Nuova Repubblica - anno III - n. 12 - 29 maggio 1955

2 1Vote romane L E DUE SETTJM:ANE passate tl'a il giul'amento del nuovo presidente della repubblica e la riapertura del Senato e della Camera,, hanno deluso quanti credevano che sarebbero state dedicate all'effettivo compi– mento di quella specie, di genel'ale e simultaneo « carte in tavola », altrimenti eletto « chiarificazione ». Siamo Ol'mai a 1iochi giorni da quelle elezioni siciliane cbe dovrebbero rappresentai·e l'uJtimo traguardo del governo Scelba e J'irnpressione generale, nei circoli ron1ani, è che, finora, tutto, invece di chiar-irsi, è andato sempl'e più imbro– gli"':ndosi, co!1fermando gli osservatori nella opinione che il presidente del consiglio ha ancora grosse carte da giocare e che gli americani sono sempre più decisi a sosl'Cnerlo. La polemica tra, la nuova presidenza della repubblica e la presidenza del consiglio, sebbene abbia ormai pei·duto ,quel carattere di sconcertante appariscenza che aveva , assunto per colpa, lo si deve ben riconoscere, della: gros– solana malagrazia dei signori del VimiDale, sarebbe tut– tora in corso. Contl'ibuirebbe ad alimentarla la decisione del Presidente, già manifestatasi per molti segni, di tenersi informatissimo di tutto quanto accade nel paese, dalla politica vera e propria a ogni altra manifestazione del– l'arte, della socialità ·e del costume, che costituiscano un sintomo· del clima nazionale e delle sue reazioni. Il Presi– dente vuole vedere, e vuole sapere tutto e ha l'aria di eonosccre e di sape1·e utilizzarè strumenti adeguati per soddisfar questa sua esigenza, che infastidisce in somma misura gli uomini del Viminale, le cui preferenze per ehi non sa nulla e non capisce nulla, derivano insieme .da oppo,1:unità politica e da naturale vocazione. Fatto sta che in nessun ambiente come in quello, pettegolo e nervoso, del Vimina le, s~ è sensibili agli atti della ntiova presidenza. Pare che non sia piaciuta la rapi– dità con la qnale Gl'Onchi ha scelto e va scegliendo i suoi collaboratori e i suoi consulenti, sostituendoli con quelli della passata presidenza; e pare che si sia impressionati del fatto che le udienze, al Quirinale, sono numerosissime e svariatissime; ciò che accresce, e nfn solo negli ambienti politici, la simpatia e la fiducia verso il Pl'esidente Gron– chi, del quale tutti dicono: « vedrete, cbe quelli lì, un giomo ..,. », col risultato che mai come 01·a la Repubblica ~ stata popolare in Italia. Nei giorni scorsi è comparso all'albo di Montecitorio l'ordine del giorno per la seduta di riapertura del 24. Penzolando nel corridoio deserto (quasi tutti i deputati erano in Sicilia a svolgervi la campagna elettorale), bianco e legge1:o, il piccolo foglio sembrava veramente il simbolo di queste giornate vuote ed equivoche. Soprattutto ora si sente che così non può più durare a lungo; eppure nessuno saprebbe fare una previsione convinta. In generale, si pensa che Scelba la spunterà. Sono molti coloro che si dichia– rano persuasi che la mozione delle destre è stata presen– tata previo accordo con lo stesso presidente del consiglio, il quale, se proprio dovrà affrontare alla Camera un giu– dizio pubblico, ha interesse a far fronte a una mozione monarchico-missina, repugnante a tutti., piuttost<r che a tma mozione. socialista o, peggio ancora, repubblicana. l\Ia c'è anche chi sostiene che, alla fin fine, la mozione veLTà ritirata e avremo un rimpasto: verso questa mèta va dfri– _gendosi, con unanime orchestrazione, la stampa cosiddetta governativa; e pare che già negli ambienti della « con– centrazione » democristiana ci si vada persuadendo che, per il bene del paese, è meglio diventare mjnist,·i cbe fare la rivoluzione. In attesa che la « chiarificazione» sia un fatto com– piuto, il segretario liberale J\falagodi ha· già fatto sapere quello che il suo pàrtito «esige» per mantenere la colla– borazione al governo. Si diceva l'altro ieri, a Montecitorio che se i socialdemocratici accetteranno di discutere, soltanto di discutere, un documento come questo, sapremo final– mente che in Italia è sorta una autentica estr·ema destra. Era tempo. * La direzione di Nuova Repubblica è, in grado di of– frire la collezione comp(eta del Nuovo Corriere della Sera dal 25 manio 1945 al 25 maggio 1955, al prezzo di lire 6.000 per annata. Chi vi avesse interesse, è pregato di co– municarlo. BibliotecaGino Bianco nuova repunnuca ITALIA POLITICA Il metododel rammendo Q UESTO GOVERNO non sa fino a quando avrà vita. Chi glielo ,fa fare, allora, di compromettersi? Be , tira ancora un poco in lungo, avrà potuto forse doppiare il capo, senza risolvere la questione dei pro– fessori; avrà fatto sperai·e un altro po' agli americani che val la pena sostare sulla soglia dei nost1·i campi di petrolio; e avrà fatto finta di non accorgersi che qualche cosa sta avvenendo anche in politica internazionale, di– nanzi a cui non sarebbe opportuno perdere troppo tempo. L'on. Martino è stato passabilmente spiritoso, quando ha lasciato dichiarare in suo nome che purtroppo egli non aveva i mezzi di impedire il viaggio di Bulganin a Bel– grado; ma non crediamo sia il caso di rispondere con semplici battute di spirito ad una situazione di realtà in movimento, nella quale un paese nella nostra situazion~ sti-ategica ba pure qualche cosa da dfre. E che cosa! Il governo pensa che il punto al quale attenersi sia uno solo: quello della solidarietà atlantica. Bella parola, che fa il paio con altre tipicamente democristiane, come, per dirne una, « interclassismo ». l\fa solidarietà atlantica significa oggi forse qualche cosa di preciso. In breve: è esatto che la neutralizzazione dell'Austria e il processo di più controllata equidistanza della Jugoslavia porta il nostro paese ad una posizione di frontiera, che. aumenta il nostr<;> rilievo entro l'alleanza atlantica. Ed è reali– stico riconoscere, come ha fatto perfino un socialista quale Riccardo Lombardi in sede di congresso di partito, che a tutt'oggi non esistono elementi per mutare una condi– zione di egemonia americana sull'Europa, quindi, indi- 1·ettamente, sull'Italia. Posti questi dati, il problema è sempre quello di spingere, in quel quadro, al massimo dinamismo e alla massima articolazione quel residuo di autonomia che gli stati dell'Europa occidentale, quando avevano qualche cosa in corpo, hanno saputo esibire. L'esempio della Gran Bretagna è classico, ed è banale ricordarlo;· quello della Francia nell'agosto del '54 è più fresco nella memoria. Per l'Italia esistono possibilità, oggi, di fare la stessa cosa. Nessuno impedirebbe al nostro go– verno, ad es., di sostenere i dirìtti di nazionalità sul no– stro petrolio,, proprio come affermazione di indipendenza nell'ambito atlantico, o di praticare una richiesta di pre– stiti, non di aiuti, per l'attuazione del piano decennale Vanoni. Un governo che volesse dimostrare agli Stati Uniti quali sono le possibilità di stabilità in Italia, ba– sterebbe indicasse queste e non altre condizioni; e fa- 1·ebbe insieme la sua fotiuna popolare e la fortuna della posizione internazionale italiana. Pm·tl'Oppo si sta dimostrando che a questo non siamo prepa,·ati. Come non esiste una classe di moderati, co– sci~1te che la scoperta del petrolio e del metano sono il, \ fatto nuovo» della storia italiana di questo secolo, così non esistono servizi esteri che tempestivamente vigi~ !assero sulla politica estera jugoslava e interpretassero quella sovietica. Il governo Scelba è stato presentato dalla stampa americana come un qualsiasi episodio Baodai, cioè con1e una cricca asservita. Se va giù, se arrivano i nostri, tutto· è perduto. La stampa americana ha forse avuto ra– gione; ma l'on. Scelba non ha neppure fatto nulla per non farsi così gratuitamente baodaizza,re; anzi, ha con– fermato che è vero: che il campione è lui, che gli ame– ricani possono fidarsi solo cli lui. I A SETTIMANA prossima terminerà con le elezioni si-' ,; ciliane, ma vedl'à anche l'onorevole Scelba ,sempre più indaffa,·ato a ram,mendarn le toppe del suo governo. Egli ha del resto esposto il metodo del rammendo: Consiste, come sa ogni buona casalinga, nel tener conto anzitutto dei pezzi ancora buoni. I pezzi buoni, ad avviso di Scelba, son.o: solidarietà atlantica (esposta al pubblico come ab– biamo visto) ; difesa della democrazia (lèggi discrimina– zione anticomunista) ; stabilità della lira. Una comune ram– menda,trice si domanderebbe se questi pezzi « buoni » della stoffa meritano ancora , il rammendo delle altre parti, quelle lacerate; e se sono validi, soprattutto, a sostenere il rammendo stesso. Lui Scelba,, che vivaddio non è una ~onnetta., a queste cose non bada. Non si accorge che cia– ,scuno dei tre « punti », se trova sempre un Panfilo Gentile pronto a,d apologizzarli, implica in se stesso tutti gli altri. Abbiamo già detto come quello della solidarietà atlantica possa essere condizionato da una politica nazionale dei petroli·. l\fa esso implica non meno che cessi la politica discriminatoria anticomunista, per una ragione molto sem– plice: che questa è di stretto sostegno della classe padro– _naJe, e parallela all'l concessioni petrolifere agli stranieri, e alla mano tesa agli aiuti, a.nzichè alla dignitosa richiesta di crediti. Quanto alla difesa della li~a, tutti gl'italiani ri– cordano con riconoscenza i primi momenti di Einaudi al Bilancio, ma non 1·itengono che Pella abbia fatto davvero miracoli stabilizzando una situazione nella quale i disoc– cupati sono in Italia forse aumentati, èerto non diminuiti. Il discorso che Scelba propone, e che Panfilo Gentile difende, allora,, è, o un discorso straordinariamente furbo, o straordinariamente stupido. Tutto, fuorchè chiaro e cor– retto. E' strao1·clinariamente furbo, se vuol significare che Scelba è disposto a coprire, sotto i colori della, fedeltà occi– dentale, tutto un programma di interessi padronali, e una concezione classista di destra governativa; è' straordinaria– mente stupido, se suppone, sotto quelle affermazioni di principio, di tenere u'ii.iti i suoi partnera, i minori, fingendo che non esistano. problemi di libertà politica, che i liberali stessi .a fini elettorali difenderebbero; di scelte eeonomiche, ,. che agli stessi scopi i socialdemocratici dovrebbero ptu·e assumere; di prestigio democristiano, infine, che Scelba sta trascinando malamente a terra. Noi temiamo una sola cosa: che con la sua aria di siculo ingenuo, Scelba sia di fatto assai furbesco e malizioso. ~. TALI CONDIZIONI, se la chiarificazione partorirà A un topolino, non ci stupiremo: diremo solo che Fan– fani « non è ancora pronto ». Lo diciamo da tanto tempo, che a ,·ipeterlo annoieremo solo i nostri lettori. E i minori? Che faranno i minori 1 Sinora il più prov– veduto ci è sembrato l'on. Malagodi. Alternando dolcezza a ipercritica, i liberali stanno facendo un ottimo doppio gioco che lascia loro tutte le porte aperte: aperte, s'inten– de, per restare quel partitino conservatorn che è. Meglio che niente, tuttavia. Quelli che ci sorprendono invece, per lasciare tranquilli una volta i « piselli », sono i 1·epub– blicani. Essi si sono trovati in contrasto fra due tesi, ambedue fasulle. Una, quella di Pacciardi, consiste nel chiedere di partecipare al governo per fare la sola cosa insensata che resti da fare: potenziare lo scelbismo. L'al– tra, quella di La M:alfa, che si sta portando benissimo in Commissione dell'industria, consiste nel rinunziare delibe– ratamente a 1·ealizzare un governo di « preapertura ~ a si– nist1·a, per riservarsi il piacere di vagheggiare supposti successi elettorali di terza for-.oa, in uno coi socialdemo– cratici che non vogliono, come si sa, stare a questo gioco. L' on., La Mal fa sostiene che l'alleanza coi cattolici consuma ormai inutilmente i laici. E' giusto, se si pensa che la formula di govero coi cattolici sia e possa restare unicamente quella scelbesca; mentre sarebbe nei poteri dei repubblicani\ benchè di forza minima, di imporre ancora ad un tripartito, da cui esulassero ovviamente i liberali, quelle soluzioni di governo che i socialdemocratici indub– biamente potrebbero rincalzare, e il · PSI, da.li 'estemo, appoggiare. A questo punto, La Malfa ha la trovata che sarebbe molto meglio il governo di centro destro. Mica gli viene in mente che la formula da lui preferita avrebbe queste due conseguenze: di dividere più profondamente la democrazia cristiana, e 'di portarla, alla rapida scadenza del governo di destra, a dover trattare con il PSI sulla testa dei minori. La Malfa e Saragat avrebbero oggi in mano, invece, di che condurre loro il gioco della prima fase di una apertura a sinistra; La Malfa se la farà por– ta.re. via. da Pacciardi, e Saragat da Scelba.. Bel gioco po– litico, si capisce. Il solo, è ovvio, che permetterà a cia– scuno dei due di lamentarsi che le cose non vanno, e di trovare ancora qualcheduno che dia loro ragione. E va bene; si può fare la propria politica anche a questo modo. Ma sino a quando? ALADINO Charles A. Lindbergh, Spi– rit of St. Louis NOVITÀ EINAUDI « Nuova Atlantide>>; pp. 463 con 36 illustrazioni; edizione rilegata. L. 3500. Strand-Zavattini, Un paese « Italia mia»; pp. l 05 con 88 illustrazioni nel testo. L. 3000. Volti, personaggi e parole di un pic– colo paese padano attraverso le stu– pende immagini di un grande foto– grafo americano e I' originale com– mento « parlato » del nostro uomo di cinema. La storia della fa– mosa transvolata New York-Parigi che nel 1927 con– sacrò la maturità dell'aviazione, nel– la diretta, testimo– nianza del prota– gonista: un volu– me i!!ustrato da fotografie dell'epo– ca. che ci riporta al mondo pittore– sco e avventuroso dei primi piloti, delle prime e già m.eravigli.ose mac– chine volanti. GIULIO EINAUDI EDITORE S, p, A. Lettera 22 Inautoe intreno Inaereoe inalbergo sulleginocchia, sultavolo lfuobar. esaltae leggera scriverà la vostra corrispondenza gliappunti diviag~io Iricordi dellevacanze. olivetJi

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