Nuova Repubblica - anno II - n. 2 - 20 gennaio 1954

2 (conti,il'az·o ie cla 1 t, l" paoi1ui) la G.F.E. deve esprimere quadri pro– pri, relativi ad una propria esperienza politica. Originalità dell'azione G.F.E. significa che la sua linea politica non deve risultare da un equilibrio mec– canico tra le pressioni dei diversi par– titi, ma dalla dinamica di una pro– pria originale impostazione politica. La G.F.E. deve acquistare una fisio– nomia propria e la sua azione deve essere rigorosamente cd unicamente europeista, al suo interno non devo– no riprodursi correnti esterne, essa 11011 deve esser campo di battaglia per lo scontro dei partiti. Perciò il ecarattere della G.F.E. dovrà essere unitariof"'llssorbendo e convogliando · iùn1""p"recisa impostazione di lavoro le differenze sezionali e locali (il che e Ja"'conaizronì?=pc,rché ir suo lavoro abbia successo politico) c. riducendo le pressioni e le minacce alla propria autonomia. Definire una linea di rinnovamento organizzativo della G.F.E. non è possibile senza toccare alcune questio– ni generali. t evidente che mobili– tare in campo giovanile persone, grup– pi, interessi cli studio e politici at– torno all'ideale europeo significa at– tenuare quella che è stata spesso una passività dell'azione federalista: lo stretto condizionamento all'iniziativa cl~i governi, facendo da « claque » quando essa si produce cd elevando mozioni di protesta in sua assenza. L'azione per l'Europa ha un ambito più vasto: in particolare, non è op– portuno evitare la discussione su nes– sun problema politico connesso alla realizzazione federale. t evidente clic l'azione elci giovani federalisti non è rivolta all'Europa socialista, o all'Eu– ropa cattolica, o a quella liberale, ma a creare la democrazia europea. La formula « democrazia europea » non è un compromesso neutrale tra diver– si modi di concepire l'Europa, ma la dimensione necessaria in cui si inse– riscono le diverse· scelte politiche. Es– sa iridica la posizione cli combattimen– to della democrazia, il suo proporsi come iniziativa, il passaggio dalla fase del ristagno nazionale a quella del– l'espansione europea. Esigenza di rinnnva– mento organizzativ(! Quanto detto sopra rende necessa– rie alcune modifiche di struttura. Il loro senso generale è che la attuale chiusura organizzativa della G.F.E. deve aprirsi e superarsi in una inizia. tiva politica. Risultano perciò neces– sari i centri e le « équipes » di stu– dio, l'azione differenziata nella scuo– la, nell'Università, nei sindacati, nel– le diverse organizzazioni. Ma sarebbe un errore voler superare la chiusura organizzativa creando nella G.F.E. organizzazioni di settore, che ne ri– produrrebbero l'equivoco. Occorre piuttosto che, attraverso precise im– postazioni ed incarichi cli attività il lavoro di raccolta finora effettùato nella G.F.E. dia luogo alla forma– zione di quadri federalisti, occorre individuare alcune zone di più imme– diata pressione della G.F.E. cd or– ganizzarvi un lavoro differenziato. La figura e la preponderanza attuale del Segretario.Nazionale dovranno essere disperse nella Giunta e nel Comitato, facendo sì che la Giunta partecipi ve– ramente nel lavoro esecutivo ed il Comitato esprima effettivamente e collegialmente una direzione politica. La condizione per esprimere dalla ba– se nuovi quadri è dar luogo a precisi incarichi di lavc;,ro, e coordinarli sul piano nazionale in attività. Nella Giunta si rende perciò necessaria una definizione di competenze, coordina– te dal Segretario Nazionale (esteri, stampa - con un giornale diffuso a tutti i giovani fcderaiisti - centri studio, azione sindacale, ccc.). Quan– to all'abbassamento dei limiti di età, richiesto dal M.F.E., i limiti eccessivi in cui esso è proposto isterilirebbero la G.F.E. ancora una volta ad orga– nizzazione di proselitismo, e d'altra parte non arricchirebbero il M.F.E. di nuovi dirigenti. Per i rapporti con il M.F.E., la saldatura deve essere sempre più stretta, salvo quanto de– riva dall'originalità dell'azione della G.F.E. e dal suo carattere di orga– nizzazione autonoma rispetto al M.F.E. Gli indirizzi sopra esposti sono cli carattere generale, e non possono esprimere che la nuova direzione del– l'azione giovanile federalista, le sue impostazioni di democrazia giovanile, di democrazia europea. Il compito di arricchirli, e di definire i partico– l~ri, spetta al Congresso Nazionale. B b io e G NUOVA REPUBBLICA ATTUALITÀ DI UN DOCUMENTO Q UANDO circa due mesi fa alcuni giovani federalisti si riunirono a Firenze per discutere, in vista del II Congresso Nazionale, i problemi più urgenti ed importanti dell'organizzazio– ne alla quale appartenevano, nessuno di loro avrebbe certamente potuto pre– vedere che questo II Congresso si dovesse chiudere sotto il segno della divisione. Al di sopra di ogni posizione frazio– nistica, essi sentirono il bisogno, pro– prio in forza di quella adesione effettiva che essi avevano dato alla Gioventù Federalista, di esaminare l'azione lino allora svolta, le sue deficienze e la sua carenza politica, cercando di prospet– tare, nel documento di « Iniziativa Fe– deralista», quell'esigenza di rinnova– mento profondo nei metodi e nell'impo– stazione di lavoro avvertita da molti. Orbene, in pieno svolgimento delle assemblee, la Segreteria uscente, nella persona di Sergio Pedani, si sentì in dovere di rivolger loro l'accusa di frazionismo e di manovre interpartiti– che, con una circolare diretta a tutte le sezioni il cui tono e contenuto è servito se non altro a mettere in ri– lievo la insensibilità e la imprepara– zione di certi nostri dirigenti. Molti di noi compresero allora come ad un Congresso vitale, aperto ad un serio dibattito intorno ai problemi che maggiormente interessavano l'organiz– zazione, si preferisse da parte di certi gruppi, un Congresso privo di signi– ficato, ridotto al semplice ruolo di avvicendamento ai posti direttivi. « Iniziativa Federalista» alla cui for– mulazione parteciparono giovani di esperienze politiche diverse e giovani estranei alla vita dei partit'i, voleva in– nanzi tutto essere un contributo costrut– tivo per il futuro della G.F.E., una piattaforma comune, una base di di– scussione per il Congresso nazionale. Aper~a quindi a chiunque insieme a noi avvertisse l'esigenza cli rinnovamento nella struttura e nella funzione dell'or– ganizzazione giovanile del Movimento Federalista. Questo lo spirito del documento nel quale molti giovani federalisti in sede precongressuale videro il primo originale tentativo cli dare un volto nuovo all'azione che la Gioventù Fede– ralista è chiamata a svolgere nel quadro delle forze giovanili politiche del no– stro Paese. « Iniziativa Federalista » poneva al– l'attenzione del Congresso, quali pro• blemi di inderogabile soluzione: 1) la formazione di una effettiva coscienza europea dei giovani, attra– verso un intenso lavoro di studio alle soluzioni dei problemi nazionali nella visione europea. La creazione di cen– tri studi e di éq11ipes di studio costi– tuivano, secondo « Iniziativa Federali– sta », gli strumenti migliori per inse– rire i giovani nel vivo dei problemi; 2) l'autonomia dell'organizzazione giovanile, attraverso una costante azio– ne di caratterizzazione della sua azione politica nel campo giovanile. A tal pro– posito abbiamo sempre ritenuto estre– mamente dannoso per la Gioventù Fe– deral,ista, una linea politica che fosse la risultante di pressioni da parte dei partiti, perché solo con una sua impo– stazione sarebbe stata possibile l'ade– sione di molti giovani estranei alla vita dei partiti; 3) il rinnovamento organizzativo per la formazione di nuovi quadri, su– perando quella fase di chiusura orga– nizzativa che aveva lino allora carat– terizzato gran parte dell'attività della Gioventù Federalista con un'azione dif– ferenziata a seconda degli ambienti 111 cui ~ssa è impegnata ad agire. B1 n o Questi in sintesi i punti principali sui quali il documento intendeva ri– chiamare J'attenzione del congresso, in quanto problemi comuni a tutta I' or• ganizzazione. Il Congresso invece ha rifiutato que– sta impostazione per un dibattito aper– to a tutti i delegati, senza peraltto ., prospettare altre soluzioni od altri pro– blemi;, chiuso fin dall'inizio alla di– scussione nell'intenzione e do cli alcuni precisi gruppi. Ad essi, cioè al gruppo e, g,ovao, d.c. e-dei-giovani -republ51icarTi;-non esitiamo un momento ad addossare la responsabilità di aver deliberatamente voluto far cadere nel vuoto queste nostre istanze, di evitare su di esse la discussione in sed; cli Congresso con unl partecipazione effettiva, al di là delle semplici parole, dei giovani più qualificati. Tutto questo non ci ha del resto sorpreso; è servito soltanto a confer– mare la sensazione avuta alla vigilia, di trovarci ormai di fronte ad un Congresso determinato dal di fuori. A questi gruppi va quindi tutta la responsabilità della crisi prodottasi in sede di congresso e che, culminata con l'abbandono dei lavori da parte dei de– legati di « Iniziativa Federalista » ha visto l'astensione dalle votazioni' per gli organi direttivi di almeno un ter– zo dei delegati. In questo crediamo soprattutto di e;– sere rimasti fedeli allo spirito cli « In:– ziativa Federalista » che non è mai stata espressione di gruppi o di inte– ressi particolari. Le conclusioni di questo congresso con il quale si è voluto mettere de– liberatamente al bando la parte più at– tiva e cosciente clella Gioventù Feder•• lista ci inducono a trarre alcune con– clusioni. In primo luogo la validità delle critiche e delle istanze mosse da « Iniziativa Federalista » per quante ri– guarda la preparazione e formazione dei giovani federalisti. I lavori ciel Congresso hanno, infatti, dimostrato in maniera inequivocabile dove conduce l'organizzazione « pura >>, avulsa dal– l'azione politica, per la quale si è sem– pre battuta la Segreteria nazion;le; si deve proprio a questa impostazione di lavoro se la maggioranza del Congres– so non è stata capace di avvertire l'importanza dei problemi sottoposti alla sua attemione. Per questi motivi noi riteniamo an– cora attuale il documento con il quale ci siamo presentati al Congresso. Na– sce quindi un impegno preciso per ciascuno di noi, al di là dell'occasio– ne congressuale, · per suscitare I' interes– se, la discussione e quindi l'adesione in ogni sezione della G.F.E. intorno alla linea da esso espressa. Ed è un impegno questo che ci de– riva, non tanto come federalisti, quanto come giovani che hanno coscienza dei problemi dell'organizzazione alla qua– le con entusiasmo hanno dato la loCJ adesione e la loro attività. Né crediamo sia il caso di sottovalu– tare un aspetto certamente positivo di questo congresso: Tessersi creato in– torno a queste istanze, intorno a que– ste idee un gruppo di discrete propor– zioni, che è stato capace di portare lino alle estreme conseguenze quel- 1' esigenza di rinnovamento che vuole essere prima di tutto forma,ione di CO· stume e di educazione politica. Abbiamo detto, non è il caso di sot– tovalutare: perché molte volte è da gruppi siffatti che ci si può attendere qualcosa di veramente positivo. GUN (IARLO C.\IIIILLONI VIAREGGIO CARNEVALE FASCISTA ARLAVA da un'ora, muovendo il l ) mento aguzzo sul collo corto, la testa era coperta da un pelo lanoso di color giallo, le spalle larghe poggiavano su un busto lunghissimo, la distanza fra i glutei e i piedi era minima. « La vita e la morte, l'istinto t la natura sono nelle mani di una gerar– chia di audaci. Che giova la riflessio– ne: disincantiamoci dal contingente. Potere, potete, il magico dominio che si conquista a mitragliatrici, come fece Lenin, o a catapulte, come conseguì il Magno Alessandro. Politica delle can– noniere, ferro e non oro: un buon ba– stone è una buona ragione. E le por– pore, i diademi, gli scettri, i manti imperiali attendono i frenetici, non i pigri. Così a Roma, così a Bisanzio. Teodora, imperatrice-prostituta. che ri– scattò un impero con il sesso, Cleopa– tra regina d'Egitto, maliarda maliosa vinta da un serpe, Semiramis la mi– steriosa, Didone discinta e procace, Arianna e il filo, Elena e la mela: dove siete voi donne della mitologia e della storia, dove siete Lucrezia Borgia, « Nicchia » di Castiglione, Anna Bolena, Giuditta l'ebrea, regina di Saba, Madama di Pompa11our, fein– mine di fuoco e di veleni, voragini di lussuria, pozzi di libidine, schiave d'amore ma regine di uomini: conqui– stat{ici sempre. Da voi l'esempio, a noi l'apprenderlo. Azione, azione, non vane quisquilie riflessive: atti di uo– mini e donne; quelli con la forza dominatrice, queste con l'intrigo lusin– gatore, né giova confondere le parti. Mai un invertito ha conseguito un mondo, mai una frigida ha dominato la scena: scompare Greta Garbo, con le sue carni fredde, avanza Lollobri– gida dalle tenere ciccine. L'Italia vin– ce sempre». Queste frasi sono di un fascista, giovane penalista di Partinico (Sici– lia),. che ha già fatto le sue prove nella pretura locale ed esprime i suoi concetti al congresso viareggino del M.S.I. I congressisti lo ascoltavano giu– bilanti. Il meno cod'ciso di LUI, ma più fiorito, ormai le future fortune del partito hanno trovato una voce: « Sen– z'ali non S•i vola, senza canto non si domina », commentano i delegati in platea. Più che una destra, un centro. una sinistra, al 1'f.l.S. occorre un vat<:: forse a Viareggio ne hanno trovato uno. Domando il nome del giovane oratore: « Pallotino, Pallottino, Bul– lettino, non lo sappiamo, non impor– ta: è il Fascisla Ignoto » mi ri– spondono." Non tutti i fascisti sono al teatro Eden a seguire i lavori del congresso. Alcuni sono al cimitero di Viareggio: là fra le tombe, un gruppo di fascisti medita: disdegnano le croci t,lebee e stanno raccolti intorno a una grande lapide bianca. Mi spiegano che non sono lì a ritrovare le memorie di ca– merati defunti, ma a ritemprarsi lo spirito presso le urne dei trap_assati. anche non fascisti, anche antifascisti. Non fu all'ombra de! sepolcri _che ri– fiorì il neofascismo, quando negli anni « ormai lontanissimi del 45-46 » ( co– sì li chiamano) i fascisti scelsero i ci– miteri come sedi delle loro riunioni clandestine? Altri gruppi sono nei caffè della passeggiata e nelle trattorie della dar– sena. Bevono, cantano, berciano, bal– lano. Da una porta chiusa di un lo– cale si sentono a tratti le loro voci: « M(, la mitrr1glit1tricenon la lascio ». Entriamo dentro. Una ventina ,li uomini dall'aspetto studiatamente tru– ce sono seduti .accanto alle « maledet– te» del M.S.I. Le maestrine in orbace nero e camicetta candida sono tutte passate alla D.C.; al movimento so– ciale sono rimaste soltanto le intran– sigcntissime, libere nei costumi e spre– giudicate nei modi. Uomini e donne mi salutano con un triplice << a noi». « Camerata » - « Non sono came• rata » - « Nemico allora? » - « 1 e– mico » - « Leale? » - « Abbastan– za » - « Vieni, biondo, balliamo un tanghino ». Le ultime parole appar– tengono a una trentenne bruna di Voghera, già operaia in uno spoletti– ficio, poi ausiliaria della banda Koch. Porta un impermeabile militare a mac– chie marroni su fondo verde, dolce ricordo di un S.S.-scelto, ricevuto in dono su un fienile, che non è lecito togliersi quando si balla con un « sov– versivo>>. li congresso si concluse senza vinti né vincitori. La destra voleva l'Impe– ro) la sinistra la socializzazione del– !'industria zuccheriera, iJ centro la par– tecipazione al governo con Fanfani. Alla fine si misero d'accordo, visto che fra le varie correnti non esistev,1 una vera divergenza di propositi e che tutti gli obbiettivi si potevano · conseguire contemporaneamente. Il pro– babile che le prossime elezioni veda– no dimezzati i suffragi dell'M.S.l., ma tale previsione non li sgomenta. Marceranno su Roma e dichiareranno guerra agli inglesi anche senza il conforto della pseudo-democrazia po– polare. FILIPPO HANCJINI

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