Nuova Repubblica - anno II - n. 24 - 25 dicembre 1954

2 sultati benefici, dando anzi la impressione della parzialità, spe– cialmente aumentando, anziché alleggerire, il peso delle imposte indirette che gravano sui consu- · mi e sulle condizioni di vita delle categorie più numerose e più po– vere; dipendono infine dal senso d'improvvisaz.ione, di disordinato e cli arbitrario che in Italia si avverte in tutte le cose e che giùstifica tutti malcontenti e li ingrandisce. I L giudizio su questa realtà della quale tutti si rendono più o meno conto, non può trÒ– varsi modificato o smentito dal numero dei molti e molti mi– liardi che sono stati tuttavia impiegati in opere di ogni ::,e– nere e dalla elencazione delle numerose iniziative con fiha– lità sociali, assistenziali e rifor– matrici in misura molto maggio– re di quante non si siano viste nel periodo precedente. Nessun Governo, il pessimo tra tutti i– Governi possibili, avrebbe potuto sottrarsi alle esigenze economi– che e sociali, pressanti e molti– plicantesi, cli questo dopo-guer– ra. È piuttosto il modo e le for– me in cui le iniziative vennero prese, fatte le spese e le opere eseguite, i limiti entro i quali vennero spesso ristrette, la man– canza di ogni coordinazione, lo spirito e i criteri con cui si appli– carono che hanno di fatto annul– ·lato i benefici, ridotto la loro efficacia, aumentato piuttosto che eliminato i motivi di dissenso e di malcontento. Ciò di cui meno ci si dovrebbe meravigliare è che il giudizio ne– gativo abbia colpito e continui a colpire i partiti minori di centro più direttamente di quanto non abbia colpito e colpisca il partito della D. C. la quale, per la sua composizione e per le forze e gl'interessi éhe rappresenta, ha assai maggiori possibilità cli so– stegno e di manovra. L'impegno che questi partiti a\levano assun– to di fronte al popolo italiano era assai più serio ed iJ!lpegna– tivo di quello della D. C. ed è logico che una 'parte della .opi– nione pubblica li renda maggior– mente responsabili della politica governativa: è da essi che si at– tendeva la qualificazione demo– cratica della vita italiana ed era la loro partecipazione al Gover– no che avrebbe dovuto condizio– nare la serietà e la profondità dell'azione. Ecco perché hanno perduto la fiducia di coloro che in essi maggiormente avevano creduto e sperato. Ecco perché le loro file si sono assottigliate e gli elementi migliori, più attac– cati agli ideali di democrazia e di rinnovamento li hanno via via abbandonati, parte allontanando– si e parte, forse in minor numero, lasciandosi attrarre eia formazio– ni più combattive ed estremiste, in un processo di disintegrazione che i capi, per nulla preoccupa– ti cli tale esodo anzi convinti che servisse a rafforzare la loro posi– zione personale di dirigenti, han– no favorito, scioccamente e ca– parbiamente, trasformando la or– ganizzazione dei loro partiti in ·quella di ristrette clientele, per– dendo in tal modo ogni contatto con il popolo che avrebbero do– vuto muovere e guidare. Ecco anche perché è materialmente quasi impossibile che possano riaccendere intorno alle loro per– sone le speranze e gli entusiasmi. Divisi od un_iti che siano. Bi- NUOVA REPUBBLICA u. P. PER LA del la democrazia Lft MftNIFESTftZIONE ROMANA Domenica 19 dicembre, a Palazzo Brancaccio, un comitato di giuristi composto da T. Ascarelli, P. Cala– mandrei, F. Comandini, A. C. Jemo– lo e L. Piccardi, a cui Unità Popo– lare aveva affidato il compito di esa– minare il problema della difesa delle Ìibertà democratiche in relazione ai noti recenti provvedimenti goyerna– tivi, ha esposto le sue conclusioni dinnanzi ad un uditorio particolar– mente numeroso ed attento. Apre la manifestazione Federico Comandini che, dopo aver dato let– tura delle adesioni di Piero Caleffi, Franco Antbnicelli, e Gaetano Salve– mini, ha esposto le ragioni per cui Unità Popolare, di fronte ai problemi che i cosiddetti provvedimenti per la difesa della democrazia ponevano in essere, non poteva tacere. Prende quindi la parola Leopoldo Piccardi. Il velç di apparente legittimità con cui il governo ha ammantato i prov– vedimenti in questione non riesce, ad un esame spassionato, a nascon– derne la profonda antigiuridicità. In un paese come l'Italia, a tasso livello di osservanza delle leggi e dove, specie in campo amministrati– vo, abbondano le norme antiquate, spess9 in contrasto fra di loro e che nella prassi comune difficilmente tro– vano applicazione, l'affermare di vo– ler applicare rigorosamente una quan– tità di tali norme riguardo soltanto a una parte dei cittadini, equivale a stabilire, nei loro confronti, una legi– slazione eccezionale. Per quanto concerne poi la discre– zionalità della pubblica amministra– zione, essa· è stata sempre subordina– ta e limitata dal fine di pubblica uti- sognerebbe, per lo meno, che, per rendersi intanto capaci di recuperare le forze che banno perduto e di rimetterle in movi– mento, i capi .cambiassero e non pretendessero invece i capi, or– mai screditati, di rimanere al po– ·sto di esponenti maggiori, e che la stessa struttura interna dei sin– goli partiti si trasformasse quasi completamente. Un miracolo di cui non si avverte nessun segno preannunciatore. M A un miracolo ben altri– menti difficile dovrebbero poi compiere quei partiti: ri– portarsi a posizioni di modestia e cli probità politica, rinunciando a pretendere di partecipare al Governo ad ogni modo e a con– siderare lo Stato e gli uffici e gli enti che direttamente· o indiret– tamente dallo Stato dipendono come proprietà privata riservata .per il collocamento dei propri uomini e per il finanziamento del– le loro organizzazioni. Finché quest'uso permane nessuna possi– bilità di rinnovamento, né poli– tico né morale, nella vita ita– liana. Ed è appunto ciò che La Mal– fa mostra di non aver c~pito, né gli altri, che gli fanno eco, con lui. e lità a cui, in ogni provvedimento, tautorità deve richiamarsi. Ogni qual volta si derogasse da questo princi– pio, si cadeva nell'eccesso di potere. Ma il comunicato ministeriale del 4 clic. informa che, non Ì'utilità per la pubblica amministrazione, ma l'ap– partenenza o meno a dati movi– menti politici sarà il criterio a cui si atterrà la P.A. nell'usare dei pro– pri poteri discrezionali. Si tratta, co– me si vede, di una vera e propria pianificazione dell'eccesso di potere. Le conseguenze sono chiaramente intuibili nel campo delle cooperative dove all'indagine sulla capacità finan– ziaria e tecnica, si sostituirà un sin– dacato sul modo in cui i cittadini ritengono di disporre del loro red– dito, e risultano particolarmente odio– se riguardo ai pubblici dipendenti. Vi saranno a questo proposito discri– minazioni nella distribuzione degli incarichi e, per quanto concerne gli esami di ammissione agli impieghi statali, si darà il caso di una com– missione che interroga tranquillamen– te un candi"dato quando ha già deci– so di riprovarlo. L'oratore ha concluso rilevando che per il magistrato e il funzionario in-. caricato di dare esecuzione ai prov– vedimenti, il compito sarà ancora più odioso che se si trattasse di vere e proprie leggi eccezionali. Non si richiederebbe solo infatti .di inchi– n"llrsi alla maestà della legge e di applicarla anche se si ritiene ingiu– sta, ma si pretenderebbe una vera e propria complicità nel commettere atti d'arbitrio. Prende poi la parola Piero Cala– mandrei, che pone subito in rilievo come una volta incamminati su di una strada di discriminazione, non sarà poi facile formarsi al campo amministrativo, ma seguiran·no fatal– mente le discriminazioni anche in campo legislativo,· le leggi in odio a determinate categorie di persone, di non lieta memoria. Con· il comunicato governativo poi, quello che già avveniva sotto forma di abuso nascosto, di irregolarità più o meno celata, e in quanto tale dif– ficile· da provarsi, viene dichiarato pubblicamente e apertamente. L'oratore richiama l'attenzione sul pericolo che corre la vita culturale e scientifica delle nazioni, per tanti riflessi legata ad autorizzazioni e sus– sidi la cui elargizione è in discre– zione ~ella P.A. Sintomatiche a questo proposito le affermazioni dell'on. Togni, che in un recente discorso ha dichiarato che, se il Governo proseguirà con fermez– za sulla via intrapresa; non sari più possibile il verificarsi di episodi disgustosi come l'allestimento di una mostra del pittore· comunista Picasso a Roma, centro della cristianità. È facile prevedere i riflessi morali dei provvedimenti in questione con aspiranti ai concorsi che si çlenuncc– ranno a vicenda. con il moltiplicarsi di quei libelli a carattere diffamato– rio, con annesse liste di proscrizione, di cui abbiamo qualche saggio. Calamandrei conclude esprimendo l'augurio che l'attuale ordinamento, cosl come il fascismo fu definito re– gime di arbitrio addolcito da una generale corruzione, non venga do– mani definito regime di arbitrio ad– dolcito da un generale spionaggio. Viene poi approvato il seguente o.d.g.: L'assemblea convocata da Unità Popolare il i 9 dicembre l 954, .sentita la relazione del Comitato di giuristi composto da Tullio Ascarelli, Piero Calamandrei, Federico Comandini, Arturo Car– lo ]emolo e Leopoldo Piccardi, sulle misure di di/ esa delle isti– tuzioni democratiche deliberate dal Governo APPROVA l'unito appello e affida al comi– tato stesso il mandato : a) di promuovere la raccolta di firme di adesione all'appello stesso; b) di f1ortarlo a conoscenza delle Camere parlamentari e del Capo dello Sta/o, nelle forme che saranno ritenute più ojl/1ortu11e. Ed ecco il testo dell'appello: L'opinione pubblica italiana !,:, appreso con la più grave preoccu– pazione le misure deliberat'l,_ dal Consiglio dei ministri, tendenti, nelle dichiarazioni ufficiali, allo scopo di tutelare le istituzioni de- 1nocratiche. Di <1uesta preoccupa– zione ci faccian10 interpreti levando Ja nostra voce ferma e sincera di liberi cittadini, consci delle proprie responsabilità. La difesa delle istituzioni de– mocraliche è do,,ere del Governo, come di tutti gli altri organi dello Stato e di ogni cittadino. E il Go– verno avrebbe avuto tutto l'appog– gio del popolo italiano se con sin– ceritù d'intenti, con spirito non di parte, nel più assoluto rispetto del– la Costituzione e della legge, des– se la sua opera per garantire Ja conservazione di quelle libere isl i– tuzioni che il popolo italiano ha conseguilo u prezzo di sì duri sa– crifici. Ma i propositi manifestati dal Governo non appaiono sinceri, lo spirito al quale sono infor1uute le misure da esso deliberate è fa– zioso, le 1nisure stesse costituisco– no una flagrante vio]azione di ogni principio di legalità. Il Governo pure riconoscere che non siano né costituzionahnente anunissibili né politica1nente op– portune leggi eccezionali; con le quoti si perseguano deter1ninati 1novirnenli po1itici o deter1ninate tendenze ideologiche. E un simile riconoscin1ento è doveroso, poiché la Costituzione Repubblicana san– cisce la puri dignità sociale e l'e– guaglianza di fronte alla legge di lutti i ciltadini, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di re– ligione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali (art. 3) ; garantisce la libertà di religio– ne (arti, 8 e 19); attribuisce a tutti i cittadini In libertà di riu– nione (art. 17) e di associazione (art. 18); afferma la libertà di pensiero e di stampa (art. 21). Principi di fronte ai quali una legge che creasse una situazione di inferiorità e di sfavore per i cittadini che appartengano n un movimento politico o che profes– sino una ideologia non potrebbe non api,arire diretta a distruggere le fondamenta stesse del nos11·0 ordinamento costituzionale. Ma non si vede conte ciò che, per confessione del governo, non può farsi con legge dello stato, ciò che non può farsi attraverso la solennità della deliberazione delle Camere e l'intervento del Capo dello Stato, possa farsi dal governo, da un ministro, da un prefetto, da un commissario di pubblica sicurezza, o da un maresciallo dei carabinieri, Né vale la giustificazione che le 1nisure governalive rientrano nellu discrezionalità dei poteri dell'am– ministrazione, perché in uno Stato di diritto i poteri attribuiti alle autorità anuninislrative non sono riruessi al loro arbitrio, ma devono essere esercitati nel 1nodo e per i fini voluti dalla legge che li pre– vede, Cosicché, alla luce di una siinile giuslificazione, le nlisure deliberate dal Consiglio dei Mi– nistri assun1ono la porluta di un ve1·0 programma di consun1azione dell'eccesso di potere. La mancata enuanazione di leg– gi lin1itatrici dei diritti costitu– •donali non vale ud altenuare la gravità di decisioni politiche che eguahnente sovvertono i J>rincipi fondamentali del nostro ordinu– n1ento den1ocraticO. La forrna sub– dola delle misure governative le rende ussai più esiziali: perché, mentre In legge pone fuori gioco lu personale responsabilità di quanti sono chiamati ad assolverla e ud npplicarla, l'incitamento nll'illegu– lità proveniente dal Governo coin• volge magistrati, funzionari e cit– tadini in una rete di complici1ù, che non può non mortificare lo spirito pubblico e distruggere il scntin1ento civico. Leviamo dunque la nostra pro– testa contro le decisioni del Con– siglio dei Ministri; chiediamo ul g~verno di rinunciare ull'azione ,nalconsigliata da esso intrapresa; rivolgian10 ai supremi organi dello Stato il nostro appello accorato perché intervengano ad nrresture un procésso che polrebhe avere pericolosi e non faciln1ente conte– nibili sviluppi. A seguiro di tali déliberazioni, i gruppi di U. P. saranno investiti del compito di raccogliere, intorno all'ap– pello, il maggior numero possibile di firme qu~lificate di democratici e cli socialisti. L' AHESIONE .u SALVEMINI C.aro Pi(•curdi, 1>rego Ji consid~rnrmi 1nes~n• le alla vostra riunione di do- 1nenica. Non sono ginrisla, t"! i1n1>arerò da quunto direte voi tiuel che si deve pensare giu-. ridicu1ncntc su tiuest'accesso di sceinpiagginc, da cui ~crnhra presa la DC, e se1nbrano presi tre parliti laici. Ma senza sapere di legge e senza essere conn,nista né compagno di viaggio, fui uno dei tanti che disubbidirono al fascismo per ventidue anni, in Italia e all'estero, finché non vedemmo Mussolini coi piedi per aria nel piazzale Lorelo. Credo, perciò, di polere es• sere sicuro che c'è ancora in Italia della gente, che senza essere né co,nunisla né con1pa– gnu di viaggio, è dctern1inulu a rico1ni11ciare u disubbidire da capo per nhri venticinque unni alla legislazione o alle pratichr neofasciste, che si vogliono rie– sumare col pretesto di far la euerra ~I co1nunismo. Gaetano Salvemini

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