Lo Stato - anno II - n. 19 - 10 luglio 1961

Il SE.SSO -IN -FUMO La religione del mio tempo di Pier Paolo Pasolini -è un -ampia raccolta di liriche uscita recen– temente presso Garzanti. L'au– tore ha di'Stinto il volume in tre parti. La prima, intolata La ric– chezza, raccoglie poesie di varia ii.spirazione, e fra queste quella che dà il titolo al volume: La religione del mio tempo, un poe– metto in terzine dantesche piut– tosto prolisso e confu:so, che co- mincia così : • « Se - non v,edendoli da -soli [due giorni, ora ana finestra, nel rivederli, [un breve istante, lag1giù, ignorati e disa– [-dorni, mentre salgono in un -solebian– [co come neve, a stento trattengo un infantile [pianto - cosa faTò, quando, esausto ogni • [mio debito, qua,ggiù, -si sarà perso l'ultimo [rantolo ormai da mille anni, dall'eter– [no? » Difficile risposta ad una sen– sibilità più malata che raffina– ta, ad un senso della :parola poe– ti-ca piuttosto ,povero che non disadorno. Comunque l'autore dntesse una -serie di lunghe di– squisizioni sui difetti del1a Chie– sa, -sulle delusioni che essa dà ad .un'anima pura e spersa nel gran caos della vita: « E non ho mai peccato: sono puro ,come un v,eochio santo, ma neppure ho a'Vllto; il dono di-sperato del sesso, è andato tutto in fumo: sono buono come un pazzo. Il passato è quello che ebbi per destino, niente altro che vuoto scon,so- [lato ... » Lo STATO bi 110 ecaginobianco Con questo pò di :roba andato in fumo si capisce che la dispe– razione porti il poeta verso le delizie del materialii.smo storico allontanandolo dalla fede nelle religioni tra:scendenti. Sul piano storico questo è a,yv,enuto nel periodo della g1uerra civile che, se da un lato preparò l'avvento dello Scudo Crociato, dall'altro mandò a carte quarantotto ogni cattolicesimo e cristianesimo: << ............ spazzò la Resistenz,a con nuovi sogni il sogno delle [Regioni Flederale in Cristo, e il dolcear– [dente suo usignolo.... Nessuna delle [passioni vere dell'uomo si rivelò nelle parole e nelle amoni della Chiesa .............. » ·A parte queste formulazioni di -carattere storico e teologico, l'autore mostra di amare le sera– te romane nel tepore delle notti estive viste attraverso i senti– menti e i vizi del sottoproleta– riato, « vecchi ubbriachi di Pon– te, antiche - prostitute, frotte di sbandate. - ragazzaglia im– pure traccie - umane che, uma– namente infette, sono lì a dire, violente e quiete, - questi uo– mini, i loro bassi diletti - inno– centi, le loro misere mete ». C'è di che stare allegri. Comunque, poirehé ogni cosa umana può• aver-e la sua parte di ,poesia, ci sarebbe da attendersi che da ques-to mondo così immediata– mente sentito, sgorgasse una fonte, sia pure ,grama, di poesia: ma questo non avviene mai. Lo autore infila le sue filastrocche, a un certo punto cominciandole e ad un altro finendole, in piena libertà. La seconda parte è composta di epigrammi (Umiliato e offe– so (1958) e Nuovi epigrammi (1958-59) ), e qui una certa im– mediatezza la si può riscontrare anche se difficilmente alza le ali oltre i limiti dell'occasione: così l'epigramma dedicato ai cri– tici cattolici o quello riguardan– te alcuni radicali. Naturalmente -poiché il Pasolini è marxista di stretta osservanza, non manca– no i riferimenti al maestro, così come non mancano le lodi ai suoi profeti d'oggi. Ci basterà citare l'epi,gramma dedicato al capo :della Russia sovietica: « Krusciov, se tu sei quel Kru– [sciov che Krusciov non è ma è rpuro ideale, ormai, vivente [speranza: su ~rusciov: su quell'ideale e [quella speranza sii il Bruto, che non uccide un [coripo ma uno spirito » Molto ancora potremmo -cita– re, ma forse senza troppo co– strutto. La poesia - se così è dato _chiamarla - del Pasolini è impegnata al cento per cento, quindi non troppe esigenze espressive, a tutto vantaggio della ,predicazione politica e so– ciale. Un fatto al tutto personale finché non si trasforma in arte, cosa che - ripetiamo -- in que– sto volume del Pasolini non av– viene. Così stando le cose, forse era superfluo, scomodare un -au– tore, un libro e molti lettori: ma il -dovere di cronisti della letteratura finisce sempre col prenderci la mano, anche quan– do di letteratura ce n'è ben poca da offrire. N. F. CIMMINO 29

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