Nuova Repubblica - anno I - n. 7 - 5 aprile 1953

2 (comrnua dalla prima pa1it1a) rioè, sia purr in termini ancora sche– matici, si era offcrtO come altcrnati– \'a stabilizzatrice. pronta a contra– stare il passo a tutte le forze antista– bilizzatrici della società italiana, a tulle le forze, che, pur non rapprc– !-Cntando che una parte di questa so– cietà, d una parte delle sue esigel)ze, delle sue tradizioni e delle sue aspi– razioni, '"intendevano ad ogni costo prevalere e imporsi come il tutto, creando un totalitarismo di fatto che anticipava un totalitarismo di diritto. L'esclusione dei comunisti dalla direzione dello Stato poteva essere in sé un atto perfettamente democra– tico; ma il compito del socialismo democratico. quel compito che il P.S.D.I. non ha saputo assolvere e che ora ha volontariamente rinuncia– to ad assolvere, era quello di far sl che con l'esclusione del partito co– munista, di un partito che vi erano mille buone ragioni di escludere dal– la direzione dello Stato, non venisse c·srlusa la classe lavoratrice. Questa t·sclusionc, che una politica socialde– mocratica di apertura a sinistra avrebbe reso impossibile, sta invece ora diventando fatale con una politi– ca di chiusura a sinistra e di apertura a destra, determinando per contrasto la reazione operaia a questo mono• polio di una classe oltre che di un gruppo di partiti politici. La nostra decisione di scendere in lotta, anche sul terreno elettorale, e di associarsi con tutti i gruppi affini, in una lotta in cui solo un'imposta– zione democratica può restituire una iniziativa politica alla classe lavora– trice e al socialismo, parte quindi dal vuoto lasciato dai tre partiti mi– nori, da un canto, vuoto mascherato dal sistema proporzionale nelle ele– zioni d<"I 1948 e da una apparente autonomia liberale e socialdemocra– tica, nri prriodi in cui queste forze furono all'opposizione, e dal vuoto incommensurabile lasciato dal P.S.I., d'altro canto, i cui germogli in senso democratico non riescono mai a ma– turare oltre la misura consentita dal• l'ombra dd partito comunista. In questa lotta per assicurare le condizioni del ripristino di un equi– librio politico stabile in Italia, il socialismo deve avere il coraggio di parlare a nome di tulle le coscienze democratiche del paese e deve espan– drrsi oltre i suoi confini ideologici, fino a sentirsi unito, sia pure, in po– sizione di punta, con tutte le forze avanzate della democrazia italiana. L'isolamento del movimento operaio, in questa battaglia, può significare un favoreggiamento dell'isolamento in cui le forze reazionarie cleric.ali e comuniste cercano di tenere la classe operaia per raggiungere i loro fini di parte. Il programma con il quale noi in– tendiamo affrontare la battaglia è quindi un programma che dà un pugno nello stomaco al conformismo di destra e di sinistra e parte dalla premessa che occorre con urgenza sradicare il sistema dei blocchi con– trapposti favorito dalla riforma elet– torale prima che la vittoria di un blocco. dell'unico blocco di partiti finora collegati e aventi una proba– bilità di vincere le elezioni, trasformi questo sistema in regime. Ci si dice che, se riusciremo a smantella;c la metà più uno dei voti occorrenti a raccogliere il pre– mio di maggioranza, il paese e il Parlamento cadranno nel caos. Non è vero. Noi non intendiamo sottrarci alle responsabilità che potrebbero de– rivarci dall'avere imposto il ritorno al sistema proporzionale e proponia– mo fin da ora alla Democrazia Cri– stianl e ai suoi alleati democratici, NUOVA REPUBBLICA PROPOSTE PROGRAHHATICHJJJ una piattaforma comune di difesa della democrazia per la costituzione cli una maggioranza stabile e demo– cratica. che consenta ai numerosi de– mocratici che militano nelle file cat– toliche di sfuggire alla pressione in senso totalitario delle forze clericali, e ai partiti minori di cessare di es– sere considerati minorenni e di poter riprendere l'iniziativa alla quale han– no rinunciato; questa offerta va ri~ volta contemporaneamente al P.S.I., per offrirgli una possibilità concreta di rientrare in una maggioranza de– mocratica. Per avere l'unità democratica, in uno schieramento arricchito dall'apporto di tutte le esigenze politiche e so- mazione della Repubblica, ha di nuo– vo la fisionomia di uno Stato accen– trato e burocratico che aveva sotto il regime fascista. Non è ancora il fascismo, perché in questo Stato si vive ancora libc~i, ma è uno Stato in cui gli strumenti del potere sono di nuovo accentrati in pochissime mani e in cui è sempre più difficile - per non dire impossibile - l'alternativa democratica del rinno,•amento della classe politica che sta ai vertici. Bisogna sottrarre al governo cen– trale le leve di comando che appar– tengono alle amministrazioni locali, attuare le disposizioni costituzionali relative all'autogoverno locale, pre– parare la riforma dell'ordinamento ACCORDO ELETIORALE FRA I GRUPPI DEIJLA SINISTRA DEMOCRATICA I rappresentanti del movimento di Autonomia So– cialista, della Unione di Rinascita Repubblicana, del movimento di Giustizia e Libertà e di altri gruppi affini, di fronte al colpo di forza operato in Senato per la riforma elettorale, si son.o riuniti d'urgenza e, constatata la identità di fini politici attuali ed in particolare dei motivi che ispirano la loro attuale lotta per la democrazia in Italia, hanno confermato il loro proposito di presentarsi al Paese, partecipando alle prossime elezioni con denominazione e simbolo comuni e con un programma unitario di difesa della libertà e di trasformazioni strutturali, sul quale pos– sano convergere tutte le forze sane e libere del Paese. Roma, 30 marzo 1953. • ciali rappresentate, non basta cam– biare la legge elettorale, e apparen– tarsi, perché metà del paese non ac– cetta quel tipo di unità e si appresta a ribellarsi addirittura alla democra– zia; per avere l'unità socialista, poi, non basta dire di averla raggiunta, come il P.S.D.I., e affermare che la si vuole, come il M.L.I., ma bisogna operare per cambiare le condizioni oggettive che l'hanno impedita fino ad ora. Dc Gasperi e.Nenni non ci stanno? on è vero. Non chiedono di meglio. Purtroppo Saragat, che avrebbe avuto per compito di avvici– narli, è 5010 servito fino ad ora a tenerli lontani, a spingere Dc Gaspc– ri nella prigione di Gedda e Nenni in quella di Togliatti. * * * La politica sulla quale noi chiede– remo il suffragio degli elettori e sulla quale proporremo una nuova impo– stazione dell'unità democratica e del– l'unità socialista si fonda su tre pietre angolari: riforma dello Stato, rifor– ma della burocrazia, riforma del•t l' econom.ia monopolistica. Non abbia– mo l'intenzione di proporre un piano a lunghissima scadenza, né una serie interminabile e inattuabile di rifor– me ma la trasformazione di alcune str~tturc cardinali, sulle quali poggia l'equilibrio dell'attuale sistema, il cui controllo consentirà al paese di ri– prendere la marcia in avanti per l'edificazione di una società più libera e più giusta; e nel campo della poli– tica estera non abbiamo l'intenzione di proporre bruschi mutamenti di fronte, pur intendendo porre l'accen– to sull'urgenza e sulla preminenza cli un'unità politica dell'Europa occiden– tale, unica garanzia contro un in– tervento sempre più gravoso degli Stati Uniti negli affari europei. I. Riforma dello Stato: lo Stato italiano. sette anni dopo la proda- prefettizio, che consenta la soppres– sione dell'istituto del Prefetto. Ogni intralcio all'esercizio delle li– bertà individuali e all'autonomia del– le collettività associate va strenua– mente combattuto. Ci opporremo con ogni mezzo alle tre leggi ecce– zionali preparate dal governo uscente intendendo cosl difendere la piena libertà di espressione della stampa, in modo da assicurare ai lettori la garanzia della sua indipendenza me– diante la pubblicità dei bilanci e il controllo delle sovvenzioni, il libero. esercizio delle attività sindacali e dei diritti garantiti dalla Costituzione alle classe lavoratrice, e la garanzia delle libertà dei cittadini minacciate dalla legge polivalente. L'istituto del referendum previsto dalla Costituzione costituisce una ga– ranzia contro un potere centrale, ese– cutivo e legislativo, in via d'espan– sione. Il Consiglio Superiore della \ Magistratura costituisce una garan• zia dell'indipendenza del potere giu– diziario che è urgente stabilire, per assicurare il controllo giurisdizionale. La scuola va sottratta come la ma– gistratura all'arbitrio della politica di un governo di parte. Con la riforma scolastica si deve raggiungere, l'in– dipendenza della scuola pubblica, so– la garanzia per un ripristino del suo prestigio e della sua efficienza. L'amministrazione delle finanze ha cominciato a funzionare con mag– giore efficienza grazie alla riforma fiscale, ma occorre superare le timi– dezze iniziali di questa riforma e snellire il sistema di riscossione delle tasse, da effettuarsi al domicilio di ogni contribuente anziché agli spor– telli dell'amministrazione fiscale, ina– sprendo la aliquota della complemen– tare e della tassa sulle successioni alle quote più elevate. 2. Riforma della burocrazia: una riforma totaie clella burocrazia ita- liana non può avvenire con succes– so nelle attuali condizioni rconomi– chc del paese. Essa deve quindi ef– fettuarsi a settori, applicandosi su– bito agli enti nei quali la vita mo– derna ha imposto l'intervento statale'. Così come la nazionalizzazione del– le industrie chiave non può avvenire in blocco, così pure noi proponiamo una riforma della burocrazia di quat– tro settori tipo, la cui gestione deve essere resa autonoma dagl'intralci mi– nisteriali e dai mutamenti di gover– no: l'IRI, la Cassa del Mezzogiorno. il complesso degli Enti di riforma agraria e le assicurazioni sociali. oi proponiamo che )'amministrazione di questi enti abbia l'ordinamento di, un moderno consorzio industriale, nell'interesse dei consumatori e delle finalità produttive che, ad essi ven– gono attribuite. L'IRI deve diventare un vero e proprio Ente dell'Economia Pubbli– ca, la cui gestione risponda a criteri industriali e la cui politica industria• le sia pianificata a periodi triennali; la sua struttura, abbracciante ogni settore dell'economia già controllato dallo Stato, deve essere capace di as– sorbire senza sforzo i nuovi settori dell'economia che passeranno in pro– prietà alla collettività. La Cassa del Mezzogiorno deve inaugurare un piano sistematico com– plessivo di lavori pubblici, rinnova– bile ogni tre anni, e la sua gestione deve sfuggire alle pressioni delle clientele politiche, che hanno finora intralciato un'opera non priva di ef– ficacia, in modo da pianificare in base a criteri unitari una politica d'investimenti nelle zone depresse. Gli Enti di Riforma Agraria vanno coordinati in un unico Ente e ces– sare di lavorare sotto la forma di compartimenti stagni. L'ammissione dei nuovi tecnici nell'Ente va siste– mata in collegamento con le Facoltà di Agraria, i cui laureati debbono, come quelli dei vari politecnici fran– cesi, essere promossi solo quando ri– sultino atti a svolgere dei compiti nell'Ente Riforma Agraria. 3. Riforma dell'eco11omia monopo– listica: lo Stato "democratico deve cominciare a dare l'avvio al passag• gio alla collettività della proprietà privata di alcuni rami dell'economia d'interesse pubblico o gestiti sotto forma di monopolio. Nella prossima legislatura, la mag– gioranza democratica deve varare la nazionalizzazione dell'industria elet– trica, dei telefoni e delle industrie navali. Così come lo Stato fascista salvò dal naufragio, nel 1931 e nel 1933, una parte considerevole del mondo capitalistico italiano, cosl pure oggi lo Stato clericale sta creando nuove forze monopolistiche con il denaro dei contribuenti. L'industria elettrica, in corso di sviluppo con investimenti pubblici, fonte di' energia per una gran parte dell'industria italiana, presenta un interesse fondamentale per I~ collet– tività e non può essere lasciata in proprietà a gruppi privati. Lo Stato dçvc quindi acquistare il 51 per cento delle azioni delle grandi so– cietà elettriche e passarne la pro– prietà all'IRI. Lo Stato ha anche la possibilità, in un periodo in cui la rete telefo– nica nazionale è in continuo svilup– po e non può fare il balzo neces– sario per la carenza del capitale pri– vato, di riassumerne la proprietà gra– zie alla scadenza delle concessioni. Le concessioni non vanno più rin– novate e la proprietà delle società ,·~ trasferita all'IRI, L'industria navale, caduta per le prrclitc subite durante la guerra a 1 mrno di un milione di tonnellate, ha ritrovato la sua potenza d'un tempo grazie sopratutto alla lcgg<' Saragat. Ma il beneficio della rico– stituzione della nostra flotta mercan– tile è andato esclusivamente agli ar– matori, che sono ridiventati una po– tenza, anche nel c~mpo politico, con i .fondi della collettività. L'interesse pubblico per i trasporti marittimi è tale che in questa situazione non è possibile procrastinare la loro nazio– nalizzazione. Al Consiglio nazionale dell'Econo– mia e del Lavoro spetterebbe quindi una effettiva funzione di coor– dinamento e di controllo su tutta l'attività economica pubblica e da– vanti ad esso dovrebbero rendere conto i responsabili degli enti del– l'economia pubblica. Questa funzio– ne di controllo e di coordinamento offrirà al Consiglio la possibilità di varare un piano di riassorbimento della disoccupazione, la cui efficacia sarà garantita dai poteri che esso avrà a disposizione. Solo affrontando di petto alcune posizioni basilari del monopolio e del privilegio e impostando su basi nuo– ve il problema della riforma econo– mica è possibile iniziare un lavoro a lunga scadenza, per settori presi in blocco e non alla spicciolata. Qua– lunque riforma di tipo universalistico rischia infatti di prestarsi alle pres– sioni clientelistiche e di concludersi con una grande attività e con co– spicui fondi sprecali attraverso un paternalismo improdutdvo e corrut– tore. Lo spirito che ci deve animare nel dar mano a una politica di rifor– ·--:1e concrete e nel chiamare a que– st'opera tutti gli uomini di buona volontà e tutte le forze clcmocratichc mira quindi a liberalizzare lo Stato per socializzare l'economia, in modo da restituire allo Stato il prestigio ,, la fiducia che gli sono necessari per porre mano ai compiti che gli spet– tano in una società economica che richiede, come ha dimostrato l'Ame– rica stessa, un suo intervento sempre l'AOLO\'ITTOltELLI ARTURO C. JEMOL aderisce a'Autonomia Socialista' A. C. Jemolo, dell'univer– sità di Roma, storico e giu– rista di fama internazionale, ha aderito in questi giorni ad "Autonomia Socialista", con questa lettera significa– tiva " Caro Codignola, 'S'Ella e Calamandrei formano un partito ed una lista, penso che sarò con voi, beninteso come gregario; tutto il mas– simo che il mio entusiasmo potrà generare sarà di par– lare una sera in una piaz– zetta di Roma in un comi– zietto elettorale, dinanzi a una quarantina di persone; ma per amore vostro, potrò fare anche questo"· Il Comitato Direttivo del Movimento ha pregato Je– molo di partecipare alla re– dazione del. programma elet– torale, cui attendono - in– sieme coi dirigenti di " Au– tonomia Socialista " - emi– nenti personalità di specifica competenza nei diversi set– tori.

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