Lo Stato - anno II - n. 19 - 10 luglio 1961

porzionalmente determinati e per.ciò sem,pre in quaLche mo– do antropomorfizzaiti, bensì li fondeva tettonkamente o pla– stkamente in un insieme di gruppi». E anche quando l'el– lenismo comincerà a sentire n fascino della superficie vista dall'esterno, lo spazio non vie– ne sentito come unia quailche cosa capace di circoscriivere e ri- . solrvere la contropposizione -t:ra corpi e non-carpi; bensì come ciò che rimane -tra i corpi. « E-sso -viene raffi,gurato arti– sticamente disponendo le fi,gu– re in parte l'una sopra l'altra e in . :parte l'una dietro l'altra (benché in modo ancora incon– trollato) e anche là dove l'airte ellenistica - su tema iromano - procede fino alla rappresentazio– ne di veri interni o del paesag– gio reale, questo nuovo mondo, per quanto al"l"icchitoe amplia– to, non è ancora un mondo per– fettamente unifiicato, cioè non è un mondo nell'ambito del quale i ccmpi e gli intervalli vuoti che tra essi intercorrono siano diffe– renziaz.ioni o modificazioni di un continuum d'ordine superiore». Lo spazio Taippresentativo pmti– camente viene a diventare uno spazio di aggregati non più uno spazio si;stematico che •sarà ca– ratteristico dell'epoca moderna. La prospettiva antica, in defini– tiva, è l'espressione di uria ca– ratteristica intuizione dello spa– zio che, naturalmente, è molto lontana da quella moderna. Tua l'antichità e l'epoca mo– derna sta il Medioevo, che per il Panofsky costituisce il ipiù gran– de ritorno al passato, e « la cui missione nella storia dell'·arte fu quella di comporre in una ["eale unità ciò che prima si era con– fi,gurato come una molteplicità (per quanto così r.affinatamente connessa) di singoli elementi. Sostanzialmente il pensiero del Panofsky può ,essere così riassunto: « nell'ordine della spa:malità sentita oome I.forma a priori de:I.laconoscenza, dalla antichità ad oggi si sono susse– guite due concezioni nettamen– te diverse, che a loro volta han– no condIBionato nelle arti visi– ve diverse soluzioni prospetti– che: quella discontinua, antite– ttca, .«finita », dell'oggettivismo antico, quella omogenea e « infi– nita» del sog.gettirvismo moder– no » ohe si arresta (fa nota.ire l'autore) di fronte alle Demmsel– les d'Avignon di Picasso (1907). Indipendentemente dal valo– re intrinseco del saggio, circa il quale si possono a-v-anzare (co– me è stato fatto) molte ed anche fondate ri!Ser:ve, resta sempre va– lido il tentativo fatto dal Pa– nofsky del sottrarre al domin1o della irazionalità la -prospettiva, tramutandola in un'intru:izione spiTituale, non legata, contraria– mente a quanto potrebbe appa– rire, a ferree legigi matematiche (in senso relativo, s'intende, e non assoluto) in quanto, anche se l'interse'Zione della piramide visirvaaltro non è ooe il ;risu1ta– to rigidamente matematico di leggi ,geometriche, essa tuttavia viene ad essere una visione sog– gettiva e non olJiettiva proprio perché è il soggetto, che ne de– termina il punto di fuga unico dato arbiJtrario e quindi sogget– tivo, dovuto alla sensibilità del– l'artista. •DAMIANOF·UCl,NESE' CINEMA PANORAMICA BERLINESE Berlino, luglio L'XI Festival del Film si è con– cluso a Berlino con una vittoria italiana: l'Orso d'oro alla Notte, di Michelangelo Antonioni. Una vittoria che ha rallegrato molto il nostro ambiente cinematogra– fico e che ha messo nella sua giusta luce uno dei nostri auto– ri più significativi, ma una vit– toria che resterà uno dei pochi elementi degni di rilievo in un festival in cui l'arte cinemato– grafica, salvo rare eccezioni, non ha avuto molto modo di espri– mersi, sopraffatta da altri argo- menti, forse altrettanto nobili, ma comunque estranei all'este– tica: a •oominciaTeda quello po– litico che, miran,do ad ottenere la partecipazione al festival del magigior numero di nazioni pos– sibile (per dimostrare sopratut– to al mondo di là della cortina di ferro quanto sia grande la so– lidarietà dell'Occidente nei con– fronti di Berlino) deve spesso prescindere da quelle ra,gioni ar– tistiche (di scelta, di selezione, di esclusione) con cui in genere si or.ganizzano gli altri festival. .. Nonostante questo, però, è possirbile tmvare tra i ventiquat- tro film in concorso ,ei dieci fuo– ri concorso quei quattro o cin– que su cui avviare un discorso critico, sia pure entro certi li– miti. A parte La Notte, infatti, di cui già si parlò a suo tempo da Roma quando uscì nelle sale italiane, è ,giusto ricordare il film tedesco che ha avuto l'Orso d'argento per la mi,glior regìa, Das Wunder des Malachias (Il mi:r,acolo di Malachia) di Bern– hard Wicki, un'opera degnissi– ma sia da un punto·di vista uma– no e morale, sia da un ipunto di vista stilistico. Lo STATO ~l bi inobianco

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