Nuova Repubblica - anno III - n. 1 - 10 gennaio 1955

L. 35 Spodlzlono ID abbonamento poetale (Gruppo II) A pag. 2: Discussioni programmatiche - .. • n:c lJ. :.isor·1:nento 1 3 l ''.)S30 Terreni - P_:..~A Anno Ili - N. 1 (49) .QUINDICINALE POLITICO Firenze - 10 gennaio 1955 DUERNNI S i co1npiono oro due anni di vi– ta di questo gion1ole, ol quale ubbin1no dedicato, con In colla– borazione di molti compagni, uno sforzo no"n proporzionato certo al– la mode•ti11 della suu veste e allu debole potenza della suu voce. Ma nel trionfo dei rotocalchi grosso– lani, dei <ruotidinni di partito i cui ntezzi di finanziamento sono più o tncno oscuri e più o meno puli1i, dei grandi giornali « in• dipendf'nti » (che esprin1ono con sorprendente monotonia le tesi e gli interessi dei poteri economici, che tengono il noslro paese in una si– tuazione sernprc prossitna al fa. scisn10), ,nantcnere in piedi una voce libera, di uon1ini liberi, che vuol servire degli interessi ideali, è un'irnpresa la cui difficohà può essere n1isurata sohanto da chi vi si siu provalo una volta. Alln difficoltà quasi insormon– tabile di trovare aiuti che vada– no oltre le generiche parole d'in– coraggiu111ento, deve aggiungersi la facile ironiu di coloro che, di– sponendo di larghe fonti di fìnon– zimuentot sorridono con conunise– razionc di quelli rhe anc ora credo – no pi;. allo propria irt !ipenden.ro di giudizio che alln faci le servitù . E l'abulia dei tuntissirni che con– ten1plano distuc(•ali chi, anche per loro, cerca di tenere accesa una piceola fiun1n1a nel grigio con• forinismo avanzante. Eppure, lo modestia e la vo– lontà di sacrificio necessarie ad affidare le proprie opinioni ad un foglio come ques10, che con tanta difficoltà si riesce a f:ar circolare e a far conoscere, sono anche Je virtù necessarie u svolgere oggi un'azione polilica nel nostro paese. Lu (ftaulc - piaccia o non piaccia ai n1ohi politicanti furbastri, ai 111olti teorie.i del prainn1alismo e della manovra che pullulano nel paese di Machiavelli - se ,'llol es– sere opera di rinnovamento, non può fure n meno di pp.rlire da due ("Onstatnzioni: che il risana1nento poli1ico deve non litnilursi, n1a cer• tan1entc accompagnarsi, ad opera di risnna1nento n1orale; e che gli strun1enti politici esis1enti nel cam– po democratico sono 1uni cosi con– sunti, così evanescenti nelle ]oro strutlure e nei loro indirizzi, e rosi gcnernltnente corrotti, che bi– sogna accingersi a costruirne dei nuovi. Quesln seconda conslutazione ap• pare senz'altro ulopistica e donchi– sciotte.srn ai consu1nati politici del• In nostra nlluale coslelluzione; non per nulla, essi sono eguulmenle incapaci di condividere la prin1a. Ma non i· così per i giovani: coi quali ci siamo incontrati, e ci an• di01no incontrando ogni giorno, per conslalare ch'essi, i n1igliori di essi (e non più tanto pochi) hanno animo e mente assai n1eglio preparati a riconoscere la realtà politico-morale nello quale dob– bintno operare, e coraggio e ardi• n1en10 sufficienti ad afTrontarla in tulla la sua brutalità. Nuova Repubblica nocque da un 0110 di protesto morale contro la vergognosa abdicazione con1piuta dai socialdemocratici nello prepa– razione della legge elellorale; ma subito apparve che quell'olio era insieme un atto politico, e non lransitorio: appunto, un atto po– litico di formazione, di nascita di una nuova prospettiva, per quanto lontana, luttavia non caduca. E po• litica fu la partecipazione (con spirito di ardjmento partigiano) alla Iouu elellorale del 7 giugno: che segnò una svoha essenziale nella involuzione del paese, inchio– dando alle proprie responsabilità partiti e classi politiche incapaci ormai di dure olio parola democra– zia quel significato di ballaglia ar– dente e di riformo profonda che ne giustifica la permanente su– periorità su ogni forma di dittn– tura. Il 7 giugno fu la villoria delle minoranze non conforn1iste in un paese grigio di conformisn10: e fu il segnale che dunque non tulio era perduto, e che gruppi anche minuscoli di uon1ini dee.isi avevano da giocare un ruolo pur che non si chiudessero in spirito di setta, n1a ponessero senza stancarsi e senza troppo grandi errori il pro– blema centrale della democrazia italiana: In raccoha intorno ad un nuovo strumento politico di tutte le forze democratiche del paese, di tendenza socialista, non con– f ormizzate in nessun senso, an– cora fiduciose di sprigionare da se stesse la prospettiva politica di rinnovumento che il paese dovrà pur perseguire. Lu ba1111glia contro la CED e quella, in corso, contro i meschi– ni c:-onati di n1acf'ar1ismo di un classe dirigente particolarmente vera d'idee, sono stole combat:Ute nello stesso spirito: il federali•lllO conformista del Dipartimento •ti Stato era infnui un pericolo mor– lale per i fermenti rinnovatori im• pliciti nella tradizione federalista, non meno di quanto lo sia lo de– mocrazia protetta per decreto go– vernativo, nei riguardi di un reale e vivo e vario svolgersi di una vita den1ocratica. Vincere il conformi– smo, il facile sonno nelle braccia dell'anticomunis1no, la fatalistica accettazione della divi~iOne 111ani. chea fra gli uon1ini; ]ollare per l'autonomia dei singoli e dei grup• -pi, per ]a determinazione di quei « compromessi » fra verità diverse in cui appunto consiste H segreto della democrazia: sono stati e con• tinueranno ad essere i nostri scopi. Superata lo fase difficile dei chia– rimenti interni, ved.iamo con sod• disfazione cl1e lo nostro prospet– tiva, anziché utopistica, si va apren– do. Che oggi giù è possibile se– dere intorno ad un tavolo comune fra uon1ini di diversa origine (so– cialisti dcrnocratici o marxisti, cri• stiano-sociali e cattolici, mazziniani e giovani liberali), e trovare uno stesso linguaggio, e soprnttullo tro– vare uno slesso piano, una stessa volontà d'azione politico. Ogni gior– no reca una piccola, ma signifi– cativa confer1na a questa evoluzio– ne. Si trattn dunque soltanto di continuare a resislere e ad agire; e poiché non intendiamo ridurci alln nuda protesta, si traila di determinare in tempo ]e condizioni per essere anche eleuoralmente presenti, nonostante le nuove in– sidie che si vanno ora preparando. Di questa politica, Nuova Repub– blica continuerà ad essere, nei li• miti che potrà, come meglio po– trà, una espressione. Agli abbonati, che sono andati aumentando con crescente costanza, va, col nostro grazie, una preghiera: persuadete un altro uon10, un altro compagno, alla giustezza ed anche alla ur– genza dello nostra 10110. Ai mi– litanti ricordiamo che il sacrificio dell'abbonamento è il minimo che si può chiedere n ciascuno di loro. Agli amici, che già ci hanno aiu- 1bliot ca Gino Bianco SOMMARIO Questa nostra Italia: Scelba e Sara.gal prcferiranno i « biondi • ?, di Curno FuB1N1; Nove.Ile clericali dal Trentino, di BuPPALMACXX>j Socialdemocrazia inutile, di ERMINIO FFRRARts t'.1fu!s~ f a~. p1>';~~Pl!~si"!'ub:,,:;"Ji'~;~"r: = (;~g~at cL:bn si:~~lie!i: 1 L!iai'otf~ operaia in Toscana (L. GuuR1N1~ E. RA010."ln',Jt1), di CAuo FRA.'i'COVICH (pag. 8). I.il PllORJl DHLLJl l.IBHRTJÌ Socialdemocratici e liberali, accecati dal– l'anticomunismo, ripetono gli errori del '21 preparando un nuovo fascismo S E non avesse servito ad altro, la presa di po~izione dei giu– tisti di U.P. sulle misure di– scriminatorie annunciate dal gover– no ha costretto nuinerosi papaveri della politica e del giornalismo a mostrare, senza pudicizia, la condi– zione di disordine mentale in cui li ha gettati una pratica di antico– munismo cieco, inopace di deter– minare coraggiosamente le strade effettive da percorrere per il conso– lidametito della democrazia italia– na. t stata dunque come una car– tina di tornasole, che ha servito a chiarire a che cosa sia ridotto il liberalismo e il culto della demo– ernia di tLrti S· ~ •. i ·;, o tempo e del nost'rò pa'•c. t inutile dire che la pal,na è tenuta ancora una volta da, Sorognt che in un trafiletto dal titolo « Gio– co sleale », uscito su La G itmizia del 22 dicembre, ha dato vera– mente la misura di sé. Ne ripor– tiamo per intero, a edificazione dei lettori e a documentazione d'un costume giornalistico, la prima par– te che direttamente ci riguarda. « La propaganda comunista può contare oggi un altro apparente successo al suo attivo con il ma– nifesto che l'Unità annuncia in un titolo vistoso, di cosiddetti « in– signi giuristi ed uomini di cultura» contro le decisioni del Governo ten– denti a restaurare l'autorità dello Stato e a privare il P .C.I. delle sue indebite e scandalose fonti di finan– ziamento. A leggere le firme apposte al manifesto, l'unica che si vorrebbe non vedere è quella di Gaetano Salvemini, il cui nome è legato alla ventennale lotta contro il fa. scismo e ad insigni nonché reali talo, chiedian10 di continuare ad aiutarci con generosità. Dipende da tulli loro se riuscire,110, con1e sperian10, di dare a questa noslra libera voce, n1oho presto, un ritmo e un peso che la rendano più pre– sente e operante. A tulli chiediamo infine coJla– borazione: di scriui, di segnala– zioni, di notizie, ma unche di cri• tiche e di suggerimenti, perché questo nostro fo. glio sia veriunente K' opera e impegno colleuivo di tulli noi. benemerenze nel campo della cul– tura. È però noto che il professor Saivernini, per tanti lati ammi– revole negli slanci generosi che lo portano a contrastare ogni forma di oppressione, in virtù stessa del suo temperamento è spesso vit– tima di curiosi q11i,pro-q110. Non è chi non ricordi, ad esem– pio, l'aspra e lunga polemica che egli condusse contro l'on. Giolitti negli anni che vanno dal 1900 al 1925 e che culminarono nel fa. moso saggio Il Ministro della ma– lavita; e non è del pari chi non ricordi la coraggiosa ritrattazione l. I"'• . òd prof. Sal"\emini del giudizio espresso in quel saggio pochi anni or sono, quale effetto di più matura riflessione. Ma per quel che riguarda gli altri firmatari del cosiddetto ma– nifesto, il discorso è diverso. Si trat– ta di persone che non hanno nes– suna autorità per giudicare di de– mocrazia, giacché essi furono esal– tatori del fascismo, sicofanti dei suoi gerarchi, scrittori e beneficiari d, quel regime. Come uomini siffatti ardiscano impancarsi a maestri di democra– zia e impartire lezioni ad un Go– verno composto nella sua stragran– de maggioranza di autentici anti– fascisti, è cosa che meraviglia, quale documento insolito di im– pudenza e di malcostume politi– co. Non meraviglia, invece, che codesti uomini diano ancora. una volta la mano ai totalitari per insidiare la democrazia, orientan– dosi, quasi per rraturale vocazione, ,verso la loro pratica politica ». Qualora i nostri lettori l'aves– sero dimenticato, i sicofanti (cioè le spie) e i profittatori del regime rispondono precisamente ai nomi di Jemolo, Calamandrei, Piccardi, Comandini, Ascarelli, che sono ap– punto i primi firmatari del docu– mento. La stessa Giustizia, in una corri– spondenza da Mosca ( ?) di tre giorni dopo, a proposito dell'esecu– zione di alcuni alti funzionari rus– si, aggiungeva : « Questo è il siste– ma che i comunisti vorrebbero in– staurare anche da noi, aiutati da una schiera di utili idioti tra i quali il ruolo di primi della classe sem– bra essere stato decisamente assun– to dai nostri critici di U. P. ». Non più soltanto sicofanti dunque, ma anche membri d'un ideale pio- tone di esecuzione contro la li– bertà del popolo italiano! Non può non essere istruttivo per tutti documentare a questo pun– to la concordia di amorosi sensi istituita nell'occasione fra il pa– ladino della democrazia socialisu e il sen. AngloHllo che, nella sua coerenza di fascista, ci attribuisce una qualifica ancora più fosforescente: quella di « in– tellettuali-squillo della politica co– munista in Italia». Sentite lJ Tem– po del 22 dicembre: « Moviinento di scarsa iinportanzl poJtrf.t [U.P.], incarnato dal Cal::m.tndrc e guidato dal Codignol.i, novelli e toscanissimi Savonarola, animatori ~.en~cidi ~a i~ma ~inora~z~.~i Piagnoni la1C1 .... l',Of)J per ~ ziativa comunista, politi,~ ., u1aU• raie, che non abbia il privilegio di ottenere l'immediata adesione di costoro; non vi è azione di governo, sul piano anticomunista, che non veda levarsi questo sparuto mani– polo di intellettuali, ecc. ecc. » .... « Costoro non possono insorgere né in nome della libertà, né in nome della giustizia, né in nome. del diritto; poiché essi stessi si fe– cero strumenti attivi di una epura– zione condotta contro funzionari che non cercavano già di minare lo Stato ecc. ecc. ». In sostanza, il sen. Angiolillo ci nega la facoltà d'interloquire non perché siamo stati « sicofanti » del fascismo (e lui dovrebbe esserne informato) ma perché siamo stati troppo anti– fascisti. Tuttavia, il risultato non cambia. E sentiamo ora il parere di un cardinale, del cardinale laico che in un passato non troppo lonta– no e punto dimenticato faceva pro– fessione di liberalismo. A proposito dell'on. Melloni, che ha la colpa di credere ad una politica di disten– sione che non parta « altrimenti che da posizioni di forza», cosl scrive il 22 dicembre (si osservi la coincidenza delle date) sul mas– simo organo del giornalismo ita– liano, il Corriere della Sera: « La famiglia degli irenici contempla un'estrema varietà di tipi: essa va dal!' irenico calcolatore che, stan- <•t11•• a pag. 5)

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