Nuova Repubblica - anno I - n. 14 - 20 luglio 1953

8 POSTA DEL DIRETTORE MAl\l(:A L'AlJTOl:HITl(:11 l\JEL P.8.1. Egregio direttore, l'articolo che accludo fu spe– dito la settimana scorsa all'c Avan– ti! >, ove io speravo di aver un qual– che diritto all'ospitalitd. Non ne fe– cero nulla: evidentemente non è ancor giunto il momento della tan– to declamata autocritica, che pur fi– nirà per imporsi, se si vuole che il P.S.I. riprenda la sua fisionomia ed eserciti in pieno la sua funzione nella vita politica italiana. Ringrazio e Nuova Repubblica > se crederà di pubblicarlo. La viuo'tia di un Partito (e tale può chiamarsi l'affermazione del P.S.I. nelle ultime elezioni politi– che), non dipende che in minor parte dagli accorgimenti tattici con cui i capi ne dirigono le mosse e ne formulano i programmi: la ragione della vittoria, o meglio della vita di un Partito sta nell'Idea che lo ani– ma, e ne costituisce la base storica: solo cosi si può soprawivcre anche ad una eventuale sconfitta e sen– tirci sicuri del futuro. Ma avere un'idea significa possedere una nor– ma per giudicare e quindi guidare le cose con verità, senza timore di spia– cere ad altri. t d'oggi il grave fatto Rosenberg - crimjne cd errore insieme - che ha sconvolto la coscienza di tutto il mondo, e pare metta in forse anche l'efficacia dei valori cristiani. Il no– stro partito, ispirato al principio del rispetto della personalità umana, è insorto come un sol uomo, gridando alta la parola della sua riprovazione, della sua esecrazione e della con– danna contro quelli che hanno con– dannato: o i Roscnberg, infatti, era– no colpevoli di aver tradito un segre– to, cd allora (poiché nessuno insinuò mai che l'avessero fatto per cupi– digia di denaro) si dimostrarono nel– la lor colpa degli . eroi, ché non mercanteggiarono la vita al prezzo di un vile ricatto con cui, fino al– l'ultimo, si prometteva loro la libe– razione; o erano innocenti (o, per lo meno, non provati rei con assoluta certezza come molte circostanze fan– no credere), e allora essi verranno venerati come dei martiri immolati da una decadente società per fini in– coffcssabili. Questo è il giudizio storico che forse rimarrà. Ma non è completo e non è sin– cero in noi, se ci fermiamo a que– sto punto, e non applichiamo la me– desima misura nel giudicare altri eventi, che pur tingono di sangue l'orizzonte di questi, giorni: sono di ieri a Praga le impiccagioni di ex– capi comunisti, che in forma inuma– na si proclamavano più delinquenti di quanto i giudici stessi non richie– dessero (e un bimbo implorava la forca per il proprio padre!); di ieri ancora in Russia le lotte antision.isti– che e anticvangeliche; oggi nella Germania oricn tale, si parla' di tu– multi di operai con interventi mas– simi di forze armate straniere, di esecuzioni sommarie, di un bimbo fucilato per aver fatto uno sberleffo ad un soldato sovietico ccc. ccc. Esa– gerazioni interessate o verità? Quale la risposta da darsi in base alla no– stra mentalità socialista? Qui pare che la preoccupazione politica non permetta più un'impar– ziale giudizio storico. Infatti sembra divenuta norma fre– quente in seno al nostro Partito (e l'articolo sull'c Avanti> del 2 I giu– gno lo conferma) il ricercar ad ogni costo _delle ragioni (il che è sempre pomb,le ad una scaltrita dialettica) Per mancanza di spazio, riman– diamo la pubblicazione di altre let– tere interessanti fra cui una dell'amico CARLO ALBERTI,già dell'ala sinistra d. c., intervenuto in merito al pro– blema dei rapporti fra marxisti e cristiani (v. posta del numero pre– cedente). per giustificare o negare assoluta– mente tutto quanto avviene oltre la cosi detta cortina di ferro, quando non possa rientrare in uno schema prestabilito. E nel far questo non sembra che si riveli da parte nostra una grande indipendenza di critica. Il giudizio storico, che è poi l'uni– co attendibile, richiede invece in primo luogo, che si faccian sez:ipre le debite riserve, non troppo negando né troppo asserendo riguardo l'en– tità dei fatti, che, per l'interesse op– posto delle diverse parti, sono sem– pre più o meno falsati. In secondo luogo, non si deve confondere sto– ria con morale : se quei fatti avven– nero, si devono ricercarne le cause in speciali condizioni storiche, che non escludono di certo elementi pas– sionali (quando mai la storia è del tutto razionale?). Comunque, noi li dobbiamo chiamare col loro nome (ecco qui dove entra in gioco la mo– ralità storica), e non già presentarli sotto artificiosa luce, per ragioni di opportunità politica, il che non sa– rebbe né educativo né, a lungo an– dare, utile agli effetti stessi che si vogliono raggiungere. E vengo ad un esempio: se in alcuni momenti e in alcuni paesi è necessario un governo totalitario, con tutte le sue conse– guenze inevitabili buone e cattive, non si dovrà senz'altro condannare quel regime per sé o per gli eccessi che ne possono seguire - ogni rivo– luzione si dovrebbe allora senz'altro cassare dalla storia -; ma non lo si chiami né lo si esalti come re– gime di libertà, confondendo il senso delle parole e immaginando nei po– poli cosi dominati una concordanza di pensieri e di sentimenti, che solo può realizzarsi in un'ipotetica città di Dio; non lo si presenti, poi come modello in tutto e per tutto ad altri popoli, che possono avere civiltà su– periori ed esigenze diverse. La dia– lettica della storia, anche marxistica– mente interpretata, non corre sem– pre su binari ad uguale scartamento. Per far questo, per chiamare, cioè, le cose col loro nome e non svisare il volto delle parole, ci vuole cer– tamente del coraggio. Ma questo non può mancare ove palpiti una grande Idea, come la nostra che non teme la verità. . Solo in tal modo il giudizio poli– t~co può coincidere col giudizio sto– neo; e con questa sincerità di cri– tica noi pot remmo offrire dawero una base per u.na convincente e pro– ficua Alternativa Socialista: altri– menti si finisce per scherzare con le parole e col fuoco. ABROGARE P. •ICIIELINI del P.S.I. di Modena Li.\ LEGGE HAGGIORITi.\111& Caro Direttore, la D. C. ha subito insi,me ai suoi parenti miserelli una d,lle più dure ed umilianti sconfitte della no– stra storia parlamentare. Ma c'è una circostanza che, oggi, va subito ri– chiamata alla attenzione degli italia– ni: la legge-truffa (o la legge-stu– piditd, come altri preferisce) è anco– ra la legge vigente per la elezione della Camera dei deputati. Inope– rante questa volta per il mancato raggiungimento del quorum, essa è come un'anna proditoria che ha fatto cil«cca, ma potrà essere in occasione idtntica adoperata allo scopo di col– pire la libertà e l'effettiva uguaglian– za dei cittadini e aprire la strada allo smantellamento della carta co– stituzionale. Basterebbe un leggero spostamento di voti in confronto a quelli del 7 giugno o un allarga– mento della par,nt,la ai monarchici, che potrebbero compensare la sottra– zione dei voti causata da un'even– tuale dissidenza del P.S.D.I. e del P.R.I. Dissidenza, d'altronde, che il servilismo dei loro esponenti non ci· fa credere troppo probabile .... 11 momento attuale è particolar– mente propizio per chiedere l'abro– gazione della fegge maggioritaria, da– ta la confusione che esiste nei par– titi di centro e le dichiarazioni di resipiscenza da parte di molti social– democratici: sarebbe il miglior mo– do per metterne alla prova la since– ritd. I noitre: poiché le elezioni, come ebbe a dire De Gasperi, avevano il significato di un referendum pro o contro la riforma elettorale e il re– ferend,um ha suonato condanna da parte del popolo italiano, l'abroga– zione della sciagurata legge ne deriva come natural« conseguenza. Con i migliori saluti LlJIQI W. IERTOLOTTI Via Avogadro, 24 Torino NUOVA REPUBBLICA I SPECCHIO DEllA STAMPA I l\JE&ll\11,tJl\1O E DtJE ,. In questi ultimi tempi « l'alterna– tiva > di Nenni è stata messa a dura prova, prima dagli avvenimenti del– la Germania orientale, poi dal caso Beria. Sono noti gli equilibrismi del leader del P.S.I. sui primi, e non dissimili sono state le sue affermazio– ni sul secondo. Egli ha scritto (Avan– ti! del 12 luglio): « Il caso Beria non investe ... la politica generale del governo sovietico, e in nessun caso la sua politica estera. Esso ripropo– ne al Soviet il problema dell'abuso del potere tanto maggiore quanto minori sono i pubbfici controlli. For– se l'aspetto più grave del caso Be– ria sta nella subitaneità dello scop– pio che ci ha fatti trovare di fronte all'epilogo nell'assenza di ogni ele– mento di maturazione. Solo oggi, in– fatti, ci rendiamo conto dei richiami della stampa sovietica, assai frequenti nelle ultime settimane, al carattere collettivo della responsabilitd del go– verno sovietico e del Comitato Cen– trai, del Partito Comunista, da talu– ni addirittura interpretato come una critica postuma a Stalin, mentre si trattava di ristabilire la validità di un principio fondamentale contro l'a– buso di potere di una branca tanto importante della amministrazione in– terna. Era insomma il richiamo del partito al capo della polizia ed è molto importante che nel contrasto la ultima parola, e la parola decisiva siano rimaste al partito >. ' Crediamo non vi sia chi non veda quali ben diverse e precise conclu– sioni si dovrebbero in realtà trarre da certe affermazioni contenute nel passo riportato; per cui il fatto che Nenni abbia voluto velare certe evi– denti implicazioni sotto una conclu- sionc che corrisponde a quella « ur– ficiale > comunista, può significare solo due cose: I) o egli intende« l'al– ternativa socialista > solo come espe– diente tattico, d'accordo con i comu– nisti, oppure 2) è sincero, ma si sen– te prigioniero dell'apparato del parti– to e teme di non poter andare oltre certi limiti. Nell'un caso e nell'altro però dovrebbe avvertire chz certi giochi non possono durare oltre un certo limite, cd è sempre meglio pro– clamare alta e chiara la verità pri– ma che questa si riveli per suo con– to, travolgendo ogni espediente. A favore della seconda ipotesi so– pra indicata, starebbe la considera– zione che mentre Nenni, sia pure con notevoli reticenze, tuttavia qualche cosa di eterodosso ci ha detto al ri– guardo degli avvenimenti tedeschi e del caso Beria, per suo conl6 l'Avan– ti! non si è mai distinto, nei suoi giu– dizi su questi avvenimenti, dalle po– sizioni dell'Unitd. Proprio anzi lo stesso giorno dell'articolo di Nenni, il giornale socialista si dilettava a giudicare inconsistenti tutte le ipo– tesi sui fatti sovietici avanzate da giornali non comunisti, e ciò per la contradditorietà esistente fra molte di tali ipotesi. Non avvertiva in tal modo quel giornale che le più sva– riate affermazioni su quanto accade in Russia sono possibili appunto per– ché non esiste in quel paese la li– bertà di informazione e di stampa, e la possibilità di un controllo pub– blico sugli atti dell'autorità, ciel par- tito o del governo. . t chiaro però che proprio in quan– to esista un dissidio fra il partito e Nenni, tanto maggiore è per questi il dovere di parlare chiaramente al più presto: può dipendere eia lui una decisiva chiarificazione della politi- Nulla di 1lUOVO sotto (continua<.da paq. /) minare l'atteggiamento tenuto da– gli altri partiti nel corso delle consultazioni. Ma due cose vor– remmo osservare, per quanto ri– guarda il settore socialista. t; no– stra impressione che le condizioni obiettive per una immediata w– luzione democristiana-socialista non esistessero, e che comunque De Gasperi l'abbia scartata a priori: ma non ci sembra che Nenni ~ia stato capace, in questa occasione, di rovesciare chiaramente su De Gasperi la responsabilità del man– cato accordo, di fronte al paese. Il paese ha avuto l'impressione che l'accordo non si potesse rag– giungere forse più per la cattiva volontà del P.S.I. che della D.C. : il che non è probabilmente vero. t: mancata a Nenni la forza <li esprimere con assoluta chiarezza le concessioni che il P.S.I. era dispo– sto a fare, i limiti a cui poteva arrivare (soprattutto, ben s'inten– de, pe~ quanto riguarda i suoi rapporti col P.C.I. e con la C.G.I.L.); egli ha detto molte co– se inter.essanti, m.i non ha saputo (né voluto?) mettere la D.C. ve– ramente con le spalle al muro, davanti alle sue responsabilità. Quanto al P.S.D.I., l'esito del suo Consiglio Nazionale è stato aper– tamente delusivo : a parte il fatto che è stata respinta la mozione che impegnava i gruppi parlamen– tari a votare contro il governc,, la « benevola neutralità » che i.e è venuta fuori è, di nuovo, un ribattezzamento della vecchia for- il sole mula centrista che è costata a Sa– ragat quello che è costata. : l P.S.D.I. non sembra aver capito che non i giri di valzer, non i patetici appelli al P.S.I. possono cambiare le cose : ma un muta– mento radicale di rotta. La situ,1- zione richiedeva al P.S.D.I. di as– sumere precisamente quella respon– sabilità che non ha voluto assu– mere: rovesciare De Ca.speri. t; De Gasperi il battuto del 7 giu– gno; è la sua concezione politi~a che non risponde più alle richit-– ste del paese; consenti re a De Ga– speri di continuare a governare, sia pur restando fuori del governo, non è molto diverso dal partec i– pare al governo. Una politica ve– ramente nuova il P.S.D.I. poteva, e può ancora, tentare, affrontanc!o con coraggio le responsabilità che gli competono: mettendo defini– tivamente in crisi la formula dega– speriana (che si riproduce ime– gralmente odl'ottavo Gabinett,', anche se monocolore) e proponen– do diverse vie d'uscita alla crisi. La situazione è in movimentc. : l'ha messa in movimento il paese; coloro che non hanno capito la lezione saranno sopravanzati dli– la realtà. Battuta d'attesa, dunque: alla quale non è forse estraneo il calo– re di luglio. Un po' di bagni, un po' di montagna fa piacere anche agli onorevoli deputati. Con la rinfrescata, tutto si rivedrà. In– tanto, gli uomini del Vaticano, Gonella, Bettiol e compagnia, ri– prendono a tessere a loro tela. ca socialista italiana ma anche una definitiva rinuncia a sperare sul P.S.I. per uno sviluppo autonomo dr! so– cialismo nel nostro paese. Una cosa è sicura: non si può aspettare pili a lungo una risposta. GLI ll\lSEGl\lAtHEl\lTI DI SYl\lGN.Al\l HHEE Nessuno di noi approva, neppure in minima parte, la politica persegui– ta dal Presidente del Consiglio sud– coreano specialmente in occasione dei noti ultimi fatti accaduti in quel paese. Ciò premesso, si deve tutta– via riconoscere che Rhee ha ottenuto, con la sua azione, dal .ruo punto di vista, indubbi successi. Tutta la stam– pa ha dovuto infatti unanimamcntc riconoscere che gli Stati Uniti gli hanno fatto, per ottenere la sua ade– sione all'armistizio, e: notevoli conces– sioni>. Su La Nazione del 15 corr. Pcter Robinson ha anzi addirittura affermato ché tali «concessioni> fat– tegli sono ben « maggiori di guefle che erano previste quando venne de– ciso il viaggio di Robertson in Co– rea > tanto che « alcu11i punti dello accordo di questi con Rhee non sono stati ancora ratificati dal President, Eisenhower e bisog11erà atte11dere la relazione di Robertson alla Casa Bianca >. on solo, ma Rhee per suo conto ha nel frattempo dichiara– to, secondo quanto ha scritto il World Telegram: e Noi non accetteremo lo armistizio. Tuttavia abbiamo conve– nuto di non ostacolarlo per un perio– do di tre mesi. Il Presidente Eisenho– wer avrebbe voluto che accettassimo l'accordo in toto, ma questo non era possibile senza avere la certezza as– soluta di unificare la Corea e di far sgombrare il paese dalle forze ci11esi entro tre mesi. ·Noi non crediamo che sia possibile. Però abbiamo acco11seT1- tito ad attendere per tre mesi>. Quali gli insegnamenti che se ne ricavano? Questo, principalmente: che nell'attuale situazione mondiale gli Stati Uniti hanno almeno altret– tanto bisogno, per ragioni strategiche, dei paesi loro alleati quanto questi hanno bisogno degli Stati Uniti per ragioni economiche. Percià nulla vie– ta a chi è schierato col mondo occi– dentale di poter tuttavia perseguire, all'interno di questo, una politica di piena indipendenza, e soprattutto di dignità. Chi non capisce questo, manca o di volontà o di intelli– genza. DI DIJO~E ll\lTEl\lZIOl\ll ••• Secondo La Giustitia del 14 lu– glio, !'On. Preti ha dichiarato, nel suo intervento al Consiglio Naziona– le del P.S.D.1., che « la sconfitta de/ partito non è dovuta alla politica pre-elettorale, che era in ogni caso quella di impedire una maggioranza assoluta alla D. C. >. Si tratta vera– mente di una bella affermazione! Da essa si rica,·a infatti che per Preti bastano le buone intenzioni e che non occorre sapere quale strada se– guire per tradurle in fatti concreti. Certo è che in questo modo anche i bambini di un anno saprebbero fare politica, e forse non commettereb– bero più errori di quanti ne ha com– messi Preti in tutti questi anni. In ogni modo, ringraziamo l'elettorato italiano che ha dimostrato di capi– re di pii,, ed ha impedito lo scatto della legge maggioritaria che avreb– be dato, nonostante le speranze di Preti, una larga maggioranza asso– luta alla D. C. P. R. NUOVA REPUBBLICA f'Vli\TDfCli\'.tlLB PO.,,ITIC• Es.e il 5 • il 20 lii opi ..., i.I ,tt, .,;.e Comiloto Dlrdiieo: P. UUffl • 1. IOO!GNOU - A. GREPPI • P. YITTOIELLI Recfuion•• PI,_., Pi.... della Libe,t~ IS (S0.998) AmminialroJ:ion•: Firenae, Plu:u Indipendensa, 29 (22.058) e/e pottale S/6261 (Lo Nuooo Itollo) Fireme Abbonam. annuo L. 800; Seme1Lrale L. 450; Estero L. 1000; Soetealtore L. 5000; Sot– t0tcritlore quota m1111Ue di almeno L 100 Un• eopUJ L. 86 - ,A,.,..,,.o,o L. 60 Autorlu. dtl Trib. dl Flttnzt n, 878 dtl 80-12•1'152 Stabilimenii tipolitografici Vallecchi Firenze, Viale dei Mille, 90 Responsabile: Tris1a110 Codig11ola

RkJQdWJsaXNoZXIy