Nuova Repubblica - anno II - n. 20 - 25 ottobre 1954

8 PLAUSI e botte fll!!I L'organo degli zuccherieri ita– liani La Bietola, altrimenti detto La Nazione di Firenze, è orm.ai sicura– mente all'twanguardia ,lei più bufa• /esco anticomu,1ismo nostrano. Di– ciamo la uerità: non è stato facile conquistarsi II n posto di tanto rilievo in un mondo giornalistico come quel– lo italiano, doue la liurea del più zelante conformismo è largamente e graziosamente indossata. Ma il diret– tore della Bietola, l'ormai celebre dottor Russo, ha mostrato dosi di lungimiranza, tempestività e organiz– zazione tali, quali neppure ha saputo dispiegare il prof. Desio nella con– quista del K 2. E il Russo non po– teua quindi fallire al glorioso posto: tanto più che ha potuto contare anche lui sui suoi Compagnoni e Lacedelli: si quella specie, cioè, di canonico laico del Duonio - e, come tale, finissimo distributore di sofismi e acqua· di m.alva - che è Enrico Mattei e su quel bel campione di spirito democratico che è L'ex-colla– boratore di giornali repubblichini Sil– vano Tosi. Onore al merito dunque: La Bietola è ormai in prima linea e sul parllpetto della trincea più auan– zata sventola fieramente la gloriosa bandiera de/L'anticomunismo delle Cascine. ..,,_ Non passa giorno pertanto che La Bietola, da braua combattente di prima linea, ,ion spari un paio di caricatori in direzione del drago co– muni.sta. Quando non trova di meglio, si comporta esattamente come si com– portauano i tedeschi « a riposo>, che tanto per 11011 scordarsi ltz musica di quel coso che pendeua loro rnlla pancia, sparacchiautmo qua e là a vanvera, su cani e gatti, rondini e pulci. Anche per La Bietola, nel campo dell'ariticomu11ismo, tutto fa ciccia. Persino l'nde.sione dì un La Pira e di alcuni professori universi– tari a un cont·egno indetto dall'Asso– ciazione per i rapporti culturali con L'URSS • stata sfrnttata dal combat– tivo quotidia110 fiorentino per una noterella i11 corsivo che vorrebbe es– sere spiritosa ed è invece soltanto pietosa, come pietosi sono sempr~ i tentatiui ,}i far dello spirito SII ciò che non si capisce o volutamente si fraintende. Ma tant'è: per il Russo e consorti lutto ciò die, anche in misura ridottissima, può contribuire a quella dister,sione che og11i giorno appare sempre piiì chiara sul piano inte;nazio,wle e non può quindi 11011 essere ricercata anche sul piano della politica interna del nostro paese, a cominciare dalle piccole cose, per il Russo e consorti tutto ciò è drappo rosso, è fumo negli occhi. Diste,1- sione? Per carità! Cerchiamo invece di tender bene la corda, fino a spez. zar/a. IL drago com,rnista sarà allora ben morto! ~ Che in tal modo il drago comu– nista non morirà affatto; che resterà ucciJo, in .ma vece, quel poco di libertà e di democrazia tli cui ancor oggi godiamo; che per ridurre il peso del partito comunista e al tem– po stesso rafforzare la democrazia, nitra stralla non v'; che rimuovere le cause obbiettiue che alimentano il comunismo; che contribuisce alla tlistensione interna significa, imper– cettibilmente ma sostanzialmente, co,1tribuire al mantenim.ento e al raf– forzamento della pace nel mo11do e che perciò è stupido irridere alla buona uolontà di chi cerca il col– loquio e non la rottura ad ogni costo con l"avversario; queste ed altre con– statazioni sono oltremodo semplici a farsi, ché i fatti stessi, quotidiana– mente, le suggeriscono; ma mai e poi mai esse troveranno ospitalità nel ceruello dei e bietolini >. Voglia– mo dar loro, in conseguenza, la qua– lifica, che sembrerebbe più propria, dj e bietoloni>? Troppo comodo! In realtà, agli anticomu11isti delle Ca– scirie quella che sta a cuore non è l'Italia libera e democratica, nata ,/alla Resiste11za e da questa, sia pure attraverso rinunzie e compro– messi, mantenuta in vita; m.a l'Italia. che - si chiami come si voglia chiamare: liberale o clericale, demo– cratica o fascista è eternamente e piacevolmente riserva di caccia di quegli alfieri de/L'ideale che sono i sovvenzionatori dei « bietolini >: gli industriali, cioè, e gli agrari d'Italia. Non e bietoloni>, dunque, ma « bie– toli11i >: e bietoli11i > ab aetcrno.' E per omnia saccula sacculorum. • A1a volete una riprova, ancora una uolta, de/l'effettiva indipendenza dei e giornali indipendenti? > Ecco qua come sulla solita Bietola è ripor• tata, i11 data 22 ottobre u. s., la 11otizia della conseg1111 della meda• glia d'oro al va/or partigia,io alla prouincia di Massa Carrt1ra e delle cerimonie con c11i si è conclusa la celebrazione del decennale della Re– sistenza apuana: Massa Carrara, 21 ottobre. e li Preside11te della Repubblica ha co,icluso solennemente le manifesta– zioni del decennale della Resistenza apuana. Mentre nella mattinata, alla pre– senza dell'onorevole Granchi presi– dente della Camera e del generale Aliberti, comandante del territorio militare di Firenze, erano stati sco– perti u,1 cippo marmoreo e una lapi– de commemorativa a San Leoriardo, sul Frit;ido, nel pomeriggio Luigi Einaudi, insieme ai ministri De Caro e Tupini, ha appuntato sul gonfalone della prouiucia di Massa La medaglia d'oro al ua/or militare. Successivamente, nel salone degli Svizzeri, ha avuto luogo la cerimonia ufficiale. I si11daci di Massa e di Car– rara e il capo dell'Amrninistrazione proui1tciale hanno portato al Presi– dente il saluto delle popolazioni apua11e. Ha preso quindi la pa– rola l'onoreuole De Caro, che ha recato l'adesione, la solidarietà e la riconoscenza del governo, alla pro– vincia apuana, ormai chiamala la e Cit.tadella inespugnabile della liber– tà >, sull'a quale non è mai stato am.– mainalo il tricolore >. Nessun accenno, neppure di sfug– git11, al fatto che si • trattato di Resistenza al tedesco e al fascista. Ovvio, lapalissiano osserverà qualcu– no. Ma nessun ticcenno, neppure, a che e a che cosa commemoravano quel cippo marmoreo e qi,ella lapide a San Leonardo sul Frigido; nessu11 accenno all'orazione pronunciata da Piero Calamandrei dauanti a quel cippo e a quella lapide; nessun ac• cenno alla sostanza uera del discorso dell'on. Granchi; nessun acce,rn·o al significato di quella medaglia d'oro. Fretta? Dinientica,iza? La solita ti– ra,111ia dello spazio? Cecità e sordità complete del corrisponde11te massese della Bietola, che quelle poche e slavate notizie è riuscito volentero– samente a captare con l'olfatto? In– genui lettori! Nulla avviene tra i e bietoli11i > d'Italia che 110n sia in precttlenza e con chiarezza concer– tato. Perbacco! U ,i po' di coerenza ci vuole; e non soltanto con il se stesso di oggi; ma con il se stesso tli ieri. Tutto ciò è naturale, na– turalissimo: tanto più che i « bie– tolini > pigliano in tal modo due Jiiccioni ad una faua: riaffermano il se stesso di ieri, tli oggi, di sempre, e sì riconfermano - attraverso quel resoconto e tutto fatti>, apparente– mente obbiettivo indipendenti campioni di gionrnlistica indipen– denza. Indipendenza, si capisce, da tutto: anche da quel minimo di -verità e onestà che, nel riferimento q_lmeno dei fatti, • richiesto anche ai giornalisti indipendenti. { li risaputo che il seno femminile_. prima ancora che nella pubblicità commercfole, ha avuto la sua fortuna neLL'iconogrt1fia patriottica. Chi non ricorda la celebre e Libertà che gui– d11 il popolo> di De/ncroix, così impetuosa ed amabile, oltre che nel gesto di agitare in alto il tricolore, in quel suo petto prosperoso? Forse i nostri padri e nonni appresero ad amare la libertà proprio da questo quadro, allorché erano giovani; co– minciarono a trascurarla e se la fe– cero poi togliere del tutto dai fascisti quando invecchiarono. Una questio– ne di ormoni la storia della libertà italiana? Se si, per qualche decennio almeno siamo a cavallo. Non c'è neppur bi.sogno di pe11nelli e colori. Gina Lollobrigida, fasciata (succinta• mente, si capisce) nel tricnlore, potrà i11carnare il uolto ,(o il se110?) della libertà. E della patria aggiu11giamo, co,isiderato l'esito soddisf11cente della uisita fatta dalla Lollobrigida, in no– me ·del popolo italiano, al presidente degli Stati Uniti d'America e L'au– gurio di prosperità lollobrigidiana UOVA REPUBBLICA LIBRI E PROBLEMI DOCUMENTI DELLA RESISTE La memorialistica sul movimento di Liberazione non è ancora còsì ricca come sarebbe desiderabile. Jn sostanza, forse con la sola eccezione di lvanoe Bonomi, hanno pubblicato le loro me– morie su quel periodo decisivo della storia contemporanea d.Jtalia coloro che, pur avendo intensamente parteci– pato alla Resistenza, sovente in posti di dirc--tione, e anche di direzione su– prema, non hanno poi avuto positioni di responsabilità politica d·importan– za nazionale, una YOlta riconquistata la libertà. ·intende, come soprattutto i dirigenti dei partiti che, al termine della guerra di liberazione, sono stati consacrati dall'adesione popolare come partiti di massa e che non hanno ces– sato di dominare la scena pubblica nei nove o dieci anni di poi trascorsi, sia– no riluttanti a dedicarsi a quell'esten– sione di memorie che la tradizione vuole si pubblichino solo in , ecchiaia. Ma siffatta riluttanza, per quanto com– prensibile e legittima, finisce col nuo– cere alla causa della Resistenza medesi– ma, che non può dirsi veramente vit– toriosa, nonostante il suo trionfo fisi– co e morale con l'i'nsurrezione d"aprile, nonostante il suo successo politico con l'avvento della Repubblica, finché non sia saldamente entrata nella coscien– za della nazione. Lungi da me l'idea che questo sia un problema di libri soltanto. fu Bonomi, politico e stori– co nello stesso tempo, a sottolineare con mano particolarmente felice, come la sinistra d.azione del Risorgimento avesse dovuto battagliare per ben tredi– ci anni per poter fare ddiniti, a mente breccia nella coscienza nazionale e come , i fosse riuscita con una campa– gna elettorale, quella del 1874. Ma contano, a tal fine, anche le pubblica– zioni, e spc.--cialmente, fino a quando non si riesca a fare opera di storio– grafia vera e propria, le testimonianze, i ricordi, le memorie. Leggevo l'altro giorno nei bellissimi frammenti memo– rialistici di un vecchio e nobile scrit– tore antifascista, Piero Jahier, che Car– lo for,a gli rammentò subito dopo la liberazione come, per chi non fosse stato testimone oculare della tragedia vissuta dall'antifascismo, a,esse rcalt.i solo quanto è stato scritto. An,he chi ha dissentito dalla successiva politica del conte forza, può tonn:nire, a di– stanza di due lustri, della giustena di quel suo avvertimento. finora, di coloro che guidarono, nell'Italia occupata dai na,isti, il par– tito comunista e quelle forma1ioni « ga– ribaldine» i cui efTtttivi a5<t5tro fino a quattro decimi del totale del parti- che questi ha fatto a/L'Italia. (B qui sommessamente, perché non mi senla il direttore dì questo giornnle, 101 consiglio tecnico a quei poveri tlia– vo/i, cosi sprovvisti di fantasia, che sono i missini e, i,i genere, i patriot– tardi italiani: cerchino di far coinci– dere perfettamente il seno della pa– tria con quello della Lollobrigida. I:: un'operazione difficile, lo sappiamo anche noi, perché tanto concreto e avvenente è l'uno, altrettanto astratto e avvilito è l'altro. Ma, con l'aiuto del presidente degli Stati U11iti d'America, si può questo ed altro. E, vedranno, i ri.sultati non fa,anno ri,npiangere la fatica, ché - assuuto il seno della patria in quello della Lollobrigida l'Italia s11rà trauolta tla un'ondata, un terremoto addirit– tura di patriottismo. E loro, i missini, non avranno che a mietere: voti, uoti, uoti ..... ). ·gianato, di Luigi Longo cioè e di Pietro ecchia, posseclt:vamo un libro e degli opuscoli aventi carattere piutto– sto di circostanza, <li rievocazione e di esaltazione. elle introduzioni e nelle note ai presenti due ,olumi, si h3 gij invece, seppure solo in succinto, un principio e.li schietta memoriali'itica po– litica, cui precaJm<:nte il fatto di es– ser dovuto a coloro che, dopo Togliat– ti, sono i maggiori capi <lei maggior partito d'opposillone dd paese, con– ferisce un inttresse eHezionale. 1'c ri– sulta chiaramente, al di I:. di ogni t,ll· ticismo contingente, qudlo che è :,tato il programma politico e sociale non diciamo <li tutta la Resistenza, ma cer– to della sua parte più cospicua; ne ri– ~ultano le adesioni e le avversioni che suscitò, gli ostacoli e le opposizioni che dove:tte affrontare, e che riuscì in buo– na parte a , incere nel corso della lotta di libera,ione, ma soltanto per ri– trovarseli di fronte a guerra finita. a– turalm<:nte, e non potrebbe esstre di– versamente, gli autori interpretano quel programma, che rintracciano ntlkt. di– namic,a e nella base sociale flella Resi– stenza, alla luce dell.ideologia e dellJ LIJIGI LO~GO Sulla via della insurrezione nazionale Pll!.".1'110 SE(J()HIA I comunisti e l' insurrezione Ed. C::11li11roSoelole-11011111 politica del loro partito. Questa è cosa che li riguarda. Dal punto di vista della rivalutazione storica della Resi– stenza, quel che importa è che il pro– gramma implicito nella guerra parti– giana, e nella lotta popolare contro il potere nazista e fastista, sia messo in luce, con sempre m:iggior precisione, in tutti i suoi asp~tti, anche nelle sue difficoltà e nei suoi dissensi, si«hé ne ,·enga illuminato il l:v;cito, per così di– re, dell'insurrezione in cui culminò il movimento. I documenti costituiti da questi li– bri, composti <la scritti e relazioni, c.-<li– ti e inediti, rl~Jtti <lai due autori tr:t il settembre del 19-13e la primavera del t945, sono davvero di una compattena che li rende straordinariamente signifi– cativi. Longo fu vice-comandante grne– rale del Corpo dei Volontari della Libertà, mentre enhia diresse l'orga– niuazione del partito comur\ista nel– J'Jtalia occupata. Tuttavia, gli scritti di Longo sui grandi scioperi nelle fab– briche dell.Alta Italia, nel t943-44, sono ancora molto più ampi e detta– gliati di quelli, pure interessantissimi, di ecchia, negli articoli del quale tro– viamo inYece la prima enunciazione <li qualche direttirn militare fondamentale per le operazioni dei partigiani, così in data ottobre 1941 la direttiva, poi vittoriosamente attuata, specie nelle 1.0- ne strategiche del Piemonte e dell'Emi– lia, aella discesa delle formazioni dal– le montagne in pianura. Anche la par– te relativa ai preparativi dell'insurre– zione è più ampia in ecchia (l'ordine dell'insurrezione, diramato ai « gari– baldini >>, ci sl rivt:la invece come do– vuto alla penna di longo), mentre il suo compagno si dilunga maggiormrn– té sull'indiriz,o generale, politico e strategico, della guerra partigiana. Va da sé che non tutte le afftrma– zioni dei due autori possono trm-are consenzienti tutti coloro che hanno par– tecipato alla Resistenza. Longo ati esem– pio infierisce troppo sul generale Ca– dorna, sen,a neppure dargli atto del coraggio e del disinteresse dimostrato con la sua venuta ( in paracadute) in Alta Italia, all'et:. non verde di 55 anni, l'indomani di quella liberazione di Roma che fu per tante altre perso– nalità motivo di prendersi un po· di meritato respiro. .I, vero però che lo stesso generale Cadorna infierì troppo sul C.L.N. nel suo diario pubblicato qualche anno fa. Questi sono però solo dettagli. L·es– senLiale non è invero quanto .i resi– stenti possono vicendevolmente rimpro– verarsi, o~i che le d 0 elusioni politiche pr0\'OCano necessari3mente la recrude– s,e~za di polemi,he, anche retrospct– tiH:. L"essenziale rimane lo spirito ani– matore di allora, così ben scolpito in una pagina di Longo del settembre 1943. « E le armi? Si conquistano, se non vi sono. ~fa non è vero che non ve ne siano. Già, in ogni centro, vi è chi ha delle pistole, chi dei n1oschetti, chi delle bombe... Bisogna fabbricare del– le armi; non è impossibile tro,are del materiale esplosivo, non è difficile al– lestire delle bombe. E poi vi sono le armi dei tedeschi, belle, fi:immanti. Anche queste si possono conquistare, strapp3re di mano al nemico, rivolger– gliele contro. Vanno in giro piccole pattuglie, ekmenti isolati muniti di pi– stole mitragli3tric.i; non <ltH: essere dif– ficile ad un pugno di audaci, attac– carli e disarmarli .... Ma per carità: che i compagni non comindno 3 sofistinre su attribuzioni e cornptte:nze; ne ver• rebbero fuori, forse, delle elaboratis– sime tesi, ma il lavoro non avanzereb– be di un millimetro. Che tutti si met– tano seriamente e alacremente al lavo– ro.... per cacciare i tedeschi dall'Italia». Così fu condoÌta, dai volontari di tutte le formazioni, di ogni colore po– litico e anche da quelle apolitiche, la guerra partigiana. Così era stata già condotta, in condi1ioni anche molto più difficili, so,ente disperate, la ven– tennale cospirazione antifascista dei comunisti, dei socialisti e <lei liberali <li « Giustizia e Libertà » e insomma di tutti coloro che non avevano mai perso fede nelle capacità di riscatto ciel popolo ·italiano. LECTOll NUOVA REPUBBLI fl 111 ltJ D IC,I &'A I. E PO IJITI (l'O Es« il 10• il 25 di opi mese in ottoo piò pqioe Comitato Direuivo: P. Cijlffl- !. COOIGNOLA • A. mPPI• P.YITTORELLI Se&retario di r.duion•: G.UYATI R.duion•1 Firenae, Pian• della Llbt.rtli. lS (50998) Ammini.,rtuion1: Firmu. Piuu lndi~adeoH, 29 ( 183207-08) Abb. annuo (Italia e Francia): L. 850. semestrale L. 450, trimestrale L. 2f»O (Estero, rispettivamente, 1100, 600, 300). Abb. sostenitore: L. 5000. Sottoscrit..ione mensile: L. 200. Un numero ordinario: L. 35 (Estero, 4S) Uo numero arretrato: L. 40 (Estero, SS) Un'annata arretntta: L. 1000 (Estero, 1200) o/e po■taJe 5/6261 (Lo Nuova Italia) J.'iren.u Autorln. dli Trib, di flnnrt n. 1178 dli 80-12-1952 Stabilimenti tipolitografici Vallecchi Firenze, Viale dei Mille. 90 Responsabile: Tri11,1110Codignola

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