Nuova Repubblica - anno II - n. 24 - 25 dicembre 1954

10 PLAUSI e botte ~ La nostra abitudfoe di girate per le strade guardando per terra ci ha fruttato, l'altro giorno, a11ziché le solite dieci lire, un foglio protocollo. diligentemente riempito da un probo giovinetto di Fiesole, /requwtante una scuola media fiorentina dalle par– ti tli via Masaccio. E: un tema di re– ligione, seminato evidentemente per la strada dal /iesola110 discente, mw– tre ruzzai 1 a con i suoi compagni. E di ruzzare aveva ben d'onde: un ar– genteo, se non aureo, 7-. brilla. in calce al bel compitino. e veramente ci dispiace che il ragazzo non abbia potuto mostrarlo, alla frutta, ai suoi gwitori. Tani.o più che i suoi geni– tori, se forniti di umorismo, come di solito i fiorentini, non avrebbero 1nan– cato di divertirsi sulle risposte del loro fanciulletto donate alle domande del professore di religione. Agli interro– gativi, infatti, « quando Maria rice– vette lt, Grazia? > e « quando tu l'hai rietwuta? >, il ben ist.rutlo gio– vincello risponde: « Maria ricevette la grazia appena nata perché come ho ,letto prima è nata senza peccato originale. Mentre noi la riceviamo appena ricevuto il Battesimo; appe– na il sacerdote finisce di dire la for– mula In Grazia scende dal cielo nel– l'anima del bambino; però mi posso chiedere: Ma se il bambino muore mentre il sacerdote è a metà della cerimonia quel bambino riceve la Grazia e può anda,-e in Paradiso? lo risJJondo così: Il Battesimo agi– sce sullJanima e non sul corpoJ e l'anima primn di staccarsi dal corpo definitivamente, impiega un certo tempo, e se il sacerdote seguita la ce– rimonia e fi11isce prima che fanima ti stacchi dal corpo il bimbo va i,i Paradiso, in caso contrario il bam– bi110 11a al Limbo>. Come si vede, tutto fila pe1/ettame11te, 110n c'è che dire: il prete di religione, nella sua spiegazione, è stato evidentemente firo/011do e preciso. Noi tuttavia, ci permettiamo di n,,spicore - per il bene eterno dei battezzandi - che i· preti /,reposti alla cerimonia del battesimo siano sottoposti a un esame severissimo} per controllare se essi di– sfiongono di una scr'oltezza di lingua e fulmineità di mo1 1 imenli veramen– te adeguate all'arduo compito di ga– reggiare i,i 11e/ocità con anime 1ut fio' frettolose <li lasciar questo mo11- do. È vero che S. Agosti110 dice che la penn per i t,ambini non battezzati ,lev'essere mitissima; ma non è giu– sto che un bambino si guadagni una sia pur mitissima pena per colpa di 1111 bnttezzntore balbuziente o posa– piano. >< A tutti gli insegnanti delle Swo– le Medie la. Casa Editrice S.E.l. di Tori110 ha i,wiato u11a copia del n. I ,lell'an110 XXX della rivista Gymna– sium, della quaie 11011 varrebbe la pe– na tli parlareJ se essa. non fosse la sola pubblicazio11e periodica acquista– ta da alcu 11i piccoli istitudi medi e non ve,iisse così a costituire fonte spesso unica della cultura tli parec– chi insegnanti. Facciamo qualche esempio dell'incredibile iguor!l1iza e faziosità che i redattori e il direttore, certo Gian Luigi Zuretti, gabella110 per cultura didattico-letteraria. li nu– mero s'apre con un saggio dal ro– boan/.e titolo « Le conquiste di Roma e la loro giustificazione etico-storica :.. L'autore si pone il formidabile pro– blema se le conquiste romane « furo- 110 sempre confonni a giustizia e al ris/1etto delle altrui libertà, o se piut– tosto non furono determi,wte da al– tri motivi poco plausibili, qUali l'e– goismo, fi11gordigia, il desiderio di sofira/fazio11e :,! Ignorando totalmen– te la moderna storiografia, l'autore - in nome ,li 1rna tiisioue che evitlen– temente ritiene più conforme alla mo– rale - arriva a ziust1'ficar, i più atro- ci fatti, dicendo semJ1liccmc,ite che se 11011 c'erano ragioni difensive per intraJJTcndere uuti guerra, tuttavia u11- arresto sarebbe equivalso « a lasciare l'oper~ incompleta >; senza capirci niente, l'articolista chìama in causa anche S. Agostino. Questi - pove– retto - freme di fronte a tali be– stialità; ma l'autore lo lascia freme– re, perché a lui quello che interessa salvare è « quell'alone di gloria e di stim,a con cui si ania circondare la storia di Roma :. ; altrimenti, com.e po– trebbe rifilare ai suoi innocenti alun- 1zitemi sul tipo della versione in fr011- cese di pag. 24. go,i/ia della più bol– sa retorica fascista? • Ma, a proposito tli temi, ecco al– cuni temi di componimento, che te– stimoniano dell'intelligenza, dell'one– stà e della modernità con cui Gymna– sium assolve ai suoi compiti didatti– ci. Ne scegliamo tre fra tanti, un.o per ciascun tipo di scuola: media, g,'nnasio e liceo). Per la scuola me– dia: « Dies nigro signanda lapillo, perché. durante un'escursione estiva in lieta compagnia prima ci colse un acq·uazzone nel bosco; due ore dopo incontrammo una viperaccia, sul sen– tlero; a mezzogiorno, quasi senza vi– veri per aver dimenticato il sacco del fiane alla tappa ,/elle 11; alle 15 Ci– no scivola in un fosso e ne esce ba– gnato ed inzaccherato; alla sera smar– riti in una boscaglia interminabile; arrivo a casa di notte, al/amati e sfi– niti:,. (Tra parentesi l'enunciato del tema si ferma qui; ma è evident.e che l'alunno, se ha veramente il gusto lirico della scalogna (la scalogna per la scalogna), può continuare all'infi– nito, descrivendoci subito dopo una nox nigro signancla lapillo: per esem– pio: arrivati a casa, ~ nostri genitori era,io al cinenia e noi restam.nw ad aspettarli al freddo, sull ',;scio di c asa, fino alle 11; per le scale Cino sdrnc– ciolò e si ruppe una gmnba; in casn. non c'era nulla da nwngiare, se non un uovo, da cui scappò fuori - al momento buono - il solito pulcino; andammo perciò n letto senza cena; m1Y1sorella s'era tlimenticata il rubi– netto del gas aperto e quindi nella notte tutta la famiglia fu sterminata, ad eccezione tli me che racconto, mi– racolosamente salvato dal polmone d'acciaio). Ed ecco il tema per il gin– nasio: « Dove e come ò soccorso un bambino in pericolo di vita. Sceglie– te il pericolo che 11olete: treno, auto– mobile, acqua, precipizio, valanga, incendio, ctrne rabbioso, toro infuria– to, vipera, ecc. :.. Per il liceo: « Gra– ve pericolo corso in barca. (burrasca o vento impetuoso o perdita dell'equi– librio o scoglio subacqueo o scontro o assalto ti~ un pescewne) ». A que– sto pu 11to ci sembra che si sia scon• /inalo ormai nel grottesco e che ogni commento sia inutile. C'è piuttosto da domandarsi: a che cosa tende tan– ta incredibile insipienza, tauto trascu– ratezza del mondo reale dell'al1111no? Il tema per le magistrali ci illumina in mono inequivocabile, come un lam– po. « Il lavoro è salute, gioia, virtù. _ Breve schema: I} Il lavoro è un bi– sogno 11aturale per occupare il tempo e le umane facoltà; 2) I!: distrazione ai tristi pensieri, pascolo all'intetli). genza, safotare esercizio del corpo, condimento ai cibi; 3) I!: fonte di prosperità a cai,sa di relazioni sociali tra gli uomini; 4) I!: pena e lavacro delle nostre colpe; 5) L'operaio, trop– po sovente adulato e ingan11ato, è tratto a scioperi irragionevoli e dan– nosi». Capito, amici lettori? Questi temi non sorio innocue barzellette: son « viperacce >, che strisciano si– lenziose i,i mezzo all'erba. Si rivela qua sfacciatamente quali se1itimenti si intenda ispirare negli alunni chiu– dendo i loro occhi alla realtà e ma– scherando sacrilegamente la più tri– viale conservazione di certi interessi dietro il paravento del cristianesimo. I E per una riprova di quale stampo sia. il cristianesimo del Gymna– sium si legga il tema segnalato a pag. 16 e già assegnato nel Liceo-Ginnasio J10rificato « Rosmini » di Torino: « Reduce dallt, Russia, dopo tlieci an– ni di dura prigionia, racconta la sua tristissima st,orÌII ». J giovmii inven– tino purt', e inventino quante più crudeltà è loro possibile. L'impor– tante è che imparino a odiare. OGNUNO NUOVA REPUBBLICA LIBRI E PROBLEMI L u1G1 CHIARINI passa per essere un acuto scrittore cli cose cinemato• grafiche e questo giudizio, dopo la lettura di << Cinema quinto potere », può essere condiviso, benché sia op– portuno avanzare qualche riserva. « Cinema quinto potere » è stato ~critto, come· avverte !"autore nella pre– fazione, col preciso scopo di « met– tere a nudo le lotte di interessi di ogni sorta che si svolgono dietro le pallide e suggestive ombre dello scher• mo». Non vorrei dire che questo scopo è stato mancato, perché la pole– mica sviluppata dal Chiarini coglie senza dubbio nel segno. li panorama che egli fa del nostro cinema è in– discutibilmente desolante e certamente nessun cittadino, che abbia solo una briciola di sensibilità morale, potrebbe rimanere indifferente di fronte agli scandali che questo libro mette cru– damente a nudo. La inflazione della produzione artificìolmentc gonfiata a spese del povero contribuente, le spe– requazioni cui danno luogo le varie sovvenzioni governative, le alchimie del noleggio, i fasti e i nefasti della cen– sura etc. etc. son tutte miserie e tri– stezze sulle quali chi appena legga un quotidiano o un periodico di pen– siero laico è dolorosamente informato. (Si ricordino, per esempio, alcuni ec– cellenti articoli che Mario Gromo pub– blicò su « La Stampa » di Torino). Chiarini ha fatto bene a ripetere cose già note! Gli itrtliani, si sa, come -son facili a se;.1ndaliuarsi, altrettanto son facili a dimenticare, ed è galantuomo chi si cura cli rinfrescar loro la me– moria. .E. poi doveroso avvertire che, al– meno in linea di massima, non si può non consentire sulla diagnosi che l'au– tore fa di tanti malanni: l'affarismo privo di scrupoli, le pesantissime in– terferenze politiche, la costante in- 1tromissione dei preti e degli zelatori di nostra apostolica romana chiesa, la miopia cosciente e volontaria di certi nostri governanti han creato nel cinema nostrano un profondo stato di malessere e di disagio, non c'è dub– bio. (Ma quale istituzione della so– cietà italiana è immune da una situa– zione di disagio?) Neppure si può dissentire, anche qui almeno in linea di principio, Jalle soluzioni che il Chiarini propone per porre un rimedio a tutte le iatture da lui denunciate. Egli chiecu, che sia rinnovata tutta la burocrazia della Di– rezione Generale dello Spettacolo, « bu– rocrazia improvvisata e formata dal fascismo»; che sia abolita la cen– sura; che sia istituita una produzione cinematografica esci usivamente destina– ta alla infanzia; che sia creata una imposta fortemente progressiva sul dop– piaggio dei films stranieri al fine di favorire la produzione nazionale; che sia abolita la censura; che sia isti– tuita una produzione cinematografica esclusivamente destinata alla infanzia; che sia creata una imposta fortemente progressiva sul doppiaggio dei films stranieri al fi~e di favòrire la pro– duzione nazionale; che sia abolito il sistema delle premiazioni e delle con– tribuzioni indiscriminate. Su queste pro– poste. come su tante altre, io credo che ci si possa trovar tutti facilmen– te d'accordo, per quanto esse non sem– brino facilmente realizzabili. (Chiede– re al presidente Scelba o al vicepresi- dente Saragat la abolizione della cen– sura?. Ma via! Bisognerebbe trovar– ·si in vena di facezie ...). Di altro genere sono le riserve che vanno sollevate a proposito di questo Iibro, e secondo me, non son riserve di poco conto. Il Chiarini ad ogni piè sospinto dichiara di combattere la sua battaglia in nome della libertà dell'arte e, più in generale, della cul– tura. E sta bene: nobile professione di fede e altrettanto nobile battaglia. Senonché. il Chiarini identifica costan– temente il cinema libero, cioè il ci– nema d'arte, con il movimento neo– realista, e questa identificazione mi sembra non poco unilaterale. Per essere ancora più esplicito mi par d'aver capito che la bandiera agi– tata dal Chiarini è in primo luogo quel– la della libertà dell'arte. Ora, a proposito del neorealismo, è bene parlar chiaro, anche se quel che si dirà potrà spiacere a più di uno: il neorealismo ha fatto il suo tempo e LUIGI C:IIIA.Rll\11 CINEMA QUINTO POTERE l,tlTIBHZtl • :18154 oggi non rappresenta più un movi– mento vivo. Con questa dichiarazione non vorrei correre il rischio di passare per un conformista. o, tanto peggio, per un bieco reazionario: Rossellini, De Sica, Germi, Lattuada, De Santis, Castellani, Zampa, Visconti, hanno creato films indimenticabili. « Paisà », « Ladri di biciclette », « Sotto il sole di Roma » etc. sono autentici capo– lavori e sarà assai difficile che ne possa essere cancellato il ricordo. Ma, proprio perché il neorealismo ha già dato i suoi capolavori, è lecito du– bitare che l'arte cinematografica ita– liana possa ancora trarre buoni frut– ti da quella scuola. E poi - ciò di cui sembra dimenti– carsi il Chiarini - non c· è « scuola » che non sia ineluttabilmente condan– nata all'esaurimento: è il momento in cui la « scuola » si trasforma in << ma– niera». li neorealismo è già diventato « maniera » : perfino in certi films di Totò non mancano le pennellate di coloritura neorealistica. Ma forse il Chiarini (ed è la ipo– tesi più probabile} non identifica il neo– realismo, come io penso sia esatto, con una data « forma » ma piuttosto con un certo «contenuto»: in questo caso qualunque film, sol che mostras– se che in Italia va tutto a catafascio e che è tempo di mutar sistema, sa– rebbe, secondo l'autore di « Cinema quinto potere», un film neorealista e perciò eccellente. Questa potrà sembrare una mia il– lazione, ma così non è: gli è che per tutto il libro del Chiarini corre a fior di pelle l'aspirazione a quel tipo di arte che moraleggia, che ser– moneggia ... insomma l'arte che fa pen– sare. Son pili che persuaso che la società italiana è ammalata d'una feb– bre molto preoccupante, son più che persuaso che è ormai tempo di chia– mare il medico e forse anche il chi– rurgo. Ma non è ufficio dcli· arte (ben si intende inclusa l'arte cinematografica) farsi ad ogni costo paladina di queste idee: se no, corriamo il rischio di sottrarre l'arte al mortale amplesso del conformismo per gettarla fra le brac– cia dell'anti-conformisry,o di maniera, che è poi u~a delle più raffinate forme di conformismo. Sia dunque data la massima libertà al nostro cinema ma non nel senso voluto dal Chiarini, del neorealismo a tutti i costi: sarebbe una speculazione sbagliata. 1 o, no, libert.l assoluta, an– che la libertà di girare un film, mi sia perdonato il paradosso, che tessa l'apo– logia del monopolio e del capitale. Chiarini non pensa che pure un film di questo genere potrebbe essere una vera e propria opera d'arfe? I films di Fr1nk Capra in definitiva furon proprio il panegirico del capitale, ep– pure piacquero a tutti meno che a Sa– doul: ma Sadoul è proprio uno cli quelli che vogliono la polemica so– ciale ad ogni costo. D'altra parte an– che i fatti ci mostrano il super:imen– to del neorealismo inteso come cine– matografia a « tesi » : a Venezia il primo premio è andato a « Romeo e Giulietta » di Castellani, il secondo premio è toccato a « La strada» di Fellini. Tanto « Romeo e Giulietta » quanto « La strada» son films privi di qualunque contenuto sociale, anche se qualche imbecille ha detto che il film di Fellini mette a nudo la gran– de crisi dei baracconi da fiera! Concludendo: « Cinema quinto po– tere» è un egregio libro di divul– gazione; il suo maggior pregio è l.1 coraggiosa denuncia delle piaghe del– la nostra industria cinematografica e tale denuncia è sempre accompagnata da una documentazione assai ricca e scrupolosa. Chi vorrà occuparsi di pro– blemi cinematografici troverà in que– sto volumetto un materiale di primo ordine. Ma per quanto riguarda il pen– siero del critico Luigi Chiarini è op• portuno sollevare qualche perplessit:l. E un uomo di troppa passione, e forse tanta passione nuoce, pili che gio– vare, alla causa di cui egli si fa paladino: una causa nobile per al– tro, e perciò, fotte quelle riserve, sad giusto confortare con una cordiale ade– sione questo irruente avvocato del quin– to potere. l'AOLO ltl'GARl,t NUOVA REPUBBLIC f2VINDIClà 1 ALB POLITICO Esu il IO eil 25 di OfllÌ mese in ottoo piùpqine Comi,olo Dir,Uit10: P. Cllfffl • T. COOIGNOLA - P. IITTORflll S•1rt1ori• di r•doaion,: G.FAYATI Redosion•• F'--e, Piuu della Libertà, 15 (S0998) Amminlflruion•: Fireme, Piana l.odi~.ode.oaa, 29 (483207-0P) Abb. annuo (Italia e Francia): L. 850. semestrale L. 450, trimestrale L. 250 (Estero, rispettivamente, 1100, 600, 300). Abb. sostenitore: L. 5000. Sot1oscrizione mensile: L. 200. Un numero ordinario: L. 35 (Estero, 45) Un numero arretrato: L. 40 (Estero, 55) Un'annata arretrata: L. 1000 (Estero, 1200) olo poetale S16261 (L• Nun• lfali•) }'ireaae Autorio. dli Trib. di Flr1n11n. 178 dli 80-12-1'1&2 Stabilimenti tipolitografici Vallecchi Firenze, Viale dei Mille, 90 Responsabile: Triuano Codignola

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