Nuova Repubblica - anno II - n. 23 - 10 dicembre 1954

2 lo e lievito per un rinnovamento profondo, morale, politico, strut– turale, della vita del nostro paese. Compito di Unità Popolare de– ve essere anche quello di recupe– rare le sa'ne forze socialdemocrati– che che sfiduciate e stanche di una politica contraddittoria e persona– listica si stanno disperdendo _e ri– tirando cj_allalotta politica. E di rappresentare, infine, anche una riserva per un eventuale centro di raccolta, nel caso in cui I' au– spicato processo di caratterizzazio– ne del P.S.I. - su un piano di autonomia e di indipendenza - non dovesse malauguratamente, per malvolere di uomini e di grup– pi, pervenire a maturazione ed i soçialisti italiani dovessero porsi dinnanzi a nuovi gravi problemi. · * * * L A tesi Greppi indubbiamente _ presenta aspetti suadenti per per chi non voglia più tico– noscere un peso determinante ai motivi ideali che ci condussero a Palazzo Barberini. Motivi ideali che permangono tuttora validi, an– che se per colpa di dirigenti ap– paiono oggi a molti, rispetto al 1947, superati e logorati. Essa, inoltre, può apparire anche lineare a chi più non osteggi recisamen– te, come coptrarie agli interessi delle classi lavoratrici, le politiche da « fronte popolare», e offre pure la possibilità di lasciarsi gui– dare dal sentimento. Apparente– mente, almeno, prospetta, infine, meno pericoli a chi pensi che even– tuali disillusioni possano essere suf– ficientemente compensate dal fatto di ritornare ad essere a più stretto contatto con le- aspirazioni ed i bisogni degli operai e dei poveri. La tesi dell'esecutivo, di una stretta convergenza dei gruppi di Autonomia Socialista in Unità Po– polare, fa di certo sorgere non lievi preoccupazioni e presenta an– che seri pericoli per chi tema che l'afflato socialista si possa di– sperdere, snaturare e svilire in uno spurio movimento piccolo borghe– se, radicaleggiante e genericamen– te democratico, il quale più che per volontà dei suoi dirigenti per forza ineluttabile delle cose, potreb– be essere portato a deprecabili e micidiali soluzioni di « fronte po– polare». Il Convegno , che ha· subito av– vertito questo grave pericolo, ha però resP.into nettamente e recisa– mente soluzioni di tale tipo, e nei documenti votati ha chiaramente indicato soluzioni ed obbiettivi a breve e a lunga scadenza che, se pur richiedono e sollecitano per essere·attinti l'apporto di forze non dichiaratamente socialiste, sono e ·rimangono soluzioni e obbiettivi genuinamente socialisti o soluzio– ni ed obbiettivi che ne costitui– scono l'indispensabile presupposto. Le esplicite precise dichiarazio– ni e l'aperta visione politica dei problemi dell'ora da parte degli uo– mini ai quali Autonomia Socialista si unisce, sono, peraltro, la più sicura garanzia che Unità Popolare· non sarà e non vorrà mai essere il movimento del ceto medio _e dei piccoli-borghesi, anche se intende– rà operare in prevalenza e più in– tensamente nel loro seno, e non sarà mai un valvassino di valvas– sori. Compito poi degli uomini di Autonomia Socialista sarà, fra gli altri, pur quello di spingere Uni– . tà Popolare ad essere, più che ad NUOVA REPUBBLICA LETTERE DALL' AMERICA NUOVI ORIENTAMENTI dell'opinione americana • Marianna a Washington A DENAUER, Raab, la Regina Ma– dre d'Inghilterra, Mendès– France, i Primi Ministri del– la Scandinavia ... : la lista degli ospiti illustri che sono venuti da questa parte dell'Atlantico in no– vembre, è lunga. Chi veniva in semplice gita turistica; chi veniva a chiedere quattrini o armi; al– cuni davano consigli; tutti ne ri– cevevano. Ma fra tutte le visite, la più importante è stata quella di Mendès-France. A parte i so– liti francofili impenitenti, gli Ame– ricani di oggi hanno una ben po– vera opinione della Francia, pae– se malgovernato, arretrato, egoista, sudicio, 'imperialista ecc. In parte si tratta di terminologia : quando gli Americani dicono governo in– tendono regime; quello che i Fran– cesi chiamano « gouvernement » qui è detto gabinetto presiden– ziale; ogni volta che i giornali pubblicano notizie di una crisi ·del governo in Francia, gli Ame– ricani vedono subito una nazione alla deriva, una burocrazia che si frantuma, un'economia che si arresta. In ·parte si tratta dell' ac– coglienza fredda che da qualche tempo tutti gli stranieri ricevono in Francia, cosa che lascia gl'In– glesi indifferenti ma che colpisce nel vivo gli Americani bisognosi forse più di qualsiasi altra nazione di simpatia, di affetto, di amici– zia. Si tratta anche di luoghi comu- apparire, una forza di rinnova– mento in senso socialista, aperta a tutti i socialisti ed a tutti i democra– tici che più che guardare ai tra– guardi di partenza vogliono reali– sticamente e setiamente guardare a quelli di arrivo. Questo è il significato del Con– vegno di Firenze, nel quale con do– veroso senso deì limiti, i gruppi di Autonomia Socialista hanno inteso solo enucleare alcune indicazioni - già, peraltro, mature nella coscien– za di molti italiani - per la so- · luzione dei problemi più immedia– ti della nostra vita sociale, e af– fermare, infine, che la volontà di Autonomia Socialista di confluire con gli altri gruppi di Unità Popo– lare, è determinata dalhf ferma con– vinzione di potere solo così, attra– verso un'azione politica unitaria a più largo raggio, contribuire a de– terminare - autonomamente ma con convergenza di intenti - i presupposti perché risulti più age– vole e veramente proficua l'opera che, in democrazia e libertà, com– pete al socialismo italiano e che deve essere svolta e fermamente perseguita se si vuol<: assicùrare la ripresa, l'avvenire, il rinnovamen– to del nostro paese. ni : i Francesi non pagano tasse (mentre ne pagano assai più degli Americani), non lavorano, fanno fare le- loro guerre ai Senegalesi e alla Legione straniera, sono arretra– ti, superbi ecc. ecc. ( il contrario, quasi a farlo apposta, dei buoni Tedeschi sempre puntuali nel pa– gare le tasse, laboriosi, ottimi sol– dati, servizievoli, progrediti ecc. ecc.). Il voto dell'assemblea fran– cese alla fine di agosto aveva tra– sformato l'antipatia in rabbia. Non solo i Francesi si erano rifiutati di battersi in Indocina (sette anni di guerra non contano per chi non ne sa niente!), ora distruggevano Ja progettata CED, cara ai Repub– blicani ancora più che ai Demo– cratici: per i Repubblicani CED significava ritiro dei 300.000 sol– dati in Europa, diminuzione delle spese militari e perciò delle tasse - tutti i salmi finiscono in gloria_. I Francesi era110anti-europeisti, an- . ti-internazionalisti e se non filo– comunisti, almeno - per usare l'espressione qui in voga - anti– anticomunisti. Mcndès-France è arrivato. Ha prodotto unJ buona, per non di re ottima, impressione. Ha parlato ed ha spiegato. Il tono di quanti si atteggiano ad oracoli della stampa, della radio, e della televisione, si è raddolcito. Rappresentanti, se– natori, funzionari, esperti di po– litica estera e di economia hanno scoperto cl1e il temuto cripto-co– munista rappresentava una Francia che non era poi tanto diversa da quella sognata da Lafayette. t una fortuna che il primo ministro frin– cese s'intenda di economia e ne sappia parlare. I concetti politici, soprattutto quelli europei, si per– dono nella nebbia creata dalla dif– fidenza per tutto ciò che sa di teo– ria; i dati economici sono qual– cosa di concreto, sono chiari. Men– dès-Francc ha parlato di franchi e di dollari, di quello che costa tenere truppe francesi in In_docina, di quello che i Francesi pagano, di fabbriche, miniere, agricoltura, ma– terie prime, acciaio e carbone. Questo è un linguaggio nel quale non solo Dulles ma anche Wilson, Humphrey, gli altri ministri, i pre– sidenti delle varie commissioni le– gislative, possono conversare. Il problema dell'Indocina, quello del– )'Africa del Nord, quello della Sar– re e dei rapporti franco-tedeschi, quello del riarmo e del commercio europeo, hanno acquistato in lu– cidità ciò che hanno perduto in astrattezza. In confronto di Men– dès-France, Adenauer sembrava va– go e confuso. Gli accordi di Lon– dra e di Parigi, la garanzia ingle– se, lo sviluppo dell'organizzazione dell'Unione Occidentale basata sul Trattato di Bruxelles non erano poi quel disastro che molti ave– vano creduto. Si sono dissipati i dubbi sull'atteggiamento di Men– dès-France e delle forze che lo so– stengono nei rigua(di dell'Unione Sovietica e del comunismo. Si è an– che chiarito il punto fondamentale che come una volta tra i nemici del nazismo c'erano, ognuno per ragioni proprie, non solo liberali, demc-rratici e socialisti, ma anche clerkdli, sionisti e comunisti, così oggi tra i nemici del comunismo ci sono forze democratiche e forze non-democratiche (anzi antidemo– cratiche). J/ maccartismo sz organizza L E elezioni non erano andate bene per senatore Mc– Carthy. I suoi più accesi e zelanti sostenitori erano stati bat– tuti in parecchi Stati. Il numero dei suoi aderenti nel Congresso è diminuito. Il comitato diretto dal senatore Repubblicano Watins ha deciso di fare proprie alcune dell,; critiche di Flanders, un altro Senatore Repubblicano, e di propor– re al Senato un voto di censura, politicamente e psicologicamente importante. Accorgendosi che si stava avvicinando· una bufera, il senatore McCarthy ha preso il lar– go ed è andato a riposarsi per un paio di settimane in un ospedale. Che i maccarthysti fossero' ~na minoranza, lo si sapeva prima. Il fiasco elettorale era perciò prevedi– bile ed anche le saggezze dei diri– genti Repubblicani nell'ordinare al loro collega di starsene zitto du– rante la campagna che ha prece– duto il voto del 2 novembre. Ma il movimento di cui McCarthy è il simbolo non è finito; sembra an– zi che stia acquistando nuova forza e vari tentativi vengono compiuti per dargli quello che finora gli mancava, un'organizzazione. lò qui che gli Americani dovranno, te– nere gli occhi aperti. Finchè ci so– no dieci, quindici venti milioni di cittadini che vedono in McCarthy la personificazione dei loro adii, delfe loro ansie, delle loro ambi– zioni, ma sono individui isolati; finché milioni di aspirazioni indivi– duali non si trasformano in azione collettiva c'è poco da preoccuparsi di un movimento che è un miscu– glio di elementi diversi ed a volte contraddittori, di forze e ten– denze che confluiscono nell'odio comune per le democrazie libera– li, per tutto ciò che è la libertà del prossimo, per la moderazione e la tolleranza che (malgrado mille ec– cezioni ed imperfezioni) sono la chiave di volta del sistema america– no e senza le quali nessuna demo– crazia può sopravvivere a lungo. Milioni di scontenti non contano finchè ognuno brontola per conto proprio; diventano un pericolo se vi è un'organizzazione che permet– ta l-0ro di brontolare insieme. Si è spesso parlato negli Stati Uniti di un terzo partito - a si– nistra; ci provarono i comunisti a formarlo alcuni anni fa con l'aiu– to di alcuni babbei come Wallace: non presero neppure il 2 % dei voti. Si parla ora con insistenza di nuovo di un terzo partito - a destra; un partito nazionalista di cui McCarthy sarebbe non il di– rigente (gli mancano completamen– te Cl!pacitàorganizzative) ma l'espo– nente più in vista; un partito che si tirerebbe dietro gl' isolazionisti e gl'imperialisti che mordono il freno nel Partito RepubJ:,licano e che odiano Eisenhower forse an– cora più di Trwnan e di Stevenson, i pacifisti integrali, gli ex-comu– nisti cretini oggi come lo erano ieri, i rimasugli di quello che era– no state le tendenze filofasciste di 15 anni fa; un partito appoggiato dal grosso della gerarchia catto– lica che gli fornirebbe il più del programma e da un gruppo, eco– nomicamente forte anche se poco numeroso, di nuovi ricchi che ve– dono, come è successo a tanti in– dustriali europei, nella democrazia liberale e sociale il massimo ne– mico del liberismo wme lo inten– dono loro. Non è McCarthy che prende l'iniziativa di lanciare que– ste organizzazioni : gli animatori sono ex-comunisti, militari a ri– poso, uomini d'affari d1e hanno fatto fortuna, giovani ambiziosi e dal cervello svelto, dirigenti (o i loro rappresentanti) della gerarchia ecclesiastica. Si è formato un co– mitato per raccogliere dieci mi– lioni di firme di persone contra– rie alla censura del senato contro McCarthy; su cento milioni di cittadini che hanno diritto al vo– to, dieci milioni non sono un gran che; ma la cifra è in se stessa imponente e non vi è dub– bio che molti senatori potrebbe– ro f_arsi impressionare da una ta– le valanga di firme. Si è formato un comitato pro-America che pretende ergersi a difensore della Costitu– zione : basta guardare ai nomi dei componenti per accorgersi che di tutto possono interessarsi fuorché della difesa della Costituzione. Per ora non si tratta che di ten– tativi. In questo momento non c'è da prenderli SLÙ serio. Se , cittadino su sei applaude McCarthy, gli altri cinque o gli sòno decisa– mente contrari o ci ridono sopra. Ma il tumore c'è. Per chi si ricorda di cose di una volta, il maccarthy– smo di oggi non è più serio negli Stati Uniti di quello che lo fos– sero alcuni gruppi clerico-naziona– listi in Italia nel 1910. La nazio– ne americana, durante i suoi 180 anni di vita, ha avuto una certa esperienza nel trattare tumori ma– ligni - dal monarchismo che an– cora c'era nel 1787 al filosovje– tismo del 1944-45. Finora, o con le buone o con le cattive, i tumori sono stati eliminati. :B probabile che lo stesso avverrà oggi. MAX !A.Ll'ADOHI

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