Nuova Repubblica - anno I - n. 14 - 20 luglio 1953

L. 35 - Spe4l&ton• In abbon&m•nto poetale (Gruppo IIJ .A pagg. B ,, 't : Inchieste e doollnténtl ilùJ/i America latina T~ _, ..-, .. ,,. . . ,~-:.~. "' ~ 'I ~1,;(l\'A llt:l'l'IH;LI(:,\ ..i.:;. Cla•..dioCooa Vin Cenobio 1 tJOVARA Anno I • N. 14 QUINDICINALE POLITICO Firenze - 20 Luglio 1953 l'. VITTORELl,I: Autoclal6 (p, 2) - c. CESA: Un fcderolismo colonialista! (p\J,g. 2) - Il conoruso della S.F.I.O. (pag. S) - P. BIANCONI: Cariche di polizia por gli a.ffa– matl di Piombino (pag. 3) - P. PAVOLI:-11: L'uomo dol pascoli tranquilli (P· 4) - V. ALllA: Demagogia pretoriana (p. 6) - O. GONZALES IU\'EHA: Una lotta sei• vBil{la (pp. 6 e 7) - JOllN DEWEV: Economia totalitaria e democrazia (p. 7). SOMMARIO NULLA DI NUOVO SOTTO IL SOLE ' difficile dire che l'onorevole E De Gasperi abbia formato ,m govemo, e ciò indipendente– mente dall'accoglienza eh' esso tro– verà in Parlamento. Diremo che ha formato un gabinetto, cioè ha scelto un certo numero di uomini per ricoprire un certo numero di cariche ministeriali, in attesa che le condizioni consentano la forma– zione d'un governo. Bisogna riconoscere al Presiden– te del Consiglio una sua tenace volontà montanara di non darsi per vinto, di perpetuare una for– mula di governo d1e gli sta a cuore: ma il vinto del 7 giugno è precisamente l' on. De Gas peri, e per quanto egli c~rchi d1 1,d· scondere sotto un fitto strato di cortine fumogene i risultati della azione elettorale, le rovine ci so– no e sarà difficile ricostruire su di esse il vecchio edificio. Tutto lo sforzo di De Gasperi è stato quello di rifiutare sostanzialmen– te il verdetto delle urne e di ri– costituire il vecchio fronte: assi– curatosi subito l'appoggio dei re– pubblicani, è andato cercando, in una curiosa altalena, quello dei li– berali e dei socialdemocratici, non soltanto e non tanto per poter contare su una maggioranza, quan– to per ricostituire uno schiera– mento, che il paese ha chiaramente condannato. La composizione dell'ottavo Ga– binetto è precisamente l' espressio– ne di questo stato d'animo, di questa volontà centrista ( cioè equi– voca, paralizzante, compromisso– ria) che ha animato De Gasperi in questa sua nuova fatica. Fermi restando i pilastri della politica di bilancio e d'investimenti (Pel– la, Vanoni, Campilli), ferma re– stando la vicepresidenza Piccioni, i fatti più salienti sono: la so– stituzione di Scelba con Fanfani agli Interni, l'eliminazione di Zoli e di Segni, la sostituizione di quest'ultimo con Bettiol all'Istru– zione, il passaggio di Gonella dal partito della Giustizia, l'assegnazio– ne dell'Agricoltura a Salomone, il rientro di Togni. Che significato politico hanno queste designazioni? Sembra evi– dente che il Presidente ha cercato, di volta m volta, di assicurarsi le simpatie di un settore parla– mentare: con il naturale risultato di avere scontentato tutti, e di avere creato una formazione nella palese incapacità di governare. La sostituzione di Scelba è un'offerta non soltanto ai monarchici ( come dice la stampa comunista) ma an– che alle sinistre: a torto o a ra– gione, Scelba personificava una po– litica angusta e gretta di polizia, ma era anche un antifascista; sa– crificandolo, si è certamente voluto distendere i rapporti con le de– stre filofasciste, ma anche con le sinistre, che più avevano avuto a dolersi in questi anni dei metodi di forza instaurati da Scelba. Que– sta spiegazione è confermata dalla scelta di fanfani, che non ha il passato antifascista di Scelba, e d'al– tronde inaugurerà certamente un tono più distensivo e colloquiale nella condotta dell'Interno. Ma egli non sarà da meno di Scelba 111 una LvS'1, nel valc,,i ùi uu punto così nevralgico per fare al- 1'interno dello Stato una stretta politica di partito, così nei rap– porti con le prefetture, come so– prattutto nel settore dell'assisten– za pubblica. L'eliminazione di Zoli e di Se– gni non è un sintomo confortmte: l'uno e l'altro, pur con molte de– ficienze, avevano dimostrato di possedere una concezione della condotta governativa abbastanza di– staccata dal partito; Zoli in par– ticolare non aveva fatto male alla Giustizia, sia per la sua compe– tenza specifica, che per un concet– to ben delimitato delle sue fun– zioni : e gli va dato anche il me– rito di alcuni provvedimenti po– sitivi in materia di an1ministra– zione carceraria. Ma il sintomo di– venta grave osservando le perso– nalità dei loro successori. Bettiol, se è docente di diritto penale, è però estraneo ai problemi vivi della nostra scuola, problemi per molti aspetti ormai cancrenosi. Do– po la disastrosa amministrazione Gonella, l'esperimento Segni era stato salutato con un sospiro di sollievo, ma si era poi rivelat0 fiacco e privo di ogni mordente. Con Bettiol, ritorniamo al peg- . gio. fra tutti i parlamentari demo– cristiani, egli è certamente tra i più faziosi, tra i più ciecamente e violentemente clericali. Sceglie– re proprio lui a governare un set– tore tanto delicato (settore in cui la rivolta anti democristiana è par– ticolarmente diffusa), è espressione insieme della pressione vaticana sulle scelte del Presidente, e di una grave incoscienza di quest'ul– tiir.o. Quanto alla Giustizia, che dire? Il criterio di affidare i dica– steri non in base alle competenze ed alle capacità, ma in base a valutazioni interne di partito e di cricca, era stato amp,amente ap– plicato da Mussolini : rancamente, non ci sembra che in questo caso De Gasperi sia stato da meno di lui. Dopo l'esperimento Gonella all'Istruzione, er~ sperabile che non si pensasse più di portare a un dicastero un uomo, il cui carat– tere, i cui legami vaticaneschi, la cui intelligenza unilaterale assolu– tamente incapace di liberarsi dal complesso clericale, rnppresentano una vera iattura al governo dello stato. E, nientedimeno, gli si è affidato il dicastero della Giusti– zia, del quale Gonelb non ha la più lontana competenza, e che esi– ge quanti altri mai 1,nezza, deli– ~~tczu, \ igik ,cu,JPI..-.Jfa legge, capacità di resistere ad ogni pres– sione interessata : qualità che non sembrano propriamente quell~ del neo-ministro! Con questa nomin:1., De Gasperi riuscirà certamente a creare negli ambienti forensi e giudiziari quello stesso sdegno dw determinò la politica di Gonella negli ambienti scolastici. Curiosa contraddizione, determi– nata evidentemente dalla volontà di mantenere un governo a « dou– ble face » di fronte al Parlamento, è poi la nomina a ministri di Salomone e di Togni contempo– raneamente. Il primo è noto per il suo atteggiamento riformista, manifestato in modo concreto nel– la precedente legislatura; il secon– do è altrettanto noto per uno spi– rito ferocemente reazionario, per le sue collusioni con la destra economica, per i suoi vaneggia– menti antipopolari, che chiunque l'abbia ascoltato in un comizio po– trà ricordare. De Gasperi eviden– temente pensa che si servirà dei Salamone per ottenere, in determi– nate condizioni, l'appoggio delle sinistre; e dei Togni per ottenere, in altre condizioni, quello delle destre. Quanto poi questo calcolo tenga conto delle esigenze fun– zionali e politiche di un governo il lettore lo giudichi da sé. Gabinetto, dunque, di corta vi– ta. Anche ammesso eh' esso ot– tenga la maggioranza grazie alla astensione di alcuni gruppi parla– mentari, il primo scontro serio su un provvedimento di legge de– terminerà indubbiamente la cri– si. E non è del tutto escluso che questo sia nei reconditi fini del Presidente, per affrettare una nuo– va consultazione elettorale. Non è qui il luo– go e il caso di esa- (seoue in S• pa.g.) RASSEG~E: Punto contro punto ( ,,. 4) - Taccuino doli' economista, di Gino IA=alto <f· •I) - 15 giorni nel mondo, di Paolo Vittorelli (p .• ~) - Lavoro o sindllCl\tl (p. 5) - Catechismo spagnolo (I>. 5) - Posta del direttore (p. S) - SpcccWo della stampa, dJ Franco Rawl (P, 8). Incontro di capi partigiani in alta montagna (il terzo a destra è Dante Livio Bianco) . LUTTO DELLA RESISTE Credevamo che i lulli della Re– sistenza fossero finiti, che il conto cosi ulto dei nostri caduti fosse or• n1ai chiuso, e, pensundo a loro, guurdnvamo ai sopruvvissuti, ud alcuni sopravvissuti, con la gioia un po' triste di chi sa che ha per• duto tanto, forse il n1cglio, nrn che una parte del buono, e forse an– che del megljo è vivo, lavora, lot– ta, non cede, resiste e combatte per gli stessi ideali, con la stessa forza. Uno di questi uo1nini, quel– lo che ancora oggi, o altimè an– cora ieri, incarnava forse più di tutti gli altri lo spirito di <1uel ten1po era Dante Livio Bianco. Un uo1no che faceva pensare u una roccia, u una colonna che nulla può sn1uovcrc, che la rovina di tante cose e l'iinputridirsi di tante altre lasciava intatto, ancora più visibile e fermo, in1n1agine e real– tà della Resistenza. L'uomo delJe n1igliori formazioni purtigiane ita– liane (lo ha detto Purri nel com– mosso saluto sulla bara delJ'estin– to, scusandosi con gli altri compa– gni, lo possian10 dire unche noi), l'uomo delle montagne del Cu– neese, l'aniinatore delle formaziotù G. L. del Partito d'Azione, diven– tato n soli 43 unni uno dei n1iglio– ri e più noti avvocati d'l1ulia, uno dei prin1issin1i avvocati di To– ri.no. Ma era J'uon10 che a dieci an ni dall'inlzìo della guerra par– tigiana, era cn1nbiato meno di tut– ti i suoi stessi compac;-ni. Si può dire che non un ·solo giorno di– menticasse i co111pagni caduti, la fedeltà agli ideali in cui aveva creduto giù molto prin1u dì difen– derli con le urrni alla n1uno. Gran– dezza e servitù del soldato, sia pure rivoluzionario, sucrificio e quasi macerazione per i.I proprio dovere, e, neJlo slesso tempo, gioia di vivere quasi fanciu.11esca, n10- destia che gli faceva ammirare gli amici con1e un ragazzo an1n1ira i compagni ehe crede più bravi di lui, spesso per qualità che non si voleva riconoscere e che invece possedeva nl più alto grado. Ave– va un'intelligenza lucicliesirua, scri– veva bene, con passione e con una con1prensione degli nvvenimenli che fanno del suo libro « Venti mesi di guerra pnrligiana nel Cu– neese » e dei suoi scritti co1ne « La guerra partigiana in Piemon– te » (Il Ponte, agosto-settembre 1949) alcuni fra gli studi più bel– li sulla Resistenza italiana. Era, naturaln1cnte, un capo e 1u1 educatore. Dei suoi 1.101nini aveva fallo dei cittudini, verun1ente dei cittadini secondo gli ideali di Giuslizia e Libertà. L'Italia paese rii 1ninoranze, se hu uncorn un volto civile lo deve a Iuli uo1nini, a caratteri con1e il suo. La montagna su cui è caduto era la montagna su cui, giovinel– to, aveva con1piuto la sua prima ascensione, 29 a nni fa. È: difficile non sentire il desti.no neUa sua vita, A forza di volontà, di intel– ligenza, era riuscito in tutto quello u cui si era messo. Solo In morte pote,·u in\pedirgli di arrivare su quella YClln, per la slrada su cui si era n1esso. Quando un uomo n1elte se stesso in un'hnpresa im– pegna se stesso e non cede, per nessuna ragione. Questo è st.uto l'esentpio ntorule della sua vita. Per molti e molti anni dopo la sua scon1parsa, per n1ohi e 1nohi unni dopo Ju scornparsa di tutti noi, la n1emoria di Livio Bianco seguiterà a vivere e ·ud operare nelle sue valli, sulle sue monta– gne. Lascia Pinella, partigiana della I Divisione Alpina G. L., a cui solo il cuore partigiano potrà e dovrà permettere di andare avanti, lascia la mad.re e il fra– tello, inseparabile e valoroso par• tiginno, lascia, negli umici, &pe– cialmcnte nei suoi atnici del Pie-– n1on1c, un vuoto incolmabile, lui che teneva insieme e uniti con la sua vitalità e il suo affetto uon1ini tanto diversi, n1a lutti con1c a lui piacevano: ,•eri uo1nin..i. Lascia a tutti ([uclli che hanno avuto l'ono– re, da vicino o da lontano, di con• dividere la sua battagliB, una diffi– cile eredità: Livio Bianco non $Ì sostituisce. Si può e si deve esser– gli fedeli ognuno secondo le pro– prie forze restando fedeli a quel– lo per cui ha in11110Jato la vita: la buona causa, la giustizia, la libertà. ENZO ENRIQUES AGNOLETTI

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