Nuova Repubblica - anno II - n. 24 - 25 dicembre 1954

L. 35 Spedizione ID abbonamento postale (Gruppo Il) a pag. 2: U. P. per la difesa della democra~ .~ - CESACLAUDIO '"•a. Risorgimento,3 ~so Terreni p - r s A. Anno Il - N. 24 (48) QUINDICINALE. POLITICO Firenze - 25 dicembre 1954 U. P. per la difc~ della democrazia (pag. 2) - LELIO LAGO RIO: Lenin a Pechino (pag. 3) - VJCTOR _ALBA_:_Nel Brasile il socialismo avanza, (pa!J, 3) - lnchic,1a a Parti– nico: Do\·e 1cgnano I band111 (11} (pa$g. 5e 6) - PAOLO PAVOLINI: Paue amo1·c e mo– narchia (pa!f· 7) ~ RASSE9NE: _llal,a, _oggi: 11_Na!ale del Presidente (pag. 4 e 7) - l.01.:orn , Srndacali: Terrorismo d1 fabbrica; L'cp1JOd10 della Lancia (i>ag. 4) - Cose di 1-·rancia: A ParÌ1ij:Ìfint- d'anno inquieta (1,ag. 4) - Quindici gion1i nd mondo: Dal rani,çmo e oncentrar e le forze G li av, 1 cnin1enti che si sono suc– ceduti nelle uhirnc set1i1nane costituiscon0 dei sinton1i abh~1- slunza signi ficutivi della piegu che le cose vanno prendendo nel no– !iltro 11aese: i1 nuo,•o progeuo di leg– ~e eletorule, di1·ct10 esclusi,•an1ente l"Oniro i « clislurbutori », e le di– rellive anuninislrative del Consi– ~lio dei l\finistri contro le opposi– zioni di sinistru (e non sohunto <·ontro i cornunisli) hanno già Jiìt•atenato nel paese uno stato d'a– •nimo, d1c r>uÒ essere foriero di tonseguenze assai gravi. l funzio- nari hanno l'in1prcssione che sia opportuno per loro ussun1ere de- 1ern1irrnti ut1cggiu1nenli e pren– dere iniziative, che sarebbero loro vietai.e da1la legge n1a rispondono evidentcrnente ai desideri del go– ,·erno e de1la classe do1ninunte; e i poveri diovoli, su cui lo spettro delh, miseria e dalla fame opera più cffieacrm>lnte di quols:iasi al– tra cosa, pos~ono essere indolli, dal vecchio ricatto della tessera e della corruzione governativa, u ri– nunciare ulla difesa d'interessi su– periori, cercando di garantirsi a tutti i costi l'ilnpicgo. Non più turdi di do1ncnica scor– .!òla,in unn città veneta, una pub• hlica conferenza d'un nostro espo– nente ha tro,•ato ostacoli nella lo– cale Questura, che l'ha falla poi presenziare du un buon nun1ero di poliziotti e di caruhinicri. Con l'a– ria che spira, i funzionari faran– no a guru nel n1os1rursi zelanti ver– ~o le direttive 1niniste1·iuli: e tutti s;appiarno a che cosn possu portare c111esto stato d'uni1no. Concentrare IP forze di opposi• zione, superare le burriere nrtifi. riose, la,·orure ud 1111 nuo,•o schie• ra1nen10 dcanocratico ehe sia più efl1cientc, diventa dunque con1pi- 10 improrogabile. Vi sono due li- 1niti ben chiara1nente segnati da osscn•ure: du un loto, il frontisrno paracontunista; dull'ahro, il lun1nl• f1smo, cioè la n1unovru per linee interne ntuntenendo inalterato lo schicra1ncnto in nito. La constatazione, che può uvere fonduinenti obbiettivi, che le po– si-zioni tenute oggi dai con1unis1i in Italia sono spesso accettabili, e che l'uzione che s'imbastisce contro di lol'o ha nnu copertura reuziona• rin fin tro1>po evidente, non ci esin1e dal ricordar, in nessun n10- men10, che l'ullurganiento della guida cornunistu u nuove forze del– In dernocruziu italiana è destinato inesorabihnente ad accelerare, non ad arrestare, il processo involutivo in atto. Lo sforzo unitario deve dunque rivolgersi non già a codesta operazione, nia alla raccolta del mussitno di forze sotto una guida sotialistu e de1nocratica. Per non alimcnturc ulterior1ncnle il fasci• smo risorgente, hisognn cvitnrgli la A:runde o,·casione, un crescente in1• mincnlc r>ericolo co1nunisla. Que• Mo sforzo riescirà tanto più de. tisivo quanto 1>ii1 il P .. I. snrà c·ar>uce di contribuirvi. Quanto ul secondo limite, è be– ne chiarire una volta· per se1n 4 pre che non crediamo all'utilità degli sforzi che l'on. La Mnlfn sta facendo per ridar vita ad uno echie• r:unento clen1ocratico, che non è più in grado di S\'Olgere quellu funzione di concentrazione di for– ze oggi indifferibile, sen1plice1nen• te perché si è con1pro1nesso in 1110- do irrin1cdiubile con coloro stessi che sernbrano disposti a dare· via lil;er.u u nuovi esperimenti rea• zionari. L.a legge ele11orule del 7 l!iugno, il nuovo progetto di Jeg– ge elettorale, lo spirito di crociata nella Jottu politica interna, l'inef– ficienza u risolvere quulcuno dei grandi problenti sociali del paese, le « istruzioni » anlico1n11nis1e cd anticostituzionali, sono tutti fatti J>Olitici che portano non soltan– to la firma delJ'on. Scelbu, ma anche dell'on. uragat, dei re– pubblicani e dei liberali. Si è crea– ta nel 1>aese una frutturu troppo profonda ,•erso costoro, perché sia possibile ridar loro una facile ver– ginità. BisOgna dunc1ue persuadersi che l'uzione du svolgere sta sulle spalle delle n1inorunze d'OJ>posizjone, per quanto incongrue possano appari– re le forze rispello al compito. li trm•uglio che ha preceduto il de– finitivo accordo cli socialisti e di democratici di Unità Popolurc <' stato indicativo delle difficoltà da superare n1u anche delle 1nete da raggiungere. Non nbbituno 1nai in– teso li,nital'ci nd un accordù pro– gr:unrnatico interno, rnu costituire il primo nucleo di azione comples– sa, in tutte le d.irezioni possibili, per creare il principio d'un nuovo schierau1ento e di nuove condizion'i di lolla. t ora intervenuta l'inte– sa di consultazione fra U.P. ed U.S.I.: che costituisce un ultro passo avanti, per la detern1ina– zione d'una politica cornune, e quindi per tutti più efficiente, dei gruppi di 1ninorunza den1ocratici. Condizione essenziale ne rcstn il re– ciproco rispcllo, la volontà non già di forzare tutti ud un'unica arlificiosu disciplina ideologica, n1n di detcrn1inure tutti insien1e ad un'unica ed efficiente piattufor,na politica. Ciò vale anche per i gio– ,,ani che nello sinistra liberale s1m1no agitandosi per ritrovare dei principi validi intorno a cui lol• tare. "t fucile per noi la diagnosi che quei 1>rincipi non potranno non essere, aUu fine, che sociulisli. Ma intanto bisogna sorreggere, con una cornprensione disinteressula ed at– tiva, c1ues1i gruppi, che nellu ere• scente chiarificazione clJ,I P.L.I. come il partito della Confindustria (di Mulugodi e di De Micheli) sen– tono che non si traila più di hal• taglia tattica, hunalfiana, per linee interne, ma di una scelta più va• sta. E vale, inutile dirlo, per quan– ti stanno prendendo eguale co– scienza a!Pinterno della D.C., com'è il cuso dell'on. Melloni. La parola d'ordine per l'unno nuovo che sta per sorgere resta dunque una sola: « concentrare le forze ». Sia1no presun1ihiln1en1e alla vigilia d'una offensiva reazio– naria dura. Sot 10 il suo peso, si può se1nplice111ente lasciarsi an• dure alla deriva, e dure così il no– stro contributo u renderla più 1ni– cidiale; o si può resistere, e biso– gno alloru sa()ere scegliere il cam– po, non farsi prendere dal facile com()lesso del fronte unitario o dal– la dannuta tentazione della n1ano• vra: occorre, u viso aperto, la– vorare per un'opposizione de1no– eraticu, che pos- sa domani presen- K' tare al paese ti- toli propri e 1e• nuini. SOMMARIO alla democrazia • J?rotctta •·. d_i P~LO V!~Y.LLJ (pag. 7) - Gruppi al lal'Oro (pa'(, 8) - Quttsla nostra Italia: ~Joraltstt un1latcral1 1 di A. RADICE; Il notabile dcp1esso. di 8. f1- xoc;1ca1!~RO, (J~ag. 8) - V1_1a_ di fa~brica: Una posi..tione di rinun_cia (pag. 9) - / gioi·a11i 11tlla soc1eta: L cs1ge!'za fcdc1:1Ima, _di L~CIANO V1T1 (pag. 9) - Pag1nt d, cultura ro,1tempnra,ua: 11 mo\·1men~o smdacale m Italia, da L. REJ>OSSJ (pag. 9) - Libri e Problemi: Cinema quin– to po1erc, d1 Lu1c1 CHIARINI (P. Ruo,RLI) {pag. 10) - Plausi t bottr, di ÙONU!\O (pa'f. JO). IL TORTO DI LA MALF A U co La Malfa, da che ha ces– sato di essere ministro con scarse probabilità di tornare ad esserlo, si mostra assai preoc– cupato delle sorti della Democra– zia che egli identifica, natural– mente, con i tre minori partiti di centro. E, avendo contribuito con particolare efficacia a sfasciare prima il partito d'A;,ione e a ri– durre poi alle minime proporzio– ni il partito repubblicano, vorreb– be almeno acquistare il merito di rontribuire in qualche modo a fare uscire dalle secche i tre mi– nori partiti di centro, non si ca– pisce ancora bene se col fonderli addirittura in un'unica forma– zione o solo impegnandoli in un minimo comune di programma e di azione. La chiarezza infatti non è mai stata una virtù di La Malfa per quanto e li parli e scriva molto e cerchi ovunque l'occasione per farsi sentire. È tuttavia chiaro che egli sacrifiche– rebbe volentieri il partito repub– blicano nel quale è entrato senza fede e con poca stima pur di tro– vare, attraverso un concentra– mento di forze ormai fortemente indebolite, una base politica più solida alla propria posizione per– sonale e un pit1 largo e stabile impiego cli quelle qualità delle quali si ritiene provvisto. Il torto di La Malfa - preoc– cupazioni personali a parte, che del resto sono comprensibili - è cli non volersi rendere affatto con– to della vera natura della crisi politica italiana e delle sue cause, e ciel perché soprattutto i cosi– eletti partiti laici, che tanto fre– quentemente dimenticano di es– serlo, si siano così indeboliti e screditati, screditando la stessa Democrazia. Egli è convinto, ad ese!T\pio, che· fino al 7 giugno 1953, l'opera del Governo sia stata altamente meritoria e pen– sa che avrebbe ottenuto ben altro riconoscimento solo che fosse sta– ta meglio presentata e illustrata. Le deficienze e le difficoltà odier– ne, oltre che dalla incomprensio– ne degli italiani che non seppero riconoscerè lo sforzo e le bene– merenze dei partiti al Governo e in specie dei minori, dipendereb– bero dal particolarismo in cui ciascuno di essi, prima e dopo la ricostituzione del Quadripartito, si è ostinato a muoversi. t in consegtrenza cli tale particolari– smo - egli pensa -, del fatto, cioè, che ciascuno dei tre par– titi vuol fare da sè e badare a se stesso, e della incapacità di ciascuno, per la limitatezza dei propri mezzi, a svolgere una prd- .u LVCIO SI•ERANZA .paganda efficace, che il loro se– guito nel paese è diminuito inve– ce che aumentato cd il loro peso specifico talmente ridotto da la– sciar prevedere che presto non conterà nulla del tutto. E deve . pure attribuirsi alla stessa causa se, dopo le speranze (?) suscitate dalla ricostituzione del Quadri– partito e dai propositi con i quali questo si annunciò, si i· ripiombati in una specie di im– mobilismo di Governo. Errore di Saragat e dei socialisti democra– tici che pretendono cli far da loro prescindendo dagli altri par– titi. Errore di Saragat (e La Mal– fa non esita a far risalire a lui la causa per cui « mentre, tra il 7 giugno 1953 e il febbraio '54, la destra liberale sarebbe uscita dal partito, oggi è la sinistra a rimanere isolata») che « per il · suo dialogare, da solo a solo, con i cattolici non ha ascoltato - di– ce sempre La Malfa - il som– messo consiglio per un accordo a tre che gli veniva da me e eia altri ». Per cui : si ponga fine al particolarismo, si uniscano le for– ze, si faccia un'unica propagan– da e s'impegni la D. C. a secon– daria e il Governo ad aiutarla convenientemente specie nel Mez– zogiorno dove la posizione dei partiti minori è più difficile (que– stione di mezzi, e il Governo ne ha), si mostrino i capi dei partiti capaci ·di procedere uniti ed es– si acquisteranno, secondo La Malfa, quella forza, quel presti– gio, quella influenza determinan– te che oggi non hanno nel paese, non hanno nel Governo e, meno iancora, hanno sulla condotta del– la Democrazia Cristiana." C HE ciò possa servire a mi– gliorare alquanto le posizio– ni elettorali dei tre partiti, può anche darsi. Occorrerebbe però appunto quello che fra quei par– titi manca del tutto: unità di ve– dute, d'interessi, di volontà, un minimo d'ispirazione comune che giustifichi e renda possibile tale unità, la caratterizzi e, anzitutto, la faccia prendere sul serio. Esiste questo minimo d'ispirazione co– mune? Evidentemente, no. Per– ché esistesse bisognerebbe che quei partiti fossero diversi da quello che sono diventati; un'altra cosa, insomma. Bisognerebbe rifarli. E intanto stabilire in che cosa quel minimo possa o debba consistere. La Malfa s'illude se pensa di po– terlo indicare in un generico ri- chiamo alla civiltà occidentale, ad e perienze di altri paesi che se meritano di essere tenute presen– ti, con le condizioni e colla situa– zione in cui si trova l'Italia han– no poche o nessuna relazione e quindi scarsissima possibilità di applicazione, a meno che non si cambi radicalmente politica, e in formulazioni che, per essere im– precise, variabili e non distur– bando positivamente nessuno, po– tranno magari raccogliere gene– rici consensi da questo o da quel– lo, ma che non trovano nessun addentellato con la realtà e pre– scindono intanto dal problema centrale : quello dello Stato. Non v'ha dubbio che la De– mocrazia in Italia corra gravi pericoli. Non già, però, per il ri– sultato delle elezioni del 7 giu– gno. Forse che se il risultato fo~– sc stato diverso e fosse scattata la famosa legge, la Democrazia (quella vera, che noi ci ostinia– mo a scrivere col D maiuscolo) ne avrebbe corsi meno? o, che anzi si· troverebbe già seppellita . I pericoli che essa corre esisto– no perché dalla proclamazione della Repubblica non si è fatto nulla, per tutto il periodo cli sette anni, per realizzarla, e la Repub– blica non ha preso forma e so– stanza, è rimasta una etichetta; dipendono dalla mancanza di una politica conseguente volta alla trasformazione delle strutture del– la ,·ita italiana e dall'aver lascia– to in piedi quanto del passato meritava di essere subito ed ener– gicamente eliminato e dall'esser– sene invece serviti abbondante– mente; dipendono dal non a,er fatto praticamente nulla per mi– gliorare e semplificare l'apparato amministrativo dello Stato, nel– l'averlo anzi complicato e aggra– vato di personale in soprannume– ro, senza una chiara destinazione cli compiti e cli funzioni, per cui il problema burocratico non solo resta in piedi, ma, nonostante la legge-delega, non ha alcuna pro– babilità di essere affrontato nel senso della efficienza e della or– ganicità; i pericoli dipendono dal– la inadempienza di tutti gl'impe– gni costituzionali e del loro siste– matico sabotaggio, tanto che oggi la Costituzione può dirsi « la grande incompiuta »; dipendono dall'avere, invece, aumentato il centrali mo, le ingerenze e il diri– gismo statale senza una visione organica e unitaria dei compiti e delle finalità da raggiungere; di– pendono dall'aver costretto gli italiani a notevoli sacrifici finan– ziari senza visibili e sensibili ri-

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