Nuova Repubblica - anno III - n. 3 - 10 febbraio 1955

L. 35 ,. Spedizione In abbonamento postalo (Gruppo ll) A pag. 8: Minerva e Mercurio ' ' ' CESA CLAUDIO Via Risorgimento,3 presso Terreni - P I S A ■• ■ A& U.1 .IL Anno III - N. 3 (51) QUINDICINALE POLITICO Firenze - 10 febbraio 1955 GIACOMO NOVENTA: L'apologo del buon lucano (pogg. I • 2) - L. L.: Formosa (pag. 2) - OLIVIERO ZUCCARJNI: Privilegi a senso unico (pag. 2) - GRACCO: li fa– scismo rientra nei porti con le circolari del ministro Tambroni (p,ag. 3) - PIETRO BlAN– CONI: Sdoperi e spap:hcui (pag. 3) - GUlDO FU BINI: Mcndès-France « ha vinto » (pag. 4) - PAOLO PAVOLINI: E' ,n-rivato Zampanb (pag. 5) - GIAN CARLO BUZIO: UGI e liberalismo (pag. 7) • MARCELLO Tl<.l:.1'1 iAN(J\lt:.: Minerva e i\•lcrcu1·io (pag. 8) DOPO MALENKOV L ' improvvisa cr181 governuti– va sovi~tica, inopinatan1ent~ aperta an un· n1omento cosa delicato della congiuntura intema– zionale, è un evento la cui portata non può di certo essere oggeno di valutazioni affrettate e grosso– lane. La tecnica stessa attraverso la quale eventi di questo genere maturano e si esprimono in un regime strettamente accentrato e totalitario come quello sovietico, non lascia campo ud affermazioni fondate su un minimo di sicurez– za, Non sono lecite quindi che delle induzioni: le più spontanee delle quali hanno accentuato sa– pore di pessimismo. Sembra in– fatti difficile pensare che Malen– kov abbia così clamorosamente ab– bandonato il bastone del comando solo per un dissidio relativo olio politica agraria: questo dissidio può assumere qualche significato solo se inquadrato in tutta una po– litica, che puntando sull'industria leggera e sulla elevazione dei con– sun1i, su una maggiore legalità nei rapporti fra stato e cinndini, su una certa moderazione nei rapporti internazionali, sembrava una po– litica orientata più decisamente che per il passato verso In pace. La riaffermazione delle esigenze del– l'industrio pesante, e il rude di– scorso di Molotov, fanno dunque pensare ad una svolta di politica internazionale, accentuata dall'ele– vazione al1a massima carica di go– verno di un eroe della resistenzu militare russa contro la Germania, il maresciallo Bulganin. .€ tuttuvia da ritenersi questa l'unica interpretazione possibile? Diremmo di no. Non è da esclu– dere anzitutto che, nelle more della definitiva approvazione del– l'U-E-0. da parie del parlamento . francese, dopo In caduta di Men– dès-France, la Russia voglia sotto– lineare in modo perentorio il mo– nito ripetutamente espresso agli occidentali in merito ul riarn10 del– la Germania Occidentale: Bulga– nin può essere appunto il simbolo di una precisa volontà di rappre– saglia, di rinvio sine die di ogni soluzione del problema tedesco, di accentuato riarmo della Germania orientale. é può d'altronde esclu– dersi, sebbene sembri paradossale, che questo cambiamento in1provvi– so voglia consentire alla Russia di trattare con l'Occidente in con– dizioni di maggior forza, e quindi con migliori prospellive diploma– tiche. Tutte le ipotesi sono possibili. Resta tuttavia il fatto che la si– tuazione interna dello stato aovie- tico non può defmirsi tranquillan– te, e che - per il ruolo stesso che la Russia giuocn oggi nel inondo - questo fatto stesso diventa pro– fondun1cnte inquietante per tutti. L'instabilità interna del regime so– vietico, che si aggiunge nlln nor• mule tendenza di ogni stato tota– litario alle decisioni improvvise ed impreviste, prive di controllo de– mocratico pubblico, possono pre– parare inopinate sorprese per un Occidente, la cui politica è staia guidata in questi ultin1i anni da una diplon1uziu americana assai grossolana e poco in grado di va– lutare le effettive conseguenze dei suoi atti. Ma ci sembra che, fuori del campo delle induzioni, si possano definire subito, per noi e per al– tri paesi occidentali, delle conse– guenze di politica interna. La Con– ferenza comunista di poche setti– mane or sono diJnostrò non tanto un contrasto cli fondo Ira due cor– renti, quanto l'in1possibilità in cui il P .C. I. si trova di fare una po– litica interna, una politica di pro– tezione e di avun7,.umento delle clas– si operaie, costretto con1'è ad uno sforzo · quasi esclusivo di politica estera: ed è appunto su questo terreno che Secchia e Di Vinorio rappresentano un'esigenza diversa da quella espressa dall'on. To– gliatti. Ora, quanto accnde a Mo– sca dimostra l'instabilità di questa stessa politica estera, l'imbarazzo i.nsnperahile in cui i I>Urliti co– mw1isti sono desti.nati a trovarsi nella loro azione po!iticn, domi– nata quasi esclusivan1ente dagli in– dirizzi politici generali dello stato sovicti ... co. t conseguenza naturale di tulio ciò che le destre, giudican– do assai indebolito l'nri;ine comu– nista e non vedendo nessun altro stabile argine de:li interessi dei lavoratori, se ne avvulgano per scatenare una rude ondata d.i rea– zione, che nelle fabbriche ha già raggiunto una pressione conside– revole e si va trusferendo nel pae– se. Ogni crisi sovietica indebolisce inevitubillllente i partiti con1u.nis1i, costretti a rinunciare alle proprie istanze di lotta sociale per seguire una linea incerta di politica inter– nazionale: e, nelle condizioni ita– liane, precipita l'intera situazione verso il prevalere delle forze che si oppongono ud ogni rinnovamen– to del paese. Un nuovo schieramento di sini– stra che si riproponga una dura e conseguente battaglia di rinnova• mento, sul piano della politica ;,.. terna, è dunque ogni giorno di più l'esigenza non soltanto delle classi operaie, nua di tutta In de– mocrazia itulianu. Se ne rende conto l'on. 'enni? Per la sua grande abilità lallica, egli merita certo lode. Ma i ten1pi sono ma– turi per la strategia. 11 P.S.I. può essere al centro del nuovo schiera– mento democratico della sinistra italiana, a cui un- che noi stian10 te• nace1nente ]avoran- K' do, sol che lo vo- glia : con ehiarez- za, e presto. 110 eca Gino 1anco SOMMARIO - RASSEGNE: Italia, oggi: .Muhicolorc (pag. 4) 15 giorni nel mondo: Un 'espt"r irn1.a duratura, di PAOLO V1TTORELLI (pag. 5) - Gruppi al lai-oro (1>ag. 6) - l'ita di fabbrica: li controllo democratico; la carta dei diritti sindacali, di c.s.t. (pag. 6) - Pagine di cultura contemporanea: Il movimento sindacale in Italia, di L. RF.ross, (pag. 7) - Plausi e botte, di OGNUNO (pag. 8). GLIERRORI DEL '21 AUTOMOBILI M N STER Cari amici di NUOVA REPUBBLICA, avete scritto, nel numero del 1 O gennaio, che « socialdemocratici e liberali, accecati dall'anticomuni– smo, ripetono gli errori del '21, preparando un nuovo fascismo». Quali errori? Quale accecamen– to anticomunista? I liberali commisero nel 1921 e 1922 e fino al gennaio del 1925 l'errore di indulgere alla « ecces– siva vivacità » di quei « cari ra– gazzi », e molti fra essi continua– rono a fiancheggiare quelli che non erano più ragazzi, fino al 1940 et ultra. Quanto ai socialdemocratici, cre– do abbiano commesso molti errori, meno quello di preparare il fasci– smo perché accecati dall 'anticomu– nismo. La verità storie .., di cui fui testimone, è che i socialdemocrati– ci, tra il 1921 e il 1925, furono divisi tra riformisti e massimali– sti, e il fascismo fu preparato dal– le follie commesse nel 1919 e 1920 dai massimalisti-comunisti i quali minacciarono continuamente la rivoluzione bolscevica senza far– la mai, stancarono anche i santi del paradiso e crearono nella alta, me– dia e piccola borghesia, e in larghe zone dello stesso proletariato, un senso di vuoto e di debolezza, il quale facilitò assai assai l'impresa fascista. tl vero che i fascisti a co– minciare dall'autunno del 1920 fu– rono aiutati dalle autorità milita– ri, ebbero la complicità della po– lizia e furono favoriti dalla magi– stratura. Ma la stanchezza e la ir– ritazione prodotte da due anni di disordini inconcludenti non deve essere dimenticata fra i fattori di quel nostro disastro. Se per so– cialdemocratici si intendono quelli che in quegli anni si erano chiama– ti riformisti è anche assurdo dare ad essi la responsabilità dei massi– malisti-comunisti, com'è assurdo at– tribuire loro la responsabilità di aver preparato il fascismo perché accecati dall'anticomunismo: essi erano ridotti ali' impotenza dal ri– fiuto di seguire i massimalisti-co– munisti nella via del disastro e dalla incapacità totale di seguire con le loro sole forze un'altra strada. Ed oggi, cari amici, ci ns1amo. I massimalisti e comunisti del 1919- 1922 sono i socialcomunisti di og– gi. E costoro minacciano una ri– voluzione che non è possibile sen– za un intervento dello « Stato gui– da », il quale interverrebbe solo quando gli facesse comodo, e forse non interverrà mai. E intanto la gente, impaurita da quella minac- eia, ~i ripara sotto le ali della de– mocrazia cristiana, e, se la storia continua, sarà capace di mettersi sotto le ali anche dei missini. E allora voi darete la colpa del disa– stro a Saragat, mentre i comunisti daranno la colpa del disastro a voi; mentre Saragat conta· quanto il quattro di danari nel tressette e voi contate - almeno per ora - an– che meno di Saragat. Accogliete i miei saluti. GAETANOSALVEMIXI Ho l'impreuione che Salvemi– ni abbia equivocato Sii/ significato della " manchette" a c11isi riferi– sce. Il fascismo nacq11e certo, fra l'altro, dall'astratto e verboso mas– simalismo, che minacciando una rjvoJ.uzip1~ che non .ii poJeva fare facilitò 11na reazione che era in– vece facile a farsi. Ma non mi pa– re d11bbio che q11estareazione era facile a farsi proprio per la estre– ma debolezza politica ed ideologi– ca delle forze democratiche (libe– rali o riformiste), che 11011 erano affatto in grado di sostit11ireal ver– balismo rosso 1111a loro visione or– ganica e prof onda del rinnovamen– to eh'era necessario allo stato ed alla società italiana per farne 11no stato ed una società moderni. e liberali, accec&1ti dal/' anticom,mi– smo, ripetono gli errori del '21 " intendevamo dire che le stesse clas– si della borghesia c. d. il/11minata, che nel '21 "fiancheggiarono" i fascisti per pa11radei rossi, o 11011 f 11ronocapaci di esprimere 1111a vali– da politica di 1·i11nova111e11to, ale da appagare le conf me, violente, ma reali aspirazioni di grandi mas– se di poveri e di comba//ent i, 11011 mostrano oggi di aver impara– to alc1111chédalla storia. Anco– ra 1111avolta i cosiddetti "libe– rali", per sv11otare le destre, fan– no la loro politica; e q11anto ai socialdemocratici ... 11eha già dato rma def i11izio11eSalvemini in 1111 mo recente seri/lo. Non credo co1111111q11e ch il di– sattro sia così prossimo, 11écerta– mente vogliamo drammatizzare le colpe di Saragat. Egli pesa ormai troppo poco per " contare": è vero, noi contiamo meno di l11i, ma q11a11domai ci siamo posti il problema di " contare"? Salvemi– ni ci ha insegnato che per comin– ciare a contare, bisog11ari1111nciare per veni' anni alle a11to111obili mini– steriali: è quello che stiamo fa– cendo. Perché me/lerci ml/o stesso piano di coloro che di quelle auto– mobili hanno fatto e fanno largo Dicendo che "socialdemocratici uso? T. C. L~APOLOGO del buon luca1io ad AldJ G:irosci e Gaetano Salvemin, F ORSE è tempo di dire quello ·che abbiamo fatto. Dalle azioni mute non nascono altre azioni. E anche la nostra azione di ieri non sarà vera– mente conclusa, e noi continueremo a ripeterla meccanicamente, la ridur– remo ad un gesto, se non avremo il coraggio, se ognuno di noi non avrà il coraggio, di dichiararne il significato. Vi sono, del resto, alcune grosse pa– role di amici nostri che non possono essere lasciate senza risposta. Quando Garosci confronta, per esem– pio, il nostro « tentativo » al tentativo del partito d'Azione, del Partito social– democratico, o del Partito Socialista Unitario, e lo consid~ra un tentativo ugualmente fallito, perché siamo stati costretti a perdere Greppi, e cioè uno dei rappresentanti più genuini del so– cialismo tradizionale, bisogna rispon– dergli che è proprio la recisione di Greppi ciò che rende più sicura, più leale, più seria di tutte le altre l'al– leanza di socialisti e di democratici in « Unità popolare». Scrivevo alcuni anni fa, e, credo, in perfetto accordo con Garosci : SocialiJ1i 1i può euere in mille 1e,ui. MarxiJti JÌ può eJJere in mille se,11i: e in d11eprincipali. Si può essere mar– xiJJi perché si crede che Marx sia / 1 unico fi/oso/o, /' 1111icoeco110111iJ1a, l'unico pro/eia del mondo: e i,, q11e– s10 se1110,marxiJJa è si11011imo di idio. la. O si può e11ere 11utrxis1iperché si ammira Marx come 11n eco11omi11a ed 1111 filosofo geniale, perché si conside– rano ancora valide molte delle sue af– fermazio11i, ed altre no, e in queslo senso marxisla può e11ere sinonimo di ;o,ialis1a, ma è sopra1111110 sinonimo di Jludioso e di critico di Ma,·x e di 1111 secolo di marxismo, di sloria e di cultura dopo il primo marxismo di Marx. Con la recisione di Greppi, i socia-

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