Nuova Repubblica - anno I - n.9 suppl. - 5 maggio 1953

OCCASIONI PERDUTE . L'on. Ugo Guido Mondolfo e il dott. Giuseppe Faravell,, dopo le loro tlamorose dimissioni dal P.S.D.I. per solidarietà morale e politica con Calamandrei e Co– dignola (colpiti da provvedimenti disciplinari per avere pubblica– mente espresso, anche a nome e per delega dei loro compagni, e quindi anche a nome e per de– lega dell'on. Mondolfo e del doti. Faravelli, il loro dùsenso dalla arbitraria politica seguita dall' ese– cutivo del partito) hanno avuto una crisi di coscienza ed hanno accettato la candidatura in due collegi senatoriali di Milano. Fin qui nulla da ridire. Le resipiscen– ze sono ammesse, le opinioni sono sempre rispettabili, ognuno è il miglior giudice delle proprie azio– ni, anche se le azioni politiche non possono sottrarsi al giudizio del pubblico. Mondolfo e Faraùelli hanno però voluto rendere pubblica una loro dichiarazione, riportata da La Giustizia e citata e laudata da tutti gli organi conformisti; di– chiarazione, nella quale sono espressi severi rimproveri ai loro amici di « Autonomia socialista >, rei di avere acceliato « l'alleanza di persone e di gruppi che non hanno lo stesso loro pensiero > e· di compiere e opera diretta a logorare ulteriormente, fino a di– struggerlo, il margine di difesa della democrazia, contribuendo a creare un'estrema polarizzazione di forze che noi (loro due, natu– ralmente), al contrario, ci siamo sempre sforzati di impedire, e la cui probabile conseguenza sareb– be quella di determinare imme– diatamente un'alleanza della D.C. con i monarchici e di preparare cosl l'avvento di un regime sa– lazariano >. Fa un bel vedere la polemica dei due < amici di Critica Socia– le > contro se stessi: poiché se non andiamo errati (e non 1 cre– diamo), essi tuonarono sempre - anche di recente - contro fa condotta del P.S.D.1. la quale determinava la fuga verso l'elet– torato di sinistra di tante coscien– ze sdegnate. La democrazia ri– badùcono del resto nella 'loro attuale dichiarazione, non si sal– va con degli espedienti antidemo– cratici; tra i quali espedienti antidemocratici essi fino a ieri hanno incluso la legge elettorale governativa. Quelli di < Autonomia sociali– sta > hanno commesso il crimine di associarsi con Ferruccio Parri con i gruppi di e Giustizia e Li'. bertà >, con i repubblicani di si– nistra. che si sono separati dal P.R.1., i quali e non ha11no lo steSJo loro pensiero >. Pensate: l'associazione di elementi della Resistenza in « U11ità popolare> è reato di leso socialismo. L'as– Sfciazione del P.S.D.l., compresi I on. Mondolfo e il dott. Fara– velli, con una forza, la Democra– zia cristiana, disposta a stipulare « immediatamente un'alleanza con i monarchici e a preparare così l'avvento di un regime salazaria– no >, con relativa appendice di liberali, ~ tale da salvare le loro coscienze. Perché - essi avver– tono - la formidabile corazza del P.S.D.I., e la indomita vo– lontà di Simonini e di Lombardo impediranno afla D.C. di veleg'. giare verso i monarchici. I ntan– to bùogna aiutarla, povera D.C., a salvare l'anima, facendo in modo che essa, con circa un ter– zo di voti dell'elettorato, abbia la maggioranza assoluta o quasi alla camera, e una situazione con– simile al Senato, ·dopo il bel ser– vizio che sapete. Che occasione, che occasione hanno perduto, Mondolfo e Fara– velli per stare zitti. Un'occasione aurea. Il. U NA nuova Repubblica era nata, in– dipendente, democratica, ma capi– talistica, se non feudale, nella sua struttura economica. Nehru, che ne era diventato il capo, non cessò di dirsi idealmente socialista, ma stimò che il passaggio dal capitalismo al so– cialismo fosse prematuro nelle condizio– ni date, e dovesse comunque realiz– zarsi a suo tempo con gli strumenti clelL1 pianificazione degli investimenti, del controllo dei cambi e del commer– cio con l'estero, della fiscalità, sul mo– dello laburista con i temperamenti ri– chiesti dall'arretratezza industriale ed agraria del paese. li partito socialista non era di que– sto parere e al principio del 1948 uscì dal Congresso, dichiarandosi partito di opposizione. Unanime, esso riteneva che proprio in quei frangenti caotici fosse necessario dar prova non di graduali– smo lento, ma di audacia, nella ado– zione di misure di socializzazione fi– nanziaria e industriale e di una profon– da riforma agraria. Per dimostrare tut– tavia che l'esempio di Gandhi l'aveva convinto della necessità etica di rinun– ciare a ogni miraggio violento, il partito riconobbe nel 1949 di non es– sere più strettamente marxista, sibbe– ne integralmente democratico, teso ad attuare la trasformazione sociale con metodi esclusivamente pacifici. Si chia– riva anche come quest'ultimi non si identificassero con il parlamentarismo: il partito socialista faceva proprio il metodo gandhiano della mobilitazione non-violenta delle energie popolari, del– la resistenza passiva alle ingiustizie, della predicazione con l'esempio. Successivamente, i dirigenti del par– tito socialista alle prese - nel lavoro di organizzazione che finalmente si svolgeva in libertà - con gli infiniti problemi effettivi delle masse arretra– te degli infiniti piccoli centri dell'im– menso paese, si pe.rsuàsero che, mal– grado le sue esagerazioni ascetiche, ro– mantiche, artigiane, anche nel campo dell'economia l'impostazione gandhiana aveva per l'India una validità inconte– stabile, sotto alcuni aspetti superio– re a quella marxistica. Puntare, in India, soltanto sulla crea– zione di una grande industria accentra– ta e di grandi aziende agricole, sia pure collettivizzate, spiegò il dr. Lohia, il più vivace fra i teorici del partito, significherebbe aggravare terribilmente, anziché risolvere, il principale dei mali della vita indiana: quello della sotto– occupazione, quando non disoccupa– zione permanente, di decine di milio– ni di persone, specialmente nei vil– laggi. li rapporto fra capitali accu– mulati e risorse naturali utiLizzabili con i metodi della centralizzazione indu– striale, da un lato, popolazione pre– sente (350 milioni circa) e futura, dall'altro, è tale che l'adozione del modello inglese, americano o russo, nel– l'industria e nell'agricoltura, rendereb– be economicamente superflua, e con– dannerebbe all'inattività cronica, una parte notevole della popolazione. Il risultato ne sarebbe, stando al dr. Lohia, catastrofico. La via d'uscita potrebbe trovarsi, invece, nel dedicare tutte le energie, dello Stato e soprattutto del popolo stesso, all'introduzione di una « tecnologia della piccola unità eco– nomica », all'ammodernamento - an– ziché all'estinzione - dell'industria do– mestica dei villaggi, con la diffusione di piccoli strumenti di forza motrice, elettrica o a nafta (Diesel), all'attua– zione di una riforma agraria radical– mente democratica, che rafforzi, con l'abolizione senza indennizzo di tutti i gravami e pesi feudali e con la distri– buzione fra i contadini e i nullate– nenti delle proprietà non direttamente coltivatrici, le piccole unità contadine familiari e ne elevi il rendimento me– diante la cooperazione volontaria, pro– pagandata con l'esempio dei tecnici che devono andare a risiedere nei vii• !aggi, con spirito gandhiano di edu– cazione. Lo Stato dovrebbe natural– mente sviluppare, con risorse tratte da una fiscalità redistributrice severa– mente intesa, la produzione di energia idro- e termo-elettrica, lo sfruttamento delle miniere di carbone, ferro e man– ganese, di cui l'India abbonda, la side– rurgia, gli stabilimenti chimici e petro– liferi, ma dovrebbe pianificare e ge– stire queste industrie considerandole come strumentali alla diffusione della tecnica decentrata nei villaggi. L'in– dustria dei beni di consumo diretto re– sterebbe a giudizio della maggior parte dei socialisti indiani nelle mani di imprenditori privat.i, i più numerosi possibili, affinché il consumatore pos– sa beneficiare della concorrenza. La rappresentanza degli operai nei consigli Nu·ov A REPUBBLICA 7 IIWCHIES'I'E E DOCVll•EIW'I'I 1·LGOVERNONEHRU e l'opposizione socialista Nehru guarda al capo del partito socialista indiano, Narayan, come al suo successore ; ma per ora i diri– genti del partito hanno posto condizioni molto dure di amministrazione dovrebbe essere as– sicurata. Nel commercio, misure fisca– li dovrebbero favorire lo sviluppo di cooperative. Parallelamente, la stessa struttura amministrativa e politica dello Stato dovrebbe decentrarsi, a favore di autonomie regionali e locali. Questo programma, che il partito so– cialista ha ufficialmente adottato, a grandi linee, nelle sue successive assi– se, e in particolare in quelle del lu– glio 1951, l'ha portato ad accentuare sempre più la sua opposizione al go– verno di Nehru, incamminatosi invece sulla via del capitalismo di Stato, centralizzatore per sua natura per mo– tivi finanziari, di pianificazione e di controllo burocratico, anche se ispirato all'idea laburistica dell'estensione dei servizi di assistenza sociale. Nehru, personalmente, non ha mai nascosto di considerare sempre valida la conce– zione marxistica, arricchita dall'espe• rienza russa e da quella laburista, del socialismo come risultato della gran– de industria e della pianificazione di– retta dal centro, su scala almeno na– zionale, in attesa di una pianiEcazione di aree continentali più vaste. Da po– litico realista non poteva però non riconoscere che la conquista dell'indi– pendenza ha potenziato la vitalità e le energie del capitalismo indiano, i cui esponenti sono al centro dello stesso partito governativo del Congresso, sic– ché industrializzazione e pianificazione vanno perseguiti d'accordo con le gran– di forze capitalistiche organizzate. Na– turalmente, vuole dirigere queste for– ze capitalistiche, in tutta la misura del possibile, e non lascia.rsene. dirigere, ma ritiene che il solo modo di farlo sia di valorizzare e potenziare la buro– crazia statale, creata, selezionata, istrui– ta, qualificata, centralizzata dagli in– glesi, che costituisce forse la più pre– gevole eredità lasciata dall'Impero bri– tannico alla nuova Repubblica. La politica estera di Nehru è d'altra parte quella dei laburisti inglesi : collabora– zione inevitabile con Washington, ma anche intesa, non appena possibile, fra Londra, Nuova Delhi e Mosca, e so– prattutto fra Londra, Nuova Delhi e Pechiqo. li partito socialista indiano sostie– ne invece la polemica senza riguardi contro ogni politica di potenza, sia essa americana, inglese, russa o cinese, se– dicente democratica o sedicente comu– nista. In ciò, esso è idealmente più internazionalista di Nehru, ma di fatto, per il mondo, più nazionalista, come dimostra Ja sua intransigenza, assai maggiore di quella di Nehru, nei rapporti çon il Pakistan, al cui distac– co dall'India avvenuto su basi reli– giose, economicamente e culturalmente ingiustificate, i socialisti indiani (al pari della grande maggioranza di tutti gli indiani) non sanno veramente ras– segnarsi. L'ECO DELLA STAMPA Uflicio di rila1li da 1iornali • riuisle Direttore: Umberto Frugiuele Condirettore: Ignazio Frugiucle Via Giuseppe Compagnoni, 28 MILANO Corrispondcnta: Casella Po1talc 3549 Tclegr.: Ecostampa La polemica 'Con il governo.,. per quanto audace, non ha potuto dare al partito socialista, nelle elezioni svoltesi un anno fa, i grandi successi che i più ottimisti fra i suoi capi forse speravano. L'indiano è tradizionalista. Esso cono– sce da 30 a 40 anni il partito del Congresso; non conosce ancora il par– tito socialista, la cui autonomia data dal 1948 soltanto. Sa inoltre che Gan– dhi - adorato dal paese - ha desi– gnato Nehru come il solo capo di go– verno possibile, mentre sa ben poco del– la conversione del partito socialista ad alcune fra le idee gandhiane. Quasi 1'80% del paese ha votato perciò per il partito del Congresso, mentre solo poco più del 10% ha votato per il partito socialista. Tuttavia, quest'ulti– mo ha ottenuto almeno un risultato si– gnificativo: la maggior parte dei disce– poli diretti di Gandhi, gli uomini che, sul suo esempio, continuano a lavo– rare nei villaggi, per l'elevazione degli umili e degli abbietti, per l'attuazio– ne dal basso della riforma agraria, me– diante il consenso dei proprietari (strap– pato talvolta con la pressione della pre– dicazione morale) alla ripartizione di una parte delle loro terre fra i nulla– tenenti, ha finito con lo staccarsi dal Congresso e con l'aderire al partito so– cialista. Un folto gruppo di gandhiani più politicizzati vi ha aderito in bloc– co e l'operazione è stata chiamata « fu– sione » in un partito socialista rin– novato. Con la sensibilità che tutti gli rico– noscono, Nehru, che qualche mese or sono aveva presentato al Parlamento, per l'approvazione (che è stata poi accordata), il Piano quinquennale di S\"iluppo industriale dell'India - ela– borato, con criteri economici e tecnici abbastanza razionali, cioè senza ecces– sive ambizioni, dagli organi ammini• strativi del suo governo - ha av– vertito che la fusione di soc.ialismo au– tonomista e di gandhismo può sottrar– gli completamente gli idealisti che han– no fede nell'avvenire del popolo india– no. Superando tutte le convenzioni, in– curante dell'asprezza della polemica condotta contro di lui dai socialisti e dell'ostilità del proprio partito, del partito del Congresso, al riavvicinamen– to con costoro, giudicati secessionisti, il primo ministro ha chiesto un collo– quio personale al capo del partito socialista Narayan, l'ha incontrato, al– cune settimane fa, gli ha proposto la vice-presidenza del Consiglio e alcuni dicasteri importanti e ha intrattenuto con 1 ui un carteggio, che è stato reso ·pubblico. li ragionamento di Nehru è, o sem– bra, stringente. Gandhi si è scelto in tempo utile il successore, nella per– sona dell'attuale primo ministro. Que– sti, che ha già passato di qualche anno la sessantina, deve fare altrettanto. li partito del Congresso non disponendo, disgraziatamente, di altre personalità politiche dirigenti, popolari fra le lar– ghe masse, il pensiero corre a quella personalità, apprezzata da tutti per 11 suo bellissimo passato e per la sua disinteressata lealtà e bont:ì, amata da vasti strati di popolo per la sua effi– cacissima oratoria, che è Narayan. I dissensi fra la politica del governo e le rivendicazioni del partito socialista, sono in parte di natura meramente teo– retica, che riguardano il lontano avve– nire e non l'immediato presente; per il resto sono dovuti alla diversa perce– zione delle cose che ha, necessaria– mente, chi ha responsabilità di go– verno e chi si è assunto iI compito di fungere da portavoce delle critiche, degli stati d'animo d'opposizione. In sostanza, con il Piano quinquennale, il governo stesso si è incamminato verso la trasformazione socialistica - sia pur graduale - dell'economia indiana. I socialisti che l'hanno reclamata sin dal 1947, quando il caos della sparti– zione del paese la rendeva impossibile, hanno il dovere di agevolarne l'attua– zione, ora che il governo e il Parla– mento l'hanno giudicato possibile, han– no il compito di contribuire a susci– tare l'entusiasmo delle masse popolari per questa grande e difficile opera. Narayan personalmente, non per de– siderio di potere, ma per amicizia vcr• so Nehru, era ed è forse ancora favo– revole ad accogliere l'invito. Gli or– gani dirigenti del partito socialista, da lui tempestivamente interpellati, hanno però ritenuto che si dovessero porre condizioni (socializzazione delle banche e delle miniere, decentramento dell'am– ministrazione statale, energica propul– sione della riforma agraria) che Nehru, avuto anche riguardo all'attuale com– posizione del Parlamento non poteva accettare e che di fatto non ha accet– tate. Gli è che i militanti socialisti ritengono che, proprio per via del– !' attuale maggioranza parlamentare, che è saldamente conservatrice anche se su– bisce il prestigio indiscusso di Nehru, l'immissione nel governo di alcuni ca– pi socialisti non darebbe risultati tan– gibili, mentre frenerebbe e forse sof– focherebbe l'idealistica diffusione nel paese, nei villaggi che attendono iI ritorno allo spirito di Gandhi, dei nuovi principi e metodi del sociali– smo indiano. L'idealismo può reggere però, d u– revolmente, in un partito politico, alle pressioni del realismo? La que– stione, sollevata da Nehru, tornerà sul tappeto, più d'una volta, nelle pros– sime assise del partito socialista. LEO l'ALIAll'I Leggendo NUOVA RE– PUBBLICA troverete, in ogni numero, inchieste obiettive e ampiamente documentate. Abbiamo pubblicato fra l'altro: TIBERIO: L'Ente Fucino. CARLO MoRNETTI: Venezuela amaro. ANNA LoRENZETTO : Il mondo fantastico degli analfabeti italiani. A. B. : I proletari 11011 hanno più. speranza. FRANCISCO LoPEZ : La Boli– vi_a. contro i gruppi egemo– nici. ALFRED RoSMER: Sindacati impotenti in Francia. M. C. : La miniera di Luni. RICCARDO LEVI : Democrazia e oligarchia negli U.S.A. GIULIO VITALI: La cassa del Mezzogiorno. NELLO FINOCCHIARO: Sicilia tormentata. LEO V ALIANI : Socialismo in India.

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