Lo Stato - anno II - n. 19 - 10 luglio 1961

Suo protagonista è un frati– cello tranquillo e pieno di fede che un giorno, sentendosi impo– tente di fronte al dilagare del male nel mondo (vive in una po– polosa, indaffarata godereccia città marittima della Germania di oggi) chiede a Dio un. mira– colo vistoso c'he scuota un po' le coscienze. Dio, quasi a spiegar– gli il motivo per cui certi mira– coli· o,ggi non accadono più, lo esaudisce alla lettera e ifa scom– parire in un attimo una casa da una tpiazza della città, facendola riapparire su un lontano isolot– to. Sulla prime la gente resta perplessa e stupita., poi tutm. (mlvo gli ostinati ad oltranza) s1 dànno a ,gridare al miracolo, ma mentre i semplici si limitano a portare fiori e _candele, i ft:1r~i organizzano subito, con vasti si– stemi pubblicitari, lo sfrutta– mento in grande stile dell'even– to straordinario, guadagnandosi sopra delle -fortune, sia - i più modesti - vendendo immagini o articoli di pietà, sia - i più abili - mettendo in moto un colossale meccanismo industria– le e commerciale il cui risultato, oltre a ouello di far arri-cchire in fretta chi lo ha ideato, è anche quello, immediatamente conse– guente, di favorire nuovi mali, nuovi vizi, nuove cattiverie. - Avvilito, il :fTaticello cerca di impedire tutto questo, ma, visto che con le sue sole forze umane non gli riesce, ricorre di nuovo a Dio e gli chiede di far qualcosa altro per mettere uh riiparo a tutto quel disordine. Nuovo mi– racolo: la casa ,torna dov'era prima. Questa volta, però, nes– suno osa pr-ofittarne. Anche quelli che non avevano creduto al primo miracolo e che lo ave– vano cinicamente adoperato ai propri fini, adesso non osano !Più far nulla: hanno paura. E su questa ,paura che stende sulla città e sulle cose un silenzio lu– cido e grave, il film si chiude. La vicenda, sotto certi aspet– ti, non è nuova perché, per quel che riguarda la dooo.mentazio– ne dell'egoismo moderno, :ricor- 32 b1bl1otecaginobianco da molto La dolce vita di Fel– lini e per quel che riguarda la ingordigia c1mca delle folle • pronte a trar profitto da tutto, rieche,ggia spesso L'asso nella manica di Billy Wilder; ma an– che così la fatica di Wicki me– rita la migliore simpatia per la violenza con cui ha descritto il cinh,mo di un società avida so– lo di denaro e di piaceri, sorda a qualsiasi richiamo del hene, e per la levità con cui alle note drammatiche, tese a volte fino allo spa:simo, ha saputo alter– nare spunti e sottolineature umoristiche di effetto •gradevo– le e gutoso. Con uno stile aigile e svelto, alieno da retoriche, da indulgenze per i luoghi comu– ni, da toni sentimentali o dida– scalici. E1gualmente degno, anche se su di un piano diverso, il film francese di Godard due volte premiato (come film e per l'in– terpreta,zione di Anna Karina sua protagonista) Une femme est une femme. In apparenza urm diatriba coniugale tra un uomo e una donna che vivono come se fossero marito e moglie e un secondo uomo cui la don– na a un certo punto si rivolge perché il primo non vuole ren– derl,a madre, in realtà una spi– ritosissima commedia in cui le imma,gini, il sonoro, la ·musica, il colore, l'interpretazione (e persino delle didascalie da « fu– metto» amabilmente fusi insie– me in un'atmosfera di schietta allegria, dànno vita a uno spet– tacolo sofisticato e sottile che • partecipa ora del balletto, ora del vaudeville; con una tale vi– vacità di situazioni, un tale umorismo interiore e, -sopiratut– to, un tale dinamismo narrati– vo, da capovolgere o comunque superare i canoni più in voga dell'attùale comicità cinemato– grafica. A favore di un genere malizioso e intellettualistico, colto e provveduto che di certo farà scuola. Fra gli interpa:-eti, oltre ad Anna Karina (premia– ta sopratutto per il brio e la duttilità con cui, pur essendo una esordiente, ha 'Saputo reg– gere le fila di uno « scherzo » così insolito) vanno ricordati Jean-Claude Birialy e Jean-Paul Belmondo che le tengono bor– done con piacevole vivacità. Meno nuovo, inv:ec,e, l'altro film della selezione francese, Amélie ou le temps d'aimer, di Michel Drach, tratto da un ro– mantico e sospiroso romanzo di Michèle Angot, Amélie Boule, e costruito con intenzioni inti– mistiche in un clima fine otto– cento spesso figurativamente interessante, ma s•carsamente plausibile e vivo in -sede dram– matica (nonostante la seria re– citazione di un grup![)Odi inter– preti ;particolarmente affiatati tra i quali è doveroso ricordare Ma:rie-José Nat, Clotilde Joano, _ Sophie Daumier e Jean Sorel). Di interesse solo esteriore il film inglese No love for Johnnie, di Ralph Thomas, premiato per l'interpretazione d-el -suo prota– gonista Peter Finch, cui era sta– ta affidata la parte ,complessa di un arrivista politico che sacrifi– ca affetti e famiglia pur di far carriera. E da non dimenticare il film olandese Makkers, staakt uw wild geraas (Amici, basta con questo chiasso) di Fons Ra– demakers, premiato sopratutto per le buone ;promesse stilistiche del suo regista esordiente che ha saputo •comporre un felice quadro umano e sentimentale attorno al tema popolaresco del– la notte di San Nicola in Olanda. Nulla da dire, invece, sui tre film americani, il cordiale, ma semplicistico Romanoff and Ju– liet (di P.eter Ustinov), il retori– co e -solo propagandistico .Que– stron Seven (di Staurt Rosen– berg), il flll.m.ettisticoe dolciastro Two Love,- (di Charles Walters), e nulla da dire su una oleografi– ca riduzione inglese del Mach– beth scespiriano e su una analo– ga riduzione greca dell'Antigone di Sofocle: tutte qpere che, più o meno, è bene dimenticare. E che difatti -saranno presto dimenti– cate. GIAN LUIGI RONIDI

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