Nuova Repubblica - anno III - n. 11 - 22 maggio 1955

Bi per fargli firmare la mozione di sfiducia presentata dalle destre. Basterebbe infatti la sua lì rma, in sostituzione di quella, ritirata, dell'on. Selvaggi, J?Cr rendere ricevibile e quindi operante la mozione. Ma !'on. Leccisi non si trova. lJ deputato milanese (che l'estrema sinistra usa apostrofare cbl titolo di « beccamorto », perchè deve la sua rinoi11anza missina al fatto di avere, nel 194G, trafugato la salma di Mussolini dal cimitero di Musocco, a Milano) si è stac– cato qualche anno fa dal gruppo del MSI per una di quelle misteriose ragioni, del tutto estranee al cervello o completamente indifferenti al raziocinio, per cui si ac– capigliano tra loro gli uomini d 0 i destrn; fatto sta che ora fa parte del gruppo misto, dove costituisce, da solo, un sottogruppo; e poichè il gruppo misto (presiedllto, con quel– l'a1·ia di uno che ha appena finito di bere un caffel'atte, dal– l'on. Macrelli), non ha una sede fissa, c'è volllto del bello e del buono per trovare quel distinto onorevole: finalmente, all'llltimo momento, Leccini è stato reperito ed ha fiera– mente fil"mato. Così !'on. Scelba, salvo imp.r~visti, del -resto assai 1m– p1•obabili, può conta.re su altri venti giorni di vita. Se ne parlerà, insomma, dopo le elezioni siciliane; e queste po– che settimane il presidente del consiglio le dedicherà quasi interamente a rabbonire i suoi oppositori della « Concen– trazione» democristiana. Tra costoro, noµ tutti gy uomini seri sono coraggiosi e non tutti i coraggiosi sono seri ; e forse le dita di tutte e due le mani sono tropp<> ·per con– tare quelli che Scelba ha ragione di giudicare veramente pe– ricolosi. Una volta ·tanto, i. franchi tiratori dovranno spa– rare all'aperto e denunciare il colpo, come si usa, in certi paesi, quando si gioca a carambola, Vedremo, dun– que; ma se fossimo costretti a scommettere, gimeremmo che, quel giorno, nessuno tra gli indomiti concentrazionisti, avrà voglia di giocare a biliardo; e il governo Scelba segui– terà a farn il morto, con !'on. Fanfani travestito da bag~ino, * LETTERE AL Invidia e • • civetteria FERRARA, maggio, Caro direttore, dopo le festose celebrazioni del decennale della Re– sistenza e de_\ pdmo maggio il sonnacchioso sole cli questa calda . primavera regna incontrasta.to padrone della pa– gana e indolente Ferrara. Di vita culturale non è neppure il caso di parla.re, se sì escludono le lezioni di estetica dì Antonio Rinaldi all'Università _Popolare e i ·conati an– ticonformistici di un 0ineclub aduggiato dal qualunquismo universitario· e svirilizzato .dal cautissimo esibizionismo narcisistico-professionale di qualche J ulien Sorel in sedi– cesimo. Per .lodevole iniziativa di un gruppo di giovani del PSI esce poi da due mesi una rivista mensile, Com– petizione dernoçratica, . « periodico del socialismo e della democrazia ferraresi», sulle cui prospettive future è an– cora prematuro pronunciarsi, ma che sembra promettere bene per serietà e discrezione, anche se appare un po' trnppo chiusa e solitaria nel suo cupo e accigliato « fron– tismo » provinciafe: le collaborazioni più note sono tutte nenniane o com.uniste, e non è sufficiente, a creare « com: petizione », la firma di un preparatissimo e intelligente giovane critico cinen1atografico « deq.1ocratico ». Frattanto il PSI sta accingendosi a fondare un cir– colo di cultura aperto a_ tutti, con la segreta speranza di un'adesione cattolica e di un proficuo dialogo fra interlo– cutori vivi e disinteressati; noi gli a-uguriamo di cuore il più ampio successo, ma pensiamo che le difficoltà saranno grnvissime. Dai t~mpi lontani dell'apostolato democratico e civile d~i due giovani « azionisti » prematuramente scom– parsi e unanimemente rimpianti, Silvano Balboni e Gian Luigi Devoto, nel « Centro d_i Orientamento Sociale » ( una istituzione di cui essi erano gli animatori entusiasti e ge– nerosi), nulla più di simile è stato tentato a Ferrara. Riu– sèiranno veramente gli alacri giovani che gravitano nell'or– bita del partito socialista a svegliare le coscienze, a dissi– pare il comodo alibi degli interessi costituiti e delle acci– diose diffidenze, a corrodere la rigida incrostazione che si è venuta via via accumulando in quésti -anni attorno al– l'esiguo gruzzolo delle ideologie politiche correnti, a vin– cere l'influenza dEileteria di una stampa locale pettegola e completamente priva· di obiettività e autonomia? Purtropo gli inconvenienti sono numerosi e cospicui, in un ambiente così tipicamente provinciale, di una pro– vincia « agricola » e infingarda come la nostra. Qui non esiste (o, se esiste, ha il passo felpato di chi non vuol farsi sentire) una sinistra cattolica, o una corrente liberale che non sia conservatrice e 1·eazionaria; qui non si ha mai la fortuna di· sentire una vÒce genuinamente laica e. chia– ramente consapevole nell'ambiènte universitario, neppure del timbro casto e moderato dell'UGI: gli universitari non cattolici e non criptocomunisti sono divisi e impreparati, e concordi solo nella comune concezione godereccia e t go– liardica >·della vita universitaria e in quella. loro program– matica e pregii1dizi:ale apoliticità che equivàle e si risolve nuova repubblica ,I T A L I A POLITICA Una sola • S TA PER AVVICINARSI, spe,·iamo, l'ultima scadenza che !'on. Scelba ha messo, cli tappa in tappa e di mese in mese, tra se stesso e la « chial'Ìficazione » governa– tiva; cioè tra se stesso e quelle definizioni di responsabilità · programmatiche e politiche, senza lo. quale un governo si J'idt1ce ad una consorteria bassamente avida di potere. Nell'ultima settimana, !'on. Scelba ha vinto una sua battaglia tattica, quella çli irnped'ire al presidente della repubblica di giudicare sostanzialmente la situazione par• lamentare e governativa italiana, e cli dedurne conseguenze che senza dubbio avrebbe1·0 dovuto portare alla sostitu– zione di Scelba medesimo. Se stiamo alla cronaca di un corrispondente malizioso come. Ugo Zatterin, pare che il presidente del consigl.io abbia raggiunto lo scopo con la « ricetta della iterazione ». Ogni volta, infatti, che nel col– loquio del Quirinale, il 12 maggio sco1-so, il presidente della repubblica cercava di agganciare Scelba, per fargli dichiarare che egli non gode l'intera fiducia del suo par– tito, il « premier » sì sarebbe to,·nato ad alzare, ed avreb– be daccapo riletto la formula delle dimissioni per for– male ossequio. A un certo segno, questa cerimonia do– veva pure prendere termine: e Scelba ha vinto, se le cose sono andate così,, una battaglia politica che ha del farse– sco. Pochi giorni dopo, Scelba ne vinceva una seconda, quella della firma dell' on. Selvaggi, mancante alla pe- · tizione dei monarco-missini al presidente della Camera, per mettere in condizioni di dichiarata sfiducia il governo. Non è escluso che quèsta mozione ~vesse proprio il falso scopo di confermare la fiducia, anzichè dichiarare la decadenza del governo: comunque, il fatto che essa sia giunta con fa– tica in porto ha egualmente allungato i _giorni del governo .DIRETTORE poi in vera e propria castrazione: a tutto vantaggio dei cattolici, che ora hanno finalmente ottenuto la maggio– ranza, dei comunisti, che possono comodamente monopo– lizzare lo scontento e l'opposizione, e dei fascisti, che que- · st'anno per la pi-ima volt!)- hanno avuto eletto un loro candidato. Eppure, sotto l'immobile superficie cli tale scon~olante sterilità culturale, qualcos-;. si sta muovendo, in cit-tà e in provincia. Anzitutto .l'iniziativa politica è passata dalle mani,-dei comunisti a quelle dei socialisti, e in secondo luogo i socialdemocratici vanno perdendo sempre più ter– reno, malgrado le metodiche spedizioni domenicali del Preti presso le sue «clientele» eletto_rali. Ma procediamo con ordine. Alcuni amici socialisti ci confidavano, giorni fa, che alle prossime elezioni il loro partito avrà molti voti che il settè giugno erano andati al partito comunista, e lamen– tavano che i comu'nisti stanno perdendo ttttto il loro mor– dente. Net dirci queste cose si most1·avano piuttosto scuri in volto, e soggiungevano che non a sinistra, ma a destra bisognerebbe riuscfre a ricuperare o acquistare voti; se– nonchè a noi, che siamo !orse troppo machiavellici, è parso che dietro quella pur sincera e contrita maschera di rammarico si celasse l'ombra di un sorriso compiaciuto e civettuolo. Un fatto, però, è certo, e l'abbiamo sorpreso più volte negli impulsi incontrollati e nella spontanea reazio– ne della base comunista: i comunisti guardano al pa~tito socialista con malcelata invidia e sospettosa gelosia. Quanto ai socialdemocratici, ogni tanto si avvicina a noi di Unità Popolare un giovane che aveva creduto jn Saragat, a dirci la sua simpatia e ad esprimerci la sua stima; qualcuno è addirittu.ra entrato risolL1tamente nel movimento, Il sette giugno l'on. Preti ha trepidato a lungo,· per la sua rielezione, in attesa· che venissero esple– tati i èomputi elettorali, ed è potuto tornare al parlamen– to per un soffio, dopo un sospiro di sollievo che ci dicono molto profondo (qualche maligno aggiunge: più profondo del volume einaudiano sulle lotte agrarie), E' perciò com• prensibile l'ansia che quasi tutte le domeniche lo risospin– ge sul sentiero di guerra, nel\' attuale veste cli moralizzatore della vita pubblica, a ribadire villaggio per villaggio i vec– chi consensi e forse, chissà, a illudersi di poter guadagna– re nuovi voti. In città, frattanto, il più illustre dei suoi recenti proseliti, il professòr Tullio Savino, titolare della cattedra di latino e greco nel liceo classico, si distingue soprattutto per la costanza delle sue astensioni dallo scio– pero della' categoria: dallo sciopero, si badi, non dalle lezioni. A l<'errara esistè _anche _un rappresentaµte dell;USI, ammirevolissimo per costanza e dedizione alla· causa; -ma, a quel che ci consta, isolato- e solitàrio nella sua efetica torre d'avorio. Ci è spesso alte costole per sollecitare un i_ncontro, un diagolo, un comune esame dei problemi, uno scambio di idee, ecc, E' un ragazzo simpatico e garbato, mà non si è ancora accorto che, quando viene a trovarci, l'incontro più ampio possibile è bell'è avvenuto.· Cordiali saluti dal tuo Alessancfro Rove'l'·i Scelba-Sarabat. Epplll"e, quando diciamo che la scadenza sta per suona1·e, non pensiamo tanto a nuovi contorsio– nismi che !'on. Scelba con agile gagliardia è ancora in grado di esibire; quanto al fatto che la decisione gover– nativa è nella realtà delle cose, e non può essere differita, non solo negli interessi del paese, ma (ci sia consentito questo riguardo allo stesso presidente Scelba) dello stesso primo mi,Jistro, alla cui dignità teniamo non perchè sia questo o quell'uomo ma perchè presiede il governo del no– stro paese. Che cosa occorre perchè questa scadenza non sia tra– dita? Si r-isponde: che essa sia onorata in modo, da non clisturbare, anzi da favorire l'unità dei democristiani. E dal punto di vista di questo partito, quasi si giunge, sia pure controvoglia, ad essere grnti a Scelba del suo temporeg– giarn, che ha consentito, senza drammi e senza. dilania– menti, che !'on. Fanfani guadagnasse tempo per Ì·avvici- · nare le due ali del suo partito, così che la chiaTificazione potrà verificarsi quando, formalmente, i cattolici saranno ritornati, specie dopo il rabbuffo dell' « Osservatorn Ro– mano », a mostrare al paese un volto solo. Ora ci sembra che su tale questione, indubbiamente importante, dell'unità democristiana, ci sia qua,lche parola eia dire, In complesso, sinora, nessuno si è avveduto -che i lodevoli sforzi di Fanfani per salvare dallo smetnbra– mento il partito che egli amministra si· siano minima– m_ente elevati a quel piano di dibattito ideologico, sul quale sempre si muove e si c\ialettizza l'unità dei partiti. Noi abbiamo soprattutto sott'occhio e nella memoria quella grande esperienza di unità e di travaglio, che viene dai partiti socialisti: italiani, francese, britannico. Ebbene, ogni volta chè essi sono incorsi in un rischio di scissione, ed anche hanno dovuto affrontarlo, ciò è sempre avvenuto nel corso di un dibattito, che riguardava ragioni supreme di ideologia: rapporti tra nazione e classe,- tra internazio– nalismo e nazione, tra gradualità' o globalità dell'azione, tra. ;,.vanguardie proletarie e masse lavoratrici, tra libertà po– litica dell'individuo e tecnica della lotta di classe. Il pub– blico grosso, vogliamo dire il pubblico d'ordine, mena qual– che scandalo dei Sllssulti e delle tensioni dei partiti• so– cialisti; ma il pubblico critico, e che crede alla serietà della politica, vi scorge il processo, per il quale le idee entrano nella vita .stessa dei popoli e della storia. Vorremmo ora che ci s'indicasse qualche ternùne della coscienza politica contemporanea che sia in qualclie modo toccato dalle baruff() in campo democristiano. Certo,· ne vengono sfiorati alcuni confini formali: quello, ad esempio, tra la· disciplina di partito e la capacità di risonanza elettorale di qualche personaggio: tra questi due poli, il segretario l!anfani ha dovuto muoversi con cautela, e in– fatti egli ha badato a non trattare soltanto con l'asprezza della ferula la riottosità dei ribelli. Malgrado questa mano leggera, che bisogna porre all'attivo di Fanfani, è avvilente constatare che non uno scopo specificamente politico è emerso dal conflitto tra « Concentrazione ~ e « Ini– ziativa~. La lotta è quella ,del potere all'interno del par– tito, con esclusione, s'intende, dei colpi bassi e sanguigni che caratterizzano siffatta atmosfera di palazzo nei partiti comunisti d'oltrecort-ina, ma anche senza quel minimo di grandezza che è in generale nei loro scopi; quando si tratta, attraverso i contrasti di potere, di autentiche for– mule dì governo, di autentiche impostazioni generali cli politica economica. M UI.Bà E' PIO' LONTANO dal nostro modo di inten– l., · dere la politica, che concepirne il commento s.otto la specie della predica moralistica; ma nulla ancbe è più lontano da esso, che l'ammettere la tendenziosità e l'uni– lateralità delle sue lotte come puri strumenti per l'acqui– sizione di potere cli certi uomini piuttosto che di altri. Crediamo di non sbagliare, nel credere che il paese sia, nel suo complesso, dello stesso avviso, Non si può tollerare che la politica. italiana si arresti o si impantani sino al momento in cui sia. divem1ta possibile una redistribuzione concordata di posti, tra democratici cristiani, al solo scopo che ce ne sia per tutti, L'esistenza di un partito, e di un partito di maggioranza, non si giustifica su queste basi. E la scadenza a cui ·Scelba, Fanfllni, Pella o Gonella vanno incontro, è solo questa, ma semp1·e meno prorogabile, ·così quasi ci viene fatto di concludere queste osser– vazioui in uno stato d'animo che sempre ci sforziamo di reprimer~ in noi, come" arcaico. e pericoloso, ·queilo, Una volta almeno, della « laicità "· '-La democrazia cristiana ~ta dando ancora una ripro,ia· çlèl vecchio costume cleric'ale che le è storicamente inà,lienàbile: quello di 'considerare la politica non come una ?}uestione di responsabilità dinanzi agli uomini e ali~ idee, mà conìe una questione di « infltien– ze ~- La· .battaglia, alla: qu:µé in: -parte aSllistiamo e in parte no, tra le 'sue fazioni, ,non lià altra. importanza che questa: battagli.i: tra gruppi' che si conténdono la capa– :Cità di idnflL1irO:_»·. In questi sfera, pg!).i-,bizal)tinismo tat– tico è buono. La ·-destra, po,·ta ·àJ- 'Quirinale ·uri· presidente di sinisfya, l'arbj~'ro del partito'è':pres.9'9~llp"'stesso gioco, perchè rion ha mai chiarariiénte deciso con' quali alleanze e quali uomini debba essere condotta la sua politica, che è, in ultima analisi, corporativa) I partiti ·«laici l> sono gio– càti e beffeggiati da quèsta ·Jotta dènsa di temerità e' di ricuperi, i partiti operai oono bloccati da un'9(fensiva pa– dronale che ~on ç<mosce più limiti _(il dot~•.. De Micheli osa attaccL-e lo stesso· C$po dello sta.te ft e il paese at– tende in uno stato di m01·tificazione estrema. ALADINO--~

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