Nuova Repubblica - anno I - n.9 suppl. - 5 maggio 1953

b 2 I 7 gio ?ei sindaci. Compito di questi s1gnon è controllare la veridicità dei bilanci e denunciare gli even– tuali falsi ai privati proprietari del– l'azienda, raccolti nell'assemblea de– gli azionisti. Ometteremo qualsiasi critica al sistema, basata su principi socialisti. Osserviamo invece che di fatto, quest'organo è oggi compl~ta– mente inefficiente. E perché? I) I bilanci aziendali sono cose assai complesse, in cui l'apparenza contabile dei numeri esposti nascon– de entità che possono essere com– prese soltanto da chi segua giorno per giorno l'andamento aziendale. Le cifre di bilancio, anche nel caso della massima competenza e onestà degli an1m.inistratori, rappresentano grandezze per loro natura opinabili e soggettive. Basta pensare alle va– lutazioni delle giacenze di magazzi– no, dei terreni, dcJlc costruzioni del macchinario, della esigibilità dei crediti, dei titoli in portafoglio ecc. Se i sindaci dovessero davvero con– tr?Hare le yalutazioni date dagli am– mm1straton,, dovrebbero seguire in modo continuo l'andamento azien– dale, le modalità tecniche con cui· sono fatti gli inventari i criteri con cui sono state apprezz~te le attività e le passività. 2) A parte le incertezze con cui possono essere valutati i valori in– teressanti le aziende, i bilanci stessi portano per lo più alterazioni volu– te, per molte ragioni, non tutte di origir:ie ~mmoralc; ma comunque al– teraz!on1: ad esempio al fine di co– s,tit1;1ire riserve occ~lte per proteggere I azienda da congmnture avverse. Si v~~le co_sl evitare di disperdere in d1v1dend1 profitti che si teme siano labili_; si v~gliono ridurre gli aggravi fiscali; rcc1procamcnte gli ammini– stratori possono essere tentati di na– scondere_ perdi te per non compro– mettere 11credito bancario dell'azien– da e ottenere dal pubblico, dalle banche, dallo stato crediti e finan– ziamenti. Infine gli amministratori possono giocare in proprio al rialzo e al ribasso sui titoli dell'azienda al fine di ~onseguire utili personali: essendo soh al corrente (ove lo sia– no) della reale situazione. . 3) I sindaci hanno il compito di nvcdere soprattutto le alterazioni ai bilan~i esposte nel punto precedente. Ma 11 !_oro compenso legale è· cosi esiguo, 11 loro compito cosi difficile e i~ tc~po ?ccessario così grande che essi nnunciano ad assolverlo. E si ebbero casi di sindaci incriminati perché non denunciarono bilanci falsi_ (no~ se ne erano accorti); casi d1 smdac1 che ebbero premi per non ve_dere; casi infine di sindaci che la– sciavano fare le relazioni sindacali dagli amministratori, accontentandosi di firmarle. 4) A parte i problemi relativi alla formazione del bilancio propriamente dett_o, l'atti~it~ ?elle ?ziende si espli– ca 1n molt1ss1m1 altri sensi: scambi commerciali, spese pubblicitarie, di rappresentanza ccc.; spese tutte che dann? . per s~ sole possibilità agli ammm1straton e ai funzionari stessi di trarre illeciti utili dalla loro atti– vità. 5) _A_parte _i sindaci, tra gli stessi ammm1straton non tutti sono diretta– mente interessati alle eventuali scor– rettezze dei presidenti e dei consi– glieri delegati. Ma le cose dette per i sin_daci . v?lgono egualmente per questi ult1m1 (anche se per essi i compensi sono di solito abbastanza lauti sì che viene a mancare ogni scusa al loro assenteismo). Accade ~he questi consiglieri aggiunti siano in. genere co!'1petenti e scelti pro– P!'IO c~me tah: i « consigli di ammi– nistrazione » come ebbe a dire una persona non certo sospetta di ten– denze socialiste, sono appunto i mo– derni consigli, ~ccupati solo ad ap– provare e a mtascare immeritati compensi. Amici dei detentori delle mag~i.oranze azionarie, funzionari dei part!ll al potere e dello stato sono particolarmente ghiotti di cosi utili incarichi. 6) L'organo a cui infine vengono per legge esposti i bilanci le re– l~zioni dei consigli di am~inistra– z,one e del collegio sindacale, cioè l'assemblc~ degli_ a~ionisti è, più dei prec_edcnt1, cost1tu1to da incompe– tenti o da persone messe in condizio– ne di non volere o di non sapere o po_tere _controllare la gestione. Gli az10n1s11strillano soltanto quando il malanno è fatto, irreparabile; quan– do finalmente gli amministratori si sono decisi a parlare chiaro. Prima bevon? tutto, per lo più rimanendo assenti dalle assemblee, rinunciando anché a leggere le relazioni consilia– ri, perché troppo lunghe e noiose. 7) Le sole persone che potrebbero forse capire qualcosa della vera si– tuazione aziendale, i lavoratori, gli impiegati e i dirigenti sono, per legge, esclusi da ogni controllo; di fatto legati al timore di perdere il posto e al dovere di riservatezza professionale. Quando hanno fatto critiche, guidati dai capi sindacali comunisti, le hanno fatte spesso a sproposito, con fini agitatori. Da quanto precede risulta che oggi in Italia la mala amministra– zione non può essere rivelata da nessuno; solo il fallimento e le cam– biali in protesto mettono in allarme gli azionisti, i lavoratori, lo stato. Le agitazioni operaie contro i licen• ziomenti, se pure umanamente giu– stificate, assumono allora l'aspetto di richieste irragionevoli. Perché il ba– ratro è ormai aperto: a cmpirlo si invocano i denari dello stato. Gli amministratori incapaci o colpevoli il più delle volte restano al loro po– sto: e dopo aver dilapidato i de– nari degli azionisti, dilapidano quelli dei contribuenti. Sono gli innocenti a pagare: i lavoratori che perdono il posto, i piccoli azionisti che per– dono i loro risparmi, i contribuenti che pagano. Riteniamo perciò essenziale la co– stituzione di un mezzo di controllo clie agisca prima che sia troppo tardi; un mezzo che protegga le aziende dagli errori e dalle disonestà degli amministratori; e! _con le azien- NUOVA REPUBBLICA zionati agli onorari di un consulente privato. 5) Qualsiasi prestito delle banche dello stato (IMI) sarà condizionato all'aver accettato la detta ispezione, per esempio non meno di due anni prima della richiesta del prestito. 6) Gli ispettori saranno responsa– bili : e cioè le aziende potranno presentare una controrclazione e ri– chiedere un'ispezione di controllo; o, qualora l'andamento aziendale ab– bia a rivelarsi in seguito difforme dal loro giudizio e dalle loro previsioni, essi saranno accomunati nelle re– sponsabilità anche penali, agli am– ministratori stessi. 7) La mancata richiesta di ispe– zione o il rifiuto di accettarla saranno equiparati, alla luce delle responsa– bilità degli amministratori, a una irregolarità nella tenuta dei libri aziendali e pertanto costituirà per se sola, reato nel caso di situazione fallimentare. 8) Qualora la relazione ispettiva depositata presso il Tribunale e la Procura della Repubblica appaia ai magistrati sufficiente a procedimenti penali a carico di uno o tutti gli amministratori, essi possono inter– venire anche se l'azienda non è in stato fallimentare. L'ispezione periodica sarà ricer– cata dagli stessi amministratori one– sti, e capaci di riconoscere· che una consulenza competente è pur sem– pre utile a migliorare le proprie aziende e ad assicurare lavoratori, AIJ'l'ONOMIA SOCIALISTA ~lJOVE 11.DESIO~I FRANCO VENTURI dell'Università di Cagliari ANNA GAROFALO di Roma NINO VALERI dell'Università di Trieste BRUNO PINCHERLE di Trieste BRUNO LEVIdell'Università di Venezia FABIO LUZZATTO dell'Università di Urbino de protegga il posto di lavoro dei lavoratori, i risparmi dei piccoli azionisti, il denaro dei contribuenti. Lo stato ha oggi, nella reale situa– zione economica dei nostri tempi, molte carte a suo favore, carte che finora ha rinunciato a far valere. Il meccanismo prima descritto è ba– sato infatti su due pilastri: I) mancanza di un organo di con– trollo efficiente; 2) fiducia nel salvataggio finale a mezzo dei denari dei contribuenti. Ebbene, lo stato può capovolgere il ricatto a cui finora è stato assog– gettato: o i denari o i licenziamenti, ponendo alle aziende un altro dilem– ma: o il controllo o la rinuncia a qualsiasi futuro soccorso dello stato. Precisamente le nostre proposte si possono coflcretarc così : I) Soppressione •dell'obbligo del– l'istituto dei sindaci. 2) Costituzione di un corpo di ispettori consulenti giurati, prove– nienti da una effettiva esperienza industriale e scelti senza criteri po– litici, né di clientela, capaci di for– nire un'utile consulenza alle aziende. Loro compito sarà un esame tecnico– amministrativo delle situazioni azien– dali, non quando le aziende sono in dissesto, ma durante il norma– le funzionamento. Il loro esame dovrà essere da un lato diretto a rivelare errori, scorrettezze, o anche soltanto incompetenze delle ammini– strazioni e delle direzioni; dall'altro a sorreggere queste con una consu~ lenza utile, che, senza rivelare (sott0 l'impegno del segreto professionale) eventuali segreti di lavorazione di aziende concorrenti, costituisca un veicolo di informazioni tecniche, atto a migliorare il livello delle aziende ispezionate. 3) Gli ispettori dovranno stendere una relaziope ufficiale dei loro rilievi e dei loro consigli, depositata in co– pia rise.rvata presso la loro sede cen• trale (eventualmente presso il Mi– nistero dell'Industria), presso l'Azien– da, il Tribunale o la Procura com– petenti. 4) I compensi per il lavoro degli ispettori sono a carico delle aziende, ma fissati da una tariffa e propor- O- azionisti e pubblico sull'andamento aziendale. A questo fine le relazio– ni, per se stesse riservate, potranno essere fatte di pubblica ragione, previa autorizzazione del consiglio di amministrazione della società ispe– zionata. Le organizzazioni sindacali saran• no pure interessate a chiedere alle proprie direzioni l'accettazione del– l'ispezione a garanzia del loro lavoro. La diffidenza tra direzioni e lavo– ratori, causa non ultima delle dif– ficoltà della nostra industria, potrà con questo mezzo essere mitigata. Chi ha pratica del lavoro sa quanto la fiducia nell'azienda da parte dei lavoratori sia condizione essenziale per la sua prosperità. L'efficienza e la severità del siste– ma sarà per sé solo una remora alla corsa ai posti nei consigli d'ammini– strazione da parte degli incompe– tenti, contribuendo a elevare il livel– lo medio degli organi dirigenti delle aziende. Infine lo stato e i contri• buenti non saranno chiamati a pa– gare alla cicca e in ritardo. Gli amministratori che non avran– no seguito i consigli degli ispettori senza darne giustificazione, o che avranno anche soltanto esposto pub– blicamente la situazione aziendale in modo difforme dalle relazioni degli ispettori, potranno essere incriminati su clementi positivi o meno contro– versi. L'eventuale aiuto dello Stai'• potrà essere tempestivo e condiziona– to all'esecuzione di provvedimenti precisi, proposti non dai consigli stes– si, ma proposti o almeno approvati da ispettori disinteressati. Tutto ciò rappresenta indubbia– mente una limitazione ,anche se assai modesta, del principio della proprie– tà privata. Ma significa che, se lo stato è oggi chiamato solo a pagare, lo vuol fare d'ora in poi a ragion veduta, quando i suoi denari hanno ancora qualche probabilità di essere utili: significa che lo stato rifiuta di essere posto di fronte al fatto com– piuto di centinaia di famiglie da por– re sul lastrico; significa che la re– sponsabilità civile e penale entra finalmente nel sacrario dei consigli di amministrazione. IIICCAlll>OLEVI I ITALIA, oggi I GLI DI ATTESTATI GRAZ.IANI Confesso che, a differenza di molti compagni, non sono stato eccessiva– mente scandalizzato del cortese dia, logo tra Graziani e Andreotti, su quei piani di Arcinazzo che videro il « raduno » dei repubblichini milanesi. Non sono scandalizzato ora, perché è molto tempo che ho finito di scan– dalizzarmi. Il ritorno alle influenze fasciste nell'apparato dello stato non data da oggi, ma da quella caduta del gabinetto Parri, di cui il principale interessato vide e denunciò subito, in una conferenza stampa rimasta memo– rabile per quanti vi assistettero (e del resto rammemorata in alcune delle più belle pagine dcli'« Orologio»), le con– seguenze prossime e remote. Fu allora che si scelse la via della « continuità dello stato», cioè dello stato fascista, in pieno regime di C.L.N.; fu allora che venne deciso di costruire la demo– crazia e la repubblica italiana con le forze conservatrici del paese, utilizzan– dole a seconda dell'occasione, né il piano è mai venuto meno da allora. Coloro ·che, dall'estrema sinistra, gri– dano oggi al fuoco, avrebbero dovuto pensarci prima; prima di dare il via alla reazione, prima di giustificarla con i loro tentativi di monopolio e di tirannide. Se ci si trova nelle condi– zioni odierne, è anche colpa loro. Né, d'altra parte, la D.C. ha mai fatto eccessivo mistero del1a sua ferma volontà di impiegare le forze di estre– ma destra, né ha mai. cessato di ser– virsene come elemento di ricatto con– tro le manifestazioni, del resto assai platoniche, di indocilità di altri par– titi. Lo stesso Andreotti ha poi una esperienza in materia, da quando, come sottosegretario alla Presidenza, fece risorgere dalle rovine il Minculpop e da quando, alla vigilia del 18 aprile, come racconta nella sua autobiografia Giorgio Nelson Page, costui andò a riferirgli « la consegna fedelmente ese– guita in nome di Alberto Giannini». Si potrebbe dire che la D.C. non è lasciata libera, dalle forze che la con– trollano, di fare un'esprienza di democrazia se non a condizione di ri– lasciare pegni sostanziosi nelle mani dei fascisti meglio patentati. E anche Graziani per conto suo, è un povero cervello, su cui agiscono forze diffi– cili .da controllare. E' l'uomo che, se– condo la steSsa sua tesi, si preparava a tornare a fare l'agricoltore poco pri– ma di diventare il capo dell' eser.cito repubblichino: improvvisatore, altret– tanto politicamente vuoto quanto pieno di prosopopea. Il piccolo incontro non deve essere stato difficile da combina– re: io ti tratto cortesemente, tu mi dài atto delle benemerenze democristiane; servirà a tutti e cl ue : a me per racco– gliere un certo numero di voti di de– stra: a te per gli approcci e i profitti futuri. Tutto questo, dunque, non scanda– lizza. Ma induce a riflettere. Almeno dal partito di maggioranza nella mag– gioranza, la « lotta sui due fronti » è condotta con un singolare riguardo per le forze di destra. Dall'inclusione nelle liste D.C. di Giovanni Messe, alle dichiarazioni di Graziani, ai ma– nifestini che ricordano il giudizio be– nevolo espresso dal « Sovrano » sull'on. De Gasperi, c'è tutta una serie di sintomi che indicano chiaramente come per la D.C., dopo l'apparerHamento, il « fronte dei partiti democratici » non sia affatto da considerare una for– mazione permanente e intangibile. E c'è stato lo scioglimento del Senato, dove· le difficoltà di ritrovare una mag– gioranza di centro saranno certo an– cora maggiori che non lo sarebbero state in una camera eletta con la pro– porzionale. Risulta da tutto questo una situazione torbida, difficile, grave per la coalizza– zione di centro. ~ difficile per i partiti minori arrivare a dire che non si fidano del loro principale alleato, dell'asse del– l'intera coalizzazione; ma, almeno in al– cuni giornali, si dichiara apertamente che conviene per ciascuno degli appa– rentati mettere in rilievo le divergenze, affermando anzi che la legge maggio– ritaria è stata votata per trovare, al– l'interno degli stessi partiti democra• tici, la possibilità di scegliere, che non può venire in realtà né da destra né da sinistra. E' un argomento su cui hanno battuto molto, in questi ultimi tempi, così la <<Stampa» come il « Corriere », come, più specialmente <<l'Europeo», e persino << Il Mondo ». In realtà, se questi partiti non fos– sero presi nella lotta elettorale, se non fossero accecati dal miraggio del « pre– mio », quel miraggio che ha tanta presa in partiti fondamentalmente par– lamentari, in realtà essi dovrebbero cominciare a rendersi conto, dinanzi alla gravità di quello che sta acca– dendo, che è utile vi siano, fuori della compromissione con la D.C., for. ze « di riserva » capaci di polemica veramente libera e forte. La polemica tra i partiti apparentati non può, in realtà, essere libera e sicura contro i pericoli del rinascente fascismo, con– tro il pericolo del ripiegamento a destra della D.C., perché la battaglia elettorale si fa entro un sistema che la D.C. ha imposto agli alleati mi• nori. Sarà certamente lecito a que– sti farf delle cortesi rimostranze; ma il problema dello scivolamento a de– stra della D.C. non lo possono cer– tamente affrontare nel solo modo in cui può essere affrontato: contrappo– nendo forza a forza, pressione_ a pres– sione, minaccia a minaccia. Se la situazione fosse infatti ancora qual'era nel 1943-45 non vi sarebbe certamente bisogno di cercare di im– pedire le collusioni della D.C. con le destre: la pressione allora veniva da sinistra, veniva comunque dall'an– tifascismo, ed era agli antifascisti che si chiedevano le garanzie che oggi si chiedono a Graziani. E' dopo cì,e i partiti democratici minori si sono pri– vati di ogni dinamismo autonomo, di ogni possibilità di far leva, sia pure in modo lecito e senza demagogia, sul malcontento del paese, che la D.C. ha cominciato a chiedere attestati a de– stra: ha cominciato a rispettare Gu– glielmo Giannini e poi ha finito con Graziani. E' in questo che risiede l'errore principale di coloro che, in_ buona fede, hanno pensato che l'acquiescenza fosse la via migliore per mantenere Ja D.C. in un sistema di centro e im– pedire che De Gasperi fosse spazzato da Gedda. Essi rischiano di imparare presto a loro spese, che « on ne sap– puie que sur ce qui résiste ». ALl>OGAIIOSCI

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