Lo Stato - anno II - n. 21-22 - 30 lug.-10 ago. 1961

premesse e le radici delle ideo– logie democratiche. Essi si trovano così di frnn te ad un compito non meno arduo di quello degli storici dell'altro campo. e non meno di quello irto di contraddizioni. Per quanto riguarda il perio– do romano, ci si limita in gene– re ad esemplificazioni isolate, delle quali è facile scorgere l'in– fondatezza, tendenti ad indivi– viduarvi degli « eroi della •liber– tà n ante litteram quali ad e– sempio Bruto e Cassio, notoria– mente appartenenti al partito aristocratico, o addirit t u r a Spartaco, 'capobanda dei razzia– tori caduto in trappola a causa della cupidigia che gli impedì di lasciare a tempo l'Italia, fe– condo campo d'azione delle sue rapine. Le cose divengono più com– plesse nell'esame dell'età me– dioevale, che con la sua varietà ed i suoi contrasti consente la ricerca di elementi atti a co– struire tesi diverse e talvolta opposte. Avviene così che le ori– gini di una ideologia laica e– gualitaria e cosmopolitica qua– le è quella che prevale' nelle menti di gran parte dei pensa– tori e degli stessi condottieri del Risorgimento, vengono cer– cate nel Medio Evo italiano do– minato dalla Fede, organizzato nella gerarchia. proteso verso l'universalità. Gli elementi di questa ricer– ca sono naturalmente diversi, a .seconda dei punti di vista. Per alcuni l'opposizione dell'Impero alla Chiesa è indizio di una e– sigenza « laica >1 già presente. anche se all'inizio del suo svi– luppo. Nella concezione sacra del potere imp~riale, di diretta derivazione divina, propria al . ghibellismo, si vorrebbe dunque vedere ed individuare esatta– mente il suo opposto· e cioè la idea di un potere te/reno com– pletamente separato dalla vita dello spirito ed indifferente ver– so le più alte finalità della vita umana. Per altri, la alleanza verifica– tasi in alcuni periodi fra la Chiesa ed alcuni gruppi di Co– ~uni, è la prova della presenza di un movimento di ribellione popolare contro l'autorità im- 26 caginobianco periale, già organizzato in stru– menti ed istituti di forma de– mocratica. Nella rigida teocrazia che a– nima e caratterizza il guelfi– smo, si pretende così di trovare l'origine della democrazia. An– che in questo caso dunque, in L!r,a cusa si cerca il suo oppo– sto. E si trascura anche di rile– vare che gruppi di Comuni mi– litavano nell'uno come nell'al– tro campo, e che è oltre tutto discutibile che i Comuni italia– ni fossero governati da istitu– zioni democratiche. In essi non si_ritrovano infatti nè il princi– pio della sovranità popolare, dato che la sovranità imperiale non venne mai ed in nessun campo negata, nè quello dell'e– guaglianza, date le strutture verticali e fortemente differen– ziate sulle quali si reggeva cia– scun comune, nè il metodo del– la rappresentanza, assoluta– mente sconosciuto dovunque. Il tentativo di negare la deri– v~zio~e francese delle ideologie nsorgimentali, porta dunque in un vicolo cieco. Gli storici che lo perseguono, cercano infatti di trovare nella Nazione le ori– gini della rivoluzione. Essi com– promettono così l'unità e la coerenza della storia italiana e si precludono la possibilità 'di vedere il processo risorgimenta– le, non solo nella sua reale pro– spetti _va,~a ai:iche e soprattut– to nei su01 logici sbocchi. Come dunque non è possibile spiegare la nascita dell'Italia u– nita sulla scorta delle ideologie rivoluzionarie, così non è lecito cercare l'origine di tali ideolo– gie nella storia d'Italia. La Na– zione e la Rivoluzione sono en– trambe presenti nello sviluppo del Risorgimento, ma esse non hanno all'origine, nessun rap– porto e nessuna relazione fra di loro. Vengono poste storica– mente di fronte e confuse in un unico processo, senza che l'una abbia radice nell'altra. I loro caratteri erano,, come si è visto radicalmente diversi. ' Le origini della Nazione, pro– veni, ano dal mondo sacrale ed universalistico del Medio Evo i– taliano. Questo non tramanda– va una corrente ideale nè una continuità politica alla quale ci si potesse richiamare. Per for– tuna lasciava dietro di sè qual– che cosa di più: un modo di es– sere. cti sentire, di guardare al mondo ed alla vita, proprio a tutte le popolazioni della peni– sola, una radicata unità nata àa una storia intensamente vis– suta e da idee profondamente sentite ed appunto per questo aspramente dibattute. Attra– verso questa unità interiore si erano formati i caratteri visibil– mente unitari, etnici e lingui– stici, che rendevano uniformi attraverso ed oltre le differen– ziazioni politiche, i tratti essen– ziali che distinguevano gli •ita– liani: se non dunque la Nazio– ne, nella sua coscienza soggetti– va, almeno i dati oggettivi di comuni caratteri, sui quali quel– la coscienza poteva innestarsi. Le origini della Rivoluzione e– rano fuori dei confini d'Italia in una realtà storicamente ~ politicamente diversa. Essa por– .ta va con sè un mondo ideale che si contrapponeva radical– mente alla tradizione che aveva formato il carattere e la fisio– nomia degli italiani. In questa contrapposizione è il dramma del R'isorgimento italiano • che ha vissuto e si è aliment~to di questo contrasto, ed è giunto a termine senza risolverlo. In essa è ancora - proprio a causa di • questa mancata soluzione - il dramma dell'Italia di oggi. E. E. (1) Benedetto Croce: Conversa– zioni .critiche, serie V. (2) Cfr. «Lo Stato», N. 17: «La Nazione italiana non nacque dalla "resistenza" contro Roma» e N. 19: « Aspirazione ecumenica e coscienza nazionale ». (3) Cesare Balbo: « Sommario del– lo storia d'ltaUa ».

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