Nuova Repubblica - anno II - n. 14 - 20 luglio 1954

III. N ELLA Federazione Provinciale del M.S.I. di Lecce la crisi è stata meno maturata, più piat– ta, ma meno discorsiva. Né si poteva intuirla nelle esperienze pre-congres– siali del dicembre, noiose e grigie. In aprile un gruppo di dissidenti nùssini, capeggiati da alcuni fra gli esponenti più vivaci del neo-fasci– smo locale (Vergani, Amico, Marti, Banacconi, Mezzi), dopo il convegno romano, promosso dal Leccisi, si è costituito in Federazione Autonoma. La Comnùssione di disciplina della Federazione Ufficiale « ritenuto che il fatto costituisce un grave atto di indisciplina, ha deliberato all'unani– mità di espellere dal Movimento Sociale Italiano..... (ùn elenco di nomr) e di dichiarare decaduti (da cosa?) tutti coloro che già iscritti hanno aderito alla cosidetta Fede– razione Autonoma,. Una separa– zione stanca, burocratica, da gente esaurita e disinteressata. Meno appariscente· e pii, definita la crisi brindisina. Protagonista un giovane avvocato trentaquattrenne, Clemente Manco. Reduce dalla partecipazione alle formazioni armate della repubblica di Salò, egli si insediò, come giovane capo dal temperamento entusiast~ e dal cervello confuso, in quel di Brindisi. Per corredo di idee l'intero scioc– chezzaio dei discorsi mussoliniani del periodo repubblichino, sommato alle affermazioni revisionistiche in senso socialista e rivoluzionario del fa- - scismo tradizionale: tradimento del- la monarchia, tradimento della bor– ghesia, repubblica sociale, sottili cd astruse cl~cubrazioni su un preteso superamento del corporativismo dal– l'alto, marxismo nazionale o nazional– socialismo: lotta contro tutto lo schieramento politico tradizionale e l'ambiziope di porre a sinistra il M.S.I., come movimento di lavora– tori (nazionalista) in concorrenza con il P.C.I. e il P.S.I. (internaziona– listi); il tutto condensato cd illustrato in infiammati discorsi, densi di pathos lirico e rivoluzionario. Nel '48, comunque, il Manco ed associati si accorsero d'essere stati defraudati del monopolio anticomu– nista dai clericali, ai quali erano andati i voti che sarebbero spettati al M.S.I. in funzione anticomunista. Dimessa la crociata anticomunista si diedero ad una violenta polemica anti-D.C. é si resero conto di avviarsi, per tal via, a divenire ele– menti di punta della riscossa delle destre contro la D.C., finendo nella pos1Z1oncdi naturali alleati dei mo– ,;'archici, dei marchesi, dei notabili (continua.none dalla 1& pagina) materia inesauribile di speéulazio– ne politica proprio per quelle cor– renti che con la loro passata azione tanto hanno contribuito a renderlo attuale in questi davvero non bril– lanti termini, ma che, nulla avendo appreso dalla lezione dei fatti, sono disgraziatamente sempre pron– te a ricomparire alla ribalta. La ituazione locale, infine, non si presta assolutamente ad essere indefinitamente prolungata: lo sta– to di incertezza che pervade la città grava in forme assai pericolose su tutta l'economia triestina. ' Una presa di posizione del ge– nere non è certo fatta, nessuno se lo nasconde, per attirare consensi, né va a suo merito l'essere fian– cheggiatrice dell'azione del gover– n_o, che del resto procede oramai per la sua strada; ma il compito NUOVA REPUBBLICA r A United Fruit ha riconquistato il Guatemala. L'< ordine> è _J stato ristabilito. Si sono realiz– zati i desideri dei Foster Dullcs e dei tirannclli ccntro•amcricani ai suoi ordini. I quisling di tutto il Continente possono essere soddisfat– ti: la Santa Alleanza, che a Cara– cas aveva scagliato il suo anatema contro la piccola repubblica centro– americana, ha visto compiersi la sua volontà. La rivoluzione democratica del Guatemala doveva essere schiacciata, con qualsiasi dTICZZO. Se cinquanta complotti erano falliti, non si poteva esitare di fronte alJ'aggrcssione aperta. Non avevano esitato ~ fa– scismi di Spagna diciotto anni fa, e non per niente il loro esempio è stato cinicamentt rievocato dalla banda di Castillo Armas. La normalità è ormai ristabilita: anche il Guatemala è in mano a una dittatura militare, che naturalmente si dichiara decisa a « difendere la democrazia > in collaborazione con Franco, Perez Jimcncz, Trujillo, Rojas Pinilla e altri simili difensori della « civiltà occidentale ». Da molto tempo era noto che si preparava l'intervento armato. Il ministro degli esteri del Guatemala lo aveva denunciato, le 1 azioni Uni• te, il governo cli Washington e i suoi vassalli del Ccntroamcrica non potevano ignorarlo. Ma quando le bande mercenarie di Casti1lo Armas invasero il paese, nessuno di essi prese la minima mi– sura per impedirlo. Il governo del– l'Honduras, nel cui territorio gli invasori si erano organizzati, non ne sapev.a nulla, e il governo degli Stati Uniti, che pochi giorni prima si sentiva minacciato eia un carico cli armi acquistato dal Guatemala in Europa, ignorava assolutamente da dove potesse essere venuto fuori l'efficiente armamento del gruppo aggressore. E l'ONU, che non aveva avuto esitazioni a mettere a ferro e fuoco l'infelice Corea per « respin– gere l'aggressione >, non sapeva dcci• dersi e rifiutava cli intervenire in difesa ciel Guatemala. Il mondo < occiclcntalc > non po– teva dare peggior prova di sé; non poteva recare miglior contributo alla politica di Mosca. Di fronte all'attacco, il governo elci Guatemala diede prova di una debolezza assolutamente ingiustifica– bile. Pii, che della forza dell'avver– sario, la rivoluzione guatemalteca cadde vittima delle illusioni rifornù– stichc della sua direzione. Di fronte alla gravità del pericolo non c'era ormai che un cammino: una mobili– tazione giacobina delle masse, dentro e fuori del paese, la rivoluzione cen– troamericana Cf"'11tro la reazione cen• troamcricana , 'internazionale. Ma il governo del colonnello Arbenz, benché tacciato di cornunismo, non se la sentiva di abbandonart~ tenaci illusioni e di rompere con la • lega– lità> internazionale. SANTA ALLEANZA nelGuatemala Per « non darr pretesti >, esso lasciò perfino invadcrl' il territorio na• zionalc, permettendo le penetrazione degli invasori in modo da evitare in– cidenti di frontiera. Con analoghi risultati, in Italia e in Germania, i riformisti avevano opposto alla vio• lenza fascista simiJi miserabili astu– zie. Quando finalmente il governo si decise a resistere era ormai troppo tardi. Il nemico, consolidato dai primi sutce&Si e dall'appoggio evi– dente di tutti i governi delle tre Amc-riche, contava ormai, nello stesso apparato statale, su compli– cità sufficienti ad impedire Ja di– fesa. Parve per un momento che ci fosse la dccisio'lc di una difesa rivo– luzionaria. Anche se troppo tardi, il governo clistribul armi alle masse. Ma subito dopo dimostrava di non aver alcuna fiducia nelle forze po– polari e nella causa che esso rap– presentava, e di fronte alla minaccia ..::., M. S. I. I di bombardamenti aerei chiedeva la mediazione dell'ambasciatore degli Stati Uniti. Il presidente Arbenz si dimetteva. invitando il pacs<' ad ap• poggiare il governo Diaz che gli succedeva con l'evidente scopo di preparare la capitolazione. Ciò non poteva che demoralizzare le forze popolari e lo stesso esercito, mentre accresceva la tracotanza del nemico. In seno allo stesso governo cricche ostili si contendevano il potere. Il governo Diaz sembrava non avere altro proposito che quello di acquistare la fiducia della reazione, in concorrenza con Castillo Armas, e, dopo aver amnistiato tutti i cospi• ratori reazionari arrestati dal suo predecessore, decretava lo sciogli– mento del Partito Comunista e mi– sure di persecuzione contro i suoi membri. Ma intanto un'altra cricca mili– tare, diretta eia Monzòn, rovesciava il governo e iniziava trattative con gli invasori. Le trattative, svoltesi nella vicina repubblica di El Salvador sotto gli auspici dell'ambasciatore americano e del Vescovo portavano alla for– mazione di un governo presieduto dallo stesso Monzòn, e di cui faceva parte Castillo Armas. Ma l'equilibrio non era ancora raggiunto: la banda di Castillo Armas portava il suo « eroico > condottiero alla presiden– za. Né altri contrasti sono da esclu– dersi. Ma mentre i colonnelli reazionari si disputano i favori della United Fruit e il controllo del governo, la Resistenza popolare comincia. ~ co– minciata la guerriglia sulle mon– tagne del Guatemala. La dittatura militare minaccia e massacra. Un editto di perfetto stile nazista stabilisce la pena di morte per chi non consegni le armi entro ventiquattro ore. Inutile: le armi non vengono consegnate. I lavoratori non si rassegnano ad ac• ccttare di nuovo il giogo dei grandi proprietari semi.feudali e l'onnipo• tenza della Uniteti Frnit. CAIILOSGO~ZAU;z IUVEIU PUGLIA DISSOLUZJONE e dei commendatori, al cli fuori di ogni velleità rifornùstica e rivolu– zionaria. Questo compn·sl' benissimo l'on. democristiano Domenico Latanza, cx funzionario del ministero dell'Africa Orientale, il quale senza fisime ideo– logiche, eia uomo abile e senza scru– poli, fiutando il vento contrario alla D.C., puntò decisamente sulla gran– de alleanza di destra e passò armi ehiari ficatore che essa si assume in una situazibne i cui dolorosi aspetti sentimentali ne hanno fin qui confuso ogni essenziale linea– mento è, per gli aderenti alla tesi della spartizione, uno di quegli atti di coraggioso realismo che finiscono sempre per costituire un titolo di merito per il movimento politico che li faccia propri. Compito di un movimento poli– tico è infatti non già quello di sfornare per ogni singolo proble– ma una soluzione ideale, unica– mente ispirata a vedute di etica politica t formulata volutamente prescindendo dalla sua attuabilità, sibbene quello di ben adattare e logica e morale alla concreta realtà delle situazioni di modo che ne risulti, in ogni caso, una pratica indicazione sulla via da seguire. B. P. dei piedi • • p1att1 e bagagli al M.S.I., preferendo l'uo– vo della rielezione alla gallina della coerenza delle idee. Logicamente, nella situazione po– litica che si venne determinando nel mezzogiorno intorno al 1950, alla vigilia del primo turno delle ammi– nistrative, il Latanza, con la sua qualità di realismo politico, doveva guadagnare sempre più sul Manco, il quale continuava a sproloquiare contro la D.C. pretendendo di sfug– gire alla conclusione, che era l'al– leanza con i monarchici conservatori. Cosl si giunse alle elezioni politi– che del 1953, nelle quali il Manco e il Latanza furono ambedue candi– dati e il secondo risultò eletto dopo aver - sembra - fatto una guerra sleale al suo camerata di Brindisi. Questi subì una fortissima delusione e cominciò ad accusare il Latanza presso la DirezionP del M.S.I., for– nendo le prove della sua partecipa– zione al C.L.N. e dei suoi discorsi antifascisti del tempo - non molto remoto - in cui era ancora iscritto · alla D.C. La tensione divenne for– tissima. Contro ogni previsione, il Latan,rn riesce ad avere la meglio sul Manco e a provocare- un provvedimento del segretario Dc Marsanich, con cui il Manco veniva destituito dalla carica di federale, che deteneva ininterrot– tamente da sci anni; viene nomi– nato al suo posto un commissario, tale doti. Montino. Inutilmente una nota di ispirazione ufficiale ( « Gazzet– ta del Mez,ogiorno > del 4 gennaio) tenta di giustificare il provvedimento, come determinato « dai contrasti sul• l'atteggiamento da prendere in seno al Congresso Nazionale » (sic); una nota delle Federazione autonoma, CO· stituitasi in seguito alPintervento in• timidatorio della Direzione Naziona– le, chiarisce la situazione, senza veli o attenuanti diplomatici: « .... in realtà la decisione tanto grave devesi al!e accuse formulate dal Segretario Prov. di Brindisi a carico cli un noto parlamentare missino, proveniente da altro partito, accuse gravissime tali da rendere incompatibili l'attività di due esponenti politici nello stesso Partito>. Il parlamentare si è comunque ben difeso accusando di deviazionismo il Segretario. La Direzione « tentava dilazionare tanto importante accer– tamento, impedendo alla Fed. Prov. di Brindisi la partecipazione al Con– gresso Nazionale e le conseguenti gravi chiarificazioni in quella massi– na assise del Partito >. Si' giungeva al solito carnevale missino dei due Congressi, dopo che era fallito un intervento del nume missino pugliese on. Dc Marzio e quando il commissario Montino era stato impedito « ad entrare mate– rialmmte nei locali della sede pro– vinciale per essersi tempestivamente la sede prov. di Brindisi proclamata autonoma e quindi unanimemente solidale col comportamento del suo segretario prov. >. I due contemporanei congressi si tenevano, l'uno, nella federazione autonoma, a Brindisi, l'altro degli ortodossi, a Francavilla Fontana. A quest'ultimo partecipavano il parla– mentare Di Marzio e i rappresen• tanti di tre sezioni comunali.· Al primo i consiglieri comunali e pro• vinciali e i rappresentanti di 17 sezioni comunali. Solo nel primo, il non ufficiale, si assunse l'impegno « a proseguire sulla via già intra– presa per la conquista degli ideali sociali, nazionali e repubblicani, in contrasto con qualsiasi tentativo di imborghesimento del M.S.I. >. Ma l'impegno non riusci a far guadagnare al Manco la testa del Latanza, da lui accusato di oppor– tunismo e di corruzione, poiché l'ex clericale godeva, e gode, molta con– siderazione nelle alte sfere del M.S.I., dove prevalevano, e prcvatgono, idee di moderazione e l'intenzione dì estromettere e collocare ai margini del partito gli agitati e gli irrequieti, rome il Manco. Comunque il « deviazionismo> del Manco sarà conciliato. La massa dei componeriti la Federazione auto– noma finirà col premere perché si ristabilisca l'unità, magari con qual– che piccola soddisfazione di forma. Vulgus vult decipi 1 . Ma quello che non sarà più con– ciliato è l'entusiasmo dei giovani che, ineducati e delusi, avevano sc~mbiato il trasformismo dei Dc Marsanich ron la possibilità di un atteggiamen– to dinamico, penetrante e risolutivo in questa crisi costitutiva della de– mocrazia italiana; una cecisi, che induce a scambiare la lentezza per inerzia, l'inquietudine per turbolen• za, la grettezza e la disonestà dei molti per incapacità a costruire. Questi sbandati delle generazioni post-fasciste si trovano oggi di fron– te ad una alternativa ugualmentf' insoddisfacente. O accettare il possi• bilismo di De Marsanich, peggiore indubbiamente, anche per questi gio– vani, di qualsiasi altro trasformismo di gruppo democratico, e permaner~ in un unico movimento travagliato da perpetue crisi, o, per divisioni e suddivisioni spontanee, giungere ad estraniarsi dal processo neo-fascista che, come tutti i movimenti acritici cd articolati a posizioni di comodo, superate o qualunquistiche, non può che avere vita grama e torbida. Per noi il problema grave da po– stulare è appunto quello della riedu– cazione dei giovani, che vengono fuori, o sono già fuori, dagli impac– ci della esperienza neo-fascista. Essi ascoltano l'esposizione delle nostre idee come si trattasse di uomi– ni e cose del secolo passato; ed i migliori di essi volgono df'cisi verso il comunismo. Bisogna bloccare queste energie del paese nel momento della crisi, diver– samente diverranno energie irrecu• perabili al costume cd al rigore. democratico. Un problema, questo, che nel mezzogiorno ha un impressionante carattere di urgenza. Ignorarlo equi– vale ad assumersi la corresponsabilità della separazione sempre più netta fra una minoranza qualificata, sem• pre p1u minoranza e sempre più qualificata, di larga e sicura con– vinZione democratica e liberale, ed una maggioranza ineducata, sempre più maggioranza e sempre più ine– ducata, di antidemocratici per igno– ranza e per scempiaggine. BENIAMINOFl.~OCCHIARU 1 L'ottimo Patrono, al quale devo buona parte della nota sulla situa– zione brindisina, mi telefona che la <tabella» unitaria (quello delle « tabelle » è un dato fondamentale nello sviluppo politico d~l Sud) è riapparsa sui locali della federa– zione missina di Brindisi.

RkJQdWJsaXNoZXIy