Nuova Repubblica - anno III - n. 3 - 10 febbraio 1955

2 listi Ji Unità popolare si sono dimo– strati socialisti e marxisti in questo se– condo senso: hanno dimostrato la loro fedeltà al socialismo tradizionale in questo secondo senso. Perciò quello che era stato un ten– tativo del Partito d'Azione, del Par• tito Socialista dei Lavoratori e del Pa{– dto Socialista Unitario è ormai molto più che un tentativo; quell'esigenza di un'unità di intenti e di un lavoro co– mune fra socialisti e democratici, e sia pure in un brevissimo spazio e per un piccolissimo numero, si è realiz– zata. Il tentativo del Partito d'Azione cul– minava invece nella collaborazio~e e nella quasi immediata sottomission <lei Lussu, dei Foa, dei Lombardi al socialismo tradizionale della prima spe– cie: mentre i tentativi del Partito Socia– lista dei Lavoratori e del Partito Socia– lista Unitario culminavano nell'alleanza di due parole: socialismo e democra– zia; m3. manc3vano gli uomini che rappresentassero effettivamente quell'al– leanza sotto- le due parole: né Sara– gat, né Silone, per certi rispetti uo• mo così moderno, sapevano disfarsi del socialismo tradizionale dei Grep– pi e dei Simonini ed attirare nei loro partiti e intorno ai loro partiti le forze più democratiche del paese. Si rassegnavano quindi ad esprimere tale necessità attraverso polemiche an– ticomuniste e anticlericali o collabora– z:oni e opposizioni al GovE!rno, in se s!esse provvisoriamente più o meno uti– li, ma sempre inutili, e dannose al fi. ne principale che si proponevano. Quando Salvemini, in uno di quei salti d'umore che ce lo rendono, CO· me Garosci, pill umano e più caro, si domanda quale valore abbia Unità Popolare in confronto al Partito So– cialdemocratico e ad altri partiti, e ci consiglia la modestia, bisogna dun– que rispondergli che noi siamo fieri ~ppunto di aver seguito, e di se· i:uire il suo consiglio: e fieri di esser convinti che ne avremo sempre biso• JpO. Giacché il valore di Unità Popolare ~ tutto qui: nel tener conto del valore -!.ltrui. Noi sappiamo benissimo che senza i tentativi del Partito d'Azione prima, e del Partito Socialdemocratico e del Pariito Socialista Unitario poi, e di altri gruppi e uomini indipendenti, la nostra azione non sarebbe stata possi• bile: sappiamo benissimo che la costi– tuzione del gruppo realmente sociali– sta e democratico di Unità Popolare t la cortclusione di quei tentativi: e n~n possiamo denigrarli o svalutarli :.enz:t denigrare o svalutare la conclu• sione stessa. Ma ci sarti perme110 di dire che éi una ronc/1uio11e1i /r(l/la: e che non tutti. forse, gli uomini politici ita• li3ni. ma almeno tutti quelli che si .,,:viano alla medesima conclusione, de• \ ,no tenerne conto. Quando La Malfo pensa ad un par– tito di tipo laburista, come non av• vcrtirlo che il primo nucleo di un par– tito simile è stato .t:ià costituito da Unità popolare? Quando la sinistra socialdemocratica si ribella per l'ennesim.1 volta,. in Si– cilia o altrove, all'immobilismo del proprio Partito, e pensa ad un Partito veramente socialista e democratico, come non avvertirla che il prime nucleo di un partito simile è già stato costitui• to da Unità Popolare? Quando alcuni uomini della sinistra liberale o repubblicana pensano, come Ernesto Rossi, che i po,•eri hanno frella e che alcune riforme di struttura o la distruzione di alcuni monopoli sono cose più necessarie ed urgenti che far blocco coi comunisti e non far niente, per limitarsi a <lire che i poveri han- B1011oteca Gino NlJOVA REPUBBLICA La via inglese : neutralizzazione di Ciang e ingresso di Maoali'ONU E'fJRlHOSA L '1s0LA di Tai-llYa11, che nel XVI meridionale e localizzare il conflitto, secolo i portoghesi chiamarono finì con l'impedire la disfatta finale Formosa per la bellezza delle sue di Ciang. coste, ha una superficie pari a qu11Ha Costui protestò. contro l'intervento del Piemonte e della Liguria, ed è americano che gli rendeva più diffi- popolata da oltre sei milioni di abi- collose le azioni aero-navali di distur- tanti. bo sulla costa cinese, ma in definitiva Durante la seconda guerra mondiale, si adattò di buon grado alla nuova l'isola costituì un formidabile tram- situazione. Questa infatti gli consen- polino di lancio per l'invasione e la . tiva di consolidare il su_o pote~e . su conquista delle Filippine da parte del- Formosa_ e, gra~•~ a_ c_erti c,~coh 1m: 1e·armate nipponiroe. ti-a base na::=-.penahstm e _md,tansti americani_, d, vale di Mako nelle Pescadores è tri- preparare la mcossa. Da allora C,ang; stemente fam~sa in America). E!, quin- che sa_ di non poter, da solo, rimet- di facile comprendere perché Roosevelt tere piede in Cina, ha riposto tutte e Churchill dapprima, Truman ed At- le su~ speranze m un_a_terz~ gu_erra tlee poi non abbiano sollevato alcuna _mondiale. E dal .suo nt,ro. d,_ Taipeh difficoltà di fronte alla richiesta cinese non _perde occaS1one per m_c,_tare gli che, all'atto della capitolazione del amenca_n, a_llo scontro dec1S1vo con Giappone, l'isola di Formosa e le Pe- Mao 1 _se 1 ung. . scadpres fosS'ero restituite alla sovranità La vittoria d1 EJSenhower nelle ele- della Cina. In questo senso, anzi, c'è zioni presi~enziali segn?. un punto. a stato un impegno preciso sia da par• favore del K~omintang. I utto lo sch,e- te degli anglo-americani che da p.arte ramento. belliosta ne trnsse nuovo v,- dell'URSS (conferenze del Cairo nei g_ore. EJSenhower mfatt,, appena sa- 1943 e di Postdam nel 1945). lito alla Casa Bianca, revocò la neu– tralizzazione di Formosa « perché la Botta americana non doveva più fun• gere da scudo alla Cina comunista » (2 febbraio 1953). La gravità della mos– sa americana non sfuggì peraltro agli stessi alleati degli Stati Uniti; l'In– ghilterra intervenne a raccomandare la moderazione e non. vi fu quella ri– presa di ostilità fra Ciang e la Cina che molti ormai consideravano come inevitabile. Sopravvenuta la guerra civile in G– na e scacciato il Kuomintang dal con– tinente, Formosa è divenuta il rifu– gio di Ciang Kai Shek e dei suoi se– guaci i quali, per avervi trasferito il loro governo (aprile 1950), af– fermano di essere, essi soli, il legittimo Stato cinese. Il governo di Pechino, per suo conto, fin dal 1949 ha rivendi– cato la propria sovranità su Formosa e le Pescadores in quanto parti integran– ti della Repubblica popolare cinese. L'affare coreano è scoppiato che i re– sti nazionalisti in completo sfacelo era– no fuggiti a Formosa da soli due me– si. Così è accaduto che Truman, il quale, contemporaneamente '3.ll' annun• cio dell'intervento delle truppe ameri– cane in Corea, aveva proclamato la neutralizzazione di Formosa (27 giugno 1950) per proteggere il proprio fianco Negli ultimi mesi tuttavia la situa– zione si è andata facendo sempre più oscura e una grave crisi appare pOS· sibile. Gli Stati Uniti hanno firmato un trattato di difesa reciproca con For– mosa (2 dicembre 1954) e si sono impegnati, con una formula piuttosto vaga, a -intervenire militarmente in di• fesa dei Jerrilori ri11e1ico111rolla1i dai 11azio11,1/iJ1i. Ora, questi territori sono oltre a Formosa e alle Pescadores . le isole di Quemoy; Matsu e Tachen le quali distano poche miglia dal con– tinente cinese e si trovano praticamen• te sotto il fuoco delle artiglierie di Mao Tse Tung. Se gli americani han– no inteso assumersi la difesa a11che di questi territori, le posS1bilità di un conflitto con la Repubblica popolare cinese non sono poche. Ma l'America si è veramtnte assunto quest' impe· gno? Jn questo interrogativo sta Ja chiave della situazione. Nessuno fino– ra ha saputo dare una risposta precisa; nemmeno Eisenhower nel suo messag• gio straordinario del 24 gennaio scor– so al Congresso americano. Il presiden– te ha parlato di una garanzia per For– mosa e per le Pescadores e « per quei /erri/ori che t•er,·,111110 i11dìcati di co• m1111e accordo »; ma non ha fatto i nomi di Quemoy, di Matsu e delle Tachen ed ha lascinto intendere che gli Stati Uniti non faranno una guerra per la difesa di queste isole. (Le Tachen infatti stanno per essere abbandonate ai cinesi). Tutto ciò può indurre a qualche speranza ma non a credere che la soluzione del problema sia pros– sima. Eisenhower si è messo per una stra– da pericolosa - come ha scritto Walter Lippmann il quale ha accusato il pro– prio paese di militarismo - proprio nel momento in cui la pressione del– le destre belliciste americane si è fat– ta più forte e scoperta, e il governo di Pechino ha solennemente riaffermato la propria sovranità su tutti i terri• tori in contesa. Forse l'America, nel suo stesso in– teresse, si vedrà costretta dall'ONU a ritornare alla politica di Truman e, secondo l'esempio inglese, a tentare un cauto riavvicinamento con la Cina. Neu• tralizzazione di Ciang e ingresso di Mao all'O U: questa forse può ess~– re la strada giusta. L. J,. Anche perunaragione morale no fretta; o quando gli aderenti a « Co– munità » pensano ad un Mo\limento che non rifletta i vizi dei partiti tra– dizionali; o quando l'Unione dei so– cialisti, correggendo il proprio anti– comunismo originario e firmando il nostro appello dei giuristi, si propo– ne di richiamare alla lotta politica e agli ideali di democrazia e di liber– tà gli operai socialisti e democratici, oggi inerti sotto l'influenza comunista; o quando finalmente il Partito sociali~ta italiano tende attraverso le dicbiara- 12ioni o gli articoli dei suoi organi e dei suoi uomini più rappresentativi, o le proclamazioni di liste separate,' ad avvalorare l'ipotesi di una sua seria volontà di trasformarsi in un· Partito indipendente, come non avvertire que• sti partiti, questi gruppi, questi uo– mini - che la strada che essi stanno per scegliere, è quella stessa che noi abbiamo scelta? PRIVILEGI E che siamo un piccolo movimento: un piccolissimo gruppo, se vuoi, caro Saivernini: un punto addirittura! ma 1111 puulo 'allrauerso il quale è neceSJario pa11are. Noi potremo così, e così umilmente come Salvemini consiglia, 1;vvertirli al• meno dei primi ostacoli che essi in• contreranno nel loro cammino: e del più grande di tutti: di quella specie di marxismo tradizionale di cui par– lavamo in principio: e in cui sono caduti, per una malintesa pietà verso gli idioti, uomini così sottili, intelli– genti e delicati come I,,ussu, e Lom– bardi, e Foa, e Greppi. No~ diversi in ciò da quel buon lucano, di cui par– lava il povero Scotellaro, che fat– tosi leggere il titolo di un « Manife– sto contro l'analfabetismo » si rifiuta va di attaccarlo dicendo: « Come? Sia– mo analfabeti, e ancbe ci lottano? ». 01.U0H0 N0VENU ,anca a senso U' gruppo di giuristi ha precis1,to come e perché i prouuedimen– ti annunciati dal Governo il 4 dicembre, allo scopo di tutelare le istituzioni democratiche, siano giuri– dicamente incostituzionali. Non ri– sulta, fino a questo momento, che altri giuristi siano interuenuti a di– mostrare il contrario. Gaetano Sa/– vernini, che non è giurista e che non uuole essere compagno di uiaggio dei comUnisti, dichiara che si tratta piut– tosto· di un eccesso di balordaggine. E forse si fvvicina di più al vero, quando ci si voglia riferire ai risul– tati che coloro che hanno escogitato quei provuedimenti sicuramente ne ricaueranno. Non credo, però, che con ciò si sia detto tutto sulla que– stione. C'è infatti un aspetto morale su cui l'occhio critico non si è eser– citato abba.stanza. Dirò subito - per togliere di mezzo un argomento che ha sempre seruito di giustificazione agli arbitrii governativi - che ho s~mpre pen– sato che occorresse all'Italia fin dal– l'inizio della Repubblica un Governo forte: deciso, cioè, a portare l'ordine nel disordine lasciato nella vita pub– blica e nel costume dalla caduta del fascismo e dalla guerra, a non avere quindi riguardi per gl'interessi pa– rassitari e privilegiati vecchi e nuovi. Ch, un tale Governo potess, es– s,re qu,llo formatosi con la rico- • UlllCO stituzione del quadripartito, però, non l'ho tnai creduto. Tuttauia se si fosse detto - dopo quanto è ac– caduto e si è uisto negli ultimi me– si - di voler agire per la moraliz– zazione tiella nost;a uita p1ibblica senza part.icolari riguardi o eccezio• ni per alcuno, sarei stato io a dire per il primo «finalmente» e, pure restando in attesa dei fatti, aure: battuto le mani. Ma i provvedimenti annunciati il 4 dicembre questo non lo hanno det– to affatto. Hanno detto invece pre– cisamente il contrario. Non. è il ma– le di cu.i oini parte è più o meno contagiata (constatazione che biso– gna pur fare) che ci si accinge a combattere. Non è nemmeno ad una discriminazione tra le maggiori e più graui situazioni di privilegio che ora si vu9l provvedere. No, la discriminazione si farà, tra coloro che attualmente ne godono, secondo che appartengano agli uni piutto– sto che agli altri partiti; né ci si limita ai privilegi esistenti, ma si pen– sa pure a quelli che potranno de– terminarsi coll'applicazione delle ri– forme e con lo sviluppo degli enti destinati ad eliminare o ad attenua– re le sperequazioni economiche e so– ciali da cui dipendono la nostra de– bolnza e la nostra inferiorità nazio– nali. S'J detto infatti, , la stampa go- l'crnativo ·s'è a/frettata a precisare, che tolç criterio discrimi1u,tiv_o «. var– rà anche nell'assegnazione dei ter– reni di scorporo da parte degli En– ti di riforma fondiaria e nella con– cessione di alloggi costruiti con tçon– tributo statale>. Quasi che l'applica– zione che già se ne è fatta non aves– se abbastanza ssrvito· aa alimentare il malcontento e a rafforzare, specie nel Mezzogiorno, le posizioni dei so– cialcomunisti! Lo stesso può dirsi per le ~disposizioni che dovrebbero riguardare le cooperative esistenti e La cooperazione. ~ uerissimo che m.olte, troppe cooperatiue non ri– specchiano io spirito della vera coo– perazione e non hanno la struttura cooperativa. Mt1le uecchio, che io ricordo di aver combattuto nella stes– sa Lega Nazionale delle Cooperative trent'anni addietro, al quale la le– gislazione uigente e i favori gouer– nativi hanno dato particolare svilup– po e che può essere combattuto da una migliore e rigorosa legislazione. Male che, però, no11 potrà che ag: gravarsi con discriminazioni che si propongono di rendere difficile o impossibile la vita ad alcune coope– rative per lasciar mano libera allo svilupparsi e al moltiplicarsi delle altre. E potrei continuare, se non mi premesse di porre l'accinto sul punto centrale che è precisamente sufl'uso che si è fatto e si pretende di continuare a fare del potere po– litico. Cosa ha infatti avvilito la no– stra vita politicà, aumentato la cor– ruzione e il malcontento di più del– l'uso che i vari partiti hanno credu– to di poter fare, e ha11no fatto, del– le posizioni acquisite al Governo e fuori del Governo? Una delle manifestazioni me- no· simpatiche di cui si ebbe l'esem– pio nell'immediato dopoguerra fu quella dei diritti avanzati da questo e quel, partito a occi,pare determina– ti Ministeri e Uffici dello Stato e il loro competere per pretendere quelli di maggior rendimento. Fin da allora si crearono posizioni di privilegio che poi sono rimaste e 'ne hanno figliato altre motte. Persino la ricostituzione della organizzazio– ne si11dacale fu oggetto di contesa e di patteggiamento e la ebbero in– fine tre partiti con esclusio11e degli altri: da ciò le deficienze, gli errori, le difficoltà, i dissidi e il Jr.aziona– mento del mouimenlo operaio di– venuto pure esso str11mento della politica dei partiti anziché di una vera politica sindacale e sociale. li peggio venne dopo, quando la posizione della Democrazia Cristia• na si stabilizzò al Couerno. Di quanto male son responsabili le elezioni del /8 aprile 1948! Da quel giorno la principale preoccupazione del parti– lo impadronitosi del Governo e dei dirigenti dei partiti eh~ gli si po– sero a fianco, f1J non di attuare una buona linea politico, ma di collocare propri uomini negli uffici, nelle ca-· riche, nelle prebende soprattutto de– gli enti vecchi e nuoui che anche per ciò si mOitiplicarono, senza ri• guardo a capacità e competenza. Contro tale uso del potere po– litico - dal quale deriva, in mo– do molto più diretto e sentito che dalle altre molte ed evid,nti in– sufficienze governative, il discredito dei partiti di centro, che i provue– dimenti discriminativi del Gouerno 11011 potranno che aggravare - io penso sia necessario porsi deci– samente. Non solo per la Democra– :ia - oggi tanto male rappresen– tata e tanto male difesa - ma an– che e insieme per una ragione mo• ral,. OLl\'IERO ZUCCARIXI

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