Nuova Repubblica - anno II - n. 2 - 20 gennaio 1954

8 ---------- --- -- NUOVA REPUBBLICA _________________________ __,___ Pre11de.Faceva pe,-1a1110 dirhiarare 1op– preJJo /'inugname1110di S1oriadel C,·i- 11i111ie1i1110 e revorato /'inrariro al prof. Go11ne1. LIBRI E PROBLEMI PLAUSI e botte ~ Chi si lmnelllerà a11cortI r/elln JC(lf· '" me111orit1 degli itt1lia11i? P. proprio di questi giorni 1111 caso di 111e111orit1 roJÌ le/lare da far Ì111•idù1 agli J/eJJi nnzifauiJti che t'it•ono e 1·esI0110 pa11- 11i ( borghe,i, per o,·a, i11 allna di .r1imloni ed orbare) 11elParlame,110i1a– lia110. A Sf/11Remo, d11ra111e l /eJJe rMJa/izie, il proprier,,,.io dell'H61el de PariJ, bmrhé aveue ra111ere dispo11ib1- li, si è 1·ifi11Jatodi ospitare ,dome /1erso11e,se111plice111e111e / e,·rhé q11es1e ,ùpoua'etftmo ai nomi di Piperno, Pa– via, ecc., di chiara origine ebraica. Una rarDg1w, dunque, q11e110 noslro pa– triottico f/lbergatore che 111a11da a dor– mire su un,1 panchina (e co11q11e11i freddi polari{) il proprio prossimo? Non dfremmo. Tullo anzi ftt pre111111e– ·re rhe, se fosse dipeso dt1 /11i, 1111 al- 11·0,,/foggio lo avrebbe 1ro11a10 ai ri– rhiede111i: 1111 alloggio q11alsif/sis'i11- 1e11de(da p,·ornrarsi rome ai bei /em– pi, ro11 """ semplire 1ele/011ata)ma 1111 alloggio: 1111 campo di co11re1111•,1111e1110, ad esempio, ro11relaJin r<1111ere a gas. Se ciò 11011 è sia/o possibile, siamo gi11- 11i, non è rolpa rna. P. la nequizia dei tempi. Tullo 1110,i11i·ece, il merito di ricordare e di <111er ie1111na10 q11ellt1 111en1ali1tì e quei 111e1odi che già i ,e,·vi fauiJJi vollero prendere in pre11ito dai padroni naziJti, per scrivere 1111 1 a/1ra e, foru, la f,irì 1•ergog1101a pagiua della loro 11oria. Ci riJparmiamo di 10110/ineare il ral'lll/ere odio10 di 1opra/fazione rle– rirale rhe è in quei/a deci1ione, I falli parlano 1e11za11eceuità di rom- 111e111i e, del reJJo, a/Jri o,·g1111i di J/ampa e /' Auociazione per la Liber– Jà del/" C11!1111·a, a r11i Nuova Re– pubblica 1i assoria piename111e,hanno già proJeJ/ato per q11eJJa1111ova ,,io/a– zio11edella liberlà religio1a, che 1•iene 11 111e110111are g a1·e111e111e anche la li– bertà d'imeg11a111enlo. Noi 1•oglia1110 fa– " 10/1,u110qt1fllche ossermzio11e J11gli J/rauichi /,o/emici rhe -10110seg11ùi e rhe reJlf///0 1111/oraaper1i. Alludiamo alla polemira fra l.11igi Sa/11atorellie il Rellore dell'U11i1•er1itàdi Messina, 011. Martino. Al Sa/11"1orellirhe de– n1111ciat'a il grave fallo sul Mondo, ,ùpondera il 22 dicembre uor10, 111/– /0 s1es10 sellimanale, 1 1 011.J.iarlino con 1111a lei/era in mi affermava, fra /'al– rro, rhe il Senato Arrademico aveva « ,empliremente rilevato rhe /'i11it11zio- 11edi q11e110 inieg11a111e1110 romplemen– Jare (11orit1del Cri1tia11e1i1110) era in sopra111i11111el'o 1·i!pe110al mauimo co11- 1e111i10 dt1! nosrro o,·di11ame1110 » é i11- 11ita11a pertanto la Ftuo//lt a « 111oti1 1 a– re la propria p,-eredente deliberazio– ne». Ora, appena q11allrogior11idopo, 1111/a Voce Repubblicana del 24 di– rembre, il prof. Luigi Gambi 1i i11cari– rava di prendere in ca11ag11a il .Magni– fico Re11ore osservando rhe 11011 em af/f/llO vero che /'iJ1it11zio11e del/'i11- ,eg11amen10del/,, S10,-ia del CriJJia11e– Ji1110foue in 1opra1111umero. « Nella deliberazione urilla - dichiarava il prof. Gambi - in cui 1•e11i11a in1 1 ilata la Faco/Jà a rhiarÌl'e le ragioni della ue/Ja e del ronferimenlo di 11/c11ne ma– ferie ro111ple111en1ari, i,uegna/e per la prim(I voba, non 1i pm·la11aper nien– te di 1opra1i11umero. Il maggiore è un rosso ~ Si rarro11/ache nel /11gliodel '46, in orra1io11e delle lmllalive per la for111azio11e del governo, alla richie,Ja di alc1111iparlame111ari 1orialiJ1i di assegnare il Mi11iJ1erodell'I11mzio11ea 11nlaico, /'on. De Ga1peri ,ùpondn– Je ironicamente eh' egli 11011 si era mai 1og11a10 d'affidare quel dica1Jero a 1111 pre/e. Faceva il finlo 101110, e11ide111e– me111e,/ 1 011.De Ga1peri, e 1111 po' di 1pirilo a b11011111erca10,be11 1ape11do, egli per primo, che nel 11om·o bealo pae1e 11011 è indiJpe11Jt1bilei11a'ouare /'abi10 1a/f/re per godere della men1a– li1à di 11n /,rete. Ciò è staio dimo- 11,ato i11 quesli 11/Jimi111111i, da t1J1a ra1e11adi falli, 11no pi,ì chiarificatore e probante del/'a/Jro, Ul1i1110, ma for,e non pi,ì 11ltimù1i1110,quello avve111110 11epp11re d11eme1i /" a Messir,a, 11ella /aco/Jà di lei/ere di quella U11iver1ità. Lo ,·iau11111iamobrevemenle. Dopo 111 1 er deciso di istiiuire 1111 in– ca,·iro di 11oria del CriJJù111e1imo, il Co111igliodella Faco/Jàdi Lei/ere della U11iver1ità sopraddella ro111ta1ò, in una 1ed11tt1del 24 1101•embre1cor10, rhe /'rmiro che avesse do111a11da10 /aie in– rariro, eiibendo 1111 diploma di libera dorenza in S1oria del CriJ1ia11e1imo, era il prof. Gio,,anni Go11ne1di Roma, e deriJe all'unanimità di ro11/erirglielo. Erano pre1e111i a q11e11a 1ed111a q11allro 111 rinq11e dei 1i1olari della facol1à: erti assmte virever1a il padre Giacon della Compagnia di Geuì, Jitolare di Sioria della Filo10/ia. Q11eJ1iarrivò a Messina il 27 novembre, ed e11emò il proprio rammariro per il ronferime1110 di 1111 i,uarico del genere t1d 1111 prole– s1a111e, rome il Go11ne1.Gli /11 /allo osserr,are rhe rma faro/Jà la quale tre anni prima aveva aperto le porte ad 1111 Cernita, in nome della liberlà della c11/11uanon do11e,·a mel/ere 01taroli oggi per 1111Riformalo. Ma ecro rhe il 28 11ovembre il Sena/o Aaademiro invita la Facoltà, rorr 1111a lei/era del ReJJore, on. MarJù10, a motivare con– t•e11ie11tementeed esaurienlemcnte le ragioni della 1rel1a e del conferime,110 delle n1101,emaJerie ro111pleme111ari. Se– rona'a ron1,orazio11edel Co111iglio di FacoiJà, da cui è nuovameute aJJenle il padre Giaro11. In q11e11"111101•a se– drna, 1e11111a il 30 no,•embre, il pre1ide della Farolt,ì, prof. Catalano, ed 1111 a/110 pro/eJJ01·edirhia1'll1'a110 rhe, pur riconouendo l'indubbio merito scienti– firo del Gon11e1. rite11em110 i11111ile, an– zi da,11101010; incarico di storia del Cri11ia11eiimo,q1111/ora t1f/ida10 ad 1111 ara110/iro, e 1·ota11anoJJerciò la ,·e11oct1 della deciJio11edel 24 11or,e111bre. A/Jri d11ero111po11e111i dellt1 Fflco/Jà,i111·ece, i prof/. Ruggero Mouali ,, Luigi Ga111bi, 1011eneva110euere iniquo re1 1 orare una deri1io11e già pre1t1 11//'11n:111imiltì, rn ba1e a puri mor·e1111 ronfessionali. Al che il Pre,id, riJpo11d,111, dra11icamen– l# rh1, lro11andosi la FarolJà divi,a, CONdue ,,01i favoret•oli , d11eronlra,·i, don,,a ritener,i deri1iro il rolo del E i11/a11i non si potevfl pa,·lame per– ch; ro11 /'inrm-iro di S1oria del Cri- 11itme1imo non 1i sor111011tt1va ber nul– la il 1111merorome111ito dali'ordi11a- 111en10 della ftl(o/Jà. A ron/ermare riò 1/a il fallo che, negli 11/Jimi 111in111i della 1ed111adel Con1iglio di Farol– tà del 30 novembre, il Prnide dirhia– rt111ache - i,, ieg11ito alla revora dell'i111eg11a111e1110 di S1oria del Cri– s1itme1i1110 - ert1 di11e1111/o libero 1111 pouo di i11rariro, per raggi11ngel'e ,I massimo di udici, co111e111i10 d"lle di1/101izioni in vigore. E quel po110 (ro11 l'inrariro di i111egna111e,l10 di Fi– lologifl Bizm11i11a) f II asugnalo, 111in– vito del Pre1ide, "d 11110 dei due mem– bri della Faroltà rhe avevfl 110/alonel– la medeiima 1ed111a per l'abolizione di Sloria del Cri11ianeii1110 ». Co11cl11Jio11e? La la1cia1110al /eJ– Jore, osser11a11do 10/0 che il cavillo giu– ridiro dietro il a11ale invariabilmen– te i 11011ricleri~ali gi,wificano le lo,·o 1opraf/azio11i, q11e1111 volta non regge. For,e /1errhé 1e ne è 1ervito 1111 liberttle e la Liberlà, /radila da 1111 teJJeralo, h11 11011110 111bito vendirar- 1i? Certo è rhe 1iamo di /roll/e a 1111pun1ello marcio, a 1111chiodo ar– r11ggi11ito, a 11na - diriamolo chiaro e fondo - 111euhi11a bugia. Mentre la ve– rità rimane q11es1a:che Senato Aaa– demico e Co111igliodi Facoltà 1i 1ono piegali all'ingiu11zio11e a'i Padre Giaron, e 11n membro della Farol1à ne ha trailo anche, immediatame111e, la ri– rompe111aadeguata. Ad maiorem Dei gloriam. ""'111 dito nell'occhio è 1111a riviJta da camel'tl: 1111tipo, per iruenderri, di quelle già pre1erlla/e dai Gobbi. P. una riviJJa rhe 1i lauia vedere: 1111 po' intel/igenle e 1111 po' banale, 1111 po' diverlen1e e un po' noio1a, un po' raf/i11a1a e un po' groJJolana, e 1110/101110/10co1111miJ1irt1, o per dir 11uglio 1ovie1ica, ron q1Mnlo di pram– matica vi ri accompt1g11a.Merita 1en– z'altro 1111 « /1/a11so » per il quadretto di vila americana che una ·voce fuori rampo ro111111e111a - dopo rhe 11111i i per1onaggi 1i son falli fuori fra/er- 11ame11te a rel'olt 1 era/e - con una fa– mola fra,e di Lincol,,, i1111eggia,ue alla libera demorrazia 11111erirana. Il dito degli al/lori della rivÌJtf/ - rhe pi,ì 1pesso "" tt infilar1i !!,oliardiramenle nel //alo - q11e11.r vo/111non 1baglia mirt1: s' in/ ila e1allmne11te ue/1 1 ocrhio 1 e - per essere preciJi - nel/'oahio . de11ro. Co,uigliamo 10/0 di a,,er r11ra, 1n u,m proJSima rappre1e11Jazio11e, an– rhe del/'orrhio, per dir co1ì, 1i11i11ro: al/orti i nostri plau1i creJceranno, e con giu11a ragione, perché 1arà Janlo di guadagnato i11.obie11ivi1à t 1pirito demorralico .' o o .. E già stato notato Ja altri come la Spagna rappresenti nel con– certo della politica europea un elemento di dissonanza, e talvolta qua si un enigma; il suo sviluppo storicc. infatti, le sue crisi non coincidono con quelle degli altri stati nazionali europei, ma le seguono o le precedono di gran lunga a seconda dei casi. Mentre la Spagna ufficiale, quella dei sovrani, dei preti e dei generali rappresenta di fronte alle strutture sta– tali dell'Europa contemporanea il Me– dio Evo, la' Spagna del popolo invece, quella che insorge {ma sempre invano, purtroppo!) contro l'oppressione, anti– cipa nelle forme della lotta, nelle isti– tuzioni rivoluzionarie e nei suoi con– trasti, le esperienze successi"e degli altri popoli.· Fu ad esempio la Spagna che - nello scuotere il giogo napoleonico - insegnò agli altri popoli la tecnica della guerriglia, quella tecnica che sarà poi imitata ed attuata in Russia ed in Prussia, non solo per istinto del– le masse popolari, ma con la consa– pevolezza dei teorici militari, primo fra tutti il von Clausewitz 1 • Ma è soprattutto la storia dell'in– dipendenza italiana che trae vigore ed ispirazione dalle insurrezioni spagnole. I primi tentativi ed i primi moti ita– liani fra il 1815 e il 1831 sono tutti più o meno capeggiati da ufficiali del disciolto esercito napoleonico, che cer– cano di attuare in Italia proprio quel sistema di lotta, la cui vitalità essi stessi avevano sperimentato, pur mi– litando nelle file degli oppressori. E così tutti i successivi moti, fino alla prima guerra d'indipendenza eb– bero quasi sempre come nucleo orga– nizzatore gli emigrati che dopo il '21 e dopo il '31 avevano fatto la loro esperienza nelle milizie costituzionali della Spagna e del Portogallo. Sarebbe un libro interessante a scri– versi quello che narrasse gli eroismi ed i sacrifici sofferti dagli ufficiali e dai carbonari emigrati, militanti nelle varie colonne e legioni italiane, e che nello stesso tempo determinasse le esperienze politiche, che l'un· popolo. trasmise all'altro insieme a quelle del– la tecnica insurrezionale. Basterà ri– cordare l'importanza che assunse agli occhi degli italiani durante il primo Risorgimento la costituzione di Cadi– ce del 1812. Tali rapporti continuarono ad eser– citarsi più o meno intensamente fino al giorno d'oggi, stimolati forse dal fatto che in entrambi i paesi la rea– zione si avvale dell'apparato clericale e della superstizione delle masse con– tadine. Con la differenza che nella seconda metà del secolo XIX gli intermediari fra i due paesi non sono più i libe– rali, ma gli anarchici, collegati fra loro nell'azione e nel pensiero. Aldo Garosci infatti ci racconta che una delle raccomandazioni più valide per Carlo Rosselli, allorché si presentò ai capi rivoluzionari di Barcellona nel 1936, fu il fatto d'essere fratello del– l'autore di « Mazzini e Bakounine » 2 • Così anche quando Franco con l'aiuto della.legione straniera, dei marocchini, dei fascisti italiani e dei nazisti tede– schi, fece el levanlrtmi11110nacional contro il governo repubblicano, che bene o male stava av\'iando la Spagna verso le: forme di un governo <ltmo– cratico moderno - quando Franco iniziò dall'Africa la guerra civile, gli italiani della colonna « G. L. », se• guendo la tradizione risorgimental~, furono i primi ad accorrere in aiuto al popolo fratello, in lotta contro i fascisti sul frontè catalano. La storia dell'impresa giellista è sta– ta narrata con ampiezza di dettagli nella citata opera del Garosci; come pure le imprese gloriose del Ballaglio– ne Ga,-ib:1/di, che successivamente in– tervenne alla guerra sul fronte di Ma– drid, ci sono state raccontate dal suo IFR&l\lVESVO IFAIJS'Ì'O l\llTl'I Il maggiore è un rosso Edizione Avanti, 1953 comandante Randolfo Pacciardi in un libro 3 scritto con vivacità, non priva di una moderata ostentazione perso– nale, che (alludiamo alla vivacità) non sospettavamo nel nostro ex ministro della guerra. Ed alla guerra di Spagna si riferisce anche questo libro di Francesco Fausto Nitti, che inizia la- Collana del Gflllo nelle Edizioni Ava,11i, collana che 'vor– rebbe avviare una letteratura meno calligrafica, ma più attuale e più n contatto con la realtà umana. Il Nitti infatti non ci dà la stori.1 o la cronaca degli avvenimenti cui prese parte dal 1937 al 1938 (lino al congedo dei volontari stranieri dalle file repubblicane) come ufficiale di una unità combattente spagnola sul fronte catalano, ma ci offre una rielabora– zione letteraria della sua esperienza iberica; e ne viene fuori un libro gu– stoso, del quale alcune pagine rima11 gano impresse nella memoria. Del resto sapevamo che l'autore ha una particolare disposizione per scritti di questo genere: anche l'evasione dal– l'isola di Lipari, dove era confinato, di cui fu protagonista insieme a Carlo Rosselli e a Emilio Lussu, fu magistralmente narrata dal Nitti ed ebbe un enorme successo soprattutto in Inghilterra; successo di pubblico che superò gli scritti analoghi degli altri due suoi compagni, forse appunto per questa vena letteraria, che trasforma il documento palpitante di drammatica attualità in una pagina più seren,1. scritta con gusto e con un certo senso d'arte e d'artificio. nel miglior senso della parola. Noi crediamo all'utilità di libri siffatti, perché è attraverso opere di questo genere che l'antifascismo do, vrebbe riuscire a creare quel collo– quio con i giovani e con la grande massa del pubblico italiano. che da tempo si desidera. Non siamo tanto pessimisti da cr dere che ~olo i Mosca, i Guareschi, i I.onganesi sappiano scri,·ere in mo<Ìll da interessare. gli italiani: questo libro di Fausto Nitti ce ne dovrebbe dare una conferma. Oltre alla pagina piana e sentita, quello che piace nell'autore, è la mo• desiia, per cui i fatti non vengono svisati o esagerati, per cui la su• stessa persona passa in seconda linea, onde fare risaltare gli umili comp"- 11ero1. gli anardiiti CJ.talani con i loro difetti ed i loro pr~gi enormi. Difficilmente si potranno dimenti• care la descrizione di una macchiettJ come « lrìa bien », oppure le pagine che na.rrano la difesa di q1101a133. Quello su cui non possiamo anda– re d'accordo col Nitti è la conclusion~ politica della sua presentazione. Egli afferma che oggi « appare sempre p,~ evidente che gli Stati Uniti (nei con· fronti della dittatura franchista) vanno sempre più sostituendosi alla Germa– nia di Hitler ». Anche noi crcd i amo d1e sia una grave macchia per la politica degli alleati il loro contegno nei confronti delÌa Spagna fascista. Ma la conci u– sion e del Nitti è troppo semplicistic.i e troppo unilaterale. La Francia del Fronte popolare e l'Inghilterra di Chamberlain, hann,, assai più colpa nella vittoria di Franco, che non gli Stati Uniti. Ta_pto più che il Nitti poi soggiunge: « Perfin,, negli Stati Uniti l'acquisto di Frane" ha suscitato vive reazioni. li New York W orld Telegram scrive ... ». Già! ma è proprio questo perfino che ci dimostra come anche oltre Atlantico ci sono dei democratici che la pensano come noi. Non è forse un fatto di grande importanza che a que– sta gente - almeno per ora - si offra la possibilità di esprimere la propria opinione e di diventare do– mani maggioranza governativa? Ma questa disgressione non tocc,1 il merito sostanziale del libro di Fau– sto Nitti, che, come abbiamo già det– to, è un bel libro, scritto bene e pieno di cose interessanti. Vorremmo soltanto che ci venisse spiegata una cosa: sul rovescio del– la copertina, nella nota biografica del l'autore c'è scritto che egli « con Ros– selli e I.ussu. fu tra i fondatori del Par1ito d'Azione, dal quale si staccò nel 1937 per entrare nel Pari/lo So– ciali11a ». Se questo è vero, ci spie– ghiamo tante cose, visto che il Par– lito d'Azione era travagliato dalle scis– sioni prima ancora di nascere! CJAllLO PllANOOVICD I AJcxander Abu.sc.h, Storia della Cenno– . ,1ia moderna. [inaudi, 1951. pag. 108. 2 Aldo Ca-rosei. La t·ila di Carlo Rof– J«lli. Firenze, 194~ 1 voi. li, pag. 178. 3 Rando!fo Paccia1di 1 Il /Jat1n1lione Cn– ril,oldi. Roma. 1945. NUOVA REPUBBLI fll/lNDICINAl,8 POl,ITICe Es« il 5 • il20 ii opi - iutto opid pqioe Comitato Direuioo: ,.cmm - T. COOIGNOU - I. GREPPI - P.VITTDRELLI Se&retario di redaaione: G.FAYATI Redasio111t Flnme, Piuza delta Libutl 15 (50,998) Amm inidroaione: Fittme, Pluu Iodipeod<nu, 29 (%2.0SB) Abb. annuo (Italia e Francia): L. 850, semestrale L. 450 1 trimestrale L. 250 (Estero, rispettivamente, 1100, 600, 300). Abb. sostenitore: L. 5000. Sottoscrizione mensile: L. 200. Un numero ordinario: L. 35 (Estero, 45) Un numero al'l°ctrato: L. 40 (Estero, 55) Un'annata arretrata: L. 1000 (Estero, 1200) e/e poatale S/6261 (Lo Nuoo• I,alia) Firense Autorlu. dtl lrlb. •1 FlrtflH ft. 171 ffl 80-12-18&2 Stabilimenti tipolitografici Vallecchl Firenze, Viale dei Mille, 90 Il !sponsabile: 1'riJJa110Codignola

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