Nuova Repubblica - anno III - n. 16 - 26 giugno 1955

B 8 MONTAGNAFILM • Le memorie di uno smemorato ovvero (Vis. di Dino Boschi) costumi di uno scostumato PAESE CHE V·A_J .dl CapQral ;,}.., dè Francesco L .E TESTE CALDE della Casa dello studente di Mi– lano sono state Il')esse a posto. La Casa dello stn– , · dente di Milano è amministrata da un Consorzio, di– re~ta. da una direzione e gestita da. un privato: quest'ul-. tlr;no, che ha ottenuto l'appalto dei servizi albergo-mensa> bar (cioè di tutta la Casi>) mediante assegnazione diretta,· senza pubblico concorso, nè licitazione privata, si trova in. condizioni privilegiate, sia· perchè non ··deve. sopportare i normali oneri fiscali· e· di affitto,' sia perch~ gode di un· co,nsistente numero di coperti assictuati, sia perchè. perce– pi~ce l111 contributo mensile•di Ihe 200.000, versato dalle Op·ere nniversita1·ie. · · · · Ciononostante da tempo gli studenti d'ovevano lamen– ta.re serie insufficienze dietetiche 'e i,!berghiere (cloéumen– tate !), nonchè periodici, ·ea ;ingiustificàti' aumenti n'ei prezzi: precisamente da,]- i951 àl 1955-il prezzo delle ··ca– mern saliva dell'80 per c,;nto·; quello medio deila mensa– bù del 35 per cento. Chiede,•ano perciò di conoscére i ter– mini "precisi del contrattò di appalto cui il gestore avrebb' dovuto essere vincolato. ·· Occorre precisare che i 450 studenti ospiti della Casa eleggono annu\tlinente un comitato stude~tesco il cui pre:. sidénté fa parte a norma di regolamento della direzione: qLiesto particolare « formale » non ha impedito che le 'la- ' gnanze degli studenti e la loro indiscreta curiosità siano rimaste lett.era. morta. Non avendo ottenuto nulla, gli stu- '· dénti, riuniti in assemblea, decidevano all'unanimità di promuovere una ordinata agitazione, consistente nella astensione dalla mensa e dal bar: il gestore provvedeva contemporaneamente a sospendere l'erogazione dell'ener– gia elettrica durante le ore diurne, nonostante· il consumo fosse -inferiore a quéllo previsto dal contratto. A questo punto, arrivano i nostri: la Direzione si riu– nisce senza convocare il presidente del comitato studen– tesco, che pure ne è membro di diritto e provvede a: 1) sciogliere il comitato studentesco, quasi che si trattasse di' organo da essa nominato e non democraticamente eletto; 2) espellere lo studente Claudio Sennis, presidente del comitato; 3) allontanare· per due mesi gli altri mem– bri d!lllo stesso comitato. Tutto ciò in ispregio di ben tre articoli del regola– mento della Casa, che risparmiamo al lettoie, e con la seguente motivazione della sentenza: « ,., per insubordina-. zione, indisciplina, occupazione arbitraria di aule, disub– bidienza ad ordini, diffusione di notizie false, coercizione della libertà, eccetera ». L' « eccetera » è testuale e rias– sume, nella sua specificata e a ,·ticolata chiarezza, il ri– go;·e giuridico di tutto il dispositivo della sentenza. .. Sarebbe bello poter credere che cose ,di questo genere non accadano, o, alm~no, che la responsabilità ne ri– salga a figure scialbe e di poco conto, ma purtroppo non è . così: scioglimento, espulsione e allontanamento sono stati disposti nientedimeno che dall'onorevole (monar• chico) professor avvocato Giuseppe Menotti de Francesco, rettore magnifico dell'Università di Milano e presidente del Consorzio della Casa dello studente, e dal professor ingegner Gino Cassinis, direttore del Politecnico e vice– presidente del Consorzio di cui sopra. Gli studenti hanno protestato, manifestato la loro solidarietà con il comitato studentesco sciolto, detto che « non potevano dormire sotto il tetto dell'ingiustizia » ;- un commissario di polizia, •intervenuto «bonariamente» con i suoi uomini, ha rivolto_ loro l'accorato invito a vergognarsi, perchè, ragazzi di buona famiglia quali sono, si comporta– vano come operai. \ Deve trattarsi di un commissario colto ed acuto, per– chè in poche parole ha colpito il nucleo della questione: veramente la lotta per la democrazia., nella fabbrica, nella scuola, nel paese, ci impegna tutti: studenti come operai, bracciant_i come _professori, impiegati come professionisti. E' una grave iattura, signori del quadripartito; è una grave iattura, onorevole professor avvocato Giuseppe Me- J,·-: ·notti de Francesco: occorre fa.r ·presto; consul.tiµ'"Ì; <l'ùr– genza il manuàle del _caporale, spe~zare le r.enf al' cul-ò • tura.me , sbatterci 'tutti- s1ill'attenti o, meglio an'co·:ra, pdtrlj;, che non sia tÌ'oppo tardi,' « sbatterci dentro come un·a. :rà.,:•· mazza». '.Jliverbivendolò G IR('.) L'INTERRUTTORE dellà radio. E' la voce di Sandro, Egli vend.e' le,· sne pa;·ole a chi.· lo· paga, o · piuttosto a chi crede che Io paghi, Non sa che lo pago io con 3,300 _lire all'annÒ. Non lo conosco'. Non so se sia alto, basso, bruno o biondo. _ . , Conosco solo la suà • voce. Se è proprio• la sua voce. Ma può anche darsi che non Ì'o sia, e che egli si limiti a scrivere qt1el che altri leggeranno. E' più conforme al suo carnttere. La conformità è il suo carattere. _Sempre che ne_ a):,bi.- uno, E' confol'me in t.utto: sulla pace, sui dit– tato1{ ~u!le leggi elettorali. Sullà pace. Quando la Russia ritira le stie truppe dall'Austria, quando si parla di incontro dei quattro gran~,._egli grida al pericolo. Riacquista la calma, si frega le màni Ìelice, ha una digestione regolare e d_eisonni calmi, solo quando sente odoi'e di blocco di Berlino o di nuova glierra in Indocina. Sui dittatori. E' sicuro che Franco non sia più dit– ta-tore dal giorno in cui fece il Co11cordato con .la Santa Séde. E' convinto che 'l?éron lo sia diventato· solo da qtiando mise in cantiere in Argentina alcune leggi laiche, Sulle leggi elettorali. Dice che la legge elettorale ita– liana del 1953 era molto più democratica del sistema elet– torale inglese. Ignora nel modo più assoluto le differenze che passano fra sistem.- di lista e sistema uninominale. E' sicuro che il principio dell'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge elettorale è un principio sacrosanto, a condizione che ci sia l'uguaglianza in partenza ma non all'arrivo; e pensa che quando basta dare un voto di più al partito socialdemocratico per fal' saltare il democri– stiano dal 40 per cento dei voti al 51 per cento dei seggi sia perfettamente rispet.tato il principio della democrazia formale. Auspica l'applicaziòne in Italia del sistema elettorale ing1ese, senza sapere che avrebbe così la somn,a pena di non vedere più Saragat in parlamento, poichè ir Senato ri– sulterebbe composto di 202 democristiani, 17 comunisti, 3 del Volkspartei, 2 monarchici, 1 missino ed un indipen– dente di sinistl'a, La· Camera certam~nte sarebbe in pro– porzione. In compenso avrebbe la gioia di avere un go– verno stabile al Viminale, e Merzagora al Quirinale. Sempre che Merzagora risultasse eletto. I prezzi della Curia I L PARROCO DI CASELLE d'Altivole sa il fatto suo, Egli vorrebbe far acquistare le tene della prebenda a un prezzo degno dei tempi che conono. Le cose stanno esattamente così: i tel'l'eni sono amministrati dalla parrocchia di Caselle della Curia di Treviso, e distribuiti fra molti coltivatori; spesso la distribuzione si ripete da generazioni, un tempo a fitto basso, e ora a fitto pari a quello di tutti gli altri terreni. Ma ecco che si presenta la possibilità di investire il capitale in altro fondo; il parroco allora pretende che ciascun contadino, in consi– derazione dell'opera buona (il nuovo fondo servirà per costruire un asilo), paghi il terreno da.lui coltivato ad un prezzo triplo del valore· rea.le , L'intrapl'endente parroco, per suscitare i sentimenti cristiani dei contadini, esibisce dichiarazioni , di estranei che sarebbero pronti ad acquistare i- fondi della parrocchia pagando il prezzo da Iui richiesto ; e, poichè un po' di terro1·ismo spirituale non guasta mai, minaccia di « dire in· chiesa » i nomi di queUi che non vorranno subìre la sua volontà. Un incaricato della Con/agricoltura serve da intermediario tra la Curia· e gli interessati per concor– dare il prezzo. nuova repubblica TRIBOLA DIUN PORTU e , E' A \'ENEZIA un pol'tuale simile a tanti altri, che abita con la farniglia, da anni orn,ai, in due mise– rabili stanzette a pianterreno .... non rialzato (anzi, piuttosto abbassato), che ogni tanto, come succede a Vene• zia, vengono invase dall'acqlla. salsa delle inondazioni .. Fra le altre; nella notte dell' 11 no,;embre dell'anno 1()53, egli aveva avuto un'alluvione di crn . . 60, con danni che non· occorre immaginare, per·chè flU'ono contl'Ollati anche dalla compagnia del porto alla quale è iscritto, che gli diede, per dne letti da rifare, un prestito di. L, 15.000, risa;·cito poi nella distribuzione natalizia clell'anho scorso, com'è d'ùso in ·qnesti èasi; llll sussidio lo ebbe anche, per gli stessi danni, dalla cassa di previdenza. In questi giorni s'è presentata, i\1 nostro portuale si-. 1nile a tanti altri, l'occasione di t.rasmigraro in una stan• zetta, che non gli è certo -sufficiente, 1na che ha. il vantag– gio d', esse.re· al primo pil'lno e di CQsta'r molto poco, per fnotivi ch'è in-utile spiega.re; nn;occasione da non lasciarsi sfuggire, anclie se cli carntte1·e provvisorio, dopo anni d'inu– tili sollecitazioni al Comune e d'inntili ricerche personali.- Senoncbè, nel passare in rassegna i pochi mobili '.in vista del trasporto, il portuale s'accorse che alcuni, il cas– settone per esè1n_pio, tra le inondai.ioni e l'umidiHi, s'e1·an n1ezZi n1arciti, che bisognava quindi ripararli, o cercar di sostituil'li con qualche mobile· usato. Pensò allora che la via ,~.igli~~e- per procurarsi il danaro che gli ci voleva - i po,'tuali, purtroppo, non sono in gl'ado cli farsi molte eco– nomie ·_ .era. quella d'un prestito della sua compagnia. Chiese infatti L. 30.000, che poi gli sm·ebbero state trat• tenute sui gnadagni rnensili e sulla distribuzione natalizia. La compagnia era disposta a darglielo, ma ci voleva il consenso del Provveditore al Porto. Il portuale allora va dal nuovo Pl'ovveditore; questi acconsente, ma vnole una lettera dalla Compagnia; la let– tera gli viene inviata ed egli risponde che va bene, che i soldi verranno consegnati all'interessato.... dopo il suo ingresso nella nuova abitazione. Evidentemente, egli deve aver pensato, « fidarsi è bene, non fidarsi è meglio». S'era solo dimenticato di consicle1·are che lo stesso pensiero lo poteva fare anche il falegname- o il rivenditore dei mobili; e a maggior ra-gione, dato che il rivenditore non aveva ob– blighi d'alctm genere verso uno che non lavora alle sue dipendenze. Così il tribolato portuale pensò bene cli cercare i soldi per altra via, e per altra via li riuscì a tl'Ovare, E ora forse le sue tribolazioni avranno una provvisol'ia sosta, nell'a.t– tesa d'una soluzione definitiva dell'urgente problema della casa, così difficile da risolvere, anche a Venezia, per chi ha lo stipendio d'un lavoratol'e, e non d'un Provveditore, del Porto, Una storiella modesta, vero? Mi dispiace, ma non avevo di meglio. Purtroppo non mi soccone l'alata fantasia dei « rotocalchisti » nostrani, ignoro dove intingano i pennelli i redatto1·i delle elezioni serali. « Bella ragazza trovata moribonda in· un can1po presso Firenze >>, avvertiva gio.rni or sono, ,a caratteri di scatola ,dominanti il sommario, un confratello vendutissimo, decine e decine di migliaia di copio. Certo, certo non una ragazza, ma una bella ra– gazza, e per di pilt mm·ibonda, e per cli più abbandonata in una località periferica: come perchè in quale stato? con uno o due reggicalze? violentata forse tra gli steli di grano e i Iussul'eggianti papaveri? E' quello che sapremo acqui– stando l'edizione serale. Ma prima di finire, vorrei coglier l'occasione di raccon– tare un'altra trovata del nuovo Provveditore veneziano. Le compagnie del Porto usano, per lunga tradizione, farsi rap– presenta·re dalla propria bandiera in determinate solennità veneziane; hanno quindi un proprio portabandiera, pagato a L. 1288 a giornata. Recentemente una lettera del Prov– veditore le av1'ertì che dovevano sospendere il portaban– diera e ricorrere ad altra via più economica perchè, nelle sole,foità, la bandiera fosse presente. Se all'ordine non si fosse obbedito, avrebbe pagato il presidente della Com– pagnia. Ma via, signor nuovo Provveditore; a Venezia si mor– mora che assai più che alla sua competenza_ in cose del porto Lei deve la sua nomina al nome che Lei ha la for– tuna di portare: un nome al quale non è facile venga detto d{ no in certi atnbienti politici, o religiosi che sia; ma appunto per questa ricon~sciuta e apprezzabile forza del suo nome ci sembra che Lei possa preoccuparsi un po' meno di rendersi simpatico· ai suoi superjori (e di. far loro dimenticare la possibilità che avevano di nominar uno che ci sapesse fare molto più di Lei) ; cerchi anche, un pochino, di non rendersi eccessivamente antipatico ai suoi dipen– denti; dopotutto, è gente cbe ·il posto se lo guadagna ogni giorno assai più col lavoro che con le protezioni, AGOSTINO

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