Nuova Repubblica - anno I - n. 11 - 5 giugno 1953

2 dalla concorrenza della scuola priva– ta, artificiòsamente protetta dallo Stato stesso; ti) che l'assistenza pubblica sia prerogativa essenziale dello Stato, e che venga pertanto abrogata la conven– zione che affida allo Stato vaticano la gestione dei beni ex G. I; e) che sia assicurata piena tutela alle confessioni di minoranza, e che sia– no adeguatamente colpiti i casi di vio– lazione del disposto costituzionale che garantisce a chiunque piena libertà di culto e di propaganda religiosa; f) che siano consensualmente rive– duti quegli articoli del Concordato che stabiliscono limitazione alla eguaglian• za politica e giuridica dei cittadini. 5) · Tutela ,/elle libertà del cit- tadino A. S. chiede: a) la riforma immediata del T. U. di P. S. per adeguarlo alla l~ttera e allo spirito della Costituzione· b) la più precisa delimitazi~ne della responsabilità personale dei pubblici ufficiali; e) la garanzia per il cittadino ar– restato di ottenere entro un dato ter– mine la libertà provvisoria, mediante la fissazione di un massimo assoluto di detenzione preventiva· ti) il controllo de~ocratico d~ll'am– ~i~ist_razi_one carceraria e dei singoli istituti d1 pena, e la riforma radica– l~ del. sistema carcerario italiano, per I ~ffett,vo recupero alla società del mag– gior numero possibile di uommI" e) il divieto di sottoporre ali; giu– stizia militare qualsiasi cittadino che non si trovi attualmente sotto le armi; f) il diritto al passaporto, senza alcuna discrezionalità della polizia (sal– vo ,J caso di carichi pendenti con la giustizia o di obbligo al manteni– mento di persone a carico); • g) l'abolizione di ogni autorizzazio– ne n_1inisterialeper procedere contro pre– fetti o organi di polizia; h) l'attuazione della legge gene– rale sull'amministrazione, che fissi lo stato del cittadino di fronte alla am– ministrazione, quando e perché egli pos– sa esse.re convocato, di quali atti egli ab– bia il diritto di prendere visione, ecc.; r) lo studio di provvedimenti ido– nei a garantire una più sostanziale li– bertà di stampa; l'abolizione dei vin– coli arbitrari che attualmente limitano la libertà del cinema, della radio e di altri mezzi di manifestazione artistica· /) la disciplina legislativa dei mez'. zi e delle forme di propaganda elet• torale; m) la tutela del diritto di sciope• .ro, a chiarimento dell'art. 40 della Co– stituzione, per cui lo sciopero non può rompere il contratto di lavoro se non per colpa grave del lavoratore e . lo sciopero politico, pur essendo :u- scettibile di sanzioni civili, non può determinare il licenziamento in tronco· la libertà piena cli adesione dei lavo'. ratori al partito e al sindacato di loro gradimento. 6) · Riforma dell'amminislrazio11e e democratizzazione ,Iello Stato A. S. ritiene che alla base delle ri• sorgenti tendenze totalitarie in atto sia una struttura statale troppo accentrata, irresponsabile, corporativa e feudale. Occorre sostituire !"attuale apparato statale con una struttura più decentrata e autonomistica, ispirata ai criteri della organizzazione moderna., e diretta da una burocrazia responsabile, tecnicamen– te aggiornata, in grado di servire le esigenze pubbliche. Il metodo che A. S. propone pe.r il raggiungimento di questo fine è il seguente: a) riforma e ammodernamento an– che funzionale dell'amministrazione per settore, istituendosi gradatamente azien- de statali per la gestione di singoli ser– vizi fornite di larga autonomia, con bilancio pubblico e separato .restando il ministro responsabile dell'alta vigi• lanza politica anziché della gestione am· ministrativa; b) creazione di istituti che consen– tano al consumatore un diretto con– trollo democratico dei singoli servizi; e) applicazione, nella gestione, dei medesimi criteri amministrativi in at– to nell'organizzazione industriale mo– derna, rendendo più rapido e tecnica– mente efficace il bvoro, col criterio es– senziale che l'amministrazione è al ser– vizio del pubblico, e non il pubblico al servizio dell'amministrazione; nella fase iniziale, eventuale ricorso alla com– petenza di personalità estranee alla burocrazia; d) allargamento dei poteri dei Co– muni e riduzione di quelli dei pre– fetti, soprattutto per quanto riguarda la facoltà di scioglimento delle am– ministrazioni comunali; e) ritorno al principio prefascista per cui gli elementi elettivi devono ave– re la prevalenza su quelli burocratici nella formazione delle Giunte Provin– ciali Ammlnistrative; /) soppressione delle G.P.A. in sede giurisdizionale, ed istituzione in loro luogo di tribunali· amministrativi regionali, costituiti da magistrati senza alcuna dipendenza dall"esecutivo; g) istituzione di pubbliche acca– demie con internato per la formazione del personale dello Stato. 7) - Pia11i/ìctlzio11e tlelln lotta contro la disoccupazio11e e l'analfabetismo A. S. vede nella disoccupazione e nell'analfabetismo i due massimi mali della società italiana, che occorre affron– tare mobilitando per molti anni tutte le risorse dello Stato, con un piano a lungo termine, per l'esecuzione del qua– le si devono sacrificare ·non soltanto potenti interessi privati, ma anche in– teressi pubblici di minore urgenza. A. S. propone pertanto: a) una politica decisa d'incorag• giamento agli investimenti destinati al– la produzione in massa di generi di consumo popolare, allo scopo di crea– re un più vasto mercato interno e resti– tuire vitalità alla nostra industria; b) una politica progressiva di efe. vazione dei salari, che consenta una in– tensificazione dei consumi; e) una intensificazione degli sforzi diretti ad immettere in un più rapido ciclo economico le zone arretrate del paese, attraverso complessi di opere pubbliche e industrializzazione accele– rata; ti) una politica fiscale che colpisca in modo più drastico le accumulazioni monopolistiche, come premessa neces– saria per la realizzazione del program– ma sopraindicato; e) provvedimenti atti a ridurre il costo del denaro; f) una politica migratoria che in• tensifichi il flusso migratorio purché adeguatamente protetto; g) propaganda statale e istituzione di consultori· per la limitazione delle nascite; h) qualificazione del lavoro, attra• verso corsi di specializzazione delle masse di disoccupati sulla base delle esigenze produttive, e radicale riforma delle scuole di carattere professionale; ,) riduzione della esigenza della laurea come titolo rid·iiesto per numero– se attività di ordine pratico ai pochi casi in cui essa appaia indispensabile; /) concentramento delle università in pochi grandi istituti modernamente attrezzati, destinati all'insegnamento scientifico, intensifirnndo d'altronde le dotazioni degli istituti medi o supe• riori di carattere tecnico-professionale; 111) sforzo pianificato per risolvere in pochi anni il problema dell'edilizia NUOVA REPUBBLICA scolastica e per assicurare il potenzia– mento dei patronati; 11) obbligo effettivo di frequenza scolastica, conforme al disposto costi– tuzionale, garantendone l'osservanza. 8) - Previtle11za e t1ssisten;;a sani- taria A. S. propone: a) riforma degli istituti previden• ziali allo scopo di sburocratizzarli, snel– lirne il funzionamento, ridurne le spese di gestione; b) controllo democratico degli ist:. tuti previdenziali per mezzo di organi elettivi; e) assistenza previdenziale garan– tita a tutti i lavoratori e ai disoccupati in misura adeguata; ti) unificazione dei contributi e dei servizi in modo da ridurne il costo ed aumentarne l'efficienza; e) studio organico di una rifor. ma diretta a garantire l'assistenza sa– r.itaria gratuita almeno •per le classi più bisognose; /) piano cli ammodernamento del• l'attrezzatura sanitaria pubblica. 9) - Ri/ormtl tributaria Le direttive già in atto per la ri– forma tributaria ,·anno proseguite e approfondite, allo scopo di : a) garantire p!ogressivamente una migliore redistribuzione del reddi.to na• zionale, mediante la leva fiscale; b) ostacolare, sia con la politica· tributaria sia con h revisione del le leg– gi di successione, i concentramenti di ricchezza che possono divenire remora alla trasformazione sociale del paese; e) ridu.rre progressivamente le imposte indirette ·in favore di quelle dirette, predispon,mdo appena possibile una revisione del si!-tema d'imposizione a mezzo I.G.E.; ti) inasprire l'aliquota della com• plementare e della tassa di successione; e) ridu~re il numero dei tributi e diminuirne il costo di esazione. 10) - Riforma /011diaria e polit.ictl agrarit1 La riforma agrari~ non può limitarsi alla eliminazione di_ una parte del latifondo, per dar luogo a piccole uni• tà contadine incapaci di vita autonoma, prive di adeguati finanziamenti e di prospettive d'industrializzazione; né è accettabile lo spirito paternalisti;o e tecnicistico finora adottato, che non favorisce ma limita Io spontaneo moto di rinnovamento e di autogoverno del– le campagne. li fine da raggiunger<' è quello della creazione di una nuova clas– se dirigente contadina, capace di essere soggetto e non oggetto della riforma. A. S. chiede: a) che gli Enti di -riforma siano sburocratizzati e sottoposti a control– lo democratico; b) che molte funzioni di control– lo ed esecutive siano devolute ai Comu– ni, mediante un·opportuna riforma del– la legge comumle e provinciale; e) che venga favorita, accanto alla piccola proprietà (da adottarsi ~olo dove le condizioni lo consentano), la gran– de proprietà collettiva, 'Cooperativa o comunale; ti) che sia sviluppato adeguatamen– te il finanziamento ai fini dell"am– modernall)ento dei metodi di cultura e della industrializzazione; e che la ri• forma proceda di pari passo con la fon. dazione di centri residenziali capaci di costituirsi nuclei autonomi di vita so– ciaie ed economica; e) che sia adottata una politica or• ganica diretta a larghi investimenti nel settore agricolo e nelle comunità ru• rali, a una più estesa bonifica, alla difesa della montagna; f) che ci si b"atta contro il paras– sitismo dei Consorzi agrari e i mono– poli legati all'agricoltura e all'industria elettrica, e si assicuri il controllo de– mocratico dei consorzi di Bonifica; INCONTRO ALLE BERMU 15GlflRNIRL morno; di PaoloVittorelli L E polemiche sulla politica estera presente o passata dell'Italia hanno avuto una parte impor– tante in questa campagna elettorale, ma da nessuna parte si può dire che sia venuto un contributo chiari– ficatore ad una politica estera pili attiva del nostro paese: non da Dc Gasperi, che ha cominciato col trin– cerarsi dietro la polemica del I945 con Molotov per spiegare la passi• vità odierna dell'Italia jn una situa– zione internazionale in costante svi– luppo; non da Saragat, che non ha saputo, anche in Italia, far vibrare un suono all'altezza delle posizioni prese dai grandi partiti socialdemo– cratici occidentali e che ha finito, ultimo arrivato, con l'esprimere una adesione platonica alle proposte di Churchill; non da Nenni, che si è affrettato a cercare di captare l'ade• sione di Churchill ai partigiani della pace, e che non ha saputo uscire in questa circostanza da una posizione neutralista del tutto negativa. Nel solo mondo occidentale, il giu– dizio espresso dal Primo Ministro inglese sui mutamenti intervenuti in Russia dopo la morte di Stalin e la sua proposta di trarre vantaggio da questi mutamenti per riaprire il dia– logo con la Russia, han provocato tut– ta una gamma di reazioni, che vanno dall'adesione piena a questo giudi– zio e a questa proposta di tutti i par– titi socialdemocratici occidentali, escluso il solo PSDI, ad un'accetta– zione condizionata come quella del Presidente Eisenhower e dei circoli « liberali ;p americani, per giungere alla posizione ·estrema del rifiuto sia del giudizio positivo espresso da Sir Winston Churchill nei confronti del– la nuova situazione sovietica che del– la proposta di riaprire ora il dialogo. Quest'ultima posizione è stata pre– sa da una minoranza del partito re– pubblicario americano e, con atte– nuazioni solo assai lievi, da Adenauer e da De Gasperi. Se il discorso del Sommo Pontefice ai giornalisti esteri può essere considerato una presa di posizione su queseargomcnto, esso si- g) che si istituiscano in tutti i co– muni rurali l'agronomo condotto e l'as– sistente sociale cond·otto. 11) - fo tervento statale nella in– dustria e nei nionopoli eco– nomici li settore pubblico dell'economia na· zionale, già esistente, va profondamen– te riorganizzato, perché le attività e.co – nomiche controllate dallo Stato sono troppo spesso gestite in oase a criteri privatistici che sono !"opposto della concezione socialista, non di rado ..in collusione con interessi privaf e co– munque sotto l'incontrollato arbitrio dei funziohari. Va inoltre assicurata un·unica direttiva a tutta l'attività eco– nomica dello Stato. Nell"allargamento del settore pubbli– co vanno tenuti presenti soprattutto quei servizi che, avendo carattere di larghi 5ervizi pubblici, non possono essere ge-. stiti c:,olcriterio del tornaconto privati• stico. Fra di essi, A. S. indica i set• tori dell"industria elettrica, dei tele– foni, delle costruzioni navali, degli idro– carburi, come quelli che richiedono più urgentemente un intervento pubblico, da attuare con le modalità già prospet· tate per la riforma amministrativa. Le branche economiche di interesse pubblico devono essere controllate dal Consiglio Nazionale della Economia e del Lavoro. Una volta stabilita la linea di demar· cazione fra settore pubblico e settore privato, A. S. chiede che quest'ultimò sia liberato dalle soprastrutture buro• cratiche e dalle bardature corporative che inceppano notevolmente l'iniziativa: ciò con particolare riferimento al settore della distribuzione al dettaglio e a quello turistico, 11 cui sviluppo è gravemente ostacolato dalla incompeten– za della burocrazia. tua la pos1Z1one della Santa Sede, che in quell'occasione ha espresso la speranza di una riapertura del dia– logo fra le grandi potenze, a ·sini– stra di quella di De Gasperi e di Adenauer, a non grande distanza dalla cauta ma positiva posizione as– sunta dal Presidente degli Stati Uniti. La proposta di Churchill per un incontro fra i tre o quatro grandi non andava naturalmente accolta dal– l'Italia senza qualche riserva: Yalta e Potsdam non sono precedenti in• coraggianti· per la pace del mondo. Ma non basta condannare la poli• tica di divisione del mondo in sfere egemoniche fra le grandi potenze. Bisogna sostituirla con una politica di effettivo equilibrio e di effettiva parità fra tutte le nazioni del mondo, grandi e piccole, atta a creare le pre– messe per un funzionamento positivo dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Eravamo proprio nella impossibi– lità di dire qualche cosa anche noi? Eravamo proprio costretti, attraverso i discorsi elettorali del Presidente del Consiglio, a situarci sulla stessa po– sizione diplomatica dei circoli più reazionari degli Stati Uniti, di Fran– co, di Salazar e di Adenauer? Tanto per cominciare, potevamo prendere una posizione occidentali– sta democratica anziché occidentali– sta clericale. Una solidarietà dell'I– talia con la Francia e con la Gran Bretagna avrebbe consentito al Presi– dente Eisenhower di lottare meglio contro le tendenze isolazioniste e rea– zionarie del suo partito, a favore di una politjca di distensione: un'Euro– pa occidentale veramente unita sul– le posizioni di Churchill avrebbe con– sentito ad Eisenhower di proseguire con audacia sulla strada tracciata nel suo discorso del 16 aprile, anzi– ché sulle posizioni più caute del suo Segretario di Stato Foster Dulles, che potrebbero anche preludere a un ri– torno degli Stati Uniti alle posizioni macarthuriane. I tre partiti minori apparentati con la D.C. han dovuto fin da que– sto momento cominciare a pagare il fio dell'apparentamento, col dover accettare che l'Italia si schieri sulle posizioni occidentaliste clcricaJi. Con una simile presa di posizione, che avrebbe chiarito la posizione in~ ternazionale dell'Italia e che avrebbe giovato perfino alle fortune elettorali del partito dell'on. De Gasperi, avremmo potuto immediatamente avanzare la richiesta che fra i segni di buona volontà richiesti all'URSS vi fosse in primo piano l'ammissione dell'Italia all'ONU. Ma l'Italia poteva anche avanza– re una proposta di fondo, che po– trà essere senz'altro avanzata da una nuova maggioranza democratica del prossimo Parlamento italiano, e che cominciamo col mettere in avanti noi: che alla Conferenza delle Ber– mude, del 17 giugno, fra Churchill, Eisenhower e il Primo Ministro fran• cese, parteçipi anche l'Europa a Sei, di cui la parte l'Italia; e che nel fu– turo incontro, che si deve auspicare, fra Malenkov e i rappresentanti del– le potenze occidentali, non sia as- sente l'Europa. · Churchill ha fatto capire che in– tendeva la sua conferenza ad alto livello come una conferenza a tre, senza neppure la partecipazione del– la Francia. Al momento della propo– sta Churchill, De Gasperi si trovava a Parigi, ad una riunione dei « sci ». Avrebbe potuto fin da quel momen– to chiedere la riconvocazione imme·– diata dei « sei » per lare una pro– posta simile. Ma non è ancora trop– po tardi per farlo. Se non si vuole che la pace a « tre » si laccia a spese dell'Europa, se non si vuole che l'unità tedesca si faccia sul cadavere della federazione europea, se non si vuole che una auspicabile sistema– zione delle tensioni internazionali porti ad una nuova Yalta, non basta protestare, tacere, sabotare, ma oc– corre proporre una soluziorte che sod~ disii le esigenze· dell'Italia insieme con quelle dell'Europa. Premessa per una tale soluzione è la partecipazione dell'Europa a Sei in quanto tale alla conferenza delle Bermude e all'incontro con Malen– kov. Sarà un primo riconoscimento Ja parte di tutti, Russia compresa, della realtà politica dell'Europa, e sarà l'unica garanzia che la pace del mondo non sarà raggiunta attraverso la spartizione delle spoglie dell'Eu– ropa.

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