Nuova Repubblica - anno III - n. 1 - 10 gennaio 1955

2 NUOVA REPUBBLICA DISCUSSIONI PROGRAMMATICHE SENSO· DEL LIMITE to «rivoluzionario» e costringer:\ il PSI ad una scelta tra una formazione scheletrica di quadri e una resistenza su posizioni più popolari, più elastiche e più immediate. Non si tratta <li uno spostamento « a destra » - di una se– rie di · concessioni, cioè, ché anzi è questo il momento di non concedere niente e d_iavere fegato -, ma di un mutamento dei temi di lotta e special– mente dei metodi e delle strutture. sa sull"opinionc pubblica su problemi immediati. l: inutile cercare etichette, perché basta parlare la voce del buon senso; i grandi programmi servono solo nella misura in cui si pongono come base di discussione ad ampio raggio. Caro Codignola, le ultime riunioni e la lettura di ar– ticoli e documenti diffusi recentemen– te, mi hanno dato l'impressione che, usciti dal mito della riunificazione SO· cialista, ci si stia imbozzolando in altri miti. La risoluzione « Per una nuova pro– spettiva politica della sinistra italiana » e il documento programmatico dei con– vegni di Roma e Milano di U.P:, ·sot– tolineano tre temi principali: ·- l'acquisizione « a tesi di rinno– vamento di grandi forze politiche an– cora trattenute dalle forze conserva– trici >> ~ - una linea politica che costituisca per il PSI « nuove possibilità di so– stegno e di alleanze»; - « la realizzazione di una J)Olitica socialista », cio~ « la possibilità di in– serire e rendere operanti entro lo Sta– to democratico le forze del lavoro». A tutto ciò si premette e l"aggettivo « laburista » e l'osservazione che sono oggi « maturate le condizioni di un più rapido chiarimento della situazione politica italiana nella quale le pre– messe del 7 giugno trovano notevoli possibilità di sviluppo, dopo la caduta della CED e di fronte alla crescente crisi dei gruppi politici dominanti». In queste condizioni non è soltanto « necessario ed urgente», ma anche possibile, << un radicale mutamento di rotta che, portan"do al governo del pae– se forze e classi nuove, renda possi– bile una politica di tipo laburista ». Esistono, è vero, degli « ostacoli insu– perabili » nello schieramento politico attuale, in quanto << la sinistra italiana non è stata né sarà capace, per la strut– tura che si è data sinora, di spostare verso soluzioni di rinnovamento nuove masse di cittadini » ~ ma, poiché tutto dipende dalla « mancanza di un"alterna– tiva che consenta a milioni di cittadi– n( di orientarsi verso una soluzione sociali!)ta, senza rischiare (o temere di rise iare) la perdita delle libertà co– StH · nali », sani suffièienfe"nempire questo to, con il << chiarimento, la rivelazione <1· interessi sostanzialmente socialisti trefJa maggior parte delle mas– se che votano DC e- (persino), nel ~ J. .. 'ler il partito~onarchico ». ~ ?rovi parole, dobbiamo a~cora una voml"'~resentare una « piattaforma d'incontro»; questa volta tra lavora- tori cattolici, socialisti senza saperlo, e lavoratori socialisti che lo sanno. Permettimi di non essere molto d'ac– cordo. Non solo perché stiamo ven– dendo la pelle /!ell·or so; ma a nche per– ché il problema, in ques.to modo, è male impostato. Il quadro politico entro il quale vo– gliamo inserire la nostra azione non giustifica affatto la « sensazione che sia terminato un periodo e se ne apra un altro». La crisi dei gruppi politici dominanti esiste; ma è risolta in un irrigidimento feroce, non in uno sfal– damento interno; è la crisi che porta al fascismo, non quella che conduce alla rivoluzione. La situazione attuale è, invece, carat– terizzata dal fallimento della decennale politica dei partiti operai e delle loro stesse strutture. La politica del « tan– to peggio tanto meglio », secondo la quale nessuna vera soluzion~ dei pro– blemi sociali ed economici italiani po– teva essere prospettata e tentata, non ha per niente offerto ai dirigenti so– cialcomunisti il frutto maturo - e con il baco dentro - dello stato, ma sol– tanto una vigilia reazionaria. Si può - e si dovrebbe - discute– re delle cause del fallimento, andando– cele a cercare, in buona parte, ai tem– pi del massimalismo e del riformismo pre-fascisti - ripetuti e peggiorati in questo dopoguerra -; e si potrebbe scoprire che si sta perdendo la libertà e )a democrazia perché, in realtà, qua– si nessuno le ha mai volute .. Comunque, il fatto da ritenere è che, oggi, l'iniziativa - per non par– lare di offensiva - è nelle mani della destra almeno dal famoso 14 luglio, quando tutta la spinta insurrezional,, del proletariato italiano - spinta sol– leticata a fini organizzativi dai dirigen– ti - fu dolorosamente battuta e nien– te ne prese il posto, se non un cre– scente disorientamento. Oggi il mal– contento gonfia ancora le file del PCI e del PSI; ma il malcontento è una Biblioteca 1no d·l P. TAGLIA.ZIJCCIII tipica espressione di impotenza, è uno stato potenziale, non attuale, e non ci si fa politica e lotta sopra. Nelle fab– briche l'ottusità padronale permette an– cora le maggioranze CGIL nelle Com– missioni Interne, svuotate però di ogni forza e ridotte. a battersi per l'esi– stenza. 1;raltra parte, se ascoltare gli ammo– nimenti che si levano da quel baluar– do della forza operaia che è il posto di lavoro, è necessario, basterebbe guardare i muri e leggere i giornali, per rendersi conto della situazione e del fallimento. - li 7 giugno non ha affatto mutato l'involuzione. La bilancia elettorale ha pencolato di qualche millimetro e ab– biamo così avuto un certo respiro dalle misure più drastiche; ma 170.000 voti su parecchi milioni non sono un mu– tamento. La sconfitta "della CED non è, anch·essa, che una sosta; e questa so– sta è stata conquistata in ·Francia, non in Italia, dove la grande massa ha ri– sposto, come per le elezioni politiche, con il silenzio e l'immobilità. In entrambi i casi non ci siamo tro– vati di fronte a fatti i~dicativi di un mutamento politico anche soltanto pros– simo, ma a successi di una resistenza diffusa, non bene individuabile, che ha bloccato alcune offensive del peggiore conservatorismo europeo. La nostra stessa esistenza è la dimo– strazione di ques\o stato di cose. Noi non esistiamo perché siano manifesti i segni di un·evoluzione della societ:ì ita– liana verso forme socialiste, laburiste o comunque di rinnovamento sociale; ma precisamente per il contrario. La no– stra stessa battaglia del 7 giugno ha avuto qualche eco nel Paese proprio perché, di fronte al dilemma di muo– versi o di veds,rsi soffocare nella pa-– lvde, quei gruppi di « irriducibili » - in tutti i sensi, compreso quello di un lavoro politico continuo ed organiz– zato - si sono sentiti impegnati ad agire. 1'; stato molto, ma bisogna· ren– dersi conto che non ne abbiamo mosso nemmeno uno di più. Ma allora il nostro compito princi– pale è di costringere questi « irriduci– bili » - preziosi alla vita politica di un Paese - ad uscire dall"episodico; ad impedire che, arrivati trafelati alle urne e salvata brillantemente la Patria con il voto, tornino a casa brontolan– do. Questa volta è andata bene; po– trebbe andare bene un'altra volta? Noi, insomma, siamo nati sotto la costrizione di un pericolo imminente che, tra l'altro, ha fatto coincidere il fatto politico con la quesiione morale; siamo cioè. in partenza, un catalizza– tore delle forze democratiche di diver– sa origine e di diverso orientamento, tutt-e minacciate da vicino e tutte nella necessità di difendersi. In questo am– bito sono le nostre maggiori possibi– lità e i nostri limiti maggiori. Pretendere qualcosa di diverso e di più vasto è semplicemente illudersi e ricadere nel giro delle valutazioni entusiastiche e delle delusioni depri– menti che hanno .rovinato il P. d"A. e svuotato il PSDJ. In questo modo noi non riproponia– mo che i temi politici della socialde– mocrazia, sui quali il PSDI è scivola– to, con la sola variante della non-con– correnza al PSI. Ed anche quella sotto condizione, se si ascolta E. Cossu (Nuo– va Repubblica del 10 dicembre) il qua– le accenna tranquillamente alla possi– bilità « di rappresentare una riserva per un eventuale centro di raccolta, nel ca– so in cui l'auspicato proceSso di carat– terizzazione del PSI - su un piano di autonomia e di indipendenza - non dovesse malauguratamente, per malvo– lere di uomini e di gruppi, pervenire a maturazione ed i socialisti italiani dovessero porsi dinnanzi a nuovi gravi problemi». Cioè, siamo daccapo. A mio parere, se vogliamo funzio: nare e svolgere il nostro compito, bi– sogna ben rendersi conto di questa si– tuazione obbiettiva e delle nostre li– mitate capacità soggettive e mettere da parte le illusioni. Inutile pensare all"ar– rivo delle grandi masse; quella è una stazione destinata a rimanere vuota. Inutile pensare al « mutamento radi- 1anco cale » urgente della situazione italia– na; se si potesse pre,·edere che, anche solo fra dieci anni, è possibile un go– verno socialista, oggi navigheremmo in ben altre acque. Inutile pensare agli incontri: non si diventa socialisti - marxisti o no, laburisti o meno - per una «rivelazione». li nostro compito principale è di rivolgere alla piccola borghesia progres– sista - nel senso più ampio e meno impegnato del termine - un discorso molto semplice: o oggi ci mettiamo d"accordo su un programma d"azione comune, che non implichi accettazioni ideologiche unilaterali, oppure domani ci troveremo a lavorare insieme nella clandestinità. E non c"è da ridere: la clandestinità o quasi è già iniziata nel– le fabbriche. U.P., nella sua versione attuale, è nata per questo e solo noi possiamo fare questo discorso e offrire garanzie che non si tratti del sÒlito « aggancia– mento>> dei comunisti. A qual~ scopo? La distensione in– ternazionale - che nasce sotto il se– gno di una spartizione di zone d'in– fluenza con probabile tacita liquidazione dei partiti comunisti i11 pnr1ib111 i11fi– delit1111 - pone fine definitivamente alla politica socialista clell"irrigidimen- Noi dobbiamo prepararci a questa possibilità e facilitare la scelta della seconda soluzione, entro la quale ab– biamo e possjbilità di vita e lavoro da svolgere. Possiamo essere ragionevol– mente sicuri che si porrà la necessità della scelta; possiamo anche essere cer– ti che se il PSI saprà effettuare la scel– ta al momento giusto, nella maniera. giusta - cioè senza tradire l'aspira– zione del movimento operaio ad una società radicalmente mutata e non ri– formisticamente rappezzata -, con il giusto appogs:io, esso non dovrà te– mere i colpi da sinistra del PCI o lo scivolamento a destra. In questo modo non si sarà ancora vinta la battaglia contro la destra, non saremo ancora all'attarco; ma avre,no delle buone possibilità di logorare J"of. fensiva avversaria sino al suo esauri– mento. Per fare questo non abbiamo biso– gno di un grosso partito né di vasti in– contri; ci bastano dei gruppi di lavo– ro realmente funzionanti, con una pre- Abbiamo specialmente bisogno di idee chiare; il nostro lavoro infatti si svolge specialmente attraverso la pun– tualizzazione della crisi che stiamo at– traversando e l'indicazione delle cause vicine e remote come mezzo per orien– tare le ricerche di soluzione. Criticare, perciò, duramente - anche se frater– namence - il movimento operaio; ave– re il coraggio di ammettere che una analisi della situazione italiana - e, in particolare, di quella del socialismo - non si può fermare all'esame dei fatti di alcuni anni, né essere conclu– sa con qualche aggettivo o qualche pro– gramma. Fare della discussione un fot– to politico su vasta scala. Prendere puntualmente e duramente posizione su ogni problema e dibatterlo in pub- blico. • E specialmente non chiudersi in for– me organiz;,ative o in ipoteche idcolo– .gichc che esauriscano o concli~inninn immissioni o contatti; la democrazia ha bisogno di tutti, con le loro idee, i contrasti, le discussioni, le cri– tiche. Se queste, per una volta tanto, vorranno superare l'individuo e il grup– po, il mugugnamento o la disquisizione, e diventare esse stesse atto e fotto politico. LA SCELTA DEL MAS Ne/ 11. 22 di Nuova Repubblica Codig110/a Ji è già occ11/,a/o di 1111 articolo di Ne1111ie di 1111t110/a. di Libertini sui ris11ltttlidel co11reg110 11a– zio11ale del M.A.S. Co111odt/ù/azio11e 110/iamo che la di.sc11ssio11e 11011 si è rhi11sa,rhe anzi si sia allargando; nel 11.del 20 11011. di Critica Sociale Frn11- co Gnlluppi, 1111_o dei fù-matari della 111ozio11e Greppi " Fire11ze,ha p11bbli– ca10 ,,,, ,,,~i=J"~(« Il />roblemadell'a11- 1011omia socia~ >>) che ci iembra me– ,-i~e,,~le ~iso"';;;ioue; dalle colo1111e d! R,s!/'igi~,;nto soèialista L11cioLiber– /1111 'replir" a 111awlla a Codig,10/" ( « L. t<C.fl_tn de!..]JJ-A-S. »; 1111111ero del 5 d,q. - ·r.alluppi ri111p,·overa -nr COlll'eg110 del AifJi.S. ed ai 1uoi organi direi/ivi di 11011 a, er Jt1/11110 i11dict1,-e 1111a prospe1- 1i11<1 -validtt: « Codig110/" e gli nitri - egli scrive - 1011oval111a110 ,mcora alcuni dali maJ1icri della nosJ,-aepoca e della real,à 11orico-1ocialedel pane. Lo wi/11ppo i11d1111riale o il 111ff1·a.~io 1111it 1 enale, 101J,iuge11do le masse popo– lari 1iell,1 lolla politic,1 a11i11a 1 ha11110 de1e1·,r:i11a10 il 1of,r,1vve1110 di 1111a de– mocrazia di 111a11a 11111nadi opi11io- 11e ». Sol/(1/J/ole maIIe socialiste e cal– tolirhe 10110in grado di ri111101 1 are de– mocrt1Jfcame11Je il pae1e; questa è la /JO– litica del/' altemalitl(I Jocinlùta alla q11a– le U11itàPo/,o/a,·e e con eJJa il M.A.S. det'OllO co11Jrib11ire; « pe,· noi, l'unica /1111zio11e che q11nti gmP[,i pouo110 aJ• 10'1•ere è di deca11/1,re nel f,ae1e quesln sit11t1zione di emergenza e di accredita– re, proprio presso questi se/lori che Codiguola i111e11de /Jorfa,-ea 1ù1iitra 1 la /JOliticadel/'1d1er11ativd 1ocialis1a ». Ora, Gnlluf,pi ha rngio11ida 11e11dere q1111)1do riro,-da che la democrazia mo– derua è ima democrazia di maua; e del resto 11ess11110 l 1 1111e1•t1 di 11e111icato; egli /Ji111101to semb,-a di111e11ticare che le 111a11e 1 1 algo110 111e110 di zero 1e 11011 ha11110 1111a f,o/itica da ,eg11ire;il P.S.l. ,.'Ollha mai detto a 11e111111'o quale 1itt /1recùame111eq11e,Jn politica; per-ché 11011 si p11ò cousideral'e /aie il parlare di pro11111011ere la diJtensiouè, di ele111tre il /e11oredi vita del popolo, ecc. ecc. Uu,, dichiarazione di i111e11zio11i non è 11nprogrtmllJMdi go11e,·110. Per q11anto rig11ardale maJJe cnuoliche, il pro– blema è analogo, a11che ,e poJto in nitri termini: q11a11ti de/u1/ali d. c. sa• rebbero °diJJ,oslia so11e11e,-e 1111 gover– no di << alterna1il•a socialisJa »? O, se Ji 11110/e rimandare il problema alle proJJime elezio11if,olitiche, quali 10110 i 'quad,·icallolici in grado di i11q11adra- 1·e le is1,111ze di riforme delle maIIe calloliche? (111q11n10 problema ci ,-;. .rer11iamo di tornare co111111 af,posito ar– licolo). E J,oi, 11011 ci rieJCedi capire coJfl 1ig11ifichi«accreditare» la politi– Cf1 dell'o11.Ne1111i J,reJJogli e/e/lori 11011 socialisti; /1011Nenni è 111nggiore1111e, CLAIJDIO CESA e 11011 ha bisogno di eJsere garantito da 11eIJ11110; se 11011111oleuere /rt1iJ1- Jeso, parh pili chiaro: Del ,·esto, ci 1e111br1111 po' ecceJJi110 1-id11rre i com– P,ag11i del M.A.S. e di U.P. a tmd111- 1ori, in linguaggio grato ,,d oreuhie « borghe,i », delle teJi Jocif1lùte del P.S.I. Galluf,pi rim/>rovern i11ol,re al– la direzione del M.A.S. di 11011 te11er co1110delle forze politiche « quali JO• 110 »; egli 1crive: « bisogna agire 1111/e forze che vi sono, 1101111altre da i11- 11e11tare ». Qui bisogna dis1i11g11ere tr.t celi e claui 1ocia/i e le loro espressio11i politiche; è chùtro che 11011 ,i p11ò cambiare la 1tr111111rç1 1ociale con mi progrt1m111a f,olilico; ma la legi1tinU1- zio11e della 1101/raesistenza come 1110- 11i111e11to ,1111ono1110 siti proprio nel fat– to che le forze J,o/itiche « quali 10110 » 11011ha1111_0 .sapmo orgauizza,-e 111il- 111e11te l claIJi 1ocit,li ogge11ivmne111e i111e,-e11ate ad 1111a politica t11101•t1. Se e.siJJeIIegià questa corri.spoudeuzaJ,er– fellf1 11011 Ji ,,ede proprio perché Ja• rebbe neceIIario, da parie 1101/ra, t1rue– ditare le te,i del P.S.I. Se im•ere - 1eco11doq11a11to Gall11pf,iJcrive - nc– credita,-e è necessario/ 1110/ dire che niste 1111 sei/ore pi,ì o 111e110 largo di opi11io11e che non è politica111e111e org,1- 11izza10o che 11011 è 1oddùfa110 della JJMa111u1le orga11izzazio11e. Perché noi do1•1·e111mo ri111111ziare ad organizzarlo? Pas.siamoom ttl!'articolo di Libertini. Egli critic" la 1e1i di Codig110/" che acca11101M, al111e110 per il mo111e1110, la concorre11zacol P.S.I. e 1i propone i11- 1•ecedi « costiJ11irealla 111ade1trt1, Je così vogliamo dire per illteuderci, unç1 forza che gli Jia i11diJpe111abile, 11011, e11idè11te111e11te 1 11t1 forzt1/,a1sit 1 a di utili idio1i » (N. R. t 5 11011. "54). Liber1i11i vede in q11e11a f,o.sizioue 1111'itor110 ai « rifo,·111iI1110 » che rimpro1 1 ererebbe al P.S.I. sol1a1110 il « 111t1IIi11u,lis1110 », se11ze1 vedere che il problenù, è 1111 al– lro: « quando noi parlit11110 il.i c,1,-euza del P.S.l. ci ri/e,-irlmof1llt1cieca 1ollo- 111iJJio11e di q11e1/o/N1rlitoal P.C.I. e alla J,olilica dello Jlato Jovietico ». Libertiui ha ragione q11(1/1do urit1e: « Non vi è, del ,-es/o, 11eJI1111 alJt•omo– do di i11/luire1ulla politica di 1111 J,ar– Jito do111int1to dtt 1111 appm·ato 01111i/10- 1e111e, Je 11011 q11ellodi "gi,·e dal/'es/er- 110u,lla 111aba1e, po11e11do t1/Jerlameu– /e la q11e,tio11edella Jllfl linea J,oli- 1ica. ». M" q11eJ10 il M.A.S. 11011 lo ha mai euluso; non per 11ie111e il co111•eg110 di Fi1·e11ze ha re1pi11to la 111ozio11e Grep– f,i-Gnlluppi. La divergenzfl Ira 11oi e Libertini è ml « Jempo » di q11eJ1n 0J,e– rnzio11c;oltre che 1111111 t1ltro p1111to 1 che biJognafrm1ct111JelJ/e acce1111n,-e, Non è soliamo J1dlt1q11e11io11e dei rapJ,orli col P.C./. che noi criJichiamo il P.S.I.; Jia,no contrD lt1 111e11talità da 1101nbili dei « bonzi » del /Jtirtilo, che 11011m1- 110elabomre ç1IC1111t1 i 1izia1i1·a origiuale, ue~uche s11Ipiano orga11izza1i110, pro– pno perché .sono cresciJ1Ji al 'ombra della tradizio11e riformisla; siamo co11- tro /ti 1carsa democrazie, imer11a, che 11011 ha impedito le sciJJio11idi Snragal e Romila (eJJi JJeJJidue « 1101abtli »), ma h" 1offocato lo 1pirito della /ibeM di1e11ssio11e (basla /1e111are ,,Ila poverlà ideologica del co111 eg110di Bologna); Jiamo co/llro la :-ecrh1t1 piagt1dei socia– /is,110 ilalitmo, che 101/omelle l(t bau o/,emia a/1,t direzione di gruppi diri– ge11tipiccolo-borghe,i; ,iamo co,llro il 11u1ssimalismo parolaio che rende diffi– cile la collnbomzio11edei ceti medi /,ro– letarizzati con gli oJ,erai. Libe11i11iha torlo q11t111do scrire che la divisione Ira claJse operaia e ceti medi è « 111/,e– rata ormai dt1/11/Jo il mçri111e11to di clas– Je 11e/mo11do ». /11Fmnci" la S.P./.0 è ,idollf1 f1d 1111 par/ilo di impiegali e di pe111io11f1li (vedere lo Jludio di P. Rimbert ud/a Revue socialiste del t952, numeri 54-55); e iu Germanic1la di– JCIIJiioneè /1Ùìacce1a che mai ( ,·edere l',1111u11a t9H dei. Gewerksch:iftliche Monatshefte); Que,to 1ig11ificache 11oi 110n1itm10 st, /101izio11i f,iccolo borghesi Je cerchiamo di fare quello che il 1'.S.l. 11011 ha fallo, di defi11ire cioè le basi di q11e1tacollt1borazio11e iu ter,11i- 11ipolitici; e 1olta11Jo do/JOche quesiti sarà dit 1 e11Jt1ft1 effe11fra 1 anche 10/Jamo in 11111101ù11e1110 di m111ora11za, Comeil nostro, a,,,.,; se,110/t1r preuione « Jç1l– /'e11emo » ud/a b,ue del P.S.l.; J,erché 111/ora t11Te1110 noi 1111,1 « alternatit'il » da proporre, rhe t1rricchirà 1101110/0 di idee, ma ,mche di forze orga11izzt1te il 11101ÙJJe11to s cialiSJt1.Se gli alt,·i grupf,i della 1ù1iIJraitalùma, e i com– /,ag11idell'U.S.I. Ira qunti, 10110diJpo- 11i ad acce/lare q11e11e po1izio11i,tanto meglio; ne Ja,-emo 11111i rafforzali. M.1 co11ti1111ia1110 a 1'Ùe11ere che 11011 abbia Je11Jologliere al P.S./. q11nlchedeci11f1 o q1111lche ce111i11aio di iscrilli q11aJ1do /Joi 11elpne,e i rapf,orli di forze /rii I" destra e la 1hlis1ra rcJtauo imm11ta1io . q11a1i. Se11zflco11t"reche oggi la deJl.-a cle- 1·ico-fç1scis1a è all'allacco in 111110 il /1tte- 1e; il problema cemrale nou è tanto iii « realizzare il socialismo » q11a1110 di creare i 111ezzi /Jerdifende,·e IOslalo re– p11bblica110. T1111i /JOJJ0110 gi11dic"re JC 11011itl oggi mille volle pi,ì 111ilerac– cogliere 11111e l forze di 1ù1istra i111111 1111ico111011i111eJ110 a 101101110 che, pur critictmdo il P.S.I. tulle le 110/ted,e Ja- 1·tÌ 11eceIIario,1ia /Jrouto t1difendere in– sieme con l11ìq11ellt1 liberJlt che ,mcora ci ,-es/a. Non 1·if,etù11no, f,er carità, i lmgiri errori del t922.

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