Nuova Repubblica - anno I - n. 3 - 5 febbraio 1953

2 ni degli avi. Fra le ospitali pareti delle case liberali l'opposizione al– le soperchierie clericali è indiscuti– bile; i « centristi » non vanno in chiesa e talvolta non battezzano i propri figli, ma in politica, ogni volta che il Governo De Gasperi si rivolge al loro aiuto, dimenticano la loro opposizione ideologica ai postulati cattolici e pronunciano di– scorsi dignitosi ma fermi, espri– mendo adesione al governo, alle leggi elettorali e all'erezione di nuove chiese. Ni.turalmente il loro animo è ferito ma il mantenimen– to delle posizioni elettorali vale bene qualche mctsa. noto quotidiano pubblicò un arti– colo, il titolo del quale attribuiva a Villabruna una presa di posizio– ne in favore delle istituzioni re– pubblicane, l'avvenimento fu censu– rato a viva voce da ogni parte e l'estensore dell'articolo, presente in aula, dovette scusarsi affermando che i titoli non era lui a farli e cl1e in redazione non avevano ca– pito nulla. Non abbiamo esaminato finora la posizione della sinistra per il semplice motivo che la sinistra, in pratica, fu assente dal congres– so. Sd1iacciata dalla « legge di bronzo» del P.L.I., monarchici La •destra» parla, il •centro• rifiette. Lo scontro di queste due ten– denze era già risolto prima del congresso. La nuova legge eletto– rale consente ai liberali apparen– tati di ottenere deputati con un numero di voti minore di quanti non occorressero con la legge usata nel 1948, perciò la sua approvazio– ne non era nemmeno da discutere. Soltanto il centro poteva condur– re con un certo garbo la politica « appareptistica » e per questo la destra non ha mai messo in di– scussione la «leadership» di Vil– labruna e dei suoi. L'unica istanza che la destra poneva polemicamen– te riguardava la propaganda del partito, i ceti da convincere, gli « slogans » da lanciare nelle pros– sime elezioni. Significativo a que– sto proposito l'intervento del!' ono– revole Capua, già qualunquista, il quale ha detto in sostanza : « Io so– no deputato e come deputato libe– rale considero il mio primo dovere quello di farmi rieleggere. Il mio elettorato è monarchico, l'elettorato di Cocco-Ortu è monarchico, mo– narchico è l'elettorato di Bellavi– sta, di Ferrone-Capano, di Colitto, di Palazzolo, di Giovannini e di tutti gli altri deputati liberali pre– senti e futuri. L'apparentamento va benissimo e ve lo abbiamo lasciato fare, ma ocd1io agli elettori, se quelli non vedono un po' di blu-sa– voia passano tutti al P.N.M. e il partito resta senza deputati ». In aula e soprattutto nei corri– doi del famoso locale scelto dai li– berali per il loro congresso ( il locale finora era servito per gare di ping-pong e mostre di cani) si discuteva soltanto del peso da dare nella prossima campagna elet– torale alle invocazioni nostalgiche; la grande stampa nazionale invita– va i congressisti a tener presenti le istanze dei « liberali sentimen– talmente monarchici » e, per chi sa come la grande stampa sia ge– nuina espressione governativa, ap– pare chiaro come questa funzione di recupero della destra sia pro– prio quella che De Gasperi aveva assegnato al P.L.I. Quando un o cattolici, la sinistra era fuori del gioco. Per questo non presentò mozioni, non propose istanze e i suoi << leaders », se parlarono, Io fecero solo per non perdere l'abi– tudine. La voce di Carandini, altre volte altamente ispirata e perfetta– mente attuale, si fece udire solo alle ultime battute del congresso, quando era in corso la distribuzio– ne dei posti in consiglio nazionale e Paggi auto-commentò il proprio intervento dicendo: « Ho sbagliato le misure ». Ma sorrideva come se la cosa non lo interessasse. Del cesto i voti della sinistra erano me– lanconicamente pochi e se si fos– sero contati in una votazione sa– rebbero stati anche meno, poiché diversi delegati avrebbero sostenu– to il centro. Il congresso ha confortato le opirtioni di quanti pensano che il rientro della sinistra nel partito sia stato ideato da uomini di fidu– cia della D. C. alla quale premeva che non si levassero voci discordi fra i liberali nel momento in cui sarebbe stata presentata la nuova legge elettorale. Se la sinistra del P.L.I. e il suo organo di stampa, il settimanale « II Mondo», fos– sero oggi fuori del partito potreb– be darsi cl1e autorevoli voci e scritti si sarebbero schierati con– tro la legge maggioritaria e la cosa poteva destare apprensioni in alto. Chiùsa nel partito, la sinistra non ha avuto più modo di espri– mere tendenze politicl1e originali, oppressa, come è, dal « problema del meno peggio » e costretta a sostenere i filo-cattolici contro i fi– lo-monarchici. Modesto surrogato alla possibi– lità di fac politica fu per la sini– stra un innocuo passatempo : la ricerca dei soprannomi per gli av– versari delle altre correnti. Ad esempio il senatore Angiolillo, pro– prietario del giornale reazionario «Tempo», venne c11iamato « lati– chiavico », e « motorista » è il no– me che la sinistra impose a Ugo NUOVA REPUBBLICA I OPI~IO~I E fJO~TllASTI I PEiVSARE, alla neutralità L'artonumto alfro,1lalo dal nostro collaboratore in r1uesto e in altri arti– coli che seguiranno J di grande interesu e mtrita di tsstr~ largamente dibat– tuto. La R,ula~ione si a111u– ra che ne /JOSSa nasrtire 1111 proficuo dibattito. v I è una questione della quale, quasi come del problema del di– vorzio, nessuno a priori oserebbe, oggi in Italia, negare l'esistenza e l'im– portanza, ma sulla quale la più parte dei gruppi politici organizzati pre– feriscono per molteplici ragioni non impostare alcun scrio ed approfon– dito dibattito, riuscendo in tal mo– do ad evitare che della questione l'intero paese si avveda e si appas– sioni: che è la questione della neu– tralità. Si tratterebbe, infatti, di chiederci se, nelle condizioni in cui ci trovia– mo, sia mai possibile concepire e realizzare una neutralità del nostro paese o dell'Europa occidentale nei confronti delle gravi discordie che da anni agitano il mondo. Solamente i comunisti, invero, e sopr~ttutto i socialisti loro alleati si sono reiteratamente pronunciati per una politica estera che, favorendo un progressivo distacco dalle po– sizioni sulle quali ha finito con l'arroccarsi Palazzo Chigi, conduca alla stipulazione di separati tratta– ti di non aggressione con la Russia e l'America e ponga il nostro paese in una condizione di neutralità. Di fronte a tali programmi delle sinistre, la reazione del governo e dei partiti che lo esprimono o ne sono i fiancheggiatori è sempre consisti– ta in un netto rifiuto non solo ad accettare i progetti avvcrsarii (il che potrebbe essere logico), ma anche alla semplice e leale discussione dei medesimi {il che è assai meno logi– co e alquanto preoccupante). L'at– teggiamento dei la maggioranza ha fatto sl che, a causa delle condizio– ni in cui si svolge la lotta politica in Italia, solamente gli elettori del P. C.I. e del P.S.I. conoscano, sia pure approssimativamente, l'esistenza di un'alternativa· neutralista alla attua– le politica estera del paese; mentre il grosso deU'elettorato italiano, il quale vota i gruppi di centro dello schieramento parlamentare, ignora d'Andrea g,a autore del libro « Mussolini motore del secolo». Del resto anche gli stessi espo– nenti della sinistra hanno avuto i loro soprannomi in congresso, sia pure affettuosi soprannomi, e la pelle lievemente cascante ha val– so a Carandini 11 nome di « mo– sciadeq ». Queste arguzie sono sta– te, generalmente, accolte con bene– volenza dai liberali delle altre ten– denze ma non hanno potuto mo– dificare la natura del P.L.I., tanto che un autorevole quotidiano to– rinese ha potuto dichiararsi lieto che « si sia finalmente capito che il partito liberale è esso la destra, tutta la destra e che, più a destra, non c'è nulla ». LUCAMUZI il problema e si proibisce addirittura di discuterne perché lo propugnano le sinistre. Eppure l'atmosfera mondiale è co– sì soffocante; i rapporti fra i prin– cipali protagonisti delle cronache in– ternazionali sono talmente precarji; l'atteggiamento della classe dirigen– te americana nei confronti della potenza russa, una volta conciliante e difensivo, si è. fatto ultimamente così intransigente e, in un certo sen– so, così aggressivo; da rendere ur– gente e improrogabile un riesame critico dell'attuale indirizzo di poli– tica estera del nostro governo e dei ~verni dell'Europa occidentale, o, per lo meno, un dibattito in merito ad esso con una larga partecipa– zione di tutti i partiti e, soprattut– to, dei gruppi del centro demo– cratico. Il nostro gabinetto, come e forse più di altre cancellerie, è fisso alla linea del patto atlantico e, come non ha mai preso, così non osa pren– dere neppur oggi alcuna iniziativa che si distacchi da essa. Per cui ogni impresa cui attende (sicurezza del Mediterraneo, comunità europee e, persino, federazione del continente) deve esser ridotta, e in effetto si ri– duce, nell'ambito del c. d. atlan– tismo. Il quale, si badi bene, è an– dato vicppil1 smarrendo, come co– mincia a risultare anche ad osser– vatori imparliali, lo scopo per il quale poteva pur sembrare che fos- ~c nato: cioè la necessità di difen– dere le frontiere dei nostri paesi e il modo di vivere occidentale; e sta invece sempre maggiormente acqui- .. stando un'impronta che, per un pro– cesso involutivo inarrestabile, lo con– danna ad assumere aspetto e so– stanza aggressivi. A questa involuzione (o, se si vuole, evoluzione) del patto atlanti– co hanno essenzialmente contribuito gli Stati Uniti i cui temi di poli– tica internazionale denunciano or– mai con una certa chiarezza l'opi– nione americana secondo cui non basta pii, non cedere all'Unione so– vietica neppure di un'upghia e per nessun motivo (siano pure in gio– co il mantenimento o il prolunga– mento dello status quo: cioè di que– sta specie di pace malferma di cui oggi godiamo); ma bisogna assu– mere per primi degli atteggiamenti cli forza e non rifuggire dal mettere in palio, se necessario, le sorti del– l'umanità promuovendo o provocan– do un conflitto dalle proporzioni colossali col mondo comunista. L'America si trova infatti in tut– te le condizioni necessarie e sufficien– ti per succedere alla vecchia Euro– pa ed aspirare al primato mondiale; e questo primato le è forse indi– spensabile per sopravvivere. cssu– na meraviglia può suscitare quindi la sua politica e il suo trasporto per le soluzioni anche militari dei pro– blemi internazionali; ma non può invece non esser fonte di gravi pen– sieri la constatazione che ic grandi nazioni dell'Europa occidentale, an– ziché adoperarsi a fondo per sblocca– re la pericolosa situazione determina- tasi alla fine della seconda guerra mondiale e consistente in un dialogo (se non ancora in un duello) fra Sta-· ti Uniti e U.R.S.S., accettano l'im– postazione che l'America ha dato al– la politica mondiale. Il che, invece di favorire la pace, arricchisce ulte– riormente il numero dei pretesti per cui può esser scatenato un conAitto, e mette l'Europa, più di quanto la sua posizione geografica lo pre– tenda, in pril'na linea. Per la verità, soprattutto in questi ultimi mesi, l'oltranzismo americano non sembra che sia riuscito a tro– vare entusiasti discepoli sul nostro rontincntc e le cancellerie ruropct.•, pur senza prendere iniziative contra– stanti con la politica degli Stati Uniti, hanno principiato a mostrare· qualche titubanza e si son fatte, assai più che nel passato, prudenti e guardinghe. Può darsi che ciò sia dipeso dal fatto che gli america– ni vanno pretendendo la costitu• zione di una associazione o confc. dcrazionc o federazione degli Stati dell'Europa occidentale, mentre al compimento dei passi necessari per tale costituzione i nostri governi sono alquanto riluttanti; ma può anche darsi che lt! incertezze euro– pee scaturiscano da ben altre sor– genti. Par certo, comunque, anchf' per queste ultime considerazioni, che sia venuto il momento in Europa di affrontare il problema della nostra neutralità. Ma quale neutralità? Neu– tralità di ciascuno Stato a se stan– te o neutralità degli Stati europei fra loro uniti da un vincolo fede– rale? E di siffatte neutralità qual'è mai quella possibile, quale la più sicura e la inviolabile? Bisognerà riparlarne. LELIO L COI 10 UOSTITUITO IL H0\7IHEl\1TO di autonon1la soelallsta i è riunito doruenica 1 ° fch• hro.1io,a Vicenza, il Cornituto di• rcttivo provvisorio deHn sinistra socinlde111ocrutica uscita dal pur• ti10. Esso hu preso in esa1no lu situazione dcterrninatasi a segui• lo della crisi ciel P.S.D.T. e della fornrnzionc in tutto il paese di gruppi socialisli (cli– chiaralisi autonorni dal J>UrlÌ• to), cui stanno ufflnendo nu• mcrose forze e larghe sin1patie. Il Con1iluto, dando seguito alle deliberazioni del Convegno cli Bologna, ha deciso d.i rnc• cogliere h,li gruppi in un l\fo– vimento a carattere nazionale, sollo il titolo di Arttonontia so• cialista, che si propone di ri– prendere la battaglia per il so– ciulis1110 indipendente e per una concrela alternutivu de1nocra– tica. Il Comitato lrn provveduto ud integrarsi con l'aggiunta di alcuni con1pagni, e ha preso in esume le prospellive cli svilup– po organizzuth·o e J>olitico. Or• guno ciel Movimento sarà il quindicinale « Nuova Repul,– blica ». • 1 compagni l\1011dolfoe F,1rarelli, essendo t1111om impegnali 11eJJ 1 azio• 11e direi/a alla convocazio11e del Co11siglio Nazio11ale del P.S.D.l., hanno espreJio il desiderio di es– sere eso11eratidalla correspo11sabili- 1à direzionale di quei/o giomale. Meulre li ringraziamo fralernameu. Je, certi che potremo continuare a contare srtllt1 loro collaborazio11e, a11111111cia1110 che vengono sostil11iti nel Comilato di direzion• dai rom– pag11iGreppi e Caleffi.

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