Nuova Repubblica - anno II - n. 11 - 5 giugno 1954

2 diranno quel che avete da fare. Non c'è altro da dire ». Ma questo non imped1sce che le dimissioni conti– nuino, estendcndo~i anche a settori apparentemente non « toccati », qua– le quello della FUCI. Non si può sapere quante di queste saranno mantenute, ma il fatto solo che siano state date dimostra che per molti giovani di Az. Catt. le affer– mazioni, tante volte ripetute, sulla « dignità dell'uomo> non sono ri– maste semplici frasi. Perché non si rispetta la dignità dell'uomo ·ridipin– gendo di bianco e giallo la vecchia insegna del « credere, obbedire, com– battere >, e questi giovani se ne sono accorti. Bisogna dire però che la loro posizione è terribilmente diffi– cile. Gli iscritti all'Az. Catt. sono tutti, secondo la formula organizza– tiva alla quale abbiamo poco sopra accennato, controllati direttamente dagli assistenti ecclesiastici a partire dal circolo locale. t lecito credere che i « dimissionari > saranno presto messi da parte, e che ad essi sarà persino difficile rivolgere la parola pubblicamente ai loro antichi orga– nizzati. Un cronista dell'Unità, che probabilmente non ha una idea di che cosa sia l' Az. Catt., parlava di probabili secessioni (cd. romana del 22-4); nulla di questo si è prodotto né poteva prodursi. La questione, sul terreno organizzativo, è quindi chiusa. Le reazioni dell'opinione. t interessante dare un cenno di quelle che sono state k reazioni dei principali organi dell'opinione. li magno organo del conservatorismo italiano, il Corriere deila Sera, non ha perduto l'occasione di rallegrarsi per quanto era successo, e, con una faccia tosta invidiabile, ha dato ad intendere che Mario Rossi cd i suoi collaboratori volevano trascinare la chiesa sul terreno politico (articolo di P. Gentile del 29-4). t perfetta– mente comprensibile che certa gente tremi all'idea che i comitati civici perdano la loro efficienza: ma allora è lecito domandarsi che razza di <: liberali » sono quelli che sono più clericali degli stessi clericali. Invece una interpretazione fondamental– mente esatta ha dato sull'Unità (22-4) Enrico Berlinguer, ricordando che non si può porre il problema in termini di gioco politico. La posi– zione dei comunisti è però viziata dalla mania di tirar l'acqua al pro– prio mulino : nello stesso numero nel quale si prendono le difese dei dimissionari, condannando quindi la politica del Vaticano, si fa gran chiasso per alcune dichiarazioni di Pio XII contro le armi atomiche,- e le si addita all'attenzione di tutti i cattolici; ora, ci sembra difficile pre– dicare da una parte la resistenza e dall'altra l'obbedienza. Purtroppo, la politica dei partiti comunisti è sem– pre stata, in questo dopoguerra, quella di venire a patti con le ge– rarchie ècclesiastiche, riconoscendo ad esse una rappresentanza totale di tutti i fedeli. In Italia si ricorda l'atteggiamento dei comunisti a pro– posito dell'inclusione dei patti late– ranensi nella costituzione, ma questo fatto non è per niente isolato, e non deriva da un « opportunismo » di Togliatti, ma da una politica comu– ne a tutti i partiti comunisti euro– pei: basta pensare ai concordati sti– pulati nei paesi di democrazia popo– lare, nei quali si fa obbligo al clero di sostenere il nuovo regime. (Il fatto che esista una persecuzione contro gli elementi più fedeli a Roma non toglie niente alla validità del nostro assunto; rimane sempre la concezione di una chiesa come potenza temporale, fornita di diritti e di doveri nel settore politico). Ci rendiamo perfettamente conto che, da un punto di vista « realistico », questa può sembrare la strada mi– gliore. Ma però essa contraddice es– senzialmente a quella che è la impo– stazione moderna dei rapporti tra il religioso ed il politico. Per questo, malgrado l'atteggiamento di simpa– tia e di comprensione, non si può dire che da parte comunista siano state gettate le basi di un dialogo, oggi più che mai necessario, « cattolici » e « laici ». Invito a parlare tra Bisogna a questo punto introdurre una distinzione fondamentale, senza la quale sfugge il significato della situazione. Quando si parla di « cat– tolici » bisogna distinguere tra una gran parte della base, che è in ge– nere rimasta attaccata alle parole d'ordine confessionali, e con la quale quindi non si può sperare di entrare in contatto dall'esterno, e quel largo settore di dirigenti locali, cd in al– cuni casi anche nazionali, che si sono sinceramente sforzati di com– prendere la realtà dello stato 1epub– blicano. (E si può dire che quello che diciamo per l'Az. Catt. vale anche, con gli opportuni riaggiusta– menti, per la D. C.). Questi clementi hanno cercato di porsi il problema in termini ideologici: e non c'è dub– bio .che molte cose interessanti sono state scritte; se esse non hanno por– tato a quel risultato che sarebbe stato lecito aspettarsi, questo è do– vuto sia alla tendenza a rinchiu– dersi in piccoli gruppi, trascurando il lavoro di penetrazione nella massa, sia alla incapacità vera e propria di trarre tutte le conseguenze impli– cite nelle premesse. Si ha sempre davanti agli occhi l'esempio francese, ma ci si accontenta di ripetere che « questo in Italia non è possibile»; cd è evidente che, se non si tenta mai, no~ sarà mai possibile. Ora, con le buone intenzioni non si modi– fica una situazione; si potrebbe pa– radossalmente dire, usando l'espres– sione di un « eretico » di alcuni se– coli fa, che la parte più avanzata del movimento cattolico italiano ha preferito subire il male piuttosto che fare il bene. Che è quello che ac– cade anche oggi. Quando molti di– rigenti centrali rassegnano le dimis– sioni senza una parola di protesta, e si ritirano a vita privata, credono forse di rendere un ultimo servizio alla causa per la quale hanno lavo– rato per tanti anni? Fanno un gran– de favore a Gedda e a P. Lombardi. Nient'altro. Vorremmo che queste righe con– tribuissero a rompere quel muro di silenzio che si è riformato intorno all'Azione Cattolica. In uno stato democratico tutti hanno il diritto di interessarsi di quello che accade in una organizzazione che ha un peso politico così grande: non è indifferente sapere se si deve pen– sare che la intera chiesa italiana sia passata armi e bagagli a destra, o se si deve pensare che esistono ·anco– ra nuclei di cattolici decisi ad op– porsi a questa avventura. Esiste orw mai una esperienza abbastania co– spicua in merito ai rapporti tra la Chiesa e lo Stato. La chiesa può essere pienamente libera nella sua attività religiosa solo se lascia piena libertà politica ai propri fedeli. E questa libertà politica i fedeli devo– no sapersela conquistare, se neces– sario. Quando questa manca, le altre forze politiche potranno venire a NUOVA REPUBBLICA ... LETTERE DALL' AMERICA Mc Carthy al tramonto'? È passata e. sta passapdo, per gli Stati Uniti, una folata di panico. È il vento che in Emop!l aveva portato su Horthy e Mussulini : negli Stati Uniti ha portato su Mc Carthy né migliore né peggiore dei suoi confratelli eu.ropei. NEW-YORK, maggio 1954. N ON mancano avvenimenti, all'in– terno ed ali' estero, che interessi– no il pubblico americano : la vita sta diventando meno cara (e molti tirano sospiri di sollievo); la corsa alla disoccupazione è stata frenata; si co– minciano a delineare le possibilità di sostituire in novembre una maggioran– za parlamentare Democratica a quella Repubblicana; ci sono la Conferenza di Ginevra, la guerra d'Indocina, il neu– tralismo europeo ed asiatico; i primi contatti con la Cina maoista, ecc. Ep– pure al centro dell'attenzione del pub– blico come dei dirigenti c'è ancora - come lo è stato durante questi quattro ultimi anni - il senatore del Wiscon– sin. Occupa sempre la parte principale del firmamento, ma con una differen– za: l'astro di McCarthy è diventato opaco. Lo resterà? diventerà sempre più opaco? riacquisterà la sua luce bril– lante da astro di prima grandezza? Recentemente un noto scrittore; di cose politiche, il Reston, osservava che per la prima volta, in occasione dJ una grave crisi pròvocata dal movime~– to comunista in questo secondo òo poguerra, il pubblico americano s'inte ressa più a quello che succede a Washington che a quello che i comuni– sti di fuori stanno facendo: la Gre– cia nel '47, il poi aereo su Berlino nel '48, la vittoria di Mao nel '49, la guerra di Corea nel '50 erano state, anno per anno, al centro delle preo.:-– cupazioni americane. Adesso gli sguar– di, se non di tutti, dei più, si rivol– gono verso Washington non perché sia la càpitale ma perché è il teatro sulla cui scena agisce McCarthy. Ci sono i fautori del senatore (secondo Elmer taccarla e per limitare la stessa li– bertà religiosa. Queste cose sono ormai ovvie, e molti cattolici le sanno benissimo. Ed allora si deci– dano a rompere questo muro di pres– sioni e di ricatti spirituali, e soprat– tutto non tacciano! E non credano che l'intcres,c che'"' ad essi è portato da un settore della sinistra italiana sia dovuto esclusi– vamente a ragioni di politica contin– gente. Sappiamo benissimo che non . serve gran che indebolire per qual– che mese la macchina elettorale di Gedda. Quello che ci ha urtato è stata la pressione spirituale che ab– biamo visto esercitata ai loro danni, quel rifiuto di spiegazioni, quel ri– chiamo brutale all'obbedienza, quel– la a,utcntica violazione della libertà religiosa. t un'altra pagina di un capitolo triste nella storia del nostro paese : prima le persecuzioni ,contro le minoranze religiose non cattoliche, poi le pressioni contro quei gruppi più autenticamente religiosi che si rifiutano di confondere il loro cat– tolicesimo con la politica di una cricca reazionaria. Abbiamo prote– stato contro le prime, protestiamo contro le seconde. Ora che questi cattolici hanno provato direttamente che il clericalismo è il vero nemico Davis, autore di un be11-1eller anti– McCarthiano, un quinto della popola– zione); ci sono i nemici di McCarthy, meno numerosi probabilmente degli amici; ci sono i curiosi che stanno a vedere, che formano la maggioranza del pubblico, che applaudiranno il se– natore se trionfa, che lo insulteranno se fallisce. Amici, avversari e curiosi si servono della televisione, della radio e della stampa per sapere come sta procedendo il dibattito McCarthy-Eser– cito a Washington. Dulles è un estra– neo, un esule al quale è stato affidato l'ingrato incarico di fermare il mondo mentre si gonfia, o si sgonfia, il pallo– ne Mc.Carthy. Eisenhower è stato rele– gato anche lui ad un posto secondario. Tutto questo può sembrare strano a noi Europei. Eppure non dovremmo di– menticare le nostre esperienze di ven– ti, trent'anni fa. Allora c'era stata la rivoluzione russa, c'era l'attività - non sempre pacifica! -'- del Comintern. Una folata di panico si era diffusa per l'Europa: reazione bianca in Ungheria, reazione nera in Italia, più tardi altre reazioni, diverse in intensità ma simili nei fini, in Spagna, in Polon-ia, in Austria, i~ Germania ... Gli Americani allora ignoravano che esistesse l'Unio– ne Sovietica; sapevano che una volta c'era stata la Russia, che qualcosa di misterioso era successo nel 1917, che una grande frattura si era prodotta nella superficie terrestre e <1.vevafatto scomparire pianure, montagne, foreste, e deserti tra Mosca e Vladivostock. I pochi Americani che se la sentivano di guardare dentro la frattura, erano pieni di ammirazione per gli sforzi compiuti dai Sovietici per tirarsi su. Gli Americani non hanno scoperto il comunismo che dopo il 1945: la scoperta li ha spaventati non meno di quello che avesse spaventato una volta gli Europei dell'Europa occidentale e centrale. 1l passata e sta passando, per gli Stati Uniti, una folata di panico. Ed il vento che in Europa aveva por– tato su Horthy e Mussolini, Pilsudski e Dollfuss, che doveva più tardi gon– fiare le vele di Doriot, di Degrelle, di alcune dozzine di altri dittatori e aspi– ranti dittatori, negli Stati Uniti ha por– tato su McCarthy, né migliore né peg– giore dei suoi confratelli europei. elementi isolati in un corpo solo, do– tato di volontà e di cervello' Non bisogna credere che gli Ame– ricani (quelli che hanno a cuore la libertà, e sono la maggioranza) non si rendano conto del pericolo. Non è facile però eliminare dalla scena po– litica qualcuno che ha dietro di sé l'ap– poggio di una sezione considerevole del– l'opinione _pubblica - senza distinzione di classi -. Che succede della demo– crazia - ragionano gli Americani - se lo Stato interviene a reprimere un capo popolare? Occorre aspettare che si formi una corrente di opinione suffi– cientemente forte per resistere alla pres– sione esercitata dai fautori, amici ed ammiratori di McCarthy. E questo è quello che ora sta succedendo. Il Pre– sidente non è un Facta; è però un Presidente costituzionale che nòn può agire arbitrariamente contro un rappre– sentante legittimo della nazione. Nel Gabinetto del Presidente non ci sono amici di McCarthy; ma devono an– ch'essi ubbidire alle regole della pro– cedura costituzionale. • della loro religione, vorranno unirsi patti con la chiesa, farle, momenta- a noi nella lotta per la libertà di neamente, concessioni anche i npor- tutti? Gli Americani hanno probabilmente ragione quando mettono al secondo piano gli avvenimenti mondiali: quello che succederà a MacCarthy potrà avere un'importanza maggiore per l'avvenire dell'umanità che non quello che succe– de a Ginevra. Negli Stati Uniti, come in tutte le nazioni, ci sono i nemici della libertà: l'Inghilterra stessa ha avuto, ed ha, il suo Oswald Mosley, i suo Amery e Joyce; la Svizzera ha avuto il suo Oltramare che quindici anni. fa predicava a Ginevra per la nazificazione della vecchia Repubblica. Vi sono negli Stati Uniti i nazionali– sti integrali, gl'industriali dalla vista corta, i clericali, ·i razzisti e gli altri gruppi che per paura della dittatura di sinistra invocano la dittatura di destra. Non sono però organizzati; si tratta di individui; forse sono milioni di individui; ma finora sono stati inca– paci di azione collettiva. McCarthy co– minciava a riunirli. Potrà però il se– natore trasformare una moltitudine di Finché McCarthy si contentay_a di prendersela con i comunisti, nemici della costituzione, avversari dichiarati della democrazia quale gli Americani la intendono, non era facile attaccarlo. Durante gli ultimi mesi i suoi amici, per fortuna, hanno scope~to il fianco del senatore. C è stato un piccolo in– cidente con le forze armate; McCarthy ha avuto parole dure per un generale il cui record, da qualunque. punto di vista, è al disopra di qualsiasi rimpro– vero. L'intera classe militare si è agi– tata e ha deciso di non voler più sentir parlare di McCarthy. L'erro~e è stato compiuto d:i. un giovane appe– na ventisettenne, certo Roy Cohn, una di quelle persone brillanti alle quali l'eccesso d'intelligenza fa a volte per– der di vista la realtà. Un altro gio– vane, della medesima età, certo Buckley, ha compiuto un altro errore. Finora il maccarthysmo era stato un movimen– to più che un·organizzazione; ra.ppre– sentava un'aspirazione ma non aveva un programma. Buckley, dotato non meno di Cohn di un'intelligenza bril– lante, ha scritto un libro per fornire a McCarthy una filosofia politica e con la filosofia un programma; l'ha fatto combinando Civiltà Ca110/ica con l'eco– nomista von Mises. Dal libro si dedu– ceva che per combattere con successo il comunismo occorreva eliminare ciò che aveva permesso al comunismo di svilupparsi: cioè la libertà. li discor– so era vecchio per gli Europei: i co– munisti per eliminare il capitalismo attaccano in primo luogo la libertà che ha permesso al capitalismo di svilup– parsi; i fascisti per eliminare il comu– nismo hanno anch'essi rivolto il loro odio in primo luogo alla libertà. Per gli Americani era un discorso nuovo; ma era anche un discorso chiaro. Es– sc-ndo chiaro è' stato possibile per pa– recchi Americani di giungere alla con– clusione che l'anti-comunismo di Mc– Carthy non vale di più del comunismo, che l'uno è incompatibile con la liber– tà quasi quanto l'altro. 1l così che l'astro del junio,- senato,. •ha incomin– ciato ad impallidire. tanti, ma finiranno sempre per at- CLAUDIO CEU MAX S.lLVADORI B1b 10 e aG oB neo

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