Nuova Repubblica - anno I - n. 7 - 5 aprile 1953

L. 35 Spedizione in abbonamento po■tale (Gruppo II) In 2a pagina: L'ADESIONE DI ARTURO C. JEMOLO Anno I - N. 7 Q U I N D 1-CI N A L E POLITICO Firenze, 5 Aprile 1953 PAOLOVl'l'TOICELLI: Liberalizzare lo stato per socializzare l'economia - Accordo eletto· raie fra i orur,vi della sinistra democratica - L'aduione di A. O. .ltnWl.o - IUCCAltDO LF;l'I: Democrazia o oUgarcWa • Ict;NATOOOÈN: Prooosso a.Ila•<mola· LELIOBAICBIEltA: Metodo o pazzia - Apparentamento, ca/tiro a{Jare - GIUSEPPEFAVATI: Nuovi Argomenti. DUE OBIETTIVI II voto ciel Senato, il modo con cui nl voto si è ,:iunti, non la• sciano dubbi sulla profondità e la natura della crisi. La spirale della rellzione. cli cui fummo fucili pro– feti al congrestòlòo di Genova, è in allo. Ed ,. difficile dire se alla ~opruv,rivenzu deJlu dernocruzia, ai !'>UOi istituti, ul suo costu111c rie– ?'!Cil oggi pila perniciosa In n1as• siccia presenzu co111unista nel no• !,lro puese, o lu ciccu volontà di potenza deUu O.C. e delle forze che In sostengono. Una cosa è comunque certa: che mai sono sta• te offerte ni con1unisti urini più affilate contro la democrazia di quelle che clericali e satelliti han– no n1csso nelle loro mani in que• ""1'fte ,11t:,11\,; Ei.~ttimane. Ora, le res1,onsabilità sono ben chiare per tutti. Né si illudano i clen1ocratici da strapazzo lega– ti, per un piatto di Jenticch_ie, al carro del vincitore, di potervisi sot– trarre. Il PSDI, il PRI, il PLI han– no volontarinn1ente uccornunato la loro sorte all'offensiva clerico-con– servatrice in Italia; abbiamo fatto tutto il nostro dovere per con– tribuire ad evitarlo: mu ormai non ci resta che e1nettere un giudi– zio, e trarne le conseguenze. Noi abbiamo due precisi dove– ri du co1npicre: il prhno, di portare il nostro contributo affinché il paese rispondu no alla violenza perpetrata contro di esso; il se– t·ondo, di ricostituire un nucleo di apertura dernocraticu, di dialo– go, di alternath·u, dopo che vi hanno rinunciato 1>roprio i partiti ai quali tuie co1npito spettava per h,tituto. ) duf" obiettivi possono non e~!iìerc del tutto coincidenti: e perciò occorre la f rcddczza ne– ces"uriu per dcter1ninurc i lin1iti entro <·ni il pr·imo, inunediuto, può essere perseguito senza danneggia– re il se('oncfo, rli t)iÙ lun~a sca– denza. Una in1poi,tuzio11<' <"lettorulistica larga, indis<'riminutu, privu di fi– :,.iono1nia e di progranuna (cal– deggiata, t."on1't'-naturale, dai co1nu– nisti), avrebbe avuto lo scopo uni– co di sottrarre voti all'apparenta– mento, ma u,•rehbe forse precluso le possibilitù di sviluppo avvenire. L'abbian10 quindi scartata. Una itnpostazione ungusta, settaria, di gruppo, sarebbe riuscita certamen– te inutile nl fine inuned_iato: né, d'altronde, uv1·ebbe costituito upa premessa seria ul1a ricostituzione nel futuro di unn forza effettiva di rinno,,amento del paese: la qua– le noh può essere che socialista, mn deve mostrarsi capace di O.l• trarre ,·erso di sé tu Ile le forze disperse che vogliono, anche su presupposti e con n1etodi dh•ersi, le 111cdesime cose che noi voglia• mo. Abbiamo quindi seguito la strada che ci sembravo più seria: eliminare le distinzioni che po– tevano apparire soltanto di grup• po e di settu, mantener fermi i principi. Non è stato difficile tro, 1 nre un accordo tattico e progrumtnatico coi repubblicani dissidenti (usciti dal ]oro partito su posizioni non dissimili dulie nostre), coi gruppi di Giustizia e Liberlà (che hanno richiamato alla lotta politica for– ze, do tempo assenti, della Resi– stenza), con elen1enti comunitari e cristiano-sociali ( che, come noi, mi• rano ad una seria trasforn1azione strutturale dello Stato). Non ab– biamo invece ritenuto possibile un accordo con Corbino, non esisten– do alcun presupposto programmu– tieo che possa giustificarlo (anche se parallelan1cnte, ciascuno nel suo settore, comha1tcren10 per il rag– giungin1ento del fine immediato, In caduta del quorum); né cogli e< in– dipendenti di sinistra », la cui equi– ,·oca posizione nei riguardi dei co– nnmisli non intend_ia1no di con• dividere. Sarebbe stuto certo preferibile che questa azione di cl1iarhnento e cli semplificazione delle forze politiche non coniorrniste consen– tisse un accordo anche col M.L.I. (che orn ~i è trnsfor1nato, per ra– gioni elettoralistiche cli dubbia cor– rettezza, in U.S.J.): mu alla condi– zione che ciò non pregiudicusse il nostro carattere e la funzione più u lunga scadenza che ci as• segnan10. Abhian10 dovuto consta• tare che ciò non era possibile. D111 M.L.T. ci dividono valutazioni di fondo clelln politicu interna– zionale e della politica interna; 111a, forse ancora di più, il 1nc– todo cli lotto. I dirigenti di quel 111ovin1cnto restano con1unisti, che non accettuno più l'obbedienza so– ,,ietica; è un po' troppo poco per presumere cli sollevare la ban– diera del sociulisn10 detnocratico in ltuliu. La strutlura di codesto n10- vin1cnto t· ancora quella di un minuscolo partito nazional-comu– nistu fondato su funzionari retri• buiti la cui presenza - soprat• tutto in un orgunismo di propor– zioni 111ini1ne - rende evidente- 1nente i,npossibilc il norn1ulc ri– curnbio dernocratico interno. u questo schieran1ento, noi af. fronteren10 la prova elettorale, sen– za illusioni n1a anche senzu SCO· ran1enti. Da una lotta di questo ge• nere, non possiamo restare assen• ti; dopo, riprenderemo un più lun– go e paziente lnvoro di chiarifi- cazionc e di rico .. struzione socialista ~ e dcr.10:r!lticn. ~ SOMMARIO IC.\SSEGNE: Italia, oggi, dJ ,i, Gar08Ci - La qulndlclna parlamentare - Cronache clello Ubertà Italiano - 15 giorni nel mondo, dJ P. J7ittorelti - 'l'acculno dell'Economista, dJ G. Luzzatto • Pwito contro punto - Il Glmrroeto - Posta del Direttore - Spec– chio della Stampa, di P. Rami • Il muro, di Pie - DISEGNI E PUJIET-TI di RuOolo. i PROPOSTE PROGRAJ.llffATICHE I LIBERALIZZARE LOSTAT per socializzare l' econon1ia Elaborare un programma non si– gnica mettere fiori sul davanzale di una finestra ma arredare l'edificio nel quale si vive. I programmi elet– torali dei diversi partiti cOJ1sistono invece di solito in una molteplicità di florilegi, in una elencazione delle molte cose che si, possono fare e non contengono nessun impegno su quel poco che si deve fare. oi non pretendiamo di contare molto, ma sappiamo di csscrr nati in seguito a una situazione di rottura che è propria a tutta la democrazia italiana e che si è verificata in tutti i settori dello schieramento politico laico. Ed r da q1w•• ... c;ituazione di rottura che prendiamo le mosse quando diciamo che c'è qualcosa che non va e che il corpo elettorale avrà forse l'ultima occasione di rimettere le cose a posto. Il 18 aprile, il paese dette la pos– sibilità alla Democrazia Cristiana e ai partiti democratici minori di op– porre un serio sbarramento all'avan- zata comunista e a un'involuzione monarco-fascista. Oggi, i comunisti sono forti comr prima, il prolrtariato non vede ancora chiaramente un'al– ternativa democratica grazir alla qua– le sfuggire al controllo comunista, il P.S.I. si atteggia a partito auto– nomo senza essere costretto a fare le poche cose che, al di là delle pa– role, lo renderebbero autonomo, il P.S.D. I. volta le spalle a quelle clas– si lavoratrici che invece avrebbero tanto bisogno di un vero partito so– cialista, di quel partito che Saragat promise loro al momento della scis– sione di Palazzo Barberini. Bisogna avere la forza e il coraggio, e prima ancora la pazienza, di offrire– alla classe operaia una politica nuo– va, indipendente, ma anche nuova, che susciti in essa l'entusiasmo che altrove ha per il socialismo demo– cratico, e le offra obbiettivi di lotta efficaci e comprensibili per abbattere il sistema nel quale il paese si sta contorcendo disperatamente in questi RIFORMA ELETTORALE anni, onde sfuggire alla tragica alter– nativa in cui la classe operaia, come il resto del popolo italiano, si sono venuti a trovare a pochi anni dalla caduta del fascismo. La riforma elettorale non ha costi– tuito che un episodio di questa bat– taglia per sfuggire all'alternativa to– talitaria, l'episodio più impegnati\'o, tuttavia, perché la nuova legge elet– torale, spezzando il paese in blocchi e offrendo il monopolio politico al blocco vincitore per cinque lunghi anni, ha aperto la strada alla forma– zione di un regime estremista. Quando noi abbiamo chiesto ango– sciosamente ai compagni delle altre correnti del P.S.D.I. di riAetten· sulla responsabilità che si assumeva– no e che facevano assumere al socia– lismo democratico, quando abbiamo detto loro che per difendere la de– mocrazia contro il comunismo non si aveva il diritto di aprire la stra– da al clerico-fascismo, quando ab– biamo sostenuto che l'apertura a si– nistra, per il recupero del grosso del– la classe lavoratrice alla causa della democrazia socialista, era appena co– minciato, avevamo l'incubo chr il P.S.D.I., che il socialismo democra– tico, lasciassero cadere, sia purr solo in apparenza, sia pure per un solo mon:,ento, quella bandiera della li– bertà che Stalin invitava i comunisri di tutto il mondo a raccoglicrr. La nostra voce ha riecheggiato in un deserto e in quel deserto, soli, pochi, abbandonati da alcuni dei no– stri compagni più eminenti e pi l, stimati, abbiamo esitato, abbiamo ri– flettuto, ci siamo guardati. e- con amarezza abbiamo dovuto constatare che con il P.S.D.I., per ora, non c'rra più niente da fare, che il P.S.D.I. era entrato a far parte del « sistrma », che il suo collegamento ron la De– mocrazia Cristiana e il suo appoggio all'approvazione della riforma elet– torale, nonostante tutti i programmi di riforme di struttura che avrebbe potuto varare, lo facevano entran.– nella spirale vorticosa contro la qua– k si ribella sempre più apertamente la società italiana, cercando nel ri. bellismo neofascista e monarchico 0 nell'insurrezionalismo comunista a doppio fondo una via d'uscita che la farebbe ricadere in un sistema ancor più odioso e soffocante. Il < sistema » del quale entrava a far parte il P.S.D.T. era quello che aveva denunciato fin daJie sue ori– gini il P.S.L.I., quando aveva propo– sto la « lotta su due fronti», l'< in– dipendenza dai due blocchi », quando

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