Nuova Repubblica - anno III - n. 13 - 5 giugno 1955

B 2 ITALIA POtITIC.A SETTIMANA DI PASSIONE L A SETTIMANA DI SQELBA incomincia il sette e si chiude il 14 giugno. Va dalla fine delle elezi~ni siciliane alla riapertura della Camera, e pa.~sa attra– verso le nuvole sempre più spesse dei gmppi parlamentari democristiani. Riconosciamo che è t1na settimane. impor– tante per il paese, oltrechè per il presidente del consiglio. Sapremo infine che cose. vogliono gli uomini della « con– centrazione » democristiana, dopo le loro ultime piroette (Pella che salta dL sbieco la sua famose. «linee.» per elevare un inno all'economia di Gronchi) e dopo le loro prime richieste: Andreotti agl'interni, Gonella agli esteri. Sapremo che cosa è capace di tenere ancora uniti socie.lde– mocre.tici e liberali: posto che resti loro un qualche respfro di ampiezza nazionale dopo le elezioni siciliane, nelle quali i primi potranno ancora una volta levare il pugno contro il destino cinico e barn d~lla legge elettorale, i secondi. trarre le somme dai contrasti interni che li hanno portati divisi al fronte elettorale della regione. II paese ha bisogno di vedere cl)ie.r_ouna buona volta in questa sua maggioranza così confusa, che appena se ne riconosce le. qualifica cli governo dal tono cli bmbanza che assume verso gli umili e gli opprnssi; insegni l'on. Ermini col suo atteg– giamento cli sergente dinanzi alla « truppa » dei professori. per ottenere un'ulteriore dilazione alla loro rispettiva mor– te elettorale. E' l'identico spirito con il quale il PLI ed il PSDI vollero, nel novembre del 1052, la maggioritaria: è la stessa sopravvivenza cho invocarono, allora, eia Go– nella. A nostro avviso, essi offrono a Scelba una pedina importante per decidere le sue stesse sorti personali. Giac– <:hè se la DC accetterà questa condizione doi « minori », Scelba conseguirà da costoro una lunga fedeltà, una rinun– zia a tutti gli spigoli di partito, l'obbedienza al comando democristiano, e, insieme, la persistenza « sine clie » ciel governo per immobilità di maggioranza; se la DC ripu– dierà questa condizione, che la priverebbe cli circa il dieci per cento dei seggi che essa guadagna con il privilegio della formula del '48, i «minori» dovrebbero non trovare più !nteresse alcuno a sostenere il governo Scelba, e preferire mfine quello che a loro scorno non hanno mai osato: la morte in bellezza nella estrosa libertà dell'opposizione, nel momento in cui, per sostenersi, la DC dovrà fare il suo esperimento cli destra o di sinistra. E' amaro dover con– statare che la via della decisione, per la DC, passa su que– sto ponte dell'ingiustizia, attraverso il quale può essere deciso cli negare ai « minori» la proporzionale pura; ma è anche difficile astenersi dal considerare che la storia ma– cina le forze politiche che hanno voluto divenire inefficienti e inattuali. Ma Scelba potrebbe essere tanto accorto eia persua– dere liberali e socialdemocratici di attraversare ancora una volta più a valle il fiume del quadripartito, 1·inunciando ad accampare la pretesa perentoria della legge elettorale. Gli diverrebbe per ciò p~ facile indurli a concordare un programma eh effettivo co)"itenuto politico. Per il momento sappiamo solo che la ter~nologia segretariale dei due par– titi è profondamente diversa; che i socialdemocratici insi– stono per le ,nazionalizzazioni, i liberali per un « corso » economico cli mano a.neo.re.più libera ai monopoli italiani e stranieri (legge sugli idrocarburi). Non si potrebbe te– mere più deciso conflitto; ma quando il Co1'1'ieredella Sera assicura che le richieste socialdemocratiche. possono essere annacquate sino alla convergenza con i liberali, e che Scelba è malgrado tutto ottimista, non stentiamo a credergli. Ma è poi un ottimismo, ci si consenta l'espressione, puramente logistico. L'on. Scelba può bene ottenere da liberali e social– democratici ogni 1·emissione ideologica, e · presentare ai nuova repubblica gruppi parlamentari democristiani alcune valigie di belle parole e di buone intenzioni; me. quando si apriranno i bagagli di Scelba, e si troveranno vuoti di proposte con• cordate nei problemi più vivi di governo, egli non avrà ot– tenuto nessun esito serio. La sua sola speranze. è che, frat– tanto, la «chiarificazione» tra democristiani sia meno se– ria ancora. Q UESTA E' ANQHE LA SETTIMANA della scuola ~ta– liana. Non entriamo qui nel merito sindacale della questione, ma solo in quello della sua risonanza politica. A poco a poco è venuto alla luce, in modo irre(ra– gabile, il fatto che la classe dirigente che fa corpo con Scelba non rappresenta in nessun modo uno « stato di cultura », ma solo uno « stato cli ordine pubblico », come può essere assicurato da qualsiasi regime, democratico o non democratico. Nei giorni scorsi diventava palese che il problema della scuola italiana non assume tanto la for– ma di una istituzione clignito a e derelitta che non si ras– segna a morire; ma quella di una protesta della cultura contro una classe dirigente che vede in essa solo un mezzo cli potere politico, da lusingare a parole e eia calpestare cli fatto, e eia sostituire, infine, al bisogno, senza pudori, con quella ben altrimenti disciplinata e passiva dei funzio– nari dei ruoli amministrativi. Di tutte le classi della so, cietà, i professori _,·appresentano per eccellenza la classe media, qualificati a ciò eia una formazione che li autorizza a colorire di giudizio storico le loro scelte politiche Uno stato che affende i suoi insegnanti offende la coscienza pub– blica nel wo valore cli 1·iflcssione e di giudizio; e dimostra se stesso un puro strumento cli forza. L'on. Scelba non ha forse piena consapevolezza cli que– sto aspetto della cosa, occupata com'è la sua mento in altre di ben più pungente urgenza; e i ministri liberal i e socialdemocratici che hanno sostenuto la ce.usa del Mini– stero della Pubblica Istruzione si sono legati alle conse– guenze della meclesuna insensibilità. Ma sarebbe solo troppo facile psserviire c.nicamente che questi sono incidenti che il paese dimentica., che i professori sono centomila e gli elettori tre., t a milioni. In 1·ealtà queste deficienze di sensi– bilità cnltu,·ale o morale clel!a vita politica si scontan:l a vasto ra1,,gio e a ~unga distanza; si scontano nella cr;,– scente incapacità cli distinzione intellettuale dei metodi della po!i+.'ca (già se n'è v,sta una prova, ad es. nella 1·i– sposta cieli'« Ansa» alla <: .1:'ravda », con la grossolana me– scolanza di temi cli politica intern a a quelli cli politica este- 1·a); si sconlsmo in un&. c ,escer.te incomprenfuione deìle esi– genze sociali di altre ci1tegorie; le sconta il paese, nella 0 dssione piu prolonda ,:. politica e cultura. Il presitèont,e Scelba non cadrà certo colla questione scolastica. Ma Eo si guarda a questa in tutta la sua ampie~za, si può clil'c che, m di ossa, ~gli è gi. caùuto. ALADINO Quali considerazioni sono possibili dinanzi alla « setti– mana di Scelba >? I democristiani si trovano ancora una volta dinanzi alle medesime alternative di un mese fa. O Scelba riesce nel suo rimpasto, e sarà vero che il paese accet– ta, in mancanza cli meglio, un'ultima maschera cli trasfor– mismo e di opportunismo. O Scelba non riesce, e con lui pagheranno i Villabmna ed i Sa.ragat, giacchè la fine ciel quadripartito cli Scelba significa anche la fine delle « dele– gazioni > cli minori che lo hanno assecondato nel disperato tentativo di sfidare parlamento e paese nel momento della elezione presiclen?.iale. Anche in questo caso tuttavia la sentenza contro il quadripartito potrebbe non essere cle(ìni– tiva; si potrebbe bensì assistere ad un monocolore con al– cuni posti di rappresentanza ai mino1·i, come accadde a De Gasperi quando non riuscì d'acchito, alla prima prova, a « scaricare » socie.listi e comunisti. Oppure avremo final– mente davvero il monocolore, e allora diventa impossibile faTe previsioni sul governo, sulla maggioranza, sulla vita del paese; giacchè non esistono pronostici possibili intorno all'unità d'indirizzo della democrazia cristiana, specialmen– te perchè il monocolore significherebbe una vittoria di quel– la « concentrazione », cli cui nulla si sa cli preciso, se non che è ben decisa a non perdere a bn.;,n mercato il profitto accumulato con l' « operazione Gronchi ». Noi non siamo mai stati decisamente pessimisti, e an– che questa congiuntura confusa e torbida della vita pub– blica italiana ci è sempre apparsa una fase transitoria, coincidente all'esaurirsi dell'epoca degasperiana e al matu– rarsi di quella della combinazione democristiano-socialista. Ma forse pochi avevano previsto che questo passaggio tra due tempi della politica italiana fosse così denso cli intri– chi personali, cli incapacità cli grandezza, cli attaccamento al potere, di confusione delle volontà. Dobbiamo attribuirne le ragioni alla natmale deformazione che provocano le lotte elettorali, in questo caso quelle di Sicilia? Si può inclulgen– temente, quasi accademicamente, consentirn. Ma, per ritor– nare al n ostro uomo, c he è l'on. Scelba, egli non può sup– porre che ricomposte.si la lotta politica, ne verrà a lui un vantaggio qualsiasi. Le elezioni siciliane non sono pro o • contro Scelba, ma pro o contro Fanfani. Un progresso, pur– chè non troppo lieve, della democrazia cristiana in Sicilia, restituirebbe a costui un prestigio nel partito, che ha molto bisogno cli essere 1;>otenziato e rinverdito: e oggi anche la propaganda comunista, riconosce, nello « stile » dell'ultima battaglia siciliana., una «maniera» nuova, in cui il segre– tario della DC ha posto tutto il suo impegno. Ma Scelba non può illudersi: una vittoria di Fanfani in Sicilia non significa una sua vittoria, al contrario: significa che Fan– fani ha semplicemente ripreso in pugno quella politica ciel partito, che, abbandonata ·al caso e alla «concentrazione» nell'episodio della elezione presidenziale, è a.nclata confusa per un momento nella malitfama che circonda la presente incarnazione del quadripartito. Vittodoso in Sicilia, Fan– fani ne ricaverebbe solo maggior forza per pretendere da Scelba di non illudere più a lungo i democristiani con la promessa cli programmi che non vuole e non può attuare. Soccombente Fanfani, le difficoltà di Scelba crescerebbero ancora più gravemente: non ne deriverebbe, per Scelba, già una maggior !orza ad attaccare un caduto, ma solo una maggiore acrimonia della « concentrazione » nel pretendere da Fanfani stesso la fine di ogni compromesso col quadri– partito. VERSOUN'EUROPAN'EUTRAI_J E' DIFFICILE CHE IL PRESIDENTE del consiglio non conosca, come noi,- queste circostanze. Egli ha tuttavia una riserva di azione tattica, da contrapporre a i:-anfani non meno che ad Andreotti o Gonella: ed è, se gli 1·1esce,la combinazione di una nuova piattaforma con libe– rali e socialdemocratici. Nei giorni scorsi si è tornato a parlare della ripro– grammazione del governo, attraverso informazioni assai discrete sui liberali e sui socialdemocratici: informazioni che li collocano ancora, verbalmente, su lontane trincee. In un punto solo i due concorrenti nel cuore di Scelba si sono presentati concordi: nella richiesta della proporzio– nale pura come modello della nuova legge elettorale. Si noti che questa richiesta, che noi approviamo, ha per i due concorrenti un solo significato: adoperare il governo Scelba N ELLA SUA CONFERENZA snl « Punto della situa– zione intemazionale », il professor Bnrkin dell'Uni– versità di Ginevra ha confermato che trattative sa– rebbero in corso ad altissimo livello per un eventuale ac– cordo internazionale sulle seguenti basi: 1) limitazione delle forze amaate per USA, URSS, Cina a 1.500.000 uomini; 2) limitazione delle forze armate per Francia e Inghil– terra a 600.000 uomini; 3) libei-tit illimitata di controllo, riconosciuta ad una. com- 1nissione internazionale; 4) costituzione cli una fascia neutralizzata comprendente Belgio, Olanda, Lussemburgo, Polonia, Cecoslovacchia (oltre a Germania ed Austria), senza interferenza nei regimi interni; 5) evacuazione eia parte degli USA delle basi fuori ciel continente americano, ed evacuazione da parte dell'URSS di tutti gli Stati satelliti (Romania e Bulgaria comprese). In merito a queste prospettive, intorno a cui circolano voci insistenti in tutti gli ambienti diplomatici interna– zionali, il « Manchester Guarclian > ha precisato, in un recentissimo editoriale, che solo nel caso che si tratti di « neutralità attiva» (cioè in grado di difendersi e di or– ganizzarsi, nonchè cli mantenere piena iniziativa politica e diplomatica, come è il caso della Svezia) questa prospet– tiva di riorganizzazione europea potrebbe essere presa in discussione Tale sembra, ad oggi, l'orientamento prevalente della diplomazia occidentale: l« Idea di neutralizzazione del– l'Europa fa dei progressi lenti ma sicuri » afferma H. Pier– re su « Le Monde» (20 maggio), riferendosi particolar– mente alle parole del presiclent11 Eisenhower (conferenze.– stampa del 18 maggio), per il quale non si « dovrebbe chiudere la porta ad una simile sistemazione », semprechè si tratti di neutralità armata, e non di un « vuoto > mili– tare. Concetti analoghi ha espresso V. Auriol il 20 maggio in una allocuzione ai giornalisti dell'ONU. Secondo W. Lippman («New York Heralcl Tribune», .ciel 19 mag– gio), « la migliore risposta che possiamo dare alla campa– gna diplomatica russa consiste non nel respingere l'idea d'una zona cli Stati neutralizzati, ma cli chiedere al con– trario che questa zona sia allargata». E' difficile dire fino a che punto intende spingersi l'URSS nella trattativa: certo, per convincere la Germania ad una simile soluzione, sembra probabile che i Sovieti dovrebbero offri.re qualche cosa di assai consistente (Dan– zica p. es.) con tu tti i pericoli che ne possono derivare nei rapporti con la Polonia. Ma, comunque, si tratta di una p,·o pettiva completamente nuova, che potrebbe perfino consentire una rinnovata impostazione di politica f Pcle• ralista. Nella cartina che segue, è indicata l'estensione ·dell'e– ventuale fascia neutrale del centro-Emopa; a cni polrcb– bero aggregarsi, in una successiva fase, gli nitri Paesi con• ti·assegnati nella fascia più esterna.

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