Nuova Repubblica - anno II - n. 20 - 25 ottobre 1954

L. 35 Spedizione In abbonamento postale (Gruppo-II) A 'fXlY· 3: La realtà di Trieste. ........ - ... ..._-~ .... --- ........... NH/CA Spett. C'UADERNIDI CULTURA e STORIA SOCIALE Via di Franco 1 L t V O R N O Anno Il - N. 20 (44) QUINDICINALE POLITICO l'rrenze - ,,,., uttobre 1954 ~~~s~~ ~~\,~;;.11~~ia~!tt1~ 1 ic~ri:i~~~ci (~f;~g2) 1 - ~i;~,da1~l~c-~?a~c~~n~~n~~disat;:~~~ ~; - MAR'ffNO. PESCATORI~: La realtà di Trieste (pag. 3) - Anco,a sul caso Toaldo (pag. 3) - BENIAMINO flNOCCHIARO: La starn1>a degli untori (pag. 3) - PAOLO PAVOLINI: JI libro dei Togni (pag. 5) - RASSEGNE: Italia, oggi: Oltre l'episodio (pag. 4) • Cose di Fra11cia: L'uomo della 1·inascita (pag. 4) - Il A/uro, di P,c (pag. 4) - 15 giorni nd mo11do: Elc7ioni americane, di P,,01.0 VrrrORP.LLt (pag. 5) - Lavoro e Sintfa- MlllONI o TOCNI? I n un recente dihuttit.o alla Ca– mera,due voci nuove si leva– rono dai hunchi di centro: erano <1uelle degli on. Melloni e Folcl~i, umbedue della O.e., che purlavnno delle prospellh•e pre– senti e future dellu politica estera italiana. Erano parole nuove, pronunciate con spirito nuovo: non tanto di sinistra, o di cattolici di sinistra, nu1 di dcn1ocratici eu– ropei, di un1ifascis1i che della Re– ~istcnzu avev.uno co1npreso e conti– nu.uvuno u vi,•ere lo s1>irito di rin– no,•a1nento rnorale. Rallegrandosi della cadutu della e.E.O., l'on. Melloni si poneva però suhito a 1,roblenrn dell'Europa, dellu vera funzione curo1>ea nel inondo con– tcanporanco: la C. -:.D. undavu t·on1buttuta non perché fusse un pri1110 tentativo d,istihaire un'Eu– ropa più efficiente, pila fun.zionale, 1na al contrario proprio perché era un contrabbando dello spirito euro1>co per far pussarc 1111 vecchio slrun,ento di diplon1azia, di forza, C\'entu.ullnente di guerra. L'Euro• pa ha la suu storia, ha i suoi va– lori da difendere: nu1 si difen– dono andando uvunli per lu slradu t·he è inconfo11dibil1ne11te In sua, non facendosi strun1ento, sotto la pressione di esigenze inunediatc (reuli o artificiose che siano), di o.dtre storie, di uJtri valori. E <1ue• stu suu civiltà puù sopravvivere se diventa sforw cosciente di com– J>rensione, di distensione, di equi– librio polilico duraluro, quindi di 1>ace. Forse niente eru J>ÌÙlontano dallo s1>irilo di <1uesto discorso del significuto equi,•oco che •1uesta pa• rola, <q>ace >>, ha assunto purtrop– po in questi :.inni, nell'arroventata lotta delle fazio11i, Era di nuovo il :,ig:ni1h;u\o che \a l\e~istcnza uveva dato a questa 11urola, ,·onsideran– dola 1,icna di nitri sottintesi: nuovi raJlporti interni sociali cd ccono- 111ici, nuovo udcguumento degli strun1c11ti stutali u tJucsli rap1>or1i, e ({uindi nuovo' n1odo anche di concepire i rapporti fra i 1>opoli. Pochi giorni dopo, da t1uegli stessi ba~chi, sono uscite le invet– tive truculente, le 1nis1ificazioni ~rossolane e volgari dell'on. 'fogni. Non n1craviglia la cosa riferita all'uoJnO: chi non ha ascoltato suoi co111izi elettorali, così prossi– mi, perfino negli utteggian1cnti e nella voce, ni tentJ>i delle « adu– nate con cartoline precetto »? Me– raviglia di più, se riferita alla parte politica; ed alla correspon• sahilitit che il ,naggior partito di governo se ne a~sumc. Fino a ieri, Togni rappresentava un piccolo gruppo di fascisti facinorosi, espressione di interessi ben pro• telli dalle maglie dello stato italia– no, all'interno della D.C.: non si pot~va supporre che questo picco• lo gru1>po fosse in grado di eser– cilare un vo.1lido ricutto sull'inlcro J>arlito, e per suo trainile sul go– verno stesso del J>acse. Mn oggi il giudizio deve essere diverso. E la cosu pone intrncdiutarnente sul tappeto dcllu 1·eahì1 J>Olilica, il problema della qualificazione del– la O.e. Può convivere, nello ste so par– tito, l'on Togni u Jianco dell'on. Mclloni '? Questa do1nanda, resa oggi sentplice dulia possibilità di puntuulizzare in due non1i il di– lernnta, racchiude non soltanto il dran11na (o il drununutico cquivo• co) della D. e.: mcchiude l'ev– venirc slcsso del nostro paese co- 1nc dc1nocrazia. Suppiamo anche noi che l'es1>losionc d'un contrasto di <111esta natura è la conseguenza immediata della morte dell'un. Dc Gasperi e, uncora primu della morte, della sua cnd11h1 c-·on1e su– pre,110 1nodcratore del cattolicesi• mo politico. Mn dobbian10 nggiun– gere subito che proprio in questa sua funzione, per quesla sua na– tura, uoi lo avvcrsurnmo senza rcanissioni in -vita. Lo uvvcrsunnno perché la sua uutoritù e la sun figura rendevano più lontano e difficile lo sciogli1nento del gran– de equivoco da cui la D. e. è inquinata, da cui (.: inquinuto lo svolgimento di tutta Iu ,,itu del paese. E questo equivoco non si supera attraver·so l'opera n1ediatri• ce, per quanto ubile, d'una segre– teria politica; né si dissol\'C nella sana dialetticu dei contrasti inter– ni: perché è di fondo, ed investe la concezione stessa di stato demo• cratico. Prohabil1nente, l'on. Fanfani ha creduto di poter sostituire u11'uuto• rità dell'on. De Gasperi la sua cu– paCità di organizzatore, la sua forse eccessivu abilità di n1anovra. l\1a <1ui sia np1>unto l'errore. Ciii Uc Gusperi era Slato lravolto dalla crea1u1·a ch'egli stesso avcvi1 for– giato; diffit·iln1ente riu~cirù a Fan• fani di don1innrla solo con le arti dell'efficienza e della furberia. li contrasto Mclloni-Togni non 4\ pil• chiuso entro una direzione di un partito o un orgnno di corrente: upparticne al paese. Ed il paese chiederà prima o poi il conto alla D. e. della cfTellivu di– rezione J>oliticu verso la quale in– tende procedere, e 1>orture i suoi n1ilioni di elettori. t lu direzione di Togni"? è la direzione di Mel– loni? Tra Melloni e Toi:ni non c'è da rnediare, c'è da scegliere. Dipende da <1ues1a scelta se altre scelte sarun• no altrove possibili. SOMMARIO cali (pag. 5) - Cru/1/1i al lavoro (1>ag. 6) • l'ila di fabbrica, di t. c. s. {pag. 6) • Q11esl(I noslra llalia: Le categorie- del Carlino, Elementare senso di amor 1>at1 io, Una lungJ. fila immobile, S10,ia dcll'a,tc e raccomandazioni (pag. 7) • J>agi,ie ,li cultura co,ite111po• ra11ea: li movimento sindacale in Italia (IO), di Lurn1 RErossr (pag. 7) - Plausi 11 Bolle, di OoNUNO (pa,g. 8) • Libri e Problemi: Documt:nti della Resistenza, di Lo11go e Secchia (Lcctor) (pag. 8) • 20 Convegno nazionale di Autonomia socialista (pag. 6). CATTOLICI E. LAICI Una cosa i cattolici non potranno mai fare: la riforma della struttura statale, per fare dello Stato lo strumento di una politica efficiente e moderna. D AL 1945 l'affermarsi di mas– sicce forze collluniste ha re– so inevitabile in tutta l'Eu– ropa non protestante la formazio– ne di governi di coalizione fra laici e cattolici. Sarà bene però che i laici non dimentichino due fatti evidenti. Cioè: 1) che la superio– rità occidentale in armi ~tomichc e te1ecomandate i: ustacolo inva– licabile ad ogni espansione mili– tare della Russia sovietica; 2) che, and1e per quanto riguarda J'lta- 1 ia, il paese che fra tutti si trova nelle condizioni pcgJ"ori a questo proposito, il limit<e d~ll eventuale incremento di voti comunisti è in– feriore al minimo necessario per la conquista del potere da parte del P.C.I. A questi due po tulati fondamentali si può aggiungere, come corollario, un'altra considera– zione, cioè che l'alleanza atlanti– ca, alla quale l'Italia ha aderito, rende di fatto impossibile un go– verno cominformista anche nel ca– so ipotetico che il popolo italiano fornisse ai comunisti, direttamente o indirettamente, i tredici milioni di voti indispensabili a raggiun– gere la maggioranza in Parla– mento. Non si può oggi determinare se e quando il regime comunista in Russia potrà evolvere verso for– me democratiche. Appare proba– bile l,)erò che se l'ideologia comu– nista subirà trasformazioni radica– li ciò avverrà a lunghissima sca– denza. Frattanto, i regimi politici degli stati europei dovranno chia– rirsi e definirsi in forme valide forse per decenni. In . ogni na– zione del continente europeo si dovrà fare la scelta fra stato lai– co e stato clericale. Naturalmen– te, nel caso P.revalessero i catto– lici, le varie nazioni avrebbero re– gimi politici non identici. Si an- . drebbe dall'esecrabile governo spa– gnolo di Franco fino a quello belga di Van Zecland, formal– mente il più civile di tutti. L'Italia diventerebbe probabilmente qual– cosa di mezzo fra la Spagna e il Belgio, cioè un paese in cui a una persona amante della liber– tà e della democrazia la vita sa– rebbe intollerabile. Comunque, e ,sia pure con variazioni di detta– glio, dal mar Baltico alla rocca di Gibilterra dominerebbero i preti. Nel caso in cui i laici prendes– sero il sopravvento si ristabilireb– qero in Europa_ regimi politici i quali potrebbero a buon diritto dichiararsi figli legittimi dei go– verni che ressero buona parte del nostro continente fra il 1870 e il 19L4. L'adesione di più vaste e piu consapevoli frazioni dei popoli e lo sviluppo tecnico-industriale odierno aggiungerebbero un benes– sere diffuso e in continuo svilup– po a quelle elevate forme di con– vivenza civile, politica e giuridi– ca che nessuna civiltà del mondo era riuscita ad elaborate prima di allora in maniera tanto precisa ed efliciente. In questa Europa c'è posto per cattolici ma non per la loro po- 1 itica. Quando l'uomo, parte di libere istitttzioni, può usufruire del livello di vita sempre crescente che la tecnica gli mette a ':lisposizione e che la politica gli garantisce, che bisogno ha del prete? Può, se cre– de, rispettare le istituzioni dei pa– dri, riferirsi, nella sua filosofia, ad una forma qualsiasi cl i trascenden– za. insistere ad amare certi imboli e certi valori estetici, ma da uomo libero e responsabile senza media– zioni e senza riconoscimenti di autorità indimostrabili. Il problema dei clericali di oggi è analogo a quello dei consiglieri monarchici a Brindisi nell'autunno 1943, qua·n- • do questi ultimi respinsero· ogni forma di monarchia costituzionale vera e propria perché non sape– vano che farsene di un re che re– gna ma non governa, intendendo salvaguardare. non soltanto un sim– bolo, ma una propria autorità. E, come i monarchici allora, la chiesa cattolica sa che la partita di oggi è definitiva; se non r1t1- sciranno presto ad instaurare sta- bilmente ed autoritariamente la lo– ro supremazia non avranno rivin– cite: il medioevo è terminato da gran tempo, l'unico metodo per far sopravvivere le sue strutture è la forza. Né è pensabile che la chiesa possa adattarsi stabilmente ai po– :5tulati fondamentali che ispirano i regimi democratici. Per un cattolico l'autorità della chiesa è dogma; 1111 semplice cntadino non può avere a disposizione la stessa par– ticella di sovranità propria di un vescovo o anche di un semplice parroco. Da quanto s1 è detto è facile trarre le conseguenze per ciò che riguarda i rapporti · in Hai ia fra cattolici e d_emocratici. Opposizioni alla politi;:a democristiana si odo– no da _tutte le parti, centrate so– prattutto sulla scorrettezza ammi– nistrativa e sugli errori in mate– ria economica manifestati dai diri– genti cattolici. ono bersagli sba– gliati o quantomeno marginali. A critiche cl( questo genere i demo– cristiani possono opporre l'autorità delle cifre che dimostrano un con– tinuo ed· elevato progresso dell'e– conomia italiana; possono vantare a giusto titolo i poderosi lavori di risanamento economico in cor– so nel Mezzogiorno, cioè in quelle zone desolate e neglette da tutti i precedenti regimi politici che es i cora_g_g_iosamente hanno intra~reso a risanare, puntando all'avvenire e trascurando i facili successi ot– tenibili con distribuzione di scar– pe, farinacei e sapone; possono in– fine opporre le condizioni misere– volt dell'economia italiana, rovina– ta dal fascismo e dalle guerre, quando essi giunsero alla guida dello stato. A una sola accusa non possono rispondere, a un'accusa che inspiegabilmente viene rivolta loro assai di rado: in nessun mo– do valido essi sono in grado é:li giustificare la mancata riforma del– le strutture statali, cioè dello stru– mento adatto ad attuare una po– I itica efficiente e moderna. I cattolici non hanno fatto nulla

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