Nuova Repubblica - anno I - n. 14 - 20 luglio 1953

2 NUOVA REPUBBLICA '- A IT T OD A I! E Epuro:,ilone nelle blblloteehe dell'IJ.S.I.S., sotto la folle pres– sione di HeUartlay-Elsenhower Invita alla prudenza, poi fa marcia ln1lletro • Sul roato, In Estremo Oriente, l testi proibiti l L caso del e book-burning >, dei libri inviati al rogo, o dell'auto– dafè dei libri pro ibiti come si sarebbe detto da noi una volta, sta scuotendo fino alle fondamenta in questo momento il principio della li– bertà d'opinione negli Stati Uniti. t vero che non si condannano al rogo i libri proibiti in generale, come fa– ceva l'Inquisizione e come fece il na– zismo, ma si comincia con l'esclu– derli dalle biblioteche americane al– l'estero, e poi non si sa bene dove si andrà a finire. Da un'inchiesta svolta dal New York Times (nel numero del 22 giugno 1953 della sua edizione ame– ricana, pagine l e 8), con il conc0r– so dei suoi corrispondenti in venti capitali straniere, risulta che il Dipar– timento di Stato americano ha man– dato almeno sci circolari alle biblio– teche americane all'estero, dall'avven– to al potere del nuovo governo re– pubblicano, fra il 19 febbraio e il 21 giugno (secondo fonti più recenti le circolari sarebbero undici), mettendo esplicitamente all'indice sedici scrit– tori sospetti di simpatie comuniste (diventati già diciotto) e definendo le categorie cli libri che vanno tolte da– gli scalfali delle biblioteche ameri– cane all'estero. La nuova politica del Dipartimento di Stato in fatto di biblioteche si è ricani, la stessa circolare afferma che « il materiale prodotto dai comunisti. e dai loro agenti o simpatizzanti va adoperato con grande cautela e solo quando persone responsabili lo giu– dichino uno strumento efficace - uno strumento indiscutibilmente effi– cace - per mettere in contraddizione il comunismo internazionale con le sue proprie parole, per mettere in luce le sue falsità e per confutare le sue dottrine >. Questa cura per la precisione deriva dal fatto che il se– natore McCarthy aveva fatto licen– ziare dai servizi radiofonici della « Voce dell'America> alcuni dei lo– ro più noti commentatori, specie nel servizio francese, perché si erano serviti, nella loro propaganda antico– munista, di testi comunisti, onde di– mostrare che il comunismo aveva torto. Una circolare ulteriore, del 28 aprile 1953, precisa che vanno riti– rati senz'altro gli scritti di tutti gli autori che si sono rifiutati di de– porre davanti alle varie Commissioni parlamentari d'inchiesta adducendo a pretesto il V 0 emendamento della Costituzione -americana, che afferma che un teste non è obbligato a for– nire informazioni contro se stesso. Specificando la direttiva, una circo– lare del 13 maggio 1953 ordina il ritiro immediato dalla circolazione delle opere degli scrittori che si era– no rifiutati di presentarsi davanti al– la Commissione presieduta dal sen. Joseph R. McCarthy. e Dragon's Tecth > di Upton Sin– clair, premio Pulitzer 1943, e perfino le opere dell'economista svedese Gunnar Myrdal, capo della Commis– sione economica per l'Europa delle Nazioni Unite. A Berlino è stato messo al bando Jean-Paul Sartre. A Buenos Aires l'opera autobiografica di Whittakcr Chambers, e Witness >, nella quale coatui spiega come abban– donò il partito comunista e la rete di spionaggio comunista e diventò il principale informatore del FBI contro i suoi compagni di una volta, è anch'essa stata tolta dalla circola– zione; come pure un'antologia deHo « humor > americano, perché curata da autore sospetto nel passato cli tendenze comuniste, Edwin Scaver. A Berlino, le opere pregevoli, sul, comunismo e sulla Russia, del gior– nalista Walter Duranty, sono state ritirate dalla circolazione nonostante questi non manifesti nessuna simpa– tia per il comunismo. E in generale sono state ritirate tutte le opere sulla storia del popolo ebraico e quelle che esprimevano critiche all'indiriz– zo della politica americana in Estre– mo Oriente, come quelle di Agncs Smedley, Kcnneth Scott Latourcttc, Annalcc Jacoby e Walter Whitc, nonché del giornalista Edgar Snow sulla Russia. Perfino gli scritti della direttrice delle ottime pubblicazioni della e Foreign Policy Association >, Vera Michclcs Dean, sono stati cen– surati. E non è sfuggito al rogo, in qualche parte, nonostante l'ornoni• mia, lo storico Foster Rhca Dullcs, del quale le edizioni di « Comuni– tà > hanno rcccnlemcnte pubblicato in traduzione italiana la storia del movimento operaio americano. Fra i colpiti, infine, vi ~ anche il segretario per l'Europa del Y.M.C.A., Paul B. Anderson. Il Presidente Eisenhower aveva ammonito in giugno, in un discorso pronunciato a Dartmouth, a « non unirsi a chi manda i libri al rogo::;; ma poi, in una conferenza stampa, avCva fatto marcia indietro, ammet– tendo che sarebbe sciocco per un govcfno propagare una lcttc-ratura che propugna il suo rovesciamento e che lo State Departmwt potc,·a anche bruciare quei libri se gli fa– ceva comodo. Ora, temendo il ridicolo suscitato dall'esclusione di libri per bambini e di romanzi gialli, solo perché scritti da autori sospetti di simpatie comu– niste, lo State Department ha sco– perto che la legge del 1949, che isti– tuisce il piano in base al quale ope– rano le biblioteche americane all'este– ro, limita le loro attività alla dif– fusione di < notizie sugli Stati Uniti, sul loro popolo e sulla loro politica > e che quindi i romanzi gialli non debbono necessariamente essere mes– si a disposizione del pubblico curioso cli cose americane. La American Library Association ha probabilmente messo il dito sulla piaga quando, occupandosi della que– stione, ha approvato una mozione sul– la e libertà di leggere >, nella quale sottolinea che il caso dell'autodafè nelle biblioteche americane all'estero deriva da un'ampia tendenza in tut– to il paese nel ammettere la censura e la soppressione di libri, tendenza che può essere frenata o incoraggiata, almeno in parte, dal modo in cui il governo americano risolverà final– mente i problemi fondamentali mes– si in discussione dalla polemica sulle biblioteche dello State Department americano alJ'estcro. l'AOLO l'IT'TOltELU La libertà non ,leve piovere dai santi del ciclo, ma sca– turire dalle viscere dei popoli. Chi vuole altrimenti è nemico dello libertà. I sedici scrittori dei quali il Di– partimento di Stato ha ordinato esplicitamente la censura sono: J a– mcs S. Allen [noto come Sol Auer– bach ], già redattore del giornale co– munista Daily Worker, Millen Brand, romanziere e scrittore di soggetti ci– nematografici, Helen Goldfrank [no– ta anche come Helen Kay e Helen Kolodny], scrittrice di libri per bam– bini, della quale si è ritirato dalla circolazione, per esempio a Vienna, un libro dal titolo e Appie Pie for Lcwis > [Torta di mele per Luigi], William Gropper, artista e pittore d'affreschi, Julius H. Hlavaty, pro– fessore di matematica, Lawrcnce K. Rosingcr, specialista di questioni del– l'Estremo Oriente, Morris U. Schap– pes, Bernhard J. Stcrn, professore di sociologia e scrittore su argomenti di medicina sociale, Gene Wcltfish, già professore di antropologia, tutti accusati di essersi giovati del v 0 emendamento della Costituzione ame– ricana per rifiutare di. comparire da– vanti a commissioni d'inchiesta, co– me recentemente consigliava di fare lo stesso Einstein a tutti gli scien– ziati americani; fra gli esclusi vi sono anche il romanziere Howard Fast, autore di romanzi storici, lo scrit– tore Dashncl Hammett, autore di ro– manzi gialli e lo scrittore William Marx Mandell, rei di vilipendio a commissioni d'inchiesta del Congres– so; e infine l'ex segretario generale del partito comunista americano Earl Browder, l'ex condirettore di e Mas– scs > e di c. Mainstream >, Herbert Apthekcr, e i professori universitari Donald Henderson e Philip S. Fener, accusati nel passato di attività sov– versive. VEDERE A FONDO NELL'UNITÀ EUROPEA CARLO CATIANEO delineata sotto la pressione del scu. Joseph R. McCarthy, il quale ha fat– to isoezionare eia due suoi agenti tut– te le biblioteche americane all'estero, giungendo alla conclusione che al– meno 30.000 volumi dei due milioni contenuti in queste biblioteche sono scritti da comunisti o da filocomu– nisti e che quindi vanno tolti dalla circolazione. Il Dipartimento di Stato è venuto incontro ai desideri del grande in– quisitore americano, spesso preceden– doli, e le sue istruzioni sono state applicate in taluni casi cop tanta fretta che a Tokio, per esempio, e forse anche a Sydney e Singapore, i libri tolti dalla circolazione sono sta– ti addirittura arsi sul rogo. Il 15 giugno il Segretario di Stato Foster Dulles ammetteva del resto che al– meno undici opere erano state bru– ciate, pur avendo egli mandato la direttiva di metterle per il momento solo in deposito fino a ulteriori istru– zioni (Circolare del 15 maggio 1953). La circolare ciel Dipartimento di Stato del I7 marzo 1953, che indica le categorie di opere da ritirare dal– la circolazione, afferma che vanno colpiti « tutti gli autori comunisti, qualunque pubblicazione che propa– ghi continuamente propaganda comu– nista o materiale discutibile confe– rente indebita importanza a persona– lità comuniste e a loro giudizi >. In guisa di precisazione, la . circolare prosegue: e agli effetti dell'applica– zione di tale direttiva, gli scrittori che seguono in maniera palese la linea comunista e che fanno parte di organizzazioni del fronte comuni– sta saranno considerati comunisti e le loro opere messe al bando >. La circolare del I7 marzo si oc– cupa d'altra parte anche dei perio– dici e ordina il ritiro dalla circola– zione di « ogni singolo numero con– tenente qualunque materiale nocivo agli obbiettivi degli Stati Uniti ... I periodici che pubblichino in modo ripetuto propaganda comunista in– ternazionale non hanno posto nel pro– gramma e non possono essere utiliz– zati::;_ Passando infine al materiale stam– pato del quale hanno il diritto di valersi i servizi d'informazione ame- Dall'inchiesta del New York Ti– mes risulta che molti altri scrittori sono stati esclusi da singQle bibliote– che perché ritenuti pericolosi a giu– dizio del direttore della biblioteca: da quella di Bombay sono state esclu– se le opere « Washington Witch Hunt >. [La caccia alle streghe di W.] di Bert Andrews, capo della re– dazione di Washington del grande giornale repubblicano New York He– rald Tribune, già consigliere del Vice Presidente Nixon alla Commissione senatoriale per le attività anti-ame– ricane nell'inchiesta sul ~caso Hiss; < Mission to Moscow > dell'ex amba– sciatore Joseph Davies, tradotto an– che in Italiano; « Union New> del federalista Clarence Streit; < Rising Wind >, opera della fine del secolo scorso dell'esponente anticomunista negro Walter White. Dalla biblioteca americana di Bel– grado sono state ritirate le opere .. lln federalismo colonialista? R iprendendo la discussionr. sulla federazione europea, intendia– mo non mantenerci sul piano di scelte astratte, bensì accettare senz'altro il terreno dei fatti e delle concrete iniziative in corso: e ciò an– che per chiarire le linee di politica internazionale del nostro Movimento. In questo articolo, tratteremo dunque il problema dei popoli coloniali che dipendono da una potenza europea. Nel « Projct de Traité portant Sta– tut dc la Communauté Européen– ne >, approvato a Strasburgo dal- 1' Assemblea ad hoc il IO marzo 1953, agli articoli 15, 90 e IOI si dice che la Francia ha diritto ad un nu– mero determinato di deputati in rap– presentanza dei suoi dipartimenti e territori d'oltre mare (art. 15), che la comunità europea può conchiudere accordi con uno stato d'oltre mare, se questo è unito da legami costitu– zionali con uno stato membro (art. 90), ed infine che le leggi, le rac– comandazioni e tutte le altre deci– sioni della comunità, come i trattati da essa conchiusi, non si applicano ai territori non europei che alle con– dizioni di adattamento determinate dallo stato membro da cui di pendo– no (art. 101). Ora, molti onesti federalisti leg– geranno questi articoli con quel cor– tese disintere,se con il quale leggono gli altri. Senza rendersi conto che viene sanzionato un fatto gravissi– mo: la costituenda comunità euro– pea si rende con essi garante del mantenimento delfimpero f,ancese in Africa ed in Asia, impero contro il quale da anni le popolazioni colo– niali si battono. Sono lontani i tempi nei quali la formula dell'Union fran– çaise sembrava destinata ad affratel– lare i popoli della Francia con quel– li della Tunisia o dell'Indocina; le speranze ed i tentativi di modificare i rapporti politici ed economici, por– tandoli dal piano colonialistico a quello federativo, sono falliti: in Francia nessllno si fa più illusioni sull'argom.ento, a,iche se gli interes– si dei banchieri e lo sciovinismo dei militari e degli uomini politici sono troppo forti per permettere che si prenda atto di questa situazione. E con una i11differenza - che ra– senta l'incoscienza - si stabilisce del– le sorti di queste popolazioni, pre– supponendo che siano felici di en– trare a far parte della c9munità europea! E si stabilisce che questi territori possono ricevere le leggi del– Ja Comunitd Europea, nei limiti che lo stato da cui dipendono riterrà opportuni! Ma, insomma, i diritti dell'uomo e le libertà fondamentali delle quali si parla diffusamente in tutto il progetto di statuto, si appli– cano o no ai territori non europei? Ed è conformemente a questi diritti ed a queste libertà che sono acca– duti i fatti di Casablanca ed i ra– strellamenti di Capo Bon, che cen– tinaia di uomini politici africani so– no tenuti in c~rcere o al domicilio coatto, che in Indocina si fa abbon– dante uso di bombe al napalm, e vengono usati vecchi arnesi dei giap– ponesi (e l'imperatore> Bao Dai) e di Hitler (migliaia ,li militi delle SS, attualmente Legionnaircs, quindi difensori della civiltà occidentale)? Ma, si dirà, che c'entra tutto que– sto con la Comunità Europea? Pro– babilmente u11 benpensantA, uno di quelli che 110n mettono in dubbio la assolutezza della « civiltà occi– dentale,, penserà che quei « selvag– gi> non pesa110 sulla bilancia. politi– ca. Ma noi, che vogliamo tracciare Le linee di una politica internazio– nale socialista, dobbiamo avere il co– raggio di dire che accettiamo l'euro• peismo solo in quanto non contrasti col nostro internazionalismo. Nulla sarebbe più assurdo che rl creqre dal nulla uno sciovinismo europeo; e quando M. A. Rollier scrive che < l'avvento dell'Unione Federa/e Europea deve significare per l'Europa la fine della ragion di stato, o meglio la sua sostituzione con la ragione federale > (Stati nili d'Europa, Milano 1950, pag. 87), noi dobbiamo rispondergli chiara– mente che non vogliamo sapere né della ragion di stato né della ragio11e ,Ii un supe~stalo, si chiami esso pure federazione europea. Lavorare p_er– ché cessino le diffidenze e i contrasti tra gli stati d'Europa, i•a benissimo; ma a patto che ~on siamo complici della violenza esercitata su quelli che hanno la ventura di non essere nati europei. Cam.bierebbe qualche cosa se gli indocinesi, invece di essere fu– cilati in nome dell'Union françaisc, lo fossero in nome della comunità europea? li compito che abbiamo di fronte non è evidentemente facile;~ bisogna ricom.inci~re da capo tld occuparsi della quest.ione europea. Tutti i pro– getti di federazio11e europea hanno preso alla leggera il probfema del quale ci occupiamo, perché si po– nevano da un punto di vista SBmp/i– cemente conservatore. Conservatore della civiltà europea, senza tener con– to che la civiltà europea è un pezzo da museo archeologico se non è ri• solutame11te diretta dai pri11cipi, che oggi non spno più europei che afri– cani, dell'uguaglianza e della libertà. E se l'Europa 11011vuole rispettare questi principi, allora non è da di– fendersi, ma da distruggersi. Bisogna evitare di commettere il solito errore, di pensare di risolvere questi problemi con una formula af– frettata o con una unificazione più affrettata ancora. Nella relazione po– litica del Conveg110 di Firenze è sta– to ripetutamente affermato che il compito del nostro movimento è quel– lo di elaborare una politica, sulla quale sia possibile una discussione ed un accordo di tutte Le forze so– cialiste. Lo stesso obiettivo dobbiamo tenere presente nel uttore interna– zio11ale. Senza negare niente a prio– ri, e senza lasciarci trascinare dalla smania di fare in fretta, ria/fermiam.> chiaramente che una sola condizione noi poniamo alla comu11.ità europea, la condizione che sia una comunita di uomini liberi, senza oppressi né oppressori. Prendiamo contatto con quei gruppi e con quelle correnti di opinione che, fuori di Italia, si tro– vano sulle nostre posizioni: gruppi ,di intellettuali e gruppi di antichi re– sistenti e di sindacalisti. Il movimento per l'Europa unita è stato ormai corrotto dai governi: bisogna cercare di riunire tutte l~ forze che, non negando aprioristica– me11te la Comunità europea, si ri– fiutano di riconoscere i loro ideali nelle macchinose costruzioni degli Stati Maggiori e delle Alte Autorità: le forze che legano insieme la riuni– ficazione dell'Europa ed il rinnova– mento dell'Europa, le uniche che pos– sono avere un avvenire. CLAODIO CESA

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