firenze, Piazza della Libertà· 15, tel. 50-998. Amminisfraz.: Firenze, Piazza· Indipendenza 29, tel. 483-207/8. Autorizz. del Tribunale di Firenze, n. 678 del 30 dicembre ·1952. : Prin.ted in ltaly, St. Tip, de «La Nazione». Firenze, Via Ricasoli 8. 64 -. ANNO III. N. 16 CRISI A.PERTA N ON ANCORA ERANO spenti gli echi ·delle raìnpo: gne_ apocalitti~h~ dell'on. Pacciardi, · gi'à i deputati,-; socialdemocrat1c1 avevano provveduto a· risistemare, c~me formiche avvedute e pazienti, i loro « posticini» mini– steriali (compiendo l'ultimo atto di viltà, il siluramento dell'on. Tremelloni a _vantaggio dell'on. Prèti), che la crisi, la crisi vera, quella che non può più essere risolta entl'O le discrete mura della Camilluccia, è scoppiata: get– ti:i.ndo nel panico e nella disperazione i tanti valentuo– n:ìini, che a Roma e fqori Roma, nel parlamento e dalle colonne dei g10rnali « indipendenti », erano· 'andati a ri::' posare nella certezza della stabilità e della eternità di que– sto « buon governo ». Non sappiamo a chi, degli infiniti leaders della Ca– milluccia, debba andal'e il nostro particolare plauso: ma u~ grazie sincero Cl'ediarno, lealmente, · che meriti l'onore– vole La Malfa, che non soltanto ha saputo opporre la pa– catezza d'un giudizio politico al facile richiamo della « tra– dizione» repubblicana (di quale tradizione intende par– lare, on. Pacciardi?.) ma. ha anche offerto il d1~stro; <:on la decisione astensionista del suo partito, alle correnti di opposizione interna della democrazia cristiana di avere il sopravvento. Se questa azione avessimo dovuto attendere dall'on. Matteotti, molta acqua sarebbe ancora passata sotto i ponti. Due aspetti di questa crisi, convergenti e pure di– stinti, meritano di essere chiariti. Il primo riguarda il modo mediante il quale si è aperta; il secondo riguarda la sostanza. Credo non vi sia cittadino italiano non preoccup.ato ( anche se non lo confessi apertamente) -della procedura ape'rtamente estraparlamentare attraverso la quale il par-, tito maggioritario ha mostrato più ancora che in passato di voler riassumere in sè poteri costituzionali che non gli competono. E' certamente inutile ed antistorico rievocare ad ogni piè sospinto un certo tipo astratto di sovranità parlamentare : esso era strettamente legato al collegio uni– nomina~e: ormai, il suffragio universale e la proporzionale hanno rafforzato a taJ punto la struttura dei partiti, da renderli es~i stessi strumenti costituzionali, parti viventi dèl sistema rappresentativo. Ma il senso del limite è quello · che distingue gli uomini e i partiti: la sensibilità sottile e precisa di quello che si può e non si può fare, delle ti– percussioni psicologiche, an·cor prima che ·giuridiche o poli– tiche, di certi atteggiamenti e di certe azioni. Ora, questo senso del limite, questa sensibilità, che è parte essenziale aella politica, sembra si siano comple– tamente ottusi presso i dirigenti della DO. Essi possono fare molte, troppe cose; possono impadronirsi di tutti i gangli vitali dello Stato e deJla società italiana, possono monopolizzare assistenza, radio, cinema, e poi ancora enti economici ed istituti finanziari : ma non possono credere che il paese tolleri alla lunga che il_ parlamento sia non soltanto integrato e in parte anche sostituito dal partito (il che è nella logica delle cose) ma sia apertamente e spavaldamente scavalcato, senza che neppure si tenti di salvare quelle forme, che pure sono parte essenziale del di– ritto. Da settimane, i cittadini italiani attendono che la crisi del governo, e del paese, si risolva non già nell'aper- o c:ibattito politico, dentro ·e fuori ii_ parlamento, ma nelle nsposte conventicole di corridoio, nella s,elva selvaggia degli intrighi di interessi, da cui emergono di tanto in tanto come numi forniti di poteri infiniti ma ignoti oli An: dreotti, i Fanfani e i Gonella. ' 0 Ma il modo della crisi è, in realtà, la sua sostanza stessa. E' la crisi di un regime potenziale che non riesce a trasformarsi in regime attuale, per la stessa comples– sità e contraddittorietà degli opposti appetiti e delle op– poste tendenze, deciso comunqL1e a non trattare, a non scendere a compromessi politici reali con forze reali. · Perchè qui sta ~ppunto il significato politico effettivo della caparbia volontà con la quale l'on. Scelba ha tentato · di difendere fino alla fine il men nobile legato di De Ga– speri: e qui sta. anche la sua forza. Qualunque altra scelta, che non consista nella pura e semplice amministrazione del patrimonio pubblico conquistato per uso e consumo della democrazia cristiana _( e solo in piccola misura dei Un numero L. 40 .. Estero l. so; Un . numero arretrato L. 50. Abbonamenti: annuo· pe·r Italia ·e Francia L. 1500, sem. L. 800,. trim. L. 450. Estero: L. 2000, 1100, 600, Sostenitòre L. 10.000. , C/C'post. 5(6261, «La Nuoya __ ltalia», Firenze,·Gli abbonamenti de– corrono 'dall!inizio del mes~. ,_Per pubblicità rivolgersi all'Ammi• nistrazion.e. Tariffa: (.. 1 S:.0D0 per inserzioni _di mrri. 70 per colonna. E~CE . LA .. D0-MENICA (IL PSDI, per il rimpa:do del governo Scel/Ja, aue11a sostil11ilo l'o11oreuole 1'remelloni co/l l"o1wreuole Preli) ·« Nuovà Repubblica » è séttimanale politico· e di' cultura. Esce la· domenica .. Manoscritti, fotografie e disegni, anche se non. pubbli– , catr, no.n si restituisc_ono. Dirihi ·riservati per tutti ·i paesi. 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Un esperimento di monocolore espone il pa1'tito ad un'usura che può riuscirgli fatale; un'apertura a sinistra, realìzza.ta anche soltanto con l'esclu– sione dei liberali dal governo, impegna il partito in una strada che non può alla fine convergere con quella di De Micheli, di Togni e di Lauro; una ·deci. ·a scelta a de– stra non può non aprire alle sinistre nuove, larghissime possibilità elettorali; un accordo col PSI imposta un pro– blema di fondo, e non soltanto politico, di fronte al quale tutte le strutture del partito cattolico possono vacillare. E allora? La migliore scelta resta quella di nessu·na scelta, cioè del governo Scelba-Saragat: di un governo fondato sulle. bugiarde enunciazioni programmatiche, sulle decitie di riforme e d'interventi vagamente promessi, sulla facile demagogia del mito democratico, dietro cui sta la realtà di uno Stato ogni giorno più inadegnato alle condizioni della società, e la volontà cieca di' una minoranza di te– nerne strette in pugno le leve non per qualche grande ambizione, ma solo per precostitufrsi la èertezza della di– gestione tranquilla. La caduta di questo governo è dunque un fatto po– litico di non limitate proporzioni. Il nostro giornale e il nostro gruppo politico non hanno mancato di riaffermare in ogni occasione il proprio convincimento, che un'azione di riforma non può essere pensata nè tentata in Italia senza la collaborazione dei cattolici. Ma bisogna che i de– mocristiani (che sfortunatamente se ne sono assunti la rappresentanza politica) sappiano che codesta collabora– zione è anche condizionata ad una scelta. Essi non pos– sono permettersi di rinviare indefinitamente questa scelta al momento in cui il loro segretario politico giudicherà di avere nelle sue mani uno strumento organizzativo ab– bastanza efficiente : essa non è procrastina.bile e, nonostante tutto, vi sono altre forze che la impongono. L'on. Fanfani aveva proposto, come base della nuova coalizione socialconservatricecattolica, un programma di 37 punti. Noi gliene proponiamo uno prn modesto, che si può riassumere nelle proposizioni seguenti: un uomo nL-iovo, dì. spirito liberale, all'Interno, per· avviare la trasformazione dallo stato di polizia allo stato di -diritt_o; una politica e~tera che consenta all'Italia di farsi portat1'Ìce delle esi– gonze della distensione e del dialogo all'interno dello schie- 1·11.mentodi cui fa parte; un impegno non contorto ·ed ·am– btvalente, ma univoco, sulle questioni -del petrolio, del- 1' JRI, dei patti agrari e della riforma fondiaria; radio e scuola in mano di uomini che non militino nella DC e dintorni; garanzia di libertà nelle fabbriche e di rispetto delle condizioni del lavoro. Questa 'è la scelta: su di essa l'on. Fanfani troverà, se la vorrà, una nuo.va maggioranza, qualificherà con una operazione ardita ma sicuramente redditizia pel' l'avvenire, i~ suo partito; aprirà il colloquio, storicamente neces:.ario, fra cattolici progressisti, e laici soeialisti. Proverà la vo– lontà effettiva del PSI: che questa volontà, ne siamo certi, non verrà meno. Potrà trovare l'appoggio dei repubblicani, Phe hanno manifestato· in questi ultimi tempi una serietà di cui va loro data lode. Contribuirà alla liquidazione di q11el partito da operetta, che è la .socialdemocrazia del– l'onorevole Saragat. Sarà un benemerito del paese. · Naturalmente, c'è anche l' aJtra scelta. Che è pure una scelta seria. Ma essa deve mettere in conto l'assorbi– rnento, più o meno definitivo, da parte dei_ clericali, delle is+,anze più conservatrici e retrive della' sociétà italiana. Deve mettere in cònto una spinta avanti di tutte le sini– stre, e ·non soltanto• dei socialisti. E deve mettere fo conto la. possibilità che anche le residue forze laico-radicali siano spinte su posizioni frontiste. Se i dirigenti 'democristiani pensano per davvero ~la democrazia, non possono esitare sulla scelta; se mirano ad una restaul'azione clericale, so– stenuta dalla Confindustria e diretta alla ·conquista orga– nica dello Stato, egualmente la scelta non è dubbia. L'aspetto più positivo di questa crisi è appunto que– sto: che le . celte sono limpide e· improrogabili. Per tutti, naturalmente : e non solo per la democrazia cristiana. Ma su di essa, che ha l'onore del comando dello Stato, risiede anche l'onere della decisione. TRISTANO CODIGNOLi\ ..

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