Nuova Repubblica - anno I - n.9 suppl. - 5 maggio 1953

L. 35 Spedizione, in abbonamento po■talo (Gruppo II) A pagg. 3-6 : I candidati di II Unità Popolare,, Anno I - Firenze QUINDICINALE POLITICO Supplemento al N. 9 del 5 Maggio 1953 RICC'ARDO LJ,JVI: Controllo amministrativo sulle aziende -Le listt di "Unità popolare., (p. 3 e 6) - Foto e cenni bioora(,ci dti candidati (p. 4 e 5) - PU:RO CALEFFI: Occasioni perdnte (p. 7) - LEO VALIANI: Il governo Nebru e l'opposizione socialista (p. 7). SOMMARIO Retroguardia su cida e partito marrone Noi crediamo che nella situazione italiana una soprattutto comunista e il partito cosa occorra d. c. evitare, cadano N ON è un titolo surrealista : ma la somma di due titoli « gialli » dovuti all' immagi– nazione di Guido Gonella e di Vit– torio Zincone. Difatti, il primo ha distribuito a tutta la rete cl.e. un suo scritto che riguarda Unità Po– polare, dal titolo « Retroguardia suicida»; il secondo ci ha battez– zati come « Partito marrone » in un suo fondo di qualcl1e giorno fa. La tesi di Gonella è la medesi– ma orchestrata in questi giorni su tutta la stampa indipendente, e ripresa - ci spiace dirlo - pur con un fare cortese e amimevole, dal «Mondo», che da un pezzo in qua ci va dipingendo come persone dabbene, ma del tutto sprovvedute di senso politico, che non si sa esattamente che cosa vogliano. Nell'articolo di fondo dello scor– so numero abbiamo cercato di miarire, come meglio potevamo, la nostra posizione. Ma « Nuova Repubblica » non ha la fortuna delle grandi tirature dei quoti– diani finanziati, e giunge a un li– mitato numero di persone: essen– do privi di altra stampa, non ci resta che mettere di nuovo i punti sugli i, sperando di non aver a che fare con gente sorda, perché non vuol sentire. Gonella afferma che nessun in– debolimento è sopravvenuto agli « apparentati » dalla posizione da noi assunta: tuttavia sente il bi– sogno di dedicarci due astiose CO· lonnine su tutta la catena di stam– pa clericale, per affibbiarci i titoli di « traditori, disertori, uomini di poca fede », che hanno la stessa funzione di coloro cl1e « alla bat– taglia preferiscono lo sbandamento e il suicidio». Quanto a Zinco• ne, egli si mostra notevolmente irritato verso il « partito marro– ne », come ci miama, costituito di gente che non essendo né bianca né rossa ambirebbe, nientemeno, ad una funzione di chiave della politica italiana. Un'infinita mino– ranza - dice Zincone - non può usurpare, perdio, i diritti del- la maggioranza : e fra le righe, sembra invocare per noi i rigori del S. Uffizio (un nostro ex com– pagno dirigente di una federazio– ne socialdemocratica del Nord, na– turalmente di sinistra, auspica per suo conto me per l'avvenire non si consenta la presentazione di li– ste se non a gruppi politici pre– senti, con forze adeguate, in tutte le circoscrizioni elettorali!). Ora, per rispondere all' on. Go– nella non abbiamo me da riferir– ci al suo amico Zincone, me ha illuminato il carattere del nostro «suicidio». Noi crediamo appun• to me nella situazione italiana una cosa sopratt11tto occorra evita– re, me il partito comunista e il partito cl.e. cadano in tentazione e, per eccesso di potere, ci rega– lino una dittatura. Il 18 aprile del '48 noi demmo, modestamente, la nostra opera perché non si realiz. zasse il primo pericolo; ed ora lo diamo permé non si realizzi il se– condo - fedeli alla norma poli– tica, me l'on. Gonella dovrebbe conoscere, che i pericoli si valu– tano volta per volta, e volta per volta si adeguano le difese alla maggiore urgenza dell'uno o del– l'altro. Il partito marrone, di cui parla Zincone, è precisamente il partito la cui mancanza, in Italia, rende precaria la situazione del paese. Fra i rossi e i bianchi (per non parlare dei neri) dovrebbe stare - almeno noi così pensiamo - il partito marrone, cioè un partito socialista me fondasse la sua for– za: 1) sull'autonomia effettiva ver– so clericali e verso comunisti; 2) su un program111a d'azione ben chiaro per il rinnovamento del paese, da portare avanti con gra– dualità ma anche con fermezza e con onestà. Noi intendiamo appunto costi– tuire il primo nucleo di questo partito. Tanto meglio per il pae– se se ad una maggioranza eventua– le non sarà consentito di trasfor. marsi in dittatura per la nostra scomoda presenza; o se una mino- che il partito In tentazione ranza, per diventar maggioranza, dovrà fare i conti anme con noi. Crediamo, a differenza di Zin– cone, cl1e anche questo rientri nel giuoco legittimo della democrazia. Quanto al« Mondo», il discor– so sarebbe più lungo, e To fare– mo in separata sede. Ma dohbi.a– mo dire francamente fin d'ora me ci angustia me gli amici del « Mondo » non abbiano ancora ca– pito. E' vero, con Corbino ab– biamo poco a me fare, per la ra– gione evidente me la sua for– mazione, a carattere strettamente elettorale e priva di ogni finalità programmatica, mira escl11siva111e11- te alla caduta del q11omm; mentre la nostra mira anche a quel fine, ma si pone insieme altri obiettivi. Che sono in sintesi (e lo ripete– remo fino alla noià): a) riaprire il dialogo democra~ tico del paese; b) impedire alla D.C. di con– quistare artificiosamente una tale potenza parlamentare da poter fa. re qualunque cosa (compresa l' al– leanza a destra) senza dover trat– tare con nessuno; e) ridare, a noi stessi e ai par– titi medesimi me .~bbiamo lascia– to, la funzione di alternativa de– mocratica me ci è propria; d) obbligare la D.C., per fare un governo, a trattare con altri (siamo noi, o sia Corbino, o sia il PSI sarà un problema da vede– re successivamente), unico mezzo utile per costringerla a mantenersi davvero sul terreno democratico; e) ricostituire un primo nucleo di autonomia socialista intorno a cui lavorare per la creazione di quella forza politica, di quel par– tito marrone, cl1e manca al paese. Tutto ciò è fuori della storia? è fuori della politica? L'amico Pannunzio ci risponda o ci faccia rispondere politicamente, lasciando perdere gli attestati di « onestà » di cui ringraziamo il suo giornale ma K' di cui non abbiamo affatto bisogno. RASSEGNE: Italia oggi, dl Aldo Garosol (p, 2) - Posta del direltart (p, 8) - Taccuino dell'Eeon=ista, dl Gino Luzzatto (p, 8) - Punto conlro punto: La scuola dell'odio; Il nostro ventre (p, 8). VOTA IJ~ITÀ POPOLARE ,roTA IJ~ITÀ POPOLARE PROPOSTE PBOGBA!ll!IIATICHE CONTROLLO AMMINISTRA SULLE AZIENDE D ALLA fine della guerra in poi la nostra industria non ha vissuto giorrii lieti. A tutti è nota la dram– matica storia delle riduzioni di per– sonale, delle amministrazioni control• late, dei fallimenti; ometteremo di rifarla. Qui si vuole piuttosto propor• re qualche linea di azione program• matica al riguardo, soddisfacente ad alcune condizionj: a) I provvedimenti proposti de– vono essere eseguibili nel corso del– la prossima legislatura; b) essi devono dare pronto sol• licvo alla situazione industriale, sic• ché i primi frutti siano visibili in pochi anni; e) le proposte devono essere coe• renti con la mentalità socialista dei proponenti e accettabili da tutti CO· loro, socialisti o no, che siano solle– citi delle sorti delle nostre industrie, in primo luogo dagli interessati, la– voratori e dirigenti; cl) il programma, pur essendo limitato e modesto per soddisfare ai punti precedenti, non deve essere contradditorio con la nostra conce– zione socialista dell'attività econo• mica, ma anzi tendente a preparare le condizioni obiettive e psicologiche verso ulteriori progressi nella nostra vita industriale. Molte sono le cause geografiche, storiche e politiche delle difficoltà incontrate dalla nostra industria; per brevità rinunceremo ad analizzarle, limitandoci ad elencarne alcune: scarsità di materie prime, ristrettezza del mercato, ritardo storico di svi– luppo politico ed economico, dispa– rità regionali, eredità di una politica autarchica, povertà di capitali liqui– di, arretratezza di mezzi tecnici e di laboratori scientifici, difficoltà di spostamento del personale. Ciascuna di queste cause richiede una politica di largo raggio tendente a eliminarne o a ridurne gli effetti dannosi. Di proposito abbiamo lasciato da parte nell'elepco precedente una cau• sa, che ci pare pregiudiziale a tutto il problema: cioè la tradizione di ef• fettive irresponsabilità delle dirigen– ze industriali, all'abitudine alla pri– vatizzazione degli utili e degli onori, • e alla socializzazione delle perdite; e alla conseguente scadente scelta degli uomini posti a capo delle aziende. La nostra classe industriale, salvo alcune rarissime eccezioni, conti• nua a rivelarsi come una delle cause più gravi della crisi economica e politica italiana. Sacrifica il paese, le pubbliche libertà e i pubblici de– nari ai suoi più gretti utili; cioè non tanto al fiorire delle proprie indu– strie, quanto al mantenimento di una situazione in cui la corruzione politica e economica, il finanziamen– to dei giornali « indipendenti >, ga• r'antiscono la permanenza di < pasco• li tranquilli>, come disse Ernesto Rossi. Chi detiene le leve di coman• do dei grandi affari, chi può dcci• dere ordinazioni e acquisti ha in mano il potere, anche se poi l'in– dustria, che col suo nome copre que– sti affari, va in malora. E quando ciò avviene è pronto il ricatto della minaccia (e talora purtroppo la ne• cessità) dei licenziaruenti per pom• pare il pubblico denaro, per licen– ziare i non conformisti e tenersi i fedeli, per perpetuare i propri pro• fitti e il proprio dominio. La legge italiana, cssenzialmcn• te basata sul principio della proprie• tà privata, prevede un organo di controllo degli errori e degli abusi dei dirigenti, e precisamente il col-

RkJQdWJsaXNoZXIy