Nuova Repubblica - anno III - n. 4 - 25 febbraio 1955

L. 35 • Spedizione In. abbonw:nento poetale (Gruppo II) A pag. 3: I ragionieri della Riforma . ~ à~ ti ),. 11 . .,1,: a CESA CLAUDIO -. r.,rn _ Via Risorgimento,3 presso Terreni ., -· P r s A. ...... "' ... Anno III - N. 4 (52) QUINDICINALE POLITICO Firenze - 25 febbraio 1955 CLORINDO PAVAN: La salvezza nell'em;graiione (pagg. I e 2) • MAX SALVADOR!: Guerra di cc,-velli (pag. 2) - SEMPRONIUS: 1 ragionieri della Riforma (pag. 3) - lt borghese slraccione (pag. 3) - PAOLO PAVOLINI: Una. notte a Madera (pag. 5) - VILFREDO DUCA: Fasdsmo e P. R. I. (Letcera aperta a Reale) (pag. 7) • BENIAMINO FINOCCHIARO: Il mercato dei somari (pag. 8) - RASSEGNE: llalia, 011i: Due pro– spcuive (pagg. 4 e 5) - Cost di Francia: Ordinaria amministrazione (pag. 4) - Lavoro t LASTRADA N on saremo noi ad irridere a qu;mto sta accudendo nel set• tore dei « laici », alle resi• piscenze e ulle crisi di coscienza che stanno emergendo alla luce politica. Cerchiamo -però di render– ci conto se la nostra strada possa coincidere, p. es., con « La strada » che dovrebbe essere segnata dal– l'o1nonimo foglio, ora apparso sot-– to l'ispirazione dell'on. La Mulfa; o con quella, in verità assai incer-– ta e confusa, delineata nell'ultimo numero di « Critica Liberale » da Silvio Pergumeno. La Malfa, che è stato uno dei più tenaci assertori del quadripar• tito governativo, è da qualche me• se in agituzione per le sorti della den1ocrazia italiana: non gli fa certo difetto la sensibilità, ma for– se non sa "liberarsi di quel « com• plesso di manovro » che lo carni• terizzu. Tutti ha~o seguito, cre– diamo, la discussione da lui pro– vocato sulle colonne del « Mon• do »; ora, sembra che da quella discussione debba pre.nder corpo un più preciso impegno politico, che consisterebbe, u quanto siamo riusciti ad intendere, in una inte-– sa « laburistica » fra le sinistre li– berali, repubblicane, socialdemo• crutiche, con un sindacato den10 .. cratico (la U.I.L.) e con organiz• zazioni varie di carattere politico– culturale (U.G.I., A.I.L.C., ecc.). Tutto questo dovrebbe servire, se non c'inganniamo, a rendere pos– sibile un discorso politico con la D.C. che sia fondato su una mag• giore unità di forze e disponga quindi di un muggiore peso. Il giovane Pergameno, d'altron• de, polemizzando con noi, pole– mizza anche (per conto della sini– stra liberale e dell'U.G.I.) con lo stesso La Malfa, respingendo una generica prospettiva radicale ed a(. ferrnundo la necessità pregiudizio-– le di « organizzare delle persone cl;e discutano (insieme) certi pro• blemi per risolverli ». Ma, in real– tà, Pergan1eno ci offre uno spun-– to pri,zioso d'interpretazione della iniziativa La Malfu allorché occu• sandoci (accusa che almeno da un giovane non ci saren1mo uspet– tata) di « azionismo », scopre che è vano parlare di den1ocrazia, di strumenti democratici, di istanze liberali da applicare al mondo della lotta operaia, perché « le for– ze che Io sostanziano (il comuni– smo) sono incapaci di autonomia, di una loro libertà cioè, di espri• mere ,ma loro politica, al di là di alcune violente ed elementari prese di posizione ». Si tratta dun– que soltanto di far convergere nel sindacalismo democratico (quale?) « larghi strati di salariati .•. per ve .. dere se nel mondo operaio ci sono forze capaci di esprimere dal loro seno una politica ... servendosi de-- • gli strumenti della democrazia ». Forse Pergameno ha il torto di essere troppo giovane ed inesper• to soprattutto di fronte ad Ugo La Malfa: il quale ha già implici– tamente risposto a codesta in1po• stazione dando a « La strada » un carattere spic.cutun1ente sindaca-– ·le, associando cioè al suo sforzo quel « sindacalismo democratico » di cui presumibilmente parlano i giovani liberali (la U.I.L.), ed affermando esplicitamente che « è proprio sul sindacato che s'imper– nia la nostra iniziativa: quel sin-– ducato che gravita naturuhnente su posizioni di sinistra democra-– tica ecc. ecc. ». E con questo? sarebbero codeste le basi di un partito laburista ila• liano? l'esperienza sindacale da cui è nato il laburisn10 britanni .. co ha forse qualche cosa in co– mune con quella dell'amico Vi– glianesi? La Malfa cerca di non porsi l'altro problema, quello di fondo: cosa fare - di fronte ad una simile iniziativa - del settore contadino, operaio, piccolo-borghe– se che vota oggi a sinistra; sfugge alla questione perclté sa che non la si risolve con queste ricette, né vuole risolverla: egli, in realtà, si muove all'interno della citta– della quadripartitica, accetta la no– zione della democrazia ad uso e consumo dei partiti di go,·erno: solo, cerca di allargarne un po' i confini, per consentir posto ·– dentro di essa - ad un'alterna• tiva di opposizione che possa porsi domani come alternativa di go– verno: n1a sempre de11tro e non ollre quel feticcio che De Gasperi ha identificato in Italia con « la democrazia ». Il problema se lo pone invece, con spirito garibal .. dino, Pergameno, il quale lo ri– solve con facilità, affermando che essendo il movin1ento operaio so• stanziato di « violenza » e non di « civile discussione » è meglio. tu-– gliarlo I uori dal discorso, sempre salvo restando il cosidt'.a.,tto « sin– dacalismo democratico ». E non è mai saltato in mente a Pergameno di chiedersi perché ,il n1ondo operaio sia costretto, in lta. lia, a sostare sul terreno della ri• vendicazione violenta, quando da trent'anni, in Inghilterra, è parte operante e cosciente dello Stato? perehé la politica comunista sia riuscita ad incatenarlo? non ha pensato che le « elementari prese di posizione » corrispondono al costante e pesante diniego di ele– mentari diritti civili, in cui si so .. stanzia la politica della classe di– rigente italiana, 1neschina, angusta e feudale? e che cosa è mai que– sto « sindacalismo deinocratico » della U.I.L.? in che cosa consiste la sua democraticità rispetto alla C.G.I.L.? nelle diverse Conti di fi. nanziamento? nel diverso rican1bio democratico interno? nell'accetta .. re come « guida » politica quella degli americani anziché quella dei russi? Insomma, è l'ora d'intender .. si e di non s·eminare il terreno, già pieno di tanti equivoci, di nuo• vi equivoci. Per nostro conto, continuiamo u ritenere che una sola politica lua burista è pensabile in Italia (po• litica, e non partito) : quella che sia capace .di esprimere in aZioni concrete (necessarinn1ente, di rot .. tura con lo stato di cose esisten– te) gli interessi di grandi masse di lavoratori, oggi democratici, SO· cialisti e comunisti (anche co– munisti, caro Pergameno). Che sia capace di esprimere codesta politica entro l'ambito della Co– stituzione italiana, proprio con quei n1etodi d'azione democratica che la Costituzione fa propri, èhe sin _capace di valersi (senza equ1. voci) della democrazia p,;r una po• litica socialista. E' solo in quel momento che molti militanti del partito comunista riprendera11no fede nell'azione democratica, non crederanno più necessario far « saltare », attraverso la interme• diazione sovietica, il nostro n1odo di vivere occidentale, entreranno nel gioco, sentiranno stato e de– n1ocrazia come cosa propria, cosa da difendersi con passione. Que– sto è il partito laburi&ta, la santa 11oteca 1no ,anca SOMMARIO Sindacati: La relazione Di Vittorio; Pastore dice: i contraui sono mc!, de IL CAPOU:GA (pag. 4) - 15 tiorni nel mondo: La Russia ha paura 1 di PAOLO V11'TORELL1 (pag. 5) . Gruppi al lavoro (pag. 6) • La parola. ai compagni: Sicilia: clientele o 11olitica, di ENZO S1r10NE,· Il Convegno della Nouvelle Cauche, di ANDREA FAOI UOLI (pag. 6) • Paiiu di n,llura contemporanea: li movimento sindacale in Italia, di L. REPOSSI (pag. 7) • Plausi e bottt, di OONUNO (pa"g. 8). TRIESTE ITALIANA LASALVEZZA NHLL'HMIGHA Le cifredelladisoccupazione aumentano vertiginosamente; non esistono soloper gli iscritti alla D.C., divenuta ormaiuna grossa agenzia di collocamento. - Per affrontare il problema dei traffici marittimi e quellodell'industrializzazione occorrono capitali, anche stranieri; ma il denaro cherientra in circcilazione appartiene ai piccolie medirisparmiatori, percbè ~i papaveri chebanno sfruttato la cittàtrasferiscono altrove i lorobeni. L A situazione economica di Trieste, dall'arrivo delle truppe italiane, è andata via via precipitando e nessuno, nem– meno gli inesperti consiglieri del Commissariò Civile, sa dove si ar– riverà. La crisi ha avuto inizio con i primi 4.000 licenziamenti di co– loro che erano a':c dipendenze dei Comandi Alleati; successivamente vi sono stati licenziamenti allo Ju• tificio, alla SATIM, alla Ophidia, alla Beltrame, alla Gene!, alla Koz– mann; ora si aggiunge la cessa– zione dal servizio di un centinaio di membri deUa Polizia civile e, con decreto del Commissario, a partire dal 1 ° marzo, dei funzio– nari del Governo Militare Allea– to (mentre una legge votata dal Parlamento aveva loro assicurata la continuità dell'impiego). In sostanza, dall·arrivo dell'Ita– lia in questa disgraziata città, 7.000 persone sono state, o sono in pro– cinto di essere licenziate. Si spe– rava che la amministrazione ita· liana si sarebbe valsa degli elemen– ti locali, ed invece i « locali » - che sotto gli alleati partecipavano alla amministrazione della loro cit– tà - sono spariti per essere so– stituiti da funzionari di ruolo ve• nuti da Roma. L'unica funzione che ancora non è stata attribuita alla burocrazia romana, riguarda l'arruolamento dei moltissimi triestini che inten– dono emigrare. In primavera - apprendiamo dal giornale econo– mico milanese « Il Mercurio » - su 3.268 emigranti per l'Austra– lia, 2.404 erano triestini. Attual– mente, si calcola che, in gennaio, utopia per cui n1eritu combattere. Ma fmché ritenete che le forze operaie siano soltanto capaci di « violente ed elementari prese di posizioni », fu1ché pensate che la « democrazia » sin dall'altra parte, e che quindi, sostanzialmente, quelle elementari prese di posizione K'. debbano essere re• spinte, è difficile che la stratla sia connane con noi. siano state presentate ali' apposito ufficio fra le 4.500 e le 5.000 do– mande. Cioè, in un anno, circa il 2,5% della popolazione trie– stina ha espresso il desiderio di emigrare. Tale fenomeno, riguardato sotto l"aspetto economico, è grave, in quanto: 1) err.igrano solo persone gio– vani, lavoratori in gran parte spe– cializzati, con un danno facilmen– te immaginabile per l'economia nazionale; 2) si altera così la struttura della popolazione. che prima o poi graverà le finanze statali, comunali e provinciali con la sua incapacità di produrre ed il conseguente bi– sogno di assistenza; 3) emigra la massa italiana, in quanto gli sloveni sono attac• cati alla loro campagna ed alle loro attività che non risentono di qtiesta crisi. ~ iqutile che gli amministratori romani cerchino di nascondere la gravità della situazione: oggi ne– gli ambienti vicini al Commissa· rio di Governo, si dà addirittura per certa la riduzione alla metà, con decorrenza dalla fine di marzo, dell'assegno concesso ai disoccupa– ti che fanno parte di una speciale sezione di assistenza (SELAD) e vengono da questa impiegati, in numero di 3.000, in lavori vari per conto di enti statali, militari e locali. Si noti che, oltre ai 22 mila di– soccupati esistenti in città oggi, abbiamo altri 6.500 sottoccupati as– sistiti (SELAD e cantieri di ri– qualificazione) e circa altri 5.000 profughi i quali, se il Commissario governativo estendesse alla nostra città le provvidenze a favore dei profughi, verranno immessi sul mercato della mano d 0 opera locale in qualità di disoccupati. Si arri– va ad avere così una città con oltre 33.500 disoccupati senza alcuna possibilità di assorbimento. I. la– vori pubblici creano occupazione temporanea: compiuta l'opera si risolvono i motivi politici, econo– mici o sociali che l'hanno solle- citata, ma finisce l'occupazione ope– raia. A tale proposito è quanto mai opportuno notare che anche qualora i lavori pubblici previsti dal piano governativo andassero tutti in esecuzione, essi potrebbe– ro assorbire un limitato nwnero di manodopera locale e soprattutto manovali. P ARE impossibile, ma per gli iscritti al partito di maggioran– za, la disoccupazione non esiste. Ormai la D.C. - come del resto rilevarono gli on.li Storchi e Leo– ne al consiglio nazionale democri– stiano - è diventata un'agenzia di collocamento che qui, a Trieste, anche per la complicità dei partiti vassalli, ha assunto proporzioni tre– mende. Basti sapere che, in questi gior– ni, si è radunato il consiglio di amministrazione dell'Ente per il turismo per la sostituzione del di– rettore, deceduto il mese scorso. Ebbene, non solo venne nominato direttore un consigliere comunale D.C., ma si colse l'occasione per nominare anche un vice-di rettore, nella persona di un cugino del sindaco Bartoli, che già a San Mar– tino di Castrozza chiuse infelice– mente la propria attività turistica. Ai primi di dicembre, mentre il governo stava preparando le leggi per attuare le provvidenze governative a favore di Trieste, e dopo che il consiglio dei ministri aveva già stabilito delle direttive che avevano rassicurato la città, circolava la voce che il famoso fondo per l'incremento dell'eco– nomia triestina, dotato complessi– vamente di circa 37 miliardi (di cui 22 formato da rientri ERP), non sarebbe stato più concesso in amministrazione alla sola Cassa di Risparmio triestina, ma diviso fra diversi istituti di credito. L 0 orga– no locale della D.C. è uscito con questo titolo, su quattro colonne, i'1 prima pagina : « ~ opportuno suddividere i fondi tra i vari isti– tuti di credito ». Sarebbe piuttosto opportuna una chiarificazione, dal– la quale risulti non corrispondente al vero una voce molto diffusa in

RkJQdWJsaXNoZXIy